Cefalù turismo, guida turistica del Comune - Città, Comuni e Paesi di Sicilia

Città e Comuni in Sicilia

Benvenuti su "Città, Comuni e Paesi di Sicilia", la guida turistica per scoprire le meraviglie dell'isola più affascinante del Mediterraneo. Da monumenti storici a panorami mozzafiato, da parchi
archeologici a teatri greco-romani, lo stile barocco e tanto altro ancora: qui troverai tutto ciò che rende la Sicilia unica. Preparati a immergerti nella sua storia millenaria.
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Cefalù turismo, guida turistica del Comune

Cefalù turismo, guida turistica del Comune, con le proprie peculiarità, costituisce una delle tappe del viaggio.
Alcuni Comuni godono di uno scenario naturalistico, altri sono sulla costa, troviamo borghi, poco sconosciuti, altri sono paesi da visitare e scoprire lontano dal traffico delle grandi città, chi fa parte del patrimonio Unesco, chi si distingue per l'arte, l'architettura, la cultura, chi per lo slow food, scopriamoli.
è situato sulla costa siciliana settentrionale, ai piedi di un promontorio roccioso. È uno dei maggiori centri balneari di tutta la provincia. La cittadina, che fa parte del Parco delle Madonie, è inclusa nel club de I borghi più belli d'Italia.
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Il duomo "basilica cattedrale" di Cefalù sarebbe sorto in seguito al voto fatto al Santissimo Salvatore da Ruggero II, scampato ad una tempesta e approdato sulle spiagge della cittadina. La vera motivazione sembra piuttosto di natura politico-militare, dato il suo carattere di fortezza.L’interno della cattedrale è dominato da un ciclo musivo in stile bizantino di eccezionale qualità che riveste una superficie di oltre seimila metri quadrati.
Il Duomo di Cefalù, secondo la leggenda, sarebbe sorto in seguito al voto fatto al Santissimo Salvatore da Ruggero II, scampato ad una tempesta e approdato sulle spiagge della cittadina. La vera motivazione sembra piuttosto di natura politico-militare, dato il suo carattere di fortezza, La facciata è inquadrata da due possenti torri, alleggerite da eleganti bifore e monofore e sormontate da cuspidi piramidali aggiunte nel Quattrocento e diverse l'una dall'altra: una a pianta quadrata e con merli a forma di fiammelle, che simboleggerebbe la mitria papale e il potere della Chiesa, mentre l'altra, a pianta ottagonale e con merli ghibellini, la corona reale e il potere temporale. L' interno è a croce latina, diviso in tre navate. La figura dominante è quella del Cristo Pantocratore che, dall?alto dell?abside, benedice con la destra alzata mentre con la sinistra regge il Vangelo aperto sulle cui pagine si legge, in greco e latino: Io sono la luce del mondo, chi segue me non vagherà nelle tenebre ma avrà la luce della vita (Giovanni 8, 12).
Al centro, nel registro inferiore, è la Vergine orante elegantemente panneggiata e scortata dai quattro arcangeli.Nel secondo e terzo registro, ai lati del finestrone centrale, sono figure di apostoli ed evangelisti, distribuite secondo un preciso programma teologico. Nelle pareti laterali sono invece figure di profeti e santi. Nella decorazione della crociera sono raffigurati quattro cherubini e quattro serafini.
Sui due lati si contrappongono figure regali (parete destra, opposta al trono reale) e figure sacerdotali (parete sinistra, opposta al seggio episcopale. Tutte le figure sono accompagnate da scritte, in greco o in latino, che indicano il nome del personaggio.
I mosaici riguardanti Cefalù interessano esclusivamente quelli che campiscono la superficie absidale. Distinti in quattro zone orizzontali, rappresentano il sublime Pantocratore nel catino, la Vergine orante fiancheggiata dai quattro arcangeli Raffaele, Michele, Gabriele e Uriele nella zona sottostante, i santi Pietro e Paolo, gli evangelisti Marco, Matteo, Giovanni e Luca nella terza fascia e, infine, nella quarta gli apostoli Filippo, Giacomo, Andrea, Simone, Bartolomeo e Tommaso. Ciascuna figura è accompagnata dal proprio titulus in greco che ne permette l?esatta identificazione. Cristo, con la mano sinistra, tiene il Vangelo aperto al versetto 8,12 di Giovanni: Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, nella duplice iscrizione greca e latina.
Il patrimonio monumentale della Città è ricchissimo. Il lavatoio Medievale, foce del fiume Cefalino che, nascendo dalle montagne alle spalle di Gratteri, giunge a Cefalù attraverso un percorso sotterraneo, rafforzando quel legame ancestrale, mare - monti, che ha permeato la storia di Cefalù e del comprensorio delle Madonie. Il famosissimo Duomo con il Cristo Pantocratore e il Chiostro, Chiesa dell'Addolorata, Chiesa della Catena, L'Osterio Magno che è un'antica fortezza Normanna, Chiesa del Purgatorio, l'ex Convento di S.Caterina, l'Oratorio del Sacramento e il Palazzo vescovile. Altro: Museo Mandralisca e la Rocca con il Tempio di Diana, il Santuario a Gibilmanna. Il barocco, altra epoca d'oro per la Sicilia, è rappresentato a Cefalù dai prospetti del Monte della Pietà (1716) e della bella Chiesa del Purgatorio (1668)

Il pastore Dafni, che trascorse il resto della sua vita nella spiaggia di Cefalù, reso cieco per vendetta da Giunone, per avere osato preferire la bella Climene ad Echeneide, figlia della dea. Dafni, sulla spiaggia, poteva udire le urla dei gabbiani unirsi al suo canto di dolore e le onde infrangersi impetuose fra gli scogli. Poteva abbandonarsi al tepore del sole come in un caldo abbraccio di conforto e sentire gli odori mediterranei provenienti dalla campagna circostante, miscelarsi con quelli del mare in un unico profumo inebriante.

Cronologicamente parlando, esso fu realizzato in tempi relativamente brevi: nel 1148 era già stata conclusa la zona del catino, compreso il grande Gesù Cristo Pantocrator, e quella del cilindro absidale; subito dopo vennero eseguite la volta e le sottostanti pareti a registri sovrapposti.

E’ opinione condivisa pressoché da tutti gli studiosi che i lavori iniziarono dall'alto per procedere poi verso il basso. Ne furono artefici probabilmente maestranze costantinopoliane per quanto talune evidenti analogie con i cicli musivi della Cappella Palatina e più tardi della cattedrale di Monreale abbiano lasciato aperta l’ipotesi che si sia trattato di un unico gruppo di artisti attivi nei tre diversi siti in un arco di tempo abbastanza circoscritto.

Dal punto di vista conservativo, i mosaici della cattedrale di Cefalù sono da ritenersi tra i meglio conservati della Sicilia, malgrado i non pochi interventi operati già dai primi del ‘500 e fino al ‘900.

Tra questi, una citazione particolare va riservata a Rosario Riolo che fu attivo anche nella Cappella Palatina e che qui si impegnò per oltre un decennio a partire dal 1857 rifacendo del tutto diverse figure ed interi brani e lasciando, sotto la finestra della fiancata sinistra, un’iscrizione a perenne memoria del suo intervento.

Secondo la tradizionale iconografia bizantina, le figure sono disposte come in una processione liturgica secondo un principio rigidamente gerarchico: nel catino dell’abside centrale domina l’immagine ieratica di Gesù Cristo Pantocrator, solenne e severo in atto benedicente.

Angeli ed Arcangeli riempiono la volta ed il registro più alto mentre i Profeti, che annunziarono l’avvento del Cristo, sono collocati nei registri più alti della della decorazione parietale.

Nelle tre fasce sottostanti si trovano: la Madonna orante, elegantemente drappeggiata, attorniata dagli Arcangeli Raffaele e Michele, Gabriele ed Uriele; nella seconda, ai lati della finestra centrale sono gli Apostoli Pietro e Paolo accompagnati dagli evangelisti Marco e Matteo, Giovanni e Luca; nella terza fascia trovano posto Filippo, Giacomo, Andrea, Simone, Bartolomeo e Tommaso simmetricamente disposti in gruppi di tre ai due lati della finestra della fascia più bassa.
Cattedrale
I loro volti, rispetto ad altri mosaici più o meno coevi, presentano tratti più decisi dando luogo ad un effetto di maggiore appiattimento.
Sulle pareti del bema sono rappresentati Santi e Profeti che, all’altezza della partitura delle figure absidali, si dispongono su quattro registri.
Sulla parete sinistra, nella fascia più alta, racchiusa in un tondo si trova la figura a mezzo busto di Mechisedec fiancheggiata da quelle intere di Osea e Mosè; nella fascia immediatamente inferiore stanno Gioele, Amos ed Abdia; più sotto troviamo gli Arcidiaconi Pietro, Vincenzo, Lorenzo e Stefano; infine, in quella più bassa sono rappresentati i Santi Gregorio, Agostino, Silvestro e Dionigi.
Sulla parete destra si incontrano figurazioni simmetricamente distribuite nel modo seguente: nella fascia più alta la figura a mezzo busto di Abramo cui si accostano David e Salamone rappresentati a figura intera; nella fascia inferiore stanno i Santi Teodoro, Giorgio, Demetrio e Nestore e le figure dei Santi Nicola, Basilio, Giovanni Crisostomo e Gregorio.
Le decorazioni della volta a crociera del bema, nelle cui suddivisioni si trovano raffigurati Angeli e Serafini, presentano non pochi punti di contatto con i mosaici prebiteriali della Cappella Palatina dei quali sono da considerarsi sostanzialmente coevi e, pertanto, anch’esse risalenti all’età di Ruggero.
Le figure dell’abside e della volta sono accompagnate da iscrizioni in greco mentre quelle delle pareti sono in latino, eccezion fatta per quelle del registro più basso della parete destra che sono pure in greco.
La probabile partecipazione di maestranze locali sarebbe testimoniata dalle numerose scritte in latino del presbiterio.
Una certa tradizione vuole che nella realizzazione del volto di Gesù Cristo, l’ignoto artista si sia ispirato alle reali fattezze del sovrano.

www.fondazionemandralisca.it

Chiesa di S. Biagio
Vescovo e Martire, ha una struttura nata dalla fusione di un'omonima Chiesa con quella dedicata ai Ss. Crispino e Crispiniano, la costruzione originaria sia stata determinata dalla abolizione di un'altra chiesa situata a qualche chilometro di distanza nei primi anni del 1500.
La Chiesa si trova a poca distanza dal famoso Lavatoio già citato e presenta una cappella con tetto a capanna, un prospetto architettonico molto semplice che riporta un unico portale sovrastato da una finestra ad arco.
Al suo interno sono visibili un altare conservato in un piccolo ambiente ed un affresco raffigurante la Vergine. La Chiesa ha innanzitutto un valore sacro e devozionale perchè preserva delle reliquie del Santo al quale è dedicata.

Chiesa di S.Sebastiano
La struttura sacra è completata dalla presenza di un Convento di S. Maria del Monte Carmelo. La sua caratteristica principale è la presenza, al suo interno, di quattro nicchie contenenti delle immagini sacre dedicate a San Sebastiano, S. Teresa, S. Giuseppe ed un Crocifisso ligneo ed una tela raffigurante La Madonna del Carmelo circondata dal profeta Elia e S. Alberto.

Chiesa di S. Oliva
edificata nel 1787 vicino all'omonimo torrente. La Chiesa è molto semplice e presenta un prospetto contenente un portale con arco a tutto sesto ed alla quale si accede salendo da uno scalino che conserva l'iscrizione relativa alla data di edificazione della chiesa. Anche il suo interno è molto semplice, ad una sola navata, che va ricordato per la presenza di due affreschi, il primo dedicato a S. Oliva Vergine e martire e l'altro dedicato alla Vergine Addolorata.

Chiesa di Maria SS. della Catena o dell'Addoloratella
la cui edificazione fu ultimata nel 1780.
Circa dieci anni dopo fu edificato il Collegino dell'Addolorata che doveva ospitare delle donne in stato di bisogno, attività che comunque non fu svolta per molto tempo e che riprende quella svolta in precedenza dalla Comunità della S. Vergine Addolorata che era collegata con la chiesa dedicata a Santa Maria del Borgo. La Chiesa presenta un prospetto settecentesco noto per la loggia sorretta da dei pilastri ed affiancata da due nicchie contenenti due statue litiche. Una terza nicchia ospita la statua dedicata alla Madonna. Il quadro esterno della struttura è completato dalla torre campanaria che prevede la presenza di due orologi installati alla fine del 1800, evento che comportò alcune modifiche della struttura della torre stessa per permettere, appunto, l'installazione degli ingranaggi degli orologi.
Il suo interno presenta un impianto con una sola navata e senza abside e transetto e ricordato soprattutto per la presenza di una statua dedicata a S. Espedito ed una edicola dedicata a San Rocco, il Santo tutelare della città.

Chiesa del Purgatorio
La struttura di questo ambiente sacro è uno dei pochi esempi del barocco cittadino e presenta un prospetto arricchito dalla presenza di figure di anime purganti, cornici e maschere.
All'interno di questa struttura sacra sono preservati la Cappella del Crocifisso e di S. Pietro Apostolo che ospita a sua volta la statua dedicata alla Madonna Addolorata.

Chiesa di S. Giorgio / S. Leonardo
nel 1648 tale costruzione sacra fu intitolata a S. Leonardo ed aggregata alla "Casa delle Orfanelle Riparate", come si può apprendere da una lapide commemoratrice dell'evento.
Dell'originaria Chiesa ruggeriana resta solo un portale principale occluso che colpisce per la sua struttura architettonica e figurativa che prevede la presenza di un arco a sesto acuto incluso in una raggiera di conci a ghiera.
Il suo interno è semplicissimo e presenta una struttura ad aula la cui parte più interessante è certamente quella riservata al coro.

Santuario di Gibilmanna
E' fra i santuari siciliani più antichi e più ricchi di tradizioni e di folklore. La sua origine probabilmente risale al monastero basiliano fatto costruire nel VII secolo, da Gregorio Magno fra i monti sopra Cefalù. Nell'oratorio del piccolo monastero si venerava un affresco mariano. Partiti i monaci verso l'anno 1000, il posto rimase semi abbandonato. Esso risorse ad iniziare dal 1535, quando vi arrivarono i Cappuccini, i quali ravvivarono il culto e costruirono una chiesa più grande. L'immagine che si venera nel Santuario, è una statua di marmo sfarzosamente dipinta, uno dei tanti capolavori dei Gagini.
Il Santuario di Gibilmanna, dedicato alla Santissima Vergine, è un celebre luogo di culto della provincia di Palermo, che si trova a Gibilmanna, frazione di Cefalù. La statua della Madonna con Bambino è realizzata da Antonello Gagini, splendida custodia in legno il tabernacolo. realizzata intorno al 1700 da Pietro Bencivinni, artista di Polizzi Generosa. Il tabernacolo è a forma di cupola sormontato da una piccola croce. Scolpendo il legno, l'artista ha ricavato, tutto intorno, delle nicchie nelle quali ha posto varie figure: San Francesco e Sant'Antonio nelle nicchie in basso, rispettivamente a sinistra e a destra; al centro, in alto, l'Immacolata tra San Bonaventura, a sinistra, e Santa Chiara a destra. Nelle altre nicchie sono figure di altri religiosi non identificati.


Il Lavatoio medievale è considerato la foce dell'antico fiume Cefalino, che nascendo dalle montagne di Gratteri sfociava a Cefalù seguendo un percorso sotterraneo. In passato dalle pareti di questo lavatoio sgorgava un imponente massa d'acqua che proveniva da una sorgente oggi esaurita.
Se il tempio di Diana è il monumento più famoso presente sulla Rocca, l'opera architettonica più antica è la cisterna inglobata all'interno del tempio stesso. Secondo alcuni studiosi la cisterna fu sede di un culto locale delle acque e l'impianto risalirebbe ad età protostorica (IX secolo a.C.). Essa risulta in parte scavata nella viva roccia e chiusa con una copertura di tipo dolmenico formata da una serie di lastroni di pietra calcarea di grosse dimensioni. Questi poggiano sui bordi della cavità e su un architrave che, a sua volta, grava su una colonna centrale formata da blocchi di pietra sovrapposti e dalla forma cilindrica.
Il tempio, invece, fu costruito, impiegando grossi blocchi di pietra (da qui il termine di megalitico), in periodi successivi.
Secondo i dati emersi in seguito ai numerosi studi e alle diverse indagini archeologiche condotte sul campo, il tempio fu realizzato in due periodi diversi ad iniziare, escludendo naturalmente la cisterna che come abbiamo già visto risale al IX secolo a.C., dal V secolo a.C.
Nella prima fase venne realizzata la struttura sino all'altezza dell'architrave. Questa parte è facilmente distinguibile per la tipologia costruttiva adottata che vede l' uso di grossi blocchi di pietra di forma irregolare e con la faccia esterna solo parzialmente sbozzata.
Ad un secondo periodo è da attribuire, invece, la parte sommitale che vede sempre l'uso di grosse pietre, ma questa volta ben squadrati, e l'impiego di architravi e di stipiti modanati sia nell'ingresso principale che nelle due porte interne. Proprio da un attento esame della tipologia delle modanature degli architravi, degli stipiti e dei capitelli, gli studiosi hanno potuto collocare questo intervento al II secolo a.C.
L'originale impianto dell'edificio risale, quindi, al periodo in cui sulla costa veniva impiantata la fortezza di Kephaloidion. Ma quale fu la sua funzione? Perchè venne costruito in questo luogo, lontano da ogni centro abitato e di difficile accesso? Sono proprio questi interrogativi che hanno sollevato, negli anni, numerosi dubbi e molte discussioni. Per molti anni l'edificio è stato avvolto in un'aura di mistero. Secondo la tradizione locale veniva identificato come il Tempio di Diana. Qualche studioso, invece, lo riteneva il Palazzo dei primi re di Kephaloidion.
Molto probabilmente, però, si tratta di un santuario-fortezza. A questa conclusione sono giunti alcuni studiosi dopo aver attentamente interpretato alcune delle caratteristiche dell'edificio. Infatti, data per scontata la funzione sacra, connessa almeno per un lungo periodo all'esistenza della cisterna, l'edificio, per la posizione che occupa, ideale per controllare chiunque potesse arrivare dal mare, e per la particolare tipologia costruttiva, molto simile a quella adottata per le fortezze, si pensa che abbia svolto anche una funzione di avvistamento.
La funzione sacra dell'edificio molto probabilmente non fu mai abbandonata. Ciò lasciano supporre le due chiesette che vi furono impiantate all'interno e al di sopra durante la dominazione bizantina. Di queste chiesette si possono ammirare ancora oggi diversi avanzi tra cui, sulla parte sommitale dell'edificio, una suggestiva abside.
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