Erice, agriturismo in contesti rurali e paesaggistici unici - Agriturismo e turismo rurale in Sicilia

Agriturismi, fattorie didattiche e turismo rurale

Esplora la bellezza rurale della Sicilia con Agriturismo e turismo rurale in Sicilia: scopri autentici agriturismi, esperienze culinarie tradizionali e paesaggi mozzafiato. Se sei alla ricerca di una
vacanza autentica e immersa nella natura, sei nel posto giusto. La nostra piattaforma ti offre una selezione accurata di agriturismi situati in luoghi incantevoli, dove potrai goderti la tranquillità della campagna siciliana e assaporare i piatti tipici della tradizione locale.
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Erice, agriturismo in contesti rurali e paesaggistici unici

Erice agriturismo in contesti rurali e paesaggistici unici

Erice agriturismo in contesti rurali e paesaggistici unici, cercate un posto tranquillo dove trascorrere qualche giorno lontani dalla vita caotica della città, questi luoghi offrono una gastronomia tipica locale, per un tour del gusto fra i prodotti locali, con la cucina legata alle stagioni che utilizza i prodotti a km 0 per creare menu basato sugli alimenti disponibili.

Gli agriturismo sono immersi nel verde della natura, con la possibilità d'acquistarne qualcuno per poter prolungare il piacere una volta rientrati in città.
Offrono la possibilità di visitare le località vicine, gite tra parchi ed attrazioni di interesse culturale, didattiche, sportive, escursionistiche, per conoscere il territorio ed il patrimonio rurale.

L’agriturismo con camere è ospitalità per alcuni giorni in una azienda agricola, per condividere la vita dei campi e della comunità, di un territorio.
Le camere in agriturismo, di solito, sono associate al servizio di prima colazione e spesso di mezza pensione.
Erice comune della cttà metropolitana di Trapani, 751 m s.m.,
patrono Madonna di Custonaci ultimo mercoledì di agosto,
all'estremità occidentale della Sicilia, sulla sommità del monte San Giuliano, a dominio di un panorama che spazia sulle isole Egadi
Il borgo siciliano di Erice, il monte su cui sorge è stato, in tempi remoti, sede del culto di una dea della fecondità, adorata col nome di Astarte dai Fenici, che vi costruirono un tempio. Afrodite per i Greci, la dea che dal monte Eryx – punto di riferimento per i naviganti – proteggeva chi andava per mare, era per i Romani la Venere Ericina, deputata anche all’amore. La notte, un grande fuoco acceso nell’area sacra fungeva da faro. La fama di Venere Ericina divenne tale che le fu dedicato
un tempio anche a Roma e il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo.
Ciò che resta oggi dell’antico castello di Venere è opera dei Normanni (XII-XIII secolo) che per la sua costruzione reimpiegarono probabilmente il materiale proveniente dal tempio della Venere Ericina. Il castello era recintato da torri collegate fra loro da due cortine merlate e da un ponte levatoio, lo stesso di cui parlò nel 1185 il geografo arabo Ibn-Jubayr.

Accanto alle torri si trova il Balio, bellissimo giardino all’inglese da dove si gode un panorama che comprende da una parte la costa tirrenica del golfo di Trapani, dalla particolare forma a falce, e il monte Cofano, dietro il quale si intravede la punta di San Vito lo Capo; dall’altra parte il porto di Trapani con le sue saline, le isole Egadi e l’isola di Mozia fino a Mazara del Vallo. Nelle giornate più luminose si scorgono Capo Bon e la costa africana, e i Fenici sembrano ancora vicini.
Incrocio di culture, Erice ospita, poco sotto le tre torri del castello, nella torretta fatta costruire nel 1873 dallo studioso e mecenate conte Agostino Pepoli come rifugio silenzioso per le sue meditazioni, l’Osservatorio permanente di Pace. Erice è dunque tornata ad essere «Faro del Mediterraneo» riscoprendo la sua antica vocazione di bussola per i naviganti.
Il percorso di visita del borgo può iniziare da Porta Trapani, oltre la quale si apre il corso Vittorio Emanuele che porta alla piazza centrale. Lungo il corso, e nelle viuzze intorno, sfilano le facciate barocche dei palazzi e le emergenze principali, dalla chiesa di San Martino, di origine forse normanna e rifatta alla fine del Seicento, all’impianto urbanistico medievale che circonda la chiesa di Sant’Albertino degli Abbati, pure secentesca. Altre chiese da vedere sono quella di San Giuliano,
anch’essa di origine normanna (1080) e ristrutturata nel Seicento, e quella di San Cataldo, che custodisce opere del grande scultore siciliano Antonello Gagini e della sua bottega. Le stradine intorno al secentesco monastero di San Carlo, come la via La Russa e la via San Carlo, sono di grande fascino. Al centro del reticolato medievale si trova il complesso di San Pietro con chiesa tardo trecentesca rifatta nel 1745 e monastero. Da via Guarnotti si entra in piazza San Domenico, da dove ci si
immette in via Cordici per raggiungere piazza Umberto, su cui si affacciano il Municipio, la Biblioteca Comunale e il Museo Antonio Cordici.
Costeggiando il retro di palazzi del Sei-Settecento si arriva alla chiesa Madre, che sta di fronte alle mura ciclopiche del periodo elimo-fenicio (VIII-VII sec. a.C.).
Eretta nel 1314 per volere del re Federico d’Aragona che si rifugiò a Erice durante la guerra del Vespro, presenta un campanile quadrangolare con bifore che aveva funzione di torre di avvistamento, le originarie forme gotiche all’esterno e, nella parete destra, nove croci provenienti, secondo la tradizione, dal tempio di Venere.
Merita infine un cenno il Quartiere Spagnolo, sorto nel XVII secolo, quando con la dominazione spagnola in Sicilia vige
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