Bagheria turismo, guida turistica del Comune
Bagheria turismo, guida turistica del Comune, con le proprie peculiarità, costituisce una delle tappe del viaggio.
Organizzare un tour, passeggiare tra le vie del Comune, offre l’opportunità di ammirare edifici storici e caratteristici monumenti.
Prima di organizzare un viaggio nel territorio, è meglio sapere cosa vedere, cosa fare nella località, perche alcuni Comuni godono di uno scenario naturalistico, altri sono sulla costa, troviamo borghi, poco sconosciuti, altri sono paesi da visitare e scoprire lontano dal traffico delle grandi città, chi fa parte del patrimonio Unesco, chi si distingue per l'arte, l'architettura, la cultura, chi per lo slow food, scopriamoli.
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La sua origine risale al 1658, quando il principe Giuseppe Branciforte vi costruì la sua villa.
Le ville sono quasi tutte del XVIII secolo, lo stile è barocco. Non tutte visitabili e molte in stato di abbandono, rappresentarono un tempo le più pregiate residenze estive dell'aristocrazia palermitana, si è anche ipotizzato un intento architettonico con riferimenti alla filosofia alchemica settecentesca, in molte sculture e decorazioni di tali ville compare il dio Mercurio
Delle numerose costruzioni nobiliari barocche che caratterizzano la città storica, la più nota è Villa Palagonia, costruita nel 1715 da Tommaso M. Napoli per il principe Gravina. Ha pianta ellittica e scenografica disposizione architettonica; il muro perimetrale è decorato nella parte alta da una serie di figure dalle fattezze mostruose (i cosiddetti “mostri di pietra”).
Villa Valguarnera, edificata dal Napoli nel 1721, sorge al centro di un vasto giardino e ha i due prospetti ornati da sculture di I. Marabitti.
Villa Butera è la più antica (1658), palazzo Inguaggiato è del sec. XVIII.
La settecentesca Villa Cattolica ospita la Galleria Comunale d'arte moderna e contemporanea “R. Guttuso”.
Palazzo Butera- Branciforti
La più antica, costruita nel 1658 e popolarmente nota come U Palazzu. Voluta da Giuseppe Branciforti, principe di Pietraperzia e Leonforte, venne concepita quale dimora lontana dalla dimensione della corte palermitana di cui il Branciforti aveva aspirato a diventare invano il reggente. Per tale motivo, sul portone d'ingresso della torre merlata tramite cui si accede al palazzo - non a caso rivolta ad occidente, verso Palermo - il principe fece scolpire «O corte a Dio». Sullo stesso fronte, sul portale d'ingresso, campeggia un'epigrafe in marmo che recita: Al mio Re nel servir qual'aspre e dure fatiche non durai costante e forte? E sempre immerso in importanti cure de le stelle soffrii la varia sorte. Tra le campagne alfin solinghe e scure spera la mente mia la propria morte, mentre vedovo genitor per fato rio qui intanto piango e dico «O corte a Dio». Sul lato opposto, quello orientale, sopra la porta principale si trova un'altra epigrafe marmorea che cita un sonetto di Miguel De Cervantes tratto dalla Galatea: Ya la esperanza es perdida, y un solo bien me consuela: que el tiempo, que passa y buela, llevarà presto la vida.
Palazzo Villarosa
Il palazzo, risalente agli inizi del Settecento, è stato fatto costruire da Placido Notarbartolo, potente Duca di Villarosa. Successivamente, l’edificio venne attribuito a Venanzio Marvuglia l’architetto, che per anni, è stato al servizio della famiglia. L’opera fu ultimata dal figlio di Placido, Francesco nel 1764.
Villa Valguarnera
Costruita nel 1712 dai principi Valguarnera con interventi degli architetti Tommaso Maria Napoli, Vincenzo Fiorelli e Giovanni Del Frago. Nella composizione planimetrica si ravvisano interessanti elementi derivanti da matrici esoteriche ed alchemiche, come ad esempio nell'icnografia claviforme derivante dalla chiave dell'Opera alchemica e nella sistemazione della vicina altura (Montagnola di Valguarnera, 105 m) - sulla cui sommità fu realizzata una balaustrata ottagonale - come percorso simbolico dalla terra alla sfera celeste, lungo la quale si trovano sette sedili in pietra riferentisi ai sette stadi di trasformazione della materia. All'interno del giardino della villa si trovano due eleganti coffee houses in stile neoclassico, con affreschi.
Villa Palagonia
La più famosa, costruita nel 1715 dal principe Gravina di Palagonia; è nota come Villa dei Mostri a causa delle figure deformi e animalesche che secondo studi del 2008 seguono una matrice alchemica nella ricerca dell'armonia, partendo dalle sculture di musicanti (nigredo) per giungere alla consistenza materica delle creature deformi (rubedo). Nel 1787 la villa fu visitata da Johann Wolfgang von Goethe, che così ne descrisse gli interni: «I piedi delle sedie sono segati inegualmente, in modo che nessuno può prendere posto e, davanti all'entrata, il custode del palazzo invita i visitatori a non fidarsi delle sedie solide perché sotto i cuscini di velluto nascondono delle spine.» A metà del viale d'ingresso si trova il cosiddetto Arco del Padreterno, fornice in calcarenite con quattro enormi statue di cacciatori originariamente stuccate a somiglianza del marmo; nella cappella interna si trovava una delle rarissime raffigurazioni italiane del Padreterno, conservata presso il Museo di Villa Cattolica e sostituita da una copia. Fu invece demolito nei primi decenni del XX secolo il maestoso Arco dei Tre Portoni in calcarenite (localmente noto come Tri Purtuna), all'inizio del viale; mancante della trabeazione sommitale, presentava tre fornici su modello di un arco trionfale romano di ordine corinzio.
Palazzo Cutò
Costruito nel 1716 da Luigi Onofrio Naselli, principe d'Aragona, su progetto di Giuseppe Mariani; è sede della Biblioteca comunale e del Museo del Giocattolo.
Villa Cattolica, sede del museo Guttuso
Costruita nel 1736 dal principe di Cattolica Eraclea, che ospita il museo comunale dedicato al pittore Renato Guttuso dove sono conservate molte opere dell'autore nonché tele e sculture di altri artisti come Domenico Quattrociocchi, Pina Calì, Silvestre Cuffaro e Vincenzo Gennaro.
Villa San Cataldo
Costruita nella prima metà del XVIII secolo dai principi Galletti di San Cataldo. L'assetto architettonico risale ad un restyling effettuato alla fine del XIX secolo. Nel 1905 la villa fu acquistata dalla Compagnia di Gesù.
Villa Larderìa
Costruita nel 1752 dal principe Francesco Litterio Moncada di Larderia.
Palazzo Inguaggiato
Costruito nel 1770 da Giovanni Pietro Galletti, marchese di Santa Marina, su progetto di Andrea Gigante. Fu sede della truppa borbonica sino al 1860.
Villa Villarosa
Costruita nel 1763 da Placido Notarbartolo, duca di Villarosa, su progetto di Giuseppe Venanzio Marvuglia. Si tratta dell'unica villa bagherese in stile neoclassico, e presenta un elegante porticato con alte colonne d'ordine corinzio.
Villa Ramacca
Costruita alla metà del XVIII secolo da Bernardo Gravina, principe di Ramacca.
Villa Trabia
Costruita alla metà del XVIII secolo da Michele Gravina, principe di Comitini su progetto di Nicolò Palma. La villa fu successivamente acquistata dal principe Pietro Lanza di Trabia.
Villa Angiò
Costruita alla metà del XVIII secolo dal principe di Angiò. I due pilastri di accesso alla villa sono inglobati in edifici allo sbocco del Passo del Carretto.
Villa Spedalotto (1784)
Costruita da Barbaro Arezzo su progetto di Emanuele Incardona. Nel 1991 vi furono girate alcune scene del film Johnny Stecchino.
Villa Casaurro
Costruita nel XVIII secolo, di piccole dimensioni e con decorazioni in stile Luigi XV.
Villa Parisi
Costruita per volere della baronessa Parisi.
Villa Roccaforte
Costruita nel XVIII secolo dai principi principi Cottù, marchesi di Roccaforte; sul cancello d'ingresso si trovano gli aforismi latini Aut amor aut libertas e Et amor et libertas.
Villa Sant'Elia
Costruita nella prima metà del XVIII secolo dal principe di Sant'Elia. Sull'ingresso si trova scolpito l'aforisma latino Parva sed apta mihi.
Villa Sant'Isidoro
Costruita alla fine del XVIII secolo dal marchese Cordova di Sant'Isidoro, sede dell'omonimo museo, dove sono esposte opere di Vincenzo Gennaro.
Villa Serradifalco
Costruita nella seconda metà del XVIII secolo dal duca Lo Faso di Serradifalco.
Villa Cirincione
Costruita dall'illustre professore Giuseppe Cirincione
Architetture religiose a Bagheria
Facciata della chiesa madre Natività di Maria
Chiesa Madrice di Bagheria, fatta edificare dal principe Salvatore Branciforti nel 1769 lungo il nuovo asse urbano di Bagheria, fu ultimata nel 1771 ed intitolata alla Natività di Maria. Progettista fu Salvatore Attinelli. Nel 1872, per volere di Domenico Mangione, nella facciata della chiesa fu installato un orologio.
Chiesa del Sepolcro
Chiesa del Sepolcro, la prima costruzione, voluta dal principe Nicolò Branciforti, è del 1734, con successivi completamenti interni avvenuti nel 1744 e 1750. Le forme attuali si devono al progetto (1914) di Ernesto Armò, e riprendono schemi propri dello stile neogotico.
Chiesa delle Anime Sante
Chiesa delle Anime Sante, nota come Chiesa del Miserèmini, risale al 1722. Il prospetto fu progettato da Filippo Scordato agli inizi del XX secolo. All'interno si conservano importanti decorazioni parietali di Onofrio Tomaselli.
Chiesa di Sant'Antonio
Chiesa di Sant'Antonio, conosciuta come Chiesa di Sant'Antonino, fu edificata alla fine del XVIII secolo dal duca di Angiò. L'attiguo convento si sviluppò durante il secolo successivo.
Chiesa della Beata Maria Vergine del Monte Carmelo
Chiesa della Beata Maria Vergine del Monte Carmelo, fatta erigere nel 1867 da Nicola Farina su un preesistente magazzino e per questo detta Chiesa di don Cola.
Chiesa di San Pietro apostolo
Chiesa di San Pietro apostolo, fatta erigere nel 1881 da Pietro Scaduto su un preesistente magazzino; per tale motivo è ancora chiamata Chiesa di don Pietro.
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