Cammarata turismo, guida turistica del Comune
Organizzare un tour, passeggiare tra le vie del Comune, offre l’opportunità di ammirare edifici storici e caratteristici monumenti.
Prima di organizzare un viaggio nel territorio, è meglio sapere cosa vedere, cosa fare nella località, perche alcuni Comuni godono di uno scenario naturalistico, altri sono sulla costa, troviamo borghi, poco sconosciuti, altri sono paesi da visitare e scoprire lontano dal traffico delle grandi città, chi fa parte del patrimonio Unesco, chi si distingue per l'arte, l'architettura, la cultura, chi per lo slow food, scopriamoli.
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La chiesa più importante di Cammarata è LA CHIESA MADRE dedicata a San Nicolò di Bari. E’ a tre navate e contiene nel suo interno numerose opere d’arte, tra cui un ciborio marmoreo di Andrea mancino datato 1490, una Pietà cinquecentesca proveniente dalla chiesa distrutta della compagnia dei Bianchi, un organo a canne del XVI° sec., pregevoli opere in legno fra le quali un pulpito monumentale, il Banco dei Giurati, gli stalli del coro, l’altare della Madonna dei Miracoli.
Il Ciborio raccoglie in una mirabile sintesi teologica ed artistica attorno al tabernacolo, fiancheggiato da angeli e sormontato da un baldacchino, i quattro Evangelisti e i Padri della Chiesa. Il alto domina la figura del Padre Eterno; sotto la nascita di Gesù, la crocifissione, gli apostoli Pietro e Paolo. In basso vi è una fascia dove sono rappresentati i dodici Apostoli con Maria e Gesù e in ultimo San Nicolò di Bari, protettore di Cammarata. Questo altare viene chiamato anche Retablo.
Nella cappella troviamo un mezzobusto ligneo dorato che rappresenta proprio il Santo che racchiude in petto la reliquia.
L’organo della Matrice è sicuramente uno degli organi più antichi della Sicilia. Un dato storico è confermato da un cartiglio applicato in alto al centro del leggio, che ci conferma che lo strumento fu rinnovato da don Gaspare Franco nel 1775, mentre la cassa armonica mantiene gran parte della struttura in legno e la decorazione cinquecentesca. È molto probabile che provenga da un’altra chiesa, considerato che la vecchia Chiesa Madre venne distrutta da un incendio nel 1624. Nel XX secolo furono eseguite due accordature straordinarie, una nel 1905 e un’altra nel 1962 in cui vennero sostituiti i mantici azionati a mano con un mantice elettrico.
Lo strumento attuale si compone di 611 canne, una tastiera con 45 tasti, 8 pedali e 10 registri. Il restauro ha interessato la parte strumentale (canne, somiere, tastiera, registri, meccanismi, ecc.) e la cassa armonica con tutte le sue parti decorative. Grazie a questi interventi, eseguiti magistralmente dai restauratori, prof. Giuliano Colletti e Giovanna Comes, l’organo della Matrice è stato restituito all’antico splendore sia dal punto di vista artistico, ma soprattutto musicale per l’eccellente qualità fonica.
Chiesa di SAN VITO MARTIRE, anch’essa a tre navate , conserva opere artistiche di particolare rilievo. Molto interessante la tela, “ Morte Della Madonna “ di un anonimo del 600. La chiesa di San Vito risale agli inizi del XVI secolo.In un documento del 1541 le chiesa viene descritta come un piccolo monumento non sacramentale con i soli altari di San Vito, San Calogero, San Filippo, San Rocco, della Vergine Ss. del Riparo e del Ss. Crocifisso degli Angeli. Oggi la chiesa si presenta a tre navate. La statua di San Vito si trova nella navata centrale, in questa cappella è presente un coro ligneo settecentesco con scolpite delle aquile, mentre nelle pareti della stessa cappella vi sono quattro sculture rappresentanti il martirio del santo.
Di grande rilievo è presente il quadro della Dormitio Virginis, di Ettore Cruzer. Vi sono anche altre tele, rappresentanti ad esempio: San Nicola, San Liborio, la Pietà, le anime del Purgatorio (tela che venne restaurata, infatti ne sono presenti due diverse versioni) e la vita di San Placido (narrata in sedici scene).
Nella chiesa è presente un fercolo processionale del SS Crocifisso degli Angeli che viene festeggiato durante l’ultima domenica di maggio, e risale al 1863.
Affacciandosi dal portone principale si può ammirare una suggestiva scalinata in pietra.
Vi sono diversi calici in argento risalenti a varie epoche, e quello più antico risale al 1500 ed è con piede in ottone e coppa in argento.
La CHIESA DI SANTA DOMENICA, conosciuta come BATIA, con annesso convento delle Benedettine di clausura nel 300, oggi sede del municipio , sorge quasi al centro di Cammarata. Vi si conserva un altare di marmo intarsiato del secolo XVII, una tela raffigurante l’Adorazione dei Magi, di scuola fiamminga, e lo stupendo Ostensorio in corallo , dono seicentesco del principe Branciforti.
A Cammarata, sino alla fine dell’800, esistevano diversi ordini religiosi che avevano sede in propri conventi, fra essi pure i Domenicani. L’edificio, oggi adibito a Liceo Scientifico, con annessa chiesa risalente al 1509, sorge dove un tempo era ubicata l’antica chiesetta ed Ospedale di S. ANTONIO ABATE. La chiesa, popolarmente conosciuta come San Domenico, fù distrutta nel 1913 da un incendio ma venne ricostruita negli anni 1931-1934. Al suo interno sono conservate opere d’arte, tra cui una statua di S. Vincenzo Ferreri, opera del La Bella del secolo XVIII, una statua raffigurante la Madonna Addolorata, opera di Giacomo Li Volsi del secolo XVII e un meraviglioso organo con 540 canne.
Altro ordine religioso presente nel territorio fino a qualche anno fa, era quello dei frati minori francescani. La chiesa con annesso il convento sono ubicati nel quartiere Santa Maria. La chiesa, dedicata alla MADONNA DI CACCIAPENSIERI, è stata elevata a Santuario dal Vescovo Luigi Bommarito. La struttura attuale fù ricostruita verso la metà del secolo XVIII, a seguito del pericolo di crollo della vecchia chiesa. Vi si venera la miracolosa immagine della Madonna di Cacciapensieri. Nella volta sono raffigurati alcuni episodi prodigiosi legati alla devozione della Madonna. All’interno, sono da ammirare alcune statue di Rosario e Girolamo Bagnasco, una statua in marmo della Madonna della Neve attribuita ad Antonello Gagini, mentre nella sagrestia è collocato il fastigio della tomba degli Abatellis.
Nella zona bassa del paese sorge la CHIESA DELL’ANNUNZIATA. È la chiesa più caratteristica di Cammarata. Vale la pena di visitarla per osservare l’armonia discreta di questa costruzione cinquecentesca. La chiesa è preceduta da un pronao datato 1521 con un arco a sesto acuto nella facciata principale, e con due archi laterali a tutto sesto separati da un’elegante colonna. Suggestivo l’interno ad unica navata, con la volta a botte, arricchita da stucchi in oro zecchino. La chiesa custodisce un crocifisso, detto della Pioggia , a seguito di un prodigio avvenuto verso la metà del Settecento, quando il simulacro del Crocifisso acquistato dalla popolazione di Burgio fu custodito provvisoriamente nel tempio perché il maltempo impediva di proseguire il viaggio. La scultura rimase a Cammarata perché ogni volta che i burgitani tentavano di riprendere il cammino , il cielo si oscurava e ricominciava a piovere. Nella chiesa vi si conservano una grande tela raffigurante La Maddalena Penitente attribuita alla scuola di Guido Reni, un’altra tela settecentesca raffigurante L’Annunciazione della Vergine e artistiche statue lignee, come quella della Madonna annunziata e quella di S. Giacomo Apostolo.
La CHIESA DI SAN SEBASTIANO, originariamente dedicata alla Madonna dell’Itria , sorge in quello che doveva essere al centro di Cammarata. Difatti la chiesa fu realizzata sino alla fine del periodo feudale, per le assemblee del consiglio civico, che al tocco della sua campana si riuniva in essa per la deliberazione. Ad unica navata conserva le pregevoli statue di S. Sebastiano e S. Rocco, diverse tele di notevole interesse, fra esse un quadro di S.Orsola del 1598. Molto bella la cappella delle Anime del Purgatorio, arricchita da stucchi quadri e affreschi.
Dopo la fine del feudalesimo tra il comune e gli eredi Paternò » sorse una lunga controversia. Soltanto « nel 1838 il castello venne occupato dal Comune. In seguito l'acquistò Vincenzo Collari », il quale lo cedette a don Giuseppe Longo da cui passò « alle Salesiane, Figlie di Maria Ausiliatrice, per stabilirvi un orfanotrofio ».
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