Siracusa turismo, guida turistica del Comune
Siracusa turismo, guida turistica del Comune, con le proprie peculiarità, costituisce una delle tappe del viaggio.Alcuni Comuni godono di uno scenario naturalistico, altri sono sulla costa, troviamo borghi, poco sconosciuti, altri sono paesi da visitare e scoprire lontano dal traffico delle grandi città, chi fa parte del patrimonio Unesco, chi si distingue per l'arte, l'architettura, la cultura, chi per lo slow food, scopriamoli.
Siracusa è legata alla sua storia greca, quando la polis comandava sui mari insidiando la potenza di cartaginesi e romani fino a diventare il primo grande impero d'occidente.
Nell'area archeologica della Neapolis, l'antico cuore della città si trovano il Teatro greco, dotato di un'eccellente acustica era sede di rappresentazioni oratorie e teatrali, animando la vita politica e culturale della città. Oggi è il luogo dove si svolgono le rappresentazioni classiche dell'INDA, l'Istituto Nazionale del Dramma Antico.
L'epoca romana ridimensionò la città, tuttavia restano diverse opere come, l'Anfiteatro romano, tra i più grandi d'Italia; usato per le lotte dei gladiatori e gli spettacoli circensi, e le battaglie navali (naumachia), il Ginnasio romano e l'intricata rete di catacombe (la più importante ed estesa dopo quella di Roma) dove i primi cristiani si riunivano per svolgere le loro funzioni religiose in segreto.
Secondo la tradizione, Siracusa divenne la prima città dell'Occidente in cui fu fondata una comunità cristiana. Ma sorge anche la chiesa di San Giovanni alle catacombe, luogo ove Paolo di Tarso predicò la fede cristiana, rendendo di fatto Siracusa, insieme all'opera di San Marciano, suo primo vescovo, uno dei primi centri di diffusione del cristianesimo in Europa. Particolarmente importante è la cripta di San Marciano sotto la chiesa di San Giovanni alle Catacombe che ha accolto il corpo del primo vescovo fin quando a causa dell'invasione araba furono traslate a Gaeta.
Maniace fu l'unico condottiero che riuscì, prima dei normanni, a liberare seppur temporaneamente (sino probabilmente al 1043) la città aretusea dai musulmani. A testimonianza di quella impresa mandò le reliquie di Santa Lucia a Costantinopoli e fece costruire in città una fortilizio che ancora oggi, pur se ampliato poi da Federico II, porta il nome di Castello di Maniace.
Dopo il disastroso terremoto del 1693, la città conobbe un nuovo risorgimento architettonico.
Un altro mito è quello della ninfa Ciane figlia di Cianippo, che una sera fu violentata da un uomo, durante il rapporto la ragazza riuscì a prendergli un anello, il giorno dopo comprese chi fu ad abusare di lei: suo padre ubriaco. Il destino voluto da Bacco perchè un suo sacerdote si sia ubriacato andava punito e scatenò una violenta pestilenza, consultato l’oracolo questi affermò che l’unico modo per placarlo era il sacrificio di colui che aveva compiuto un incesto, figlia e padre si uccisero.
Ciane e Anapo
La leggenda legata ai fiumi Ciane e Anapo, il cui corso si unifica nel tratto finale per riversarsi in una foce unica nel Porto Grande di Siracusa, si ricollega al mito di Persefone e del suo rapimento ad opera di Ade.
Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della vegetazione e dell'agricoltura, era intenta a cogliere fiori insieme ad alcune ninfe presso le rive del lago di Pergusa (vicino ad Enna). Improvvisamente, dal suo regno sotterraneo con il suo cocchio sbucò fuori Ade, innamorato della fanciulla, che, per non perdere tempo in corteggiamenti e, soprattutto, per evitare di chiedere la mano di Persefone a quel presuntuoso di suo fratello Zeus, aveva pensato bene di rapirla. Dopo un'iniziale momento di sbigottimento, tra le urla della povera Persefone chi ebbe il coraggio di reagire fu la ninfa Ciane, che si aggrappò al cocchio nel tentativo disperato di trattenerlo mentre stava per sprofondare nuovamente sottoterra in direzione dell'Averno.
Il dio, incollerito, la percosse col suo scettro biforcuto, trasformandola in una doppia sorgente dalle acque color turchino. Il giovane Anapo, innamorato della ninfa, vistasi improvvisamente liquefarsi la fidanzata, non trovò di meglio che imitare il dio fluviale Alfeo e fu trasformato nel fiume omonimo che ancor oggi, dopo aver ricevuto le acque del fiume Ciane, si versa nel Porto Grande.
Si narra che Zeus convinse il perfido fratello a trattenerla nell'Ade solo per quattro mesi all'anno che sono quelli in cui la madre Demetra, adirata, ci manda l'inverno, mentre nei restanti otto mesi, Persefone ritorna sulla terra insieme ai mesi primaverili, estivi e autunnali.
Aretusa
La leggenda più affascinante che riguarda Siracusa è sicuramente quella della ninfa Aretusa.
Aretusa era una ninfa del seguito di Artemide, che trascorreva le sue giornate correndo libera tra i boschi del Peloponneso, cacciando animali e raccogliendo fiori. Un giorno la vide il giovane Alfeo e se ne innamorò perdutamente. Il sentimento di Alfeo, purtroppo non era ricambiato dalla giovane ninfa, che, stanca di dovergli sempre sfuggire, si rivolse alla sua protettrice Artemide. La Dea, allora la avvolse in una spessa nube, che si sciolse in fonte sul lido di Ortigia.
Alfeo chiese aiuto agli Dei, che lo trasformarono in un fiume che, nascendo dalla Grecia e percorrendo sotto terra tutto il Mar Jonio, sfociò nei pressi della amata Fonte, lambendone le acque
Dafni
All'interno del territorio di Siracusa troviamo Dafni è una figura della mitologia greca, figlio della ninfa Dafnide e del dio Ermes, nato in un bosco di alloro vicino alla vallata del fiume Irminio nel ragusano. venne allevato da pastori divenendo pastore egli stesso.
Dafni si era vantato di saper resistere alle tentazioni dell’amore, e perciò Eros volle punirlo, facendolo innamorare di una ninfa fluviale, Naide o Edenaide o Nomia: Dafni cercò di tacitare la passione, ma invano, e la ninfa cedette a patto di averne eterna fedeltà, cosicché quando Senea, che solo alcune fonti presentano come una principessa, innamoratasi di lui lo fece ubriacare per sedurlo, la ninfa sua sposa lo punì accecandolo. Dafni cantò la sua storia, concluse i propri giorni intonando tristi pastorali, di cui è considerato l'inventore, finché caduto nel fiume Anapo annegò.
Allora, Ermes per ricordarlo mutò il cadavere del giovane in pietra (o in costellazione) e a Siracusa fece nascere una fonte che prese il nome di Dafni, in onore del giovane poeta.
Magna Grecia, il movimento principale della migrazione greca in Italia, avvenne tre secoli dopo, fra il 750 e il 650 a.C.. Allora, infatti, vennero fondate in Sicilia: Nasso, Siracusa, Catania, Leontini, Zanche (detta poi Messena), Megara, Selinunte, Gela, Agrigento.
Siracusa si resse per circa due secoli e mezzo a repubblica aristocratica, come la madre patria Corinto; ma anch'essa, come le altre colonie greco-italiche, fu spesso lacerata dalle contese di parte, sorte tra le fazioni aristocratica e democratica.
Archia
Nella mitologia greca, Archia era il nome del mitico fondatore di Siracusa , Il mito Archia, discendente di Eracle, si innamorò di Atteone figlio di Melisso e lo voleva rapire, ma al momento propizio ci fu un caos che portò alla morte del giovine e di suo padre. La peste come venetta di Poseidone, per punire tale misfatto scoppiò a Corinto obbligando Archia, ad andarsene e fondare una nuova città. Seguendo un oracolo presumibilmente quello di Delfi
Secondo un'altra versione l’oracolo gli chiese di scegliere cosa avrebbe voluto per la nuova città che avrebbe fondato, se ricchezza o salute, Archia scelse la ricchezza, infatti Siracusa è famosa per la sua ricchezza.
Di fronte alla foce dell'anapo c'è l'isola di Ortigia, il cui mito lo assegna come rifugio per la ninfa Asteria, è un personaggio della mitologia greca, figlia della titanide Febe e del titano Ceo.
Asteria fu la sposa del titano Perse, e gli diede una figlia che chiamarono Ecate.
Per sfuggire all'amore fedifrago di Zeus, Asteria si trasformò in una quaglia, ma la fuga precipitosa la fece precipitare nel mar Egeo. Zeus ne fu addolorato e trasformò Asteria in un'isola, che si chiama anche Ortigia, ovvero "isola delle quaglie". Su quest'isola Leto (sorella di Asterio) trovò asilo e vi partorì Apollo e Artemide. E siccome per la nascita di Apollo, dio del Sole, l'isola fu tutta circonfusa di luce, fu, da allora, chiamata Delo, che in greco significa "la chiara, la luminosa", in coerente simmetria con l'altro nome, Asteria, che significa "stella".
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Duomo (Tempio di Minerva)
Cattedrale della città, sorge sulla parte più elevata dell'isola di Ortigia, su quello che era un tempio dedicato ad Atena (Minerva)
Nella parte alta dell’isola di Ortigia, il sito ove sorge il Duomo di Siracusa era destinato, fin dall'antichità, a ospitare un luogo di culto. A un tempio eretto nel VI secolo a.C., si sostituì il Tempio di Atena (o Minerva), innalzato in onore della dea dal tiranno Gelone, dopo la grande vittoria di Imera (480 a.C.) contro i Cartaginesi. Nel VII secolo, all’epoca del vescovo Zosimo, il tempio di Atena fu inglobato in un edificio cristiano, dedicato alla Natività di Maria: in particolare, furono innalzati muri a chiudere lo spazio tra le colonne del peristilio e aperte otto arcate nella cella centrale, per permettere il passaggio alle due navate laterali così ottenute. Le imponenti colonne doriche sono ancora oggi visibili sul lato sinistro, sia all'esterno sia all'interno dell'edificio. Forse trasformata in moschea durante la dominazione araba, la chiesa fu rimaneggiata in epoca normanna. Il terremoto del 1693 causò vari danni, tra cui il crollo della facciata.
La facciata attuale – capolavoro dell’architetto palermitano Andrea Palma, e una delle migliori testimonianze barocche di Siracusa – fu realizzata fra il 1728 e il 1754. Essa s’innalza su un’imponente scalinata ed ha la colonna come modulo compositivo. Il prospetto è a due piani, coronati da un frontone. Opera di Ignazio Marabitti sono le due statue che affiancano la scalinata (San Pietro e San Paolo) e quelle che ornano il secondo ordine (San Marciano, Santa Lucia e, nell’edicola centrale, la cosiddetta Vergine del Piliere). L'ingresso è preceduto da un atrio con un bel portale fiancheggiato da due colonne a torciglioni, lungo le cui spire si avvolgono rami d'uva.
L'interno è a tre navate e a impianto basilicale. La navata centrale è coperta da un cinquecentesco soffitto ligneo a travature scoperte. Il pavimento, marmoreo e policromo, fu voluto dal vescovo Bellomo e realizzato nel 1444. Il lato destro della navata laterale è delimitato dalle colonne del tempio, che oggi danno accesso alle cappelle. Nella prima cappella è conservato un bel fonte battesimale, formato da un cratere greco in marmo sostenuto da sette leoncini in ferro battuto del Duecento. La cappella di Santa Lucia presenta un bel paliotto argenteo del Settecento. Nella nicchia è conservata la splendida statua d’argento della santa, opera di Pietro Rizzo (1599). L’ampia cappella del Crocefisso, in fondo alla navata destra, accoglie una tavola con San Zosimo, forse di Antonello da Messina; all’altare della cappella è una croce in legno di stile bizantino.
Fra le altre opere d’arte conservate in Duomo, spiccano le molte statue dei Gagini, tra cui quella della Vergine (di Domenico) e di Santa Lucia (di Antonello) lungo la navata laterale sinistra, e la Madonna della Neve (di Antonello) nell'abside sinistra. Vi si trovano pure quadri su legno e su tela di epoca bizantina; un artistico coro in noce del Quattrocento; un organo e la cantoria in legno dorato con ornamenti a stile corinzio, pure risalenti al Quattrocento.
Chiesa di San Giovanni alle Catacombe
Bellisimo rosone sulla facciata e accesso alle omonime catacombe Edificata attorno al VI° secolo nel luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto il 1° vescovo di Siracusa, Marciano, morto martire sotto Gallieno e Valeriano (metà del III° secolo), la Chiesa di San Giovanniè stata ritenuta per lungo tempo la prima Cattedrale di Siracusa.
Dell'antica basilica, che presenta tre navate suddivise da 12 colonne di tipo dorico, oggi sono visibili solamente i resti del colonnato dalla navata mediana e dell'abside in pietra locale.
La chiesa subì diverse innovazioni in età normanna e venne ulteriormente modificata nel corso del XVII° secolo, con l'inserimento di una nuova struttura che occupò lo spazio delle prime due campate della chiesa preesistente. Danneggiata dal terremoto del 1693, venne restaurata mediante la ricostruzione della facciata e dell'odierno portico con archi ogivali e capitelli decorati, ottenuto con l'utilizzazione di elementi quattrocenteschi. Sul lato Ovest dell'edificio, si notano il bel protale ed il bel rosonetrecentesco.
Dalla corte della chiesa, per una scala, si scende alla cripta di San Marciano, luogo dove si ritiene abbia predicato San Paolo Apostolo intorno al 61 d.c.. La cripta a pianta trilobata, con i bracci conclusi da absidi, custodisce il sepolcro in muratura del Santo. Di particolare interesse sono i capitelli con i simboli degli Evangelisti incorporati nei quattro pilastri, costruiti in età normanna, attorno all'altare, posto al centro della cripta. Nell'abside Nord è stato riportato alla luce un ipogeo con un affresco raffigurante "Le due Alessandre", in un atteggiamento di preghiera (V° secolo).
Dal lato Sud della chiesa si accede alla necropoli sotterranea: le catacombe di San Giovanni, che sono le più recenti tra quelle scoperte a Siracusa (IV° secolo d.c ). Tale complesso di catacombe (unico aperto al pubblico) risale al 315-360 d.c. e testimonia, assieme alle catacombe di Santa Luciae a quelle di Vigna Cassia (purtroppo non visitabili) il fervore della vita cristiana a Siracusa sin da tempi remoti.
Chiesa di Santa Lucia alla Badia
Chiesa normanna a completamento di una affascinante Piazza Duomo.
La Chiesa e il convento cistercense dedicato a S. Lucia avevano un posto di rilievo nel culto cittadino, per la sua ubicazione nel cuore di Ortigia e soprattutto per la festa di S. Lucia di maggio, istituita a ricordo di un miracoloso intervento (ancora oggi celebrato la prima domenica di maggio) della Patrona durante la carestia del 1646, quando la Santa avrebbe condotto due navi cariche di cereali nel porto interrompendo la lunga fame dei Siracusani, quella "dira fames" che aveva fatto soffrire il popolo, come ricorda la lapide esistente nella chiesa al disotto del coro delle monache. S. Lucia alla Badia sembra costruita in due stili diversi: la parte inferiore è alla maniera del Picherali, con bei rilievi degli stemmi spagnoli come era prima dell'ascesa al trono di Filippo V nel 1705, mentre la decorazione dell'ordine superiore è una specie di variante di rococò che ricorda i pannelli in legno così frequenti nelle sacrestie siciliane. Rilievi dello stesso stile ornano la facciata di Palazzo Borgia. Una forma diversa di quasi rococò si può vedere nei capitelli del tempietto ottagonale di S. Lucia al Sepolcro. Lo stile è del tutto insolito in Sicilia: l'unica analogia sembra offerta dai rilievi nei pennacchi dell'ex chiostro dell'Olivella, ora Museo Nazionale, a Palermo.
Facciata La chiesa ha un alto prospetto (m. 25) composto da paraste ioniche, la cui trabeazione è costituita da una balconata chiusa da una elaborata ringhiera a petto d'oca. Il portale con frontone spezzato sorretto da colonne tortili con alto piedistallo è decorato da una cornice contenente raggi, su cui sono posti una colonna, una spada, una palma e una corona, simboli del martirio di S. Lucia. Ai lati, racchiusi entro cornici, stemmi dei reali di Spagna sormontati da corone. Sulla sommità una croce di ferro rimossa perché pericolante.
Interno Ad unica e raccolta aula, è quello tipico delle chiese monastiche. Nella volta un affresco fervido settecentesco con il "Trionfo di S. Lucia". Dietro l'altare maggiore vi è un "Martirio di S. Lucia", dipinto intensamente narrativo di Deodato Guinaccia (II metà del secolo XVI). Gli stucchi furono eseguiti da Biagio Bianco di Licodia nel 1705, mentre le dorature sono del 1784 così come il restauro delle volte con gli affreschi riguardanti il miracolo del 1646. Il paliotto d'argento fu eseguito dall'orafo messinese Francesco Tuccio nel 1726. Nella parte destra si può ammirare una tela di Giuseppe Reati (l64l) con il miracolo di S. Francesco di Paola. La cantoria, infine, posta sulla verticale del vestibolo, è chiusa sulla navata da un'alta gelosia lignea ad andamento curvilineo.
Dal 2010 la chiesa ospita "Il seppellimento di S. Lucia", quaro che Michelangelo Merisi da Caravaggio dipinse tra il 1608 e il 1609 durante il suo soggiorno a Siracusa, seguito alla fuga da Malta. Dopo la fuga precipitosa da Malta, Caravaggio si rifugiò a Siracusa, e fu forse grazie all'amico siracusano Mario Minniti, pittore di talento, che riuscì ad ottenere la commissione di quest'opera.
La scena sembra ambientata all'ingresso delle latomie: due enormi becchini in primo piano stanno cominciando a scavare la fossa, mentre, rimpiccioliti e quasi stampati sullo sfondo rotto solo da un arco cieco, stanno gli astanti al funerale, con il vescovo che dà l'estrema unzione alla Santa decapitata.
www.basilicasantalucia.com
Santuario Natività di Maria Vergine
Al suo interno la chiesa ospita il pavimento maiolicato a piastrelle di Valenza, raffigurante la Pesca miracolosa. Inoltre sono conservati gli affreschi di Sebastiano Lo Monaco, raffiguranti La Cacciata dei Mercanti dal Tempio ed Il Trionfo della Fede. L’antico monastero adiacente la chiesa è a tutt’oggi abitato dalle suore di clausura del SS. Sacramento, che in memoria dell’antica tradizione, intonano ancora oggi il suggestivo Canto Gregoriano.
Santuario di San Sebastiano
all’interno sono collocati la statua di San Sebastiano in legno d’arancio (1530) ed un’altra statua lignea raffigurante l’Immacolata.
Nel 1642 fu istituita la festa di San Sebastiano da Papa Urbano Vili.
Dedicata in precedenza a S. Nicolò di Mira. La sua costruzione avvenne a partire dal 1693, a spese del marchese d'Avola Pignatelli. La pianta, disegnata da Angelo Italia, è a croce latina e incorpora, nelle tre navate, i bracci del transetto. Nel punto d'incontro tra le due braccia della croce latina nasceva la cupola al livello del basamento, costruita negli anni cinquanta e poi rimossa negli anni novanta in seguito al terremoto del 13 dicembre 1990. Il portale centrale è in rame brunito e vi sono rappresentati, per opera di Francesco Patanè, i Sacramenti mediante pannelli a sbalzo.
La chiesa ha tre entrate e ad esse corrispondono le tre navate, di cui la centrale più grande e le due laterali più piccole. Queste sono formate a loro volta da 4 arcate laterali con altrettanti altari.
La Chiesa custodisce uno splendido organo settecentesco e il coro originale, il luogo del santuario riservato ai cantori. Inoltre troviamo la la statua dell'Immacolata( 1500 ) opera di Giovanni Villamace il Crocifisso Ligneo ( 1600 ) posto nell'abside ed attribuibile alla scuola di frate Umile da Petraia.
Santuario Madonna Delle Lacrime
Il Santuario ha origine da un fatto prodigioso avvenuto il 29 agosto 1953 in una modesta casa di Siracusa: da un'immagine di gesso raffigurante il Cuore immacolato di Maria cominciarono a sgorgare lacrime. Il fatto si ripetè per tre giorni. Seguirono altri fatti miracolosi e il 12 dicembre 1953 l'episcopato siculo accertò la realtà dei fatti e decide di edificare un Santuario in onore della Madonna delle Lacrime. Per il progetto della struttura fu bandito un concorso internazionale e vinsero due giovani francesi.
Il progetto dei due architetti francesi Andrault Michel e Pierre Parat prevedeva un edificio di forme modernissime: una struttura verticale alta 135 metri a pianta centrale con un unica navata del diametro di 90 metri. Attorno all'altare maggiore sorgono infine 36 cappelle o altari laterali.
www.madonnadellelacrime.it
Chiesa di San Martino
Una graziosa Chiesa normanna. Una delle più antiche di Siracusa.
Ubicata ad Ortigia, è una delle prime chiese di Siracusa di cui le molte manomissioni rendono discutibile l'esatta datazione. Le caratteristiche architettoniche dell'abside e delle colonne che la delimitano la farebbero risalire al VI secolo d.C.
La pianta originale doveva essere meno estesa in senso longitudinale, probabilmente l'ampliamento sarà avvenuto tra il 1300 e il 1400. In quest'ultimo la forma ogivale con fasce di colonnine e capitelli a decorazione floreale è testimonianza inequivocabile dell'architettura aragonese. La navata centrale è fiancheggiata da archi a pieno centro su pilastri a sezione rettangolare. Il soffitto in legno poggia su capriate del XV secolo. Sulle navate laterali si aprono gli altari dedicati a S. Amatore, a tutti I Santi, a S. Elena, a S. Costantino e a S. Aloè. Sotto un altare il corpo di S. Vincenzo Martire proveniente dalle catacombe di S. Callisto in Roma. Di notevole valore il polittico su tavola, opera di ignoto, indicato "Maestro di S. Martino", che prima si trovava sull'altare maggiore e dopo il rinvenimento della finestrella a feritoia fu posto sull'altare laterale.
Sul primo altare della navata di destra si trova un bellissimo crocifìsso in legno del XVI sec. donato alla cappella di S. Domenico dai Cavalieri di Malta come ringraziamento dell'ospitalità ricevuta, e ora separato dal reliquario settecentesco che lo incorniciava e che si trova nella Chiesa del Cannine. Nella chiesa di S. Martino, secondo il Privitera, dovrebbero trovarsi i quadri della Via Crucis e l'organo provenienti dalla Chiesa di S. Maria di Gesù.
Chiesa di S. Maria della Concezione
Di origine trecentesca, uno tra i più importanti e ricchi palazzi di Siracusa rifabbricato in età barocca.
Ubicata in Ortigia, è detta anche S. Maria delle monache e venne edificata con le elemosine dei fedeli alla fine del 1300. Per volere del vescovo G. Capobianco, nel 1656 venne ricostruita e i quattro altari di marmo furono dedicati alla Madonna della lettera, a S. Benedetto, a S. Lucia e ai S. Innocenti.
Il Monastero e l'annessa Chiesa di S. Maria, sotto il titolo dell'Immacolata Concezione. era uno degli edifici conventuali più grandi, ricchi e importanti di Siracusa. Dell'intero complesso di antica origine trecentesca, interamente rifabbricato in età barocca. oggi rimane solo la Chiesa., mentre il Monastero è stato trasformato tra il 1869 e il 1878 in «magnifico» Palazzo della Prefettura. Situati nell'omonima via di S. Maria (oggi via Roma), porzione minore del più grande asse viario denominato nel Seicento Strada Principale, venivano edificati nel 1320 dal Vescovo Pietro Montecateno (Moncada, Catalano. Canonico della Cappella del Palazzo Reale di Palermo).
Catacombe di San Giovanni
A Siracusa ci sono tre gruppi di catacombe: quelle di santa Lucia (II secolo d.C.), le catacombe di Vigna Cassia e del Bambin Gesù (III secolo d.C.) e le catacombe di san Giovanni.
Iniziate nel IV secolo (dopo l’editto di Costantino), seguendo il tracciato di un ex acquedotto greco (con relative cisterne) ed ampliate fino al V secolo, esse presentano una pianta che ricalca molto quella del “castrum” (il tipico accampamento militare romano). Perciò possiamo individuare una galleria centrale (decumanus maximus) da cui se ne diramano dieci secondarie (cardines): cinque a nord e cinque a sud. Questi cardines conducono a quattro “rotonde” (ex cisterne per l’acqua): ne abbiamo una a nord detta “rotonda di Antiochia” e tre a sud: la “rotonda Marina”, la “rotonda di Adelphia” e la “rotonda dei Sarcofaghi”. Si aggiunga inoltre un’ultima piccola cisterna di forma rettangolare detta “cubicolo di Eusebio”: questa era stata allestita per seppellire temporaneamente il papa Eusebio (morto a Siracusa in esilio nel 310 d.C.) prima di essere traslato a Roma. Le pareti di tutte queste gallerie e delle rotonde furono sfruttate per ricavare dei loculi per ospitare singoli defunti e per delle tombe di famiglia o di gruppo con più posti (arcosoli policromi).
La prima cisterna che si raggiunge verso sud attraverso un cardines è la “rotonda Marina”. Lungo un tratto di corridoio molto breve, che va dalla rotonda verso sud, è visibile un graffito rappresentante un monogramma e due barche stilizzate a pesce: tale punto indica la tomba del vescovo Siracosio. Per i primi cristiani la barca significava la chiesa nella tempesta del cammino di santità, il pesce invece veniva usato perché scritto in greco ICTUS le sue lettere costituivano le iniziali della frase “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.
Dalla “rotonda Marina”, tramite un breve cunicolo, si può passare poi alla rotonda più grande, quella di Adelphia. Qui nel 1872 fu ritrovato un prestigioso sarcofago di marmo scolpito nelle officine romane: presenta 62 personaggi biblici del vecchio e del nuovo Testamento, e al centro una conchiglia con due busti (marito e moglie); poi fu inviato a Siracusa per accogliere il corpo di Adelphia, moglie del proconsole Valerio (IV secolo). Tale sarcofago è oggi conservato al museo regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.
www.catacombesiracusa.it
Santaurio di Santa Lucia al Sepolcro
Sotto la chiesa e l’ex convento si trovano le catacombe di Santa Lucia, le più grandi della Sicilia, la cui parte più antica risale, addirittura, al III secolo.
La chiesa sorse in epoca bizantina, nel VI secolo, sul luogo dove a Santa Lucia venne inflitto il martirio nel 304 d.C. sotto l’Impero di Diocleziano.
La chiesa venne riedificata nel tempo normanno e cioè nel XII secolo. Di quest’epoca si conservano ancora le absidi, il portale, parte del campanile, un rosone trecentesco.
Il resto venne ricostruito agli inizi del Seicento e dopo il terremoto del 1693.
Antichi e preziosi i documenti artistici all’interno del santuario: opere del XIII e XV secolo.
Appoggiata al pilastro destro del presbiterio è collocata una colonna in granito, presso la quale sarebbe avvenuto l’orribile martirio della santa. Nell’abside è collocata un’opera del Caravaggio che rappresenta il seppellimento di Santa Lucia (1609).
Il corpo della santa, trasportato in un primo tempo a Costantinopoli, si trova ora a Venezia, nella chiesa di San Geremia. Alcune reliquie della martire sono custodite nel Duomo di Siracusa.
Parco Letterario Elio Vittorini
Da marzo 2003 Elio Vittorini (1908-1966) è per Siracusa qualcosa di più del grande scrittore al quale ha dato i natali. Con la nascita del Parco letterario intitolato allo scrittore profondo conoscitore della letteratura statunitense contemporanea, il suo nome è adesso sinonimo di "ambasciatore" nel mondo della cultura di questa provincia
L’Isola di Ortigia
Nell’isola di Ortigia, nucleo storico della città di Siracusa, si possono ammirare in stile barocco, oltre ad una delle più belle piazze barocche, il Duomo, Palazzo Beneventano del Bosco e Palazzo senatorio o Palazzo Vermexio, sede del Municipio, che trae il nome dall’architetto catalano Joan Vermexio che lavorò a Siracusa nel XVII sec.. Ed ancora S. Lucia alla Badia situata a sud della piazza duomo, che per le colonne ritorte e lo scudo della Spagna sembra un’anticipazione dello stile Rococò e presenta tutta la freschezza del primo barocco aretuseo.
Festival internazionale del balletto
Via Po, 22
Cell. 334.2297020
Fax. 0931.24347
arteviva.a@libero.it
www.festivalballettosiracusa.com
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