La ceramica in Sicilia dalle origini ad oggi
La ceramica siciliana è molto più di un semplice souvenir: è un viaggio nella storia e nella cultura di questa splendida isola.
Dalle antiche tecniche di lavorazione tramandate di generazione in generazione, fino ai colori vivaci che raccontano storie di tradizioni e paesaggi, ogni pezzo è unico e riflette l'anima siciliana.
Scopri con noi le città che hanno fatto della ceramica un’arte, come Caltagirone e Sciacca, e lasciati ispirare dai loro laboratori artigianali dove la creatività prende vita.
Pronto a scoprire il fascino della ceramica siciliana?
La ceramica in Sicilia dalle origini ad oggi, l’arte della ceramica è una delle più antiche arti dell’uomo, la scoperta di impastare l’argilla con acqua e sottoporla a cottura pare avvenne in Oriente.
La ceramica è conosciuta in Sicilia fin dalla preistoria. La Sicilia, culla del Mediterraneo di civiltà, cultura e arte, raccoglie innumerevoli testimonianze dell’epoca di manufatti realizzati in ceramica
La ceramica compare per la prima volta in Sicilia nel Neolitico, alcuni reperti, come bicchieri, anfore, fruttiere e vasetti sono testimoni dei primi insediamenti umani.
Ceramica in Sicilia, è il frutto di una continua conquista
La Sicilia, per la sua posizione geografica, è stata sempre oggetto di conquista da parte delle più importanti civiltà. Sull’Isola infatti hanno lasciato la loro impronta: i Fenici, i Greci, i Cartaginesi, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni, gli Svevi, gli Spagnoli e i Francesi.
Nonostante i ceramisti siciliani siano stati influenzati dalle varie dominazioni, hanno sempre evidenziato nell’arte della ceramica la loro origine la sicilianità elemento di opere artistiche.
La colonizzazione della Sicilia da parte dei Greci diede la sua impronta alla civiltà e allo sviluppo dell’arte della ceramica, portando novità ed ad una raffinazione delle tecniche fino ad allora utilizzate.
Il maggiore sviluppo della lavorazione della ceramica si ebbe con la conquista Araba, abbellendosi nello stile, nelle forme, nei decori e nelle tecniche di lavorazioni.
Gli Arabi introducono la tecnica dell’invetriatura piombifera
Furono infatti gli Arabi , che portano in Sicilia la tecnica dell’ invetriatura piombifera del vasellame, da loro appreso in Persia, in Siria e in Egitto, consistente in una miscela di sostanze cosparsa sul corpo ceramico, che si vetrifica poi in cottura. L’elemento fondamentale è il silicio che, fondendosi ad alta temperatura con altre sostanze, da colore alla ceramica e l’ invetriatura che permetteva di impermeabilizzare i recipienti.
Con gli Spagnoli, nuovi colori, nuove tecniche e si introducono nuovi colori, come il blu accanto al giallo, al verde e al manganese.
Un posto particolare nella storia della ceramica siciliana del ‘600 e del ‘700 lo occupa la cittadina di Caltagirone.
Qui, in questo periodo si producono: alberelli, quartare, anfore, vasi a forma di civetta, bracieri, scaldini, lucerne di ogni genere a forma umana con costumi vari, vasi decorativi, pigne, carciofi verdi per terrazze e balconi, mattonelle.
Il colore che domina nel ‘600 è L’azzurro cinerino, mentre nel ‘700 L’azzurro sino ad arrivare al blu. I motivi predominanti sono i decori vegetali, nel tardo ‘700 diventeranno decori a rilievo.
Successivamente la ceramica siciliana imbocca lo stile del rinascimento italiano e si avverte a Palermo, Messina e Siracusa.
L‘800 vede in Sicilia il diffondersi di ceramisti che si dedicano alla modellatura di figurine in argilla.
Tra i prodotti siciliani di questo periodo, non possiamo tralasciare le famose lucerne a figura umana prese come modello dal mondo popolare e spesso raffigurati in chiave ironica.
Le lucerne siciliane si differenziano nei soggetti a seconda dei luoghi di produzione.
In terracotta è anche il vasto repertorio di statuette raffiguranti personaggi del presepe, delle arti e dei mestieri siciliani.
I centri di produzione della ceramica in Sicilia
Tra i più importanti centri di produzione e scuole di ceramica in Sicilia, differenti per stili, decori e colori, sono da ricordare Santo Stefano di Camastra, Caltagirone e Sciacca.
Nel XIX secolo la varietà di ceramiche prodotte è tale che si può confermare il successo dell’uso della ceramica in gran parte della Sicilia. Un repertorio vastissimo di forme e di colori contraddistingue una produzione che si diffuse sia negli edifici privati che nelle Chiese. Famose le mattonelle per i pavimenti dalle tipiche tonalità ocra e azzurre che, pur mostrando i segni del tempo, mantengono ancora oggi la brillantezza degli smalti.
Un percorso storico-artistico dei manufatti in ceramica lo si può godere visitando il Museo della ceramica di Santo Stefano di Camastra (Palazzo Trabia).
Caltagirone è l’altra capitale della Ceramica in Sicilia. L’arte della maiolica, fiorente in epoca musulmana e normanna, viene con il tempo perfezionata nella tecnica esecutiva e decorativa dando prova di grande originalità, conservando motivi moreschi e i colori della tradizione che vanno da un particolare tipo di azzurro al verde e al giallo oro. Nel 1965, a Caltagirone è stato inaugurato il Museo Nazionale della Ceramica, alL’interno del Giardino Pubblico.
La produzione della ceramica conosce un notevole sviluppo con il progressivo diffondersi a Sciacca delle farmacie, o speziarie , fiorite numerose in relazione ad una usanza medievale che imponeva ai cittadini di curare, oltre che di ospitare, i pellegrini che si recavano nella loro città.
Presso le farmacie, i contenitori delle erbe medicinali, vasi in ceramica a forma prevalentemente cilindrica o di boccioni ovoidali, venivano esposti in bella vista sugli scaffali facendo bella mostra di ricche e preziose decorazioni, felicemente realizzare con i colori accesi del giallo, del verde e del blu intenso.
Le città siciliane della ceramica
La storia della ceramica siciliana passa da città come Santo Stefano di Camastra (ME), Caltagirone (CT) e Sciacca (AG), Burgio. Gli artigiani continuano a tramandare la loro esperienza.
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Se volete acquistare dei manufatti in ceramica in Sicilia, potete dare un’occhiata a questi prodotti:
La tradizionale bomboniera e forma di pigna
Il peculiare vaso ‘testa di moro’ (la coppia)
Un servizio di piatti decorati a mano
Un tipico elemento decorativo con il sole antropomorfo
Burgio e la ceramica siciliana
Burgio, nel 1400 a Burgio si sfruttavano le cave di creta e l'uso della terracotta era per lo più orientato verso i laterizi ed il materiale da costruzione. Si costruivano tegole, mattoni stagnati vasi, le produzioni erano specializzate nella fabbricazione di utensili da cucina barattoli, colapasta, vasi.
La ricchezza di Burgio, inoltre, fu anche quella di avere Sciacca come porto vicino dal quale far partire, via mare, le proprie merci. I rapporti commerciali, quindi, incentivarono anche quelli culturali e, naturalmente, i matrimoni. La ricchezza economica del tempo è testimoniata anche dalla bellezza e maestosità dei palazzi nobili di cui Burgio è ricca.
Fiorenti erano anche i rapporti con i mercanti genovesi dai quali ricevevano piombo, cobalto e stagno, indispensabili per la lavorazione della ceramica.
Sciacca e la ceramica siciliana
Sciacca, è conosciuta come città della ceramica al pari di Caltagirone. Qui le botteghe e gli artigiani locali sono specializzati, principalmente nella decorazione di vasi, piatti e arredamento per la casa, così come nella modellazione di statuette. Tra i primi ritrovamenti relativi alla produzione ceramica della città di Sciacca (Agrigento), vi è il gruppo di frammenti di ceramica invetriata ritrovati nel feudo di S. Domenico. Gli esemplari sono stati ascritti dagli storici al periodo normanno. Il più antico documento ceramico saccense è il pannello raffigurante San Calogero, collocato in una grotta sul Monte Cronio, datato 1545 ed eseguito da Francesco De Xuto, pronipote del più conosciuto Nicola. Tra i figli del maestro Nicola c’è anche Francesco, autore del pavimento maiolicato della cappella dei genovesi all’interno del convento di S. Francesco d’Assisi a Palermo
Caltagirone e la ceramica siciliana
Caltagirone, le ragioni per cui la ceramica caltagironese ebbe notevole impulso nel medioevo sono da ricercare non solo nella buona qualità delle argille, ma anche nei vicini ed immensi boschi che fornivano la legna per la cottura dei manufatti nei forni ai numerosi ceramisti del luogo. Le quarare caltagironesi per contenere il miele erano note ovunque, al pari dell'industria del miele, tra le tipologie principali della produzione ceramica troviamo, le lucerne antropomorfe, i fischietti, l'acquasantiera da capezzale ed il Presepe, di tradizione millenaria, sono numerosi i musei.
Santo Stefano di Camastra e la ceramica siciliana
Santo Stefano di Camastra, a passeggiare lungo le stradine del centro si possono ammirare le numerose botteghe di ceramica, tra piatti, vasi, teste di moro, pigne, maioliche, giare, bummuli e oggetti vari, il vero boom della ceramica ha inizio dalla seconda metà del ‘900, quando iniziarono a circolare le prime automobili, fino al 1682 la città di Santo Stefano sorgeva in una zona più collinare e la popolazione viveva di agricoltura e pastorizia, la città venne fortemente danneggiata ed il nuovo centro abitato fu ricostruito più a valle, vicino la costa. Qui gli abitanti trovarono l’argilla, materiale che fu essenziale per la costruzione delle nuove abitazioni, sorsero le prime botteghe artigianali. Per conoscere in modo più appropriato la storia di questa città con la ceramica, è consigliabile visitare il Museo della Ceramica di S.Stefano di Camastra, ubicato all’interno di Palazzo Trabia.
Scopri la Magia della Ceramica Siciliana ed i vasi dei farmacisti
Il vaso del farmacista resta pertanto legato al tipo di farmaco manipolato e conservato dallo speziale nella sua officina. Finché gli schemi classici della tecnica farmaceutica, rimase legata alle forma obbligate senza possibilità di deroga.
E’ dall’oriente che giungono le più importanti droghe destinate al mercato italiano; con esse i primi contenitori: gli albarelli il cui nome dovrebbe essere una alterazione della voce araba “Ala barani” cioè vaso per droga.
Nei secoli successivi la forma cilindrica degli albarelli subì alcune modificazioni che non ne alterarono tuttavia le caratteristiche fondamentali; la bocca rimase sempre larga ed i bordi leggermente sporgenti in maniera da permettere La copertura con pergamena da fissare alla base del collo.
Con Ia conquista di tutto il bacino del mediterraneo, la medicina araba raggiunse il massimo del suo splendore, specialmente in Spagna dove nacquero grandi scuole di medicina a Siviglia, a Granada e Salamanca. Anche le officine di ceramica proliferarono, Maiorca trasmise un nome rimasto famosa nella ceramica di far-macia.
Il livello artistico della ceramica italiana inizialmente era piuttosto modesto e non certo da paragonare a quanto veniva importato dalla Spagna e dall’oriente. Con l’applicazione dello smalto stannifero a base di ossido di stagno, si ottengono due risultati di grande rilievo: si attua una decorazione al vaso con i risultati artistici a volte notevoli e nello stesso tempo lo smalto, aderendo perfettamente alle pareti di terracotta ne assicura una totale impermeabilità, elemento fondamentale per la buona conservazione delle droghe e dei medicamenti composti.
La Farmacia di Roccavaldina, un piccolo paesino rinomato per la straordinaria farmacia, esempio unico nel suo genere.
Un portale in stile toscano del XVI sec. affiancato da un balcone in pietra costituisce l’ingresso alla bottega. All’interno, su caratteristiche scansie o mensole in legno, è esposta una pregevole collezione di vasi farmaceutici comprendente 238 pezzi di varia forma e dimensione, databili intorno al 1580, provenienti dalla bottega del ceramista Patanazzi.
La collezione di grande effetto scenico, comprende numerosi elementi su cui sono rappresentate scene bibliche e mitologiche.
Magnifiche sono le due anfore con decorazioni in rilievo sulle quali sono raffigurati Cesare che riceve il Senior Captivi e la sfida tra Apollo e Marsia. Sulla stessa piazza di Farmacia di Roccavaldina si trova il Castello, l’elemento storico-architettonico più significativo, sorto come struttura difensiva e in seguito ampliata ed adibita a residenza principesca dalla nobile famiglia dei Valdina.
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