Carini castello e torri, informazioni per una visita
Carini castello e torri, informazioni per una visita, storia architettura della struttura dalle origini ai giorni nostri.
Il Castello di Adrano, i luoghi da visitare, gli itinerari ed altre info utili per la vostra vacanza.
Da piccoli borghi a piccoli centri urbani, molti comuni hanno una torre un castello o le vestigia di una fortezza, che da fortezza a difesa del territorio con il tempo si è trasformato in una villa di villeggiatura, da luogo a difesa del castellano, le poche dame i cavalieri, tra duelli, amori e delitti, tra storie e leggende.
Molti di questi castelli nascono come torri di avvistamento e di difesa, non a caso sorgono sulla cima di una rocca o di una collina, dalla quale è possibile avere una ampia visione di tutta la vallata circostante.
Con il passare del tempo sono poi stati trasformati in dimore nobiliari, alcuni posti sulle rotte viarie che collegavano i paesi della Sicilia verso il mare, alcuni furono abbandonati all'incuria del tempo.
Carini comune della Città Metropolitana di Palermo, 170 m s.m., patrono Santissimo Crocifisso 12 settembre
La facciata della chiesa madre, settecentesca, è affiancata da due campanili ai lati. La facciata tardo-settecentesca è in stile barocco ed è caratterizzata da tre grandi portali sormontati da timpani semicircolari.
Originariamente la facciata presentava due campanili ma, dopo un crollo, il campanile destro è stato adattato a torre dell’orologio.
Il fianco destro dell’edificio presenta un ampio loggiato a tre arcate e vivaci pannelli policromi di gusto barocco composti da mattonelle maiolicate raffiguranti: S. Vito, l’Assunta, S. Rosalia e il SS. Crocifisso, datati 1715
l'oratorio della Compagnia del Santissimo Sacramento, Di interesse è l’aula dell’Oratorio, dove i confratelli si riunivano in preghiera, decorata finemente dalla bottega di
Giacomo Serpotta. L’aula si raggiunge attraverso un vestibolo a pianta rettangolare in cui è collocato un dipinto su lavagna che raffigura la “Madonna del Monserrato” di Arena del 1605. L’Aula, anch’essa a pianta rettangolare, ha le pareti ricoperte da preziose decorazioni in stucco e otto statue allegoriche, sedute su di un piccolo cornicione, raffiguranti la Fede, la Carità, la Fortezza, la Prudenza, la Speranza, la Giustizia, la Grazia e la Chiesa.
la chiesa di San Vito (ricostruita nel Cinquecento),
la chiesa dei Cappuccini.
La Chiesa degli Agonizzanti di Carini è un edificio religioso in stile rococò.
Nella Chiesa è presente una tribuna alla quale si accedeva dal Palazzo Marchisi,
L’interno della chiesa è arricchito da stucchi dorati, in linea con lo stile tardo barocco. Nelle due pareti laterali è presente un cornicione su cui sono adagiati 4 aquile, sormontate da putti. In alto, troviamo tre affreschi per lato che raffigurano: la Visitazione, la Presentazione di Gesù al Tempio, l’Assunzione; la Natività della Vergine, la Presentazione della Vergine al Tempio e l’Immacolata.
Le due pareti sono cosparse di putti, festoni di fiori e grappoli di frutta. Nella navata centrale, all’interno di piccoli “teatrini” in stucco, sono rappresentati le scene della Morte di San Giuseppe e della Madonna. Il ciclo iconografico si conclude con l’Apoteosi della Vergine dipinta nella volta, circondata da una serie di affreschi disposti a lune. Gli affreschi sono attribuiti a Filippo Tancredi e
al palermitano Filippo Ra.
La Catacomba Paleocristiana di Villagrazia di Carini, con i suoi oltre 5.000 mq di superficie scavata, si configura come una delle più importanti testimonianze del cristianesimo in Sicilia.
Sagra della Sfincia Carinese a Carini. Degustazione delle tradizionali sfincie, gustose e morbide frittelle ripiene e ricoperte di una delicata crema di ricotta con gocce di cioccolato, pistacchi tritati, ciliegie e scorze d’arancia candite e prodotti tipici come la ricotta calda, https://www.facebook.com/people/Sagra-della-sfincia-Carinese/100083141508367/
I Sapori della Nosta terra Street Food e Sagra di l'Asineddi di Carini, degustazione di originali piatti tipici carinesi a base di "Asineddi", pesce azzurro, con area gastronomica, convegno, spettacololi, esibizione gruppo folk. https://www.facebook.com/Carinidascoprire2021
Castello di Carini
Carini
Antica fortezza in età normanna,il Castello fu oggetto di varie trasformazioni nel corso dei secoli,l'edificio presenta nell'impianto e nella struttura architettonica diverse sovrapposizioni di stile portate alla luce durante il recente restauro. Circondato dall'antico borgo medievale, in cui si notano tracce della prima cinta muraria,conserva ancora significativi resti della fortezza normanna. Alla fase trecentesca risale invece l'ala nord che si affaccia sulla corte e sulla vallata con elementi superstiti di bifore e trifore di stampo gotico. Più profonde le trasformazioni quattro-cinquecentesche, chiara testimonianza del gusto gotico catalano dei nuovi proprietari,testimonianza di quello stile plateresco di derivazione spagnola che caratterizza l'architettura siciliana dei primi decenni del XVI sec. Il Castello subì ancora nel tardo settecento ulteriori trasformazioni per essere adeguato alla nuova funzione di residenza di villeggiatura che assunse con l'inurbamento della vecchia aristocrazia
CASTELLO DI CARINI
L'edificio viene eretto tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, su una costruzione precedente sicuramente araba, ad opera del primo feudatario normanno Rodolfo Bonello, guerriero al seguito del conte Ruggiero. Dagli scavi condotti nel corso del recente restauro, sia nel lato est che in quello nord, sono affiorate strutture murarie di epoche precedenti a quella normanna. Il castello, presenta una grande corte, dove si affaccia la struttura residenziale fatta principalmente in due elevazioni. Il piano terra è composto: da una stanza con volta a crociera che contiene un muro a faccia vista che originariamente fungeva da muro esterno. In questo sono visibili delle finestre e una porta d'ingresso a sesto acuto con sguanci della vecchia struttura medievale; Un grande salone diviso da due arcate a sesto acuto con colonna centrale; La cappella privata dove si ammira un bellissimo tabernacolo ligneo del primo decennio del'600, con colonnine corinzie che scandiscono prospettivamente lo spazio. Esternamente alla cappella, un portale dà accesso al bastione, dove sono visibili i resti di un muro perimetrale. Il secondo piano, raggiungibile esternamente da una scala in pietra di Billiemi , opera dell'architetto Matteo Carnalivari, è composto: dal salone delle feste, classico esempio di sala quattrocentesca con soffitto ligneo cassettonato, camino impreziosito con lo stemma dei La Grua ed ampie finestre con sedili addossati e dalla zona notte, composta da ambienti affrescati, in cui si può ammirare un bellissimo portone settecentesco decorato che caratterizza l'alcova. Una piccola scaletta circolare porta alle cucine, mentre un'altra attigua sale ai piani superiori. Dal lato ovest si accede ad una zona chiamata "Foresteria". Per una scala si accede alla torre o maschio del castello . La torre continua con un soppalco ligneo dal quale una bifora con lo stemma degli Abbate permette di osservare il lato sud del paese. Qui la volta è a crociera con pennacchi terminanti anch'essi con pietra di Billiemi. Una scala, oggi non più esistente, permetteva l'uscita verso i merli del torrione. Da una porta, caratterizzata da un'arcata a sesto acuto, si esce in un piccolo terrazzino, creato recentemente, che permette di osservare il panorama della città.
Divenne famoso quale teatro di una storica fosca vicenda divenuta leggendaria.
Il 4 dicembre 1563 la bella castellana Laura Lanza baronessa di Carini, moglie di Vincenzo La Grua, vi morì tragicamente e la fantasia popolare ne fece la romantica figura della sua leggenda.
Si narra che la bellissima dama palermitana, per la sua dissolutezza, venisse confinata in questa feudale dimora.
Qui essa continuò una relazione amorosa col cugino, Don Ludovico Vernagallo, che ogni notte «sopra un poderoso destriere» la raggiungeva al castello.
Tradita da un frate del vicino convento essa, nella fatale notte del quattro dicembre, venne sorpresa ed uccisa dal padre Cesare Lanza, uomo quanto mai geloso e spietato. Dell'orrendo episodio rimase nei secoli una strana «manata di sangue», impressa dall'uccisa sopra una lastra di marmo posta alla parete di una stanza (specie di cisterna) e che viene ricordata in questi versi popolari del tempo, raccolti dal Pitrè. Il 28 aprile 1564, solo quattro mesi dopo la tragedia, il La Grua passò a nuove nozze con Donna Ninfa Ruiz ed il castello venne riaperto ed abbellito.
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