Piana degli Albanesi il borgo, tesoro d’arte, di storia e di tradizioni gastronomiche
Se stai cercando un angolo di Sicilia che unisca bellezza, cultura e buon cibo, Piana degli Albanesi è il posto giusto per te! Questo borgo affascinante, famoso per la sua comunità albanese, è un vero e proprio scrigno di tradizioni e sapori. Passeggiando per le sue stradine, potrai ammirare chiese storiche e gustare piatti tipici. Non dimenticare di fermarti per un caffè in uno dei caratteristici bar locali, dove l’atmosfera è sempre accogliente e i sorrisi genuini. Piana degli Albanesi ti aspetta per un'esperienza indimenticabile.
Piana degli Albanesi il borgo, tesoro d’arte, di storia e di tradizioni gastronomiche, da villaggio fortificato, a centro abitato, il gruppo delle abitazioni del popolo, contrapposto al castrum, dimora del signore, si sono sviluppati e negli ultimi anni, sono località indicate come mete alternative alle grandi città d’arte.
Si potevano anche indicare i sobborghi delle città sviluppatisi fuori delle mura, un abitato nato intorno a un castello o a una chiesa, senza che sia necessaria la presenza di mura o fortificazioni.
Il termine è usato anche come punto di sosta importante per strade percorse da pellegrini, commercianti, l'elemento che li caratterizza come borghi è la loro presenza nel territorio con carattere di continuità nei millenni, è per questo che hanno un loro fascino, camminare tra i vicoli di un borgo significa ripercorrere i passi di uomini e donne, che si sono succeduti nei secoli passati.
I Borghi della Sicilia offrono numerosi spunti di visita sia a livello storico-culturale che ambientale, non solo piacevoli camminate nei centri storici ma anche nelle immediate vicinanze dove si trovano chiesette, castelli, tutti collegati da strade, stradine.
Visitabile tutto l'anno, non mancheranno testimonianze storiche come fortezze, siti archeologici, luoghi di culto di pregio architettonico, con profumi e sapori della tradizioni gastronomica si mescolano egregiamente con la storia.
Grande importanza hanno gli eventi tradizionali organizzati dalle proloco dei borghi, ad iniziare dalle Feste Medievali e dalle Sagre, sfilate dei cortei in costume d’epoca accompagnate spesso da una gara per la conquista del palio, offrono il meglio della tradizione culturale del paese. Le sagre invece esaltano la cucina tradizionale e i prodotti tipici locali, mostrando al visitatore il meglio della tradizione enogastronomica del borgo.
Curiosità
Piana degli Albanési comune della Città Metropolitana di Palermo, 720 m s.m., patrono Santa Maria Odigitria 2 settembre
Centro situato sul versante orientale del monte La Pizzuta, in prossimità dell'omonimo lago artificiale. Fu fondato nel 1488, col nome di Hora, da una comunità di albanesi.
È oggi la principale colonia albanese nell'isola.
La chiesa di San Demetrio, di rito greco, è cinquecentesca: ha pianta a croce greca con tre navate absidate divise da archi a pieno centro e presenta l'iconostasi (cioè il divisorio, tipico delle chiese bizantine, che separa i fedeli da chi celebra la funzione); conserva il notevole altare maggiore, la decorazione absidale (opera secentesca di Pietro Novelli) e tre tavole bizantineggianti.
La chiesa dell'Odigitria (sec. XVII), eretta su progetto del Novelli, conserva un Trionfo della Vergine ligneo barocco.
La più antica delle chiese, San Giorgio, ha un monumentale portale con timpano spezzato.
A S dell'abitato è il lago di Piana degli Albanesi.
Piana degli Albanesi, Hora o Piana degli Albanersi, l'originario nome della città, fondata il 30 agosto 1488 fu la prima delle città albanesi in Sicilia, alle falde della Pizzuta, dove sorge la chiesa della Madonna dell'Odigitria, gli albanesi edificarono il primo impianto della città articolato per ospitare circa 1500 abitanti, con un assetto urbano adatto a una popolazione strutturata secondo l'organizzazione sociale greco albanese. Sorsero così i quartieri San Vito, San Giorgio, San Demetrio, e il quartiere detto Piazza Pubblica.
Cattedrale di San Demetrio - Rito Greco a Piana degli Albanesi
Intitolata a San Demetrio Megalomartire, è stata edificata nel 1498, poi rimaneggiata, e affrescata da Pietro Novelli nella prima metà del XVII secolo, come si ammira in particolar modo all’abside mediana. La pianta è a croce greca, con tre navate e con absidi chiuse da iconostasi. Sulla volta, il Padre Eterno benedicente tra arcangeli e cherubini; sotto, gli Apostoli, il Cristo Risorto e i Quattro Padri della Chiesa Greca. Insieme con la bella icona cinquecentesca della Vergine con il Bambino, realizzata con la tecnica della tempera ad uovo tipica della scuola senese, si ammirano il bellissimo gruppo in legno policromo ottocentesco raffigurante S. Demetrio di Tessalonica e S. Nestore, di Girolamo Bagnasco e bottega; la Madonna di Trapani, in marmo alabastrino, realizzata da scuola tosco-lombarda tra il XV e il XVI secolo; a destra, alla fine della navata, la statua di Santo Spiridione, realizzata da Nicolò Bagnasco come quella di San Giuseppe all’altare di destra. Nella facciata, i due mosaici di scuola monrealese (1960).
Chiesa di San Giorgio Megalomartire a Piana degli Albanesi
È la più antica di Piana degli Albanesi (originaria del 1495). La volta è interamente affrescata dal Crestadoro (1759) che dipinge San Giorgio in Gloria, mentre all’inizio della parete di destra troviamo un bel mosaico del Battista realizzato nel 1984. Sempre a destra, sopra la porta laterale, ecco il San Filippo Neri dipinto da Giuseppe Patania. All’abside occidentale c’è dipinto con la tecnica del falso mosaico il Cristo Pantocratore. A sinistra, la nicchia con la statua in legno di San Giorgio che trafigge il drago di Nicolò Bagnasco, opera tra le più riprodotte nella cesellatura dei brezi, le fibbie degli abiti tradizionali femminili. In fondo, l’affresco che raffigura Sant’Antonio Abate, da molti attribuito ai Novelli, padre e figlio.
Chiesa di San Nicola a Piana degli Albanesi
Edificata alla fine del XVI secolo, nell’ambone di sinistra vi si custodiscono icone del Seicento e del Settecento provenienti dalla palermitana Chiesa di San Nicola. Ad una navata, si mette in luce anche per le icone settecentesche realizzate da Ioannichios (ai tre registri dell’iconostasi), monaco dell’abbazia di Mezzojuso, il più famoso artista di icone dell’Italia meridionale secentesca. A lui si deve la cosiddetta “scuola siculo-cretese”, riconoscibile per la lavorazione del fondo in argento a mecca. Iniziando da destra, ecco le icone riproducenti San Giuseppe di Manusakis (opera del 1973), San Partenio, Sant’Atanasio, Sant’Eleuterio e Santa Barbara. A sinistra, Santa Caterina, San Giovanni Crisostomo e Sant’Antonio. La chiesa custodisce anche un bel tabernacolo ligneo del XVIII secolo e una statua in legno dorato raffigurante l’Immacolata (XVII secolo).
Chiesa della Madonna dell'Odigitria a Piana degli Albanesi
Costruita nel XVIII secolo, è l’unica testimonianza dell’opera di Pietro Novelli come architetto: le tre navate sono suddivise da quattro colonne che sorreggono la grande cupola ottagonale che, contrariamente a quanto succede nelle chiese barocche, risulta più vicina all’ingesso che all’altare maggiore. Qui si ammira, incassato in una statua secentesca, il quadro della Vergine Odigitria che la tradizione dice essere stato portato fin qui dai primi coloni albanesi. Alle navate laterali si susseguono quattro altari barocchi a marmi policromi e, tra i dipinti, quello raffigurante l’Arcangelo Michele (1700) e una crocifissione in legno ritagliato e dipinto.
Memoriale di Portella delle Ginestre
Il Memoriale di Portella delle Ginestre è una originale sistemazione naturale-monumentale del luogo, situato ad appena tre chilometri da Piana degli Albanesi in direzione di S. Giuseppe Jato. La sistemazione monumentale di Portella della Ginestra è un'opera di land art , dove vi furono i caduti del primo maggio 1947, si innalzano grandi massi, alti da 2 a 6 metri, cavati sul posto della pietraia, che sembrano magicamente collegati come i preistorici menhir. Uno di essi è il masso di Nicola Barbato, altri figurano sinteticamente corpi, facce e forme di animali caduti. In altri due sono rispettivamente incisi i nomi dei caduti e una poesia del poeta siciliano Ignazio Buttitta.
Il Carnevale di Piana degli Albanesi, il Kalivari ju mjuath, si svolge secondo un'antica tradizione popolare che, sin dai tempi antichi dissacra i valori classici della Sicilia patriarcale, e rende la donna la protagonista di questa festa. La donna, rigorosamente vestita in maschera e con il viso coperto, ha la facoltà di scegliere, deridere ed invita al ballo gli uomini in attesa di essere prescelti.
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Piana degli Albanesi oltre a essere il fulcro socio-culturale, religioso e politico delle comunità, ha mantenuto pressoché intatte nel tempo le proprie peculiarità etniche, linguistiche, culturali e religiose d’origine.
Il comune di Piana degli Albanesi gode di una suggestiva posizione geografica in quanto contornato da quattro imponenti montagne (Pizzuta, Kumeta, Maganoce, Xëravulli), da siti naturalistici (Neviere, Grotta del Garrone, Honi), e cinta dal verde dalla Riserva Naturale Orientata Serre della Pizzuta.
Il lago ha un’attrattiva notevole ed è meta costante di numerosissimi turisti e sportivi. Annualmente vi si svolgono diverse manifestazioni .
Il patrimonio artistico della città è costituito principalmente dalle sue chiese in stile barocco. All’interno della chiesa di Chiesa di San Nicola, edificata alla fine del XVI secolo, è possibile ammirare le icone (pitture su tavole raffiguranti immagini sacre) di loannichios, l’iconografo di maggiore interesse artistico dell’Italia meridionale del ’700, quali San Nicola in cattedra, la serie dei Padri della Chiesa, Cristo sommo sacerdote e re dei re.
Preziose testimonianze artistiche sono ospitate all’interno della Cattedrale di S. Demetrio Megalomartire di Tessalonica (1498): tre navate separate da due file di otto colonne di marmo ed archi a tutto sesto, contengono la più grande iconostasi lignea della Sicilia, con icone del monaco cretese Manusaki, che ricopre le tre absidi; arricchiscono l’interno della cattedrale affreschi del Novelli, dell’iconografo greco EleuterioHatsaras e del Katzaras.
Ai piedi del monte Pizzuta, poco distante dal centro abitato, sorge la Chiesa della SS. Madonna dell’Odigitria (XV secolo). Costruita nel 1488, anno in cui furono stipulati “I Capitoli di fondazione”, è a pianta quadrata, con altare centrale del XVIII secolo, in marmi mischi, custodisce una immagine su tela della Madonna Odigitria, opera del 1612 di Pietro Antonio Novelli. La chiesa custodisce una lapide, posta nell’ingresso centrale, che rammenta ai visitatori le vicende dell’insediamento. In due diversi periodi dell’anno, ossia a maggio e ad agosto, per tradizionale devozione secolare gli arbëreshë si recano prima dell’alba in questo santuario sacro per partecipare alla Divina Liturgia e infine intonare rivolti verso l’oriente, l’Albania, canti sacri e popolari nostalgici per la Madre Patria.
La Chiesa di San Giorgio Megalomartire (XV secolo), edificata nel 1493, è la più antica del centro urbano. Costituita da un’unica navata, con volta a botte, è adornata da un affresco di San Giorgio in gloria, opera settecentesca di Cristodoro. Chiusa ad ovest da un’abside sul cui catino un affresco bizantino raffigura Cristo Pantocratore, riportante la scritta albanese “U Jam drita e jetës kush vjen prapa meje ngë ka të jetsënjë në të errët”. Pregevole è il gruppo scultoreo di San Giorgio, titolare della chiesa, che trafigge con la sua lancia il drago, simbolo del male. Opera di Jeromus Bagnasco, il quale si ispira alla raffigurazione in argento della fibula del costume femminile albanese.
I preziosi costumi tradizionali femminili, interamente ricamati in oro e adornati da gioielli tipici della gioielleria siciliana del ’600 e ’700.
Piana degli Albanesi è molto nota anche per la sua fama gastronomica. Tra i prodotti tipici del luogo, come le “Uova rosse” del Sabato Santo o i “Panaret”, pani di Pasqua, realizzati in pasta frolla a forma di cesto e con decorazioni pasquali, spicca il “cannolo di Piana”, motivo di forte richiamo turistico. Il cannolo di Piana è universalmente noto come il miglior cannolo di tutta la Sicilia; il suo segreto culinario è riposto nella cialda di farina, vino, strutto e sale, riempita con ricotta locale, zuccherata e passata a setaccio, e schegge di cioccolato.
Importanza di rilievo storico e politico nazionale ha Portella della Ginestra, il luogo in cui, il 1 maggio del 1947, la banda di Salvatore Giuliano eseguì l’omonima strage facendo fuoco contro la folla, radunata per la celebrazione della festa del lavoro, provocando undici morti e numerosi feriti.
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