Ferla il borgo, guida al borgo più bello d'Italia in Sicilia
Ferla, guida al borgo più bello d'italia in Sicilia
Se stai cercando un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, Ferla è proprio ciò che fa per te.
Questo incantevole borgo siciliano è un vero gioiello, ricco di storia e tradizioni che ti lasceranno a bocca aperta. Passeggiando per le sue stradine strette, potrai ammirare antiche chiese e palazzi storici, mentre il profumo della cucina locale ti invoglierà a fermarti in uno dei tanti ristoranti tipici. Non dimenticare di assaporare i piatti tradizionali, perché la gastronomia di Ferla è un'esperienza da non perdere. Prepara la tua fotocamera e lasciati conquistare da questo angolo di paradiso.
Ferla, guida al borgo più bello d'italia in Sicilia , tra i Borghi più belli della Sicilia, chi non ha mai visto in foto i borghi più o meno famosi, vanto della regione e ne rappresentano una delle maggiori attrazioni turistiche.
I Borghi della Sicilia offrono numerosi spunti di visita sia a livello storico-culturale che ambientale, non solo piacevoli camminate nei centri storici ma anche nelle immediate vicinanze dove si trovano chiesette, castelli, tutti collegati da strade, stradine.
Visitabile tutto l'anno, non mancheranno testimonianze storiche come fortezze, siti archeologici, luoghi di culto di pregio architettonico, con profumi e sapori della tradizioni gastronomica si mescolano egregiamente con la storia.
Grande importanza hanno gli eventi tradizionali organizzati dalle proloco dei borghi, ad iniziare dalle Feste Medievali e dalle Sagre, sfilate dei cortei in costume d’epoca accompagnate spesso da una gara per la conquista del palio, offrono il meglio della tradizione culturale del paese. Le sagre invece esaltano la cucina tradizionale e i prodotti tipici locali, mostrando al visitatore il meglio della tradizione enogastronomica del borgo.
Curiosità
Fèrla comune del Libero Consorzio Comunale di Siracusa, 556 m s.m., patrono San Sebastiano 20 gennaio,
centro situato sul versante orientale dei monti Iblei
Ferla, inserito tra i Borghi più belli d’Italia, borgo barocco della Val di Noto, con Pantalica che ricade nella Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande, il sito è stato insignito, insieme con la città di Siracusa, del titolo di Patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO.
Via Vittorio Emanuele è la Via Sacra, perché lungo di essa sorgono i cinque edifici religiosi del centro storico.
La Chiesa del Carmine (dedicata a Santa Maria del Carmelo e collegata al convento, abolito nel 1789);
la Chiesa Madre;
la Chiesa di Santa Maria.
La Chiesa di San Sebastiano, la chiesa di San Sebastiano è la più grande del paese; fu costruita nel 1481 ma venne completamente ricostruita dopo il terremoto del 1693. L'interno è a tre navate e conserva reliquie di San Giovanni Battista, San Sebastiano, Santa Lucia e Santo Stefano. Nella facciata esterna il Santo affiancato da due soldati e due mori che reggono le volute dell'architrave.
La Chiesa di Sant'Antonio Abate, originariamente (nel sec. XVI) era ubicata nella parte bassa dell'abitato, il terremoto la distrusse interamente; la ricostruzione avvenne nell'attuale sito, al centro del nuovo abitato, l'esterno, è composto da una sinuosa facciata barocca costruita da tre corpi concavi di cui i due laterali sono coronati da celle campanarie.
Tra gli edifici, ne troviamo alcuni dove lo stile barocco è integrato dal gusto liberty di inizio Novecento
Nero di Ferla ad agosto, una occasione per celebrare le eccellenze iblee. La manifestazione è dedicata ad una varieta di tartufo, lo “Scorzone”, che è stata riscoperta di recente nei boschi Iblei.
Il Mercoledi Santo ha inizio il rito della passione di Cristo. In questo giorno durante la suggestiva processione "do Signuri a canna" il Cristo viene portato a spalla dai giovani per le vie principali del paese. Il Sabato Santo la Banda del paese già alle prime luci dell'alba gira per il paese, intorno alle 21 con ben tre ore di anticipo, tutte le campane del paese suonano a festa, si accendono fuochi d'artificio, le Chiese si illuminano e la banda scende per le vie principali intonando la marcia più bella. Poi tutto si calma ed ha inizio la processione della "Madonna do scontru" (rivestita di un manto nero), viene portata a spalla per tutto il paese alla ricerca del Figlio risorto "U Gesummaria". Intorno alle 23 al rientro della processione ha inizio 'A sciaccariata', il Gesù risorto viene portato a spalla dai giovani del paese in una corsa gioiosa e fanno da cornice una miriade di fiaccole (sciaccare) accese.
Festa di San Sebastiano a Ferla, la sera della vigilia la Svelata e dopo la tradizionale Curruta, la statua viene portata fuori dalla nicchia dove viene conservata durante l'anno e deposta sull'altare, la reliquia e il braccio argenteo vengono portati in processione per le vie principali del paese.
All'alba del giorno 20 lo sparo di venti colpi a cannone richiama la gente all'affollata messa dell'alba. È tradizione andare a questa messa in pellegrinaggio, offrendo un cero votivo. I portatori del fercolo i nudi sono vestiti con dei pantaloni bianchi e sul petto nudo portano un nastro rosso recante l'immagine di S.Sebastiano. Quindici minuti prima di mezzogiorno avviene la a scisa de Nudi, portatori del fercolo del Santo, alle dodici in punto, a Nisciuta, trionfale e commovente uscita delle Reliquie e del cinquecentesco Simulacro di San Sebastiano fra il suono festoso dei sacri bronzi, le invocazioni dei devoti, il lancio multicolore di nzareddi, lo sparo dei fuochi d’ artificio, le melodie delle bande musicali, accoglieranno il Santo Patrono sul sagrato della Matrice e lo accompagneranno in processione per le vie principali del paese. https://www.facebook.com/basilicasansebastianoferla/
Nero di Ferla X edizione Festa del Tartufo Nero ad agosto, una occasione per celebrare le eccellenze iblee. La manifestazione è dedicata al tartufo, “Scorzone”, che è stato riscoperto di recente nei boschi Iblei.
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Ferla, il borgo siciliano, uno dei più belli
Si entra in paese tra i ruderi dei rioni medievali, spesso riutilizzati come stalle o orti, e le vecchie stradine del quartiere Carceri Vecchie da cui, partendo da una chiesa bizantina, si snoda il percorso di sepolcri e grotte. Qui si è subito catturati dall’atmosfera «siciliana»: anche se non si vedono più carretti trainati da asini o donne con i capelli intrecciati dietro la nuca, sedute su sgabelli di paglia davanti alla porta di casa, tuttavia le piccole costruzioni dai muri diroccati conservano l’uscio bucato (la iattaruala) per fare entrare e uscire il gatto, e la piccola finestra sulla porta (il giustieddu) per vedere senza essere visti. Dettagli della Sicilia che fu, che ritorna fuori anche quando dai vecchi quartieri popolari come Castelverde e Calanconi, si giunge in via Vittorio Emanuele e in via Umberto I. Queste due strade sono rispettivamente il cardo e il decumano dell’antico impianto viario a forma di croce, risalente alla ricostruzione del borgo dopo il terremoto del 1693.
Via Vittorio Emanuele è detta anche Via Sacra, perché lungo di essa si ergono i cinque edifici religiosi del centro storico di Ferla. La prima chiesa che s’incontra nella parte meridionale della strada è quella del Carmine dedicata a Santa Maria del Carmelo e collegata al convento abolito nel 1789. La facciata settecentesca, realizzata con conci squadrati di pietra da taglio bianca, presenta due diversi ordini architettonici, dorico e ionico. L’interno è a una sola navata e nell’altare centrale si venera la Madonna del Carmelo.
Proseguendo lungo il “percorso sacro” si arriva alla chiesa di San Sebastiano, la più grande del paese, in fase di restauro. Eretta dall’architetto siracusano Michelangelo di Giacomo nel 1741, presenta un impianto a tre navate con otto cappelle. La navata centrale ha un altare di legno con bassorilievi vivacizzato da specchietti colorati. Il martirio di San Sebastiano è rappresentato in una grande tela di Giuseppe Crestadoro del 1789. Ma ad attirare è soprattutto il magnifico gruppo scultoreo della facciata raffigurante anch’esso il martirio di San Sebastiano, opera di Michelangelo Di Giacomo ed emblema prezioso della statuaria del barocco ibleo.
L’incontro successivo è quello con la chiesa Madre dedicata a San Giacomo Apostolo, che reca sul portale l’esemplare più antico dello stemma comunale (1763 circa), risultato dall’abbinamento dello stemma dei marchesi Rau (una fenice d’argento uscente dalle fiamme) con quello dei La Ferla (una pianta di ferula sostenuta da un leone d’oro). Anche qui il prospetto è costituito da due ordini architettonici, e ricco è l’apparato decorativo interno con stucchi e sculture.
Ma è la chiesa seguente, quella di Sant’Antonio, a stupire più di tutte, per la sua flessuosa facciata barocca costituita da tre corpi concavi, di cui i due laterali sormontati da torri campanarie (quella di sinistra è crollata durante il terremoto del 1908). L’interno è uno spazio dinamico e inedito per le architetture coeve dell’altopiano ibleo. L’impianto a croce greca (ogni asse della croce doveva misurare 33 metri, gli anni di Cristo alla morte) è coronato da una cupola ottagonale affrescata con il Trionfo di Sant’Antonio del Crestadoro. Interessanti sono anche le quattordici sculture a stucco delle Virtù cardinali e teologali. Risalendo lungo la via Garibaldi, si raggiunge la chiesa di Santa Maria, l’ultima del percorso sacro, che è stata convento (già nel XV secolo), scuola e carcere, e merita una sosta per la presenza di un crocifisso ligneo di Frate Umile da Petralia del 1633. Oltre che alle chiese, lo sguardo del visitatore in questo itinerario si volge, soprattutto in via Umberto, anche ad alcuni edifici civili in cui lo stile barocco è integrato dal gusto liberty di inizio Novecento, sulla scia dei palazzi palermitani di Ernesto Basile. E per restare in tema di architettura, alla fine di via Vittorio Emanuele si ha un esempio di “nuova frontiera” architettonica nell’edificio che comprende l’eco-stazione e la Casa dell’Acqua, sintesi di eco-sostenibilità e innovazione, il cui interno è allestito con materiali riciclati e resi nuovamente funzionali.
Dalla via Garibaldi si accede al museo parrocchiale, ospitato nel palazzo Mirabella, noto per il fastoso balcone barocco visibile dalla strada, in cui sono conservati manoscritti e documenti in pergamena a partire dal 1481.
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