Borgo di Monterosso Almo, guida al borgo più bello d'Italia in Sicilia - Borghi di Sicilia, luoghi imperdibili

Borghi di Sicilia

Benvenuti su "Borghi di Sicilia, luoghi imperdibili", il sito dedicato al turismo in Sicilia. Qui troverete una guida completa ai borghi della regione, autentici tesori ricchi di storia, tradizioni, arte e
architettura. Scoprite il patrimonio culturale siciliano attraverso le nostre descrizioni dettagliate, foto suggestive e consigli utili per pianificare la vostra visita.
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Borgo di Monterosso Almo, guida al borgo più bello d'Italia in Sicilia

Monterosso Almo, guida al borgo più bello d'italia in Sicilia

Monterosso Almo, guida al borgo più bello d'italia in Sicilia , tra i Borghi più belli della Sicilia, chi non ha mai visto in foto i borghi più o meno famosi, vanto della regione e ne rappresentano una delle maggiori attrazioni turistiche.

I Borghi della Sicilia offrono numerosi spunti di visita sia a livello storico-culturale che ambientale, non solo piacevoli camminate nei centri storici ma anche nelle immediate vicinanze dove si trovano chiesette, castelli, tutti collegati da strade, stradine.

Visitabile tutto l'anno, non mancheranno testimonianze storiche come fortezze, siti archeologici, luoghi di culto di pregio architettonico, con profumi e sapori della tradizioni gastronomica si mescolano egregiamente con la storia.

Grande importanza hanno gli eventi tradizionali organizzati dalle proloco dei borghi, ad iniziare dalle Feste Medievali e dalle Sagre, sfilate dei cortei in costume d’epoca accompagnate spesso da una gara per la conquista del palio, offrono il meglio della tradizione culturale del paese. Le sagre invece esaltano la cucina tradizionale e i prodotti tipici locali, mostrando al visitatore il meglio della tradizione enogastronomica del borgo.
Curiosità
Monterosso Almo comune del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, 691 m s.m.,
patrono: san Giovanni Battista prima domenica di settembre
centro situato nel settore centrale dei Monti Iblei, sulle pendici sudoccidentali del monte Lauro

Sagra dei Cavatieddi" a Monterosso Almo (RG). La sagra che si svolge ogni hanno il terzo sabato dopo Pasqua

Festa della Patrona Principale la Vergine Addolorata, la terza domenica di settembre, Domenica in Albis. In questa solennità così antica, il Simulacro della Patrona viene portato a spalla, sopra "u baiardo", dal Santuario del 1300 di Maria SS Addolorata, in piazza Sant'Antonio nel centro abitato, nel luogo dove sorgeva l'antica chiesa di Sant'Antonio detto u Viecchiu che lo custodiva prima del terremoto del 1693   https://www.facebook.com/people/Comitato-festeggiamenti-patronali-Maria-SS-Addolorata-Monterosso-Almo/100071461600877/

La festa di San Giovanni Battista, ha origini molto antiche, da alcuni documenti in archivio si può dedurre che risalga al XII sec.,  particolare e molto emozionante è la tradizionale "nisciuta" alle ore 11.00. Gli squilli di 8 trombe richiamano l'attenzione di tutta la gente in piazza e allo scorgere del Simulacro dal portale della Chiesa portato a spalla dai fedeli, lo scoppio dei fuochi d'artificio e il lancio di una nebbia di 'nzaiarieddi, il tutto fa da cornice all'abbraccio del Santo Patrono con la sua Monterosso. Finemente ricamato in oro e lavorato a mano è lo stendardo della confraternita dedicata al Santo che fu fondata nell'agosto del 1257. Di particolare splendore è il fercolo del Santo  https://www.facebook.com/parrocchiasangiovannimonterosso/

Presepe Vivente a Monterosso Almo, per le viuzze del quartiere antico - Quartiere Matrice,  https://www.facebook.com/presepeviventemonterossoalmo/
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Monterosso Almo, il borgo siciliano, uno dei più belli

Il borgo siciliano di Monterosso Almo, a partire dalla vasta piazza San Giovanni, il borgo segue le curve della montagna. Un lato della piazza è occupato dalla chiesa di San Giovanni Battista, posta su un terrazzamento naturale e al termine di un’ampia scalinata. Opera parziale di Vincenzo Sinatra (1707-1765), architetto attivo nella Sicilia orientale ricostruita dopo il terremoto del 1693, la chiesa - lievemente danneggiata dal sisma - ha una facciata barocca a tre ordini, scandita da un colonnato sul quale s’innesta la torre campanaria. L’interno è impreziosito dagli stucchi di Carmelo Fantauzzo di Grammichele, dalle piccole cappelle laterali e da due opere di artigianato locale, il pulpito di legno intagliato e la vara del santo protettore (1769). Degne di nota sono la statuetta in alabastro della Madonna Assunta (XVI secolo) e la statua in cera della Ma­donna in posizione dormiente, tipica dell’iconografia orientale.
Gli altri lati della piazza sono occupati dal secentesco palazzo dei baroni Noto e da tre edifici ottocenteschi e neoclassici: il municipio, palazzo Sardo e il monumentale palazzo Cocuzza. A completare la piazza è la chiesa di Sant’Anna, appartenente ai frati minori riformati che l’inaugurarono nel 1652. L’origine francescana ha fatto sì che il barocco che la riveste fosse semplice e non sfarzoso; di prezioso c’è solo la balaustra di marmo che separa il presbiterio dalla navata. Ai frati apparteneva anche l’attuale circolo di conversazione donato ai cittadini laici, arredato con mobili d’inizio Novecento.
Scendendo nella strada principale, Corso Umberto I, e percorrendola tutta, si arriva alla fine del paese, nella zona chiamata “Affacciata”, dove si trova una fontana con ab­beveratoio di forma circolare, al quale si dissetavano gli animali, soprattutto muli e asini, che per secoli hanno accompagnato la vita e il lavoro dei contadini. Da lì la vista spazia sulla valle del fiume Amerillo.
Ritornati indietro, da piazza della Rimembranza si sale per via Pagano, verso la parte più alta dell’abitato dove, sui vicoletti pavimentati a basolato, si affacciano le modeste casette dei contadini. Occorre scendere in piazza San Giovanni e proseguire lungo via Roma per vedere, invece, i palazzi signorili appartenuti alle famiglie nobili o alla borghesia terriera, come il barocco palazzo Burgio,dall’elegante prospetto, e l’ottocentesca casa palazzata Ba­rone. Seicentesco è anche il palazzo delle suore Orsoline, mentre appartengono al periodo neoclassico i palazzi Azzaro e Castellino.
In piazza Sant’Antonio, dove si fronteggiano due chiese.
La prima, la chiesa Madre, ricostruita dopo il sisma del 1693, sorge in cima a un’ampia scalinata e si presenta con una facciata neogotica a bugnato che vagamente ricorda l’architettura religiosa dell’Italia centrale. Dell’originaria chiesa duecentesca rimangono solo due acquasantiere (quella dell’ingresso secondario risalirebbe addirittura al V secolo) e, dietro l’altare, un pezzo del pavimento in pietra con aquila bianca. Il crocefisso in legno è attribuito al frate Umile da Petralia, francescano formatosi nelle botteghe di intagliatori delle Madonie, attivo a inizio Seicento.
La seconda chiesa, dedicata a Sant’Antonio Abate, è stata ricostruita dopo il terremoto del 1693 con una facciata abbellita da un portale tardo barocco ad arco spezzato e coronata da un campanile a vela con tre celle aperte e balaustre in pietra. L’interno a navata unica conserva una grande pala del 1525 di autore ignoto ma forse riconducibile alla scuola di Antonello da Messina, raffigurante il Martirio di San Lorenzo. L’acquasantiera in pietra locale è del XV secolo. La statua della Madonna Addolorata custodita nel baldacchino dell’altare centrale è coeva della chiesa primitiva del XIV secolo. Dalle scale poste sul fianco sinistro della chiesa si scende verso il ponte ad arco medievale che immette all’antico quartiere della Cava, che ha conservato il suo originario aspetto medievale.
Nella piazza principale, l’elegante Chiesa di S. Giovanni Battista, posta su un terrazzamento naturale e al termine di un’ampia scalinata che le conferisce un aspetto. Opera parziale di Vincenzo Sinatra (1707-1765), architetto attivo nella Sicilia orientale ricostruita dopo il terremoto del 1693, la chiesa ha una facciata barocca a tre ordini, scandita da un colonnato sul quale s’innesta la torre campanaria.
Il Palazzo Cocuzza, oggi sede del Museo Civico. A completare la piazza è la chiesa di Sant’Anna, appartenente ai frati minori riformati che l’inaugurarono nel 1652. L’origine francescana ha fatto sì che il barocco fosse semplice, di prezioso c’è solo la balaustra di marmo che separa il presbiterio dalla navata.
Lungo via Roma per vedere, invece, i palazzi signorili appartenuti alle famiglie nobili o alla borghesia terriera, come il barocco palazzo Burgio, dall’elegante prospetto, e l’ottocentesca casa palazzata Ba­rone. Seicentesco è anche il palazzo delle suore Orsoline, mentre appartengono al periodo neoclassico i palazzi Azzaro e Castellino.
La prima, la chiesa Madre, ricostruita dopo il sisma del 1693, sorge in cima a un’ampia scalinata e si presenta con una facciata neogotica a bugnato, dell’originaria chiesa duecentesca rimangono solo due acquasantiere, il crocefisso in legno è attribuito al frate Umile da Petralia.
La seconda chiesa, dedicata a Sant’Antonio Abate, è stata ricostruita dopo il terremoto del 1693 con una facciata abbellita da un portale tardo barocco ad arco spezzato e coronata da un campanile a vela con tre celle aperte e balaustre in pietra. L’interno a navata unica conserva una grande pala del 1525 di autore ignoto ma forse riconducibile alla scuola di Antonello da Messina, raffigurante il Martirio di San Lorenzo. Dalle scale poste sul fianco sinistro della chiesa si scende verso il ponte ad arco medievale che immette all’antico quartiere della Cava, che meglio di altri ha conservato il suo originario aspetto medievale.
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