Le famiglie che hanno fatto la storia della Sicilia
Sicilia, un'isola ricca di storia e tradizioni, è stata testimone di innumerevoli famiglie che hanno lasciato un'impronta indelebile nel tempo.
Dai nobili che hanno governato le città ai contadini che hanno lavorato la terra, ogni famiglia ha contribuito a creare il meraviglioso mosaico culturale dell'isola.
In questa sezione, esploreremo le storie affascinanti di queste famiglie, i loro legami con la terra e come le loro vite si intrecciano con gli eventi storici che hanno plasmato la Sicilia. Pronti a scoprire come le radici familiari continuano a influenzare la nostra identità siciliana?
Le dinastie che hanno lasciato un'impronta significativa nell'Isola siciliana
La storia della Sicilia è ricca di antiche famiglie nobiliari e non che hanno segnato, ciascuna a suo modo, i destini dell’Isola.
Scopriamo insieme quali sono state le famiglie nobiliari siciliane, che hanno fatto la storia della Sicilia.
Occorre anche menzionare la caratteristica dei Borbone che fù quella di avere rivoluzionato l’assetto feudale della Sicilia.
Le riforme iniziarono con Carlo III nella seconda metà del 1700 e investirono l’ambito sociale ed economico dell’isola.
Il sovrano diminuì i privilegi della nobiltà siciliana ed estese il controllo sui privilegi ecclesiastici.
Fu “padre” dei piani urbanistici per le città principali dell’isola, diede luogo alle catastazione degli immobili, alla nascita dei cimiteri pubblici. Ai Borbone si deve la riforma della giustizia e il riavvio delle ricerche scientifiche in ambito agricolo e commerciale.
Da questo nuovo assetto prese vigore l’economia siciliana con l’affermazione di una nuova e florida classe borghese agraria e mercantile con investienti anche impegnativi di investitori siciliani ed europei, prevalentemente inglesi. Questa nuova borghesia era detentrice della maggior parte delle fortune dell’isola e cominciò a guardare con interesse alla classe nobile, che a volte non riusciva a difendere i propri patrimoni.
Molti i matrimoni “misti”, portarono allo scontento nella nobiltà, ma questo nuovo assetto sociale, portato avanti dai Borbone grazie sull’appoggio di alcune famiglie della migliore nobiltà siciliana.
Tra le famiglie nobili siciliane troviamo:
Famiglia Barresi
Tra le famiglie siciliane che hanno lasciato un’impronta nella vita civile, politica e culturale dell’Isola ci sono i Barresi o Barrese, una famiglia dell’alta aristocrazia siciliana di origini francesi, insediatasi nel Sud Italia intorno all’XI secolo, al seguito dei Normanni.
Il cavaliere francese Abbo Barresi, il capostipite della famiglia, arrivò in Sicilia al seguito del gran conte Ruggero I di Sicilia e nel tempo la famiglia riuscì ad accrescere il suo potere e la sua influenza. Tra l’XI e il XII secolo i Barresi assunsero il controllo dei territori di Pietraperzia, ottenendo successivamente anche quelli di Convicino (Barrafranca), Naso, Capo d’Orlando e Militello in Val di Catania.
I Barresi oltre a rivestire diverse cariche pubbliche nel periodo medievale e rinascimentale fecero realizzare nel corso della loro storia opere artistiche e architettoniche di notevole pregio, come il castello Barresi a Pietraperzia, trasformato da struttura difensiva a residenziale da Matteo II Barresi, oltre alla chiesa madre di Pietraperzia.
I Barresi grazie a una serie di matrimoni strategici si legarono a varie famiglie nobiliari siciliane tra cui i Santapau, i Valguarnera, i Ventimiglia, i Branciforte e i Moncada, mantenendo il potere fino al 1591 quando Dorotea Barresi e Santapau morì lasciando tutto al figlio Fabrizio Branciforte e Barresi e tutte le ricchezze della casata andarono ai Branciforte e infine ai Lanza.
Famiglia Chiaramonte
Degna di nota anche la famiglia dei Chiaramonte o Chiaramonti, discendenti del casato francese di Clermont, che ebbero un ruolo significativo nella politica e nell’economia dell’Isola.
Arrivati in Sicilia al seguito del Gran Conte di Sicilia Ruggero I d’Altavilla parteciparono attivamente alla politica dell’Isola nei secoli XIII e XIV. A loro si deve la costruzione di vari castelli e palazzi caratterizzati da quello stile inconfondibile passato alla storia con il nome di stile chiaramontano e di cui si riscontrano pregevoli esempi nel castello di Caccamo, di Mussomeli, Alcamo e nelle pitture di Palazzo Steri a Palermo e tanti altri.
I Chiaramonte estesero il loro potere in diversi territori siciliani come Ragusa, Modica, Scicli, Pozzallo, Ispica e Chiaramonte Gulfi (RG), Naro, Bivona (AG), Lentini (SR), Favara, Palma di Montechiaro, Racalmuto (AG), Gela (CL), Alcamo (TP) e Caccamo (PA).
Famiglia Filangeri
Tra le famiglie nobiliari siciliane più potenti anche i Filangeri (o Filangieri o Filingieri), nobili di lunga data di origine normanna, che furono coinvolti a vario titolo nella politica e nelle guerre medievali. Arrivati nel Sud Italia nell’XI secolo, e precisamente a Salerno nel 1045 con Angerio, I Filangeri hanno rivestito un ruolo strategico nella storia del Regno di Sicilia e del Regno di Napoli. I suoi maggiori esponenti hanno ricoperto le più alte cariche politiche e la famiglia nel tempo arrivò a possedere sei principati, otto ducati, due marchesati, sedici contee e oltre centoventi baronie.
La famiglia Filangeri fu, inoltre, insignita del Grandato di Spagna, la massima dignità nobiliare spagnola, dell’Ordine del Toson d’oro e di altri illustri Ordini Cavallereschi. Nel 1444 fu ricevuta nell’Ordine di Malta.
In Sicilia ebbe quattro diramazioni: i principi di Mirto, i duchi del Pino, i principi di Cutò e i principi di Santa Flavia.
Famiglia Grimaldi
Nonostante il ramo dei Grimaldi di Monaco sia quello più conosciuto, troviamo traccia di questa antica famiglia nobiliare anche in Sicilia, dove ha posseduto terre e titoli.
Il capostipite dei Grimaldi Enrico, figlio di Carlo, signore di Mentone, ciambellano e consigliere di re Martino ottenne nel 1396 per i suoi servigi le baronie di Scibillini e Pollicarini ed ebbe tre figli Simone, Pietro e Pino.
Da Simone discesero tre linee distintive: i Grimaldi baroni di Risicalla e Carranciara, i Grimaldi baroni di Gallizzi, Caropepe e Favara, e i Grimaldi baroni di Santa Caterina. Quest’ultima linea si estinse nel 1802 e i titoli passarono ai Grimaldi baroni di Geracello.
Pietro, barone della Bozzetta, vide la sua linea estinguersi con il matrimonio di Caterina, che portò il titolo ai Grifeo Grimaldi e ai Valguarnera. Pino, infine, diede origine ai baroni di Sittibillini, poi estinti nel XVII secolo.
Un secondo ramo Grimaldi si stabilì in Sicilia nel 1554 con Agostino Grimaldi, che potè contare su varie baronie e fregiarsi del titolo di principe nel 1692. La famiglia si trasferì a Catania con Francesco Grimaldi e Colonna, mentre la linea secondaria rimase a Modica. I Grimaldi di Serravalle, tuttora presenti a Catania, possiedono il feudo di Xirumi con il relativo castello.
Famiglia Lanza
La famiglia nobiliare Lanza Branciforte, nota semplicemente come Lanza, è una delle più importanti dinastie dell’aristocrazia siciliana del XV secolo.
Il capostipite fu Blasco Lanza, avvocato catanese discendente da un ramo cadetto dei Lancia dei Baroni di Longi e i suoi membri sono stati consiglieri reali e governatori nel Regno di Sicilia.
Morta prematuramente la prima moglie, Blasco Lanza si sposò in seconde nozze con Laura Tornaimbene, riuscendo così a inglobare nel proprio patrimonio il feudo di Castania e altri possedimenti.
Da questo matrimonio nacque Cesare Lanza, conte di Mussomeli. A questi seguì il figlio Ottavio, il quale, nel 1601, acquisì il titolo di primo Principe di Trabia. Cesare Lanza, che aveva ricoperto alte cariche e ottenuto varie onorificenze passò alla storia soprattutto per una triste vicenda: l’uccisione della figlia Laura, la baronessa di Carini, nata dal matrimonio con Lucrezia Gaetani, sua prima moglie.
I titoli della famiglia Lanza Branciforte dei Principi di Trabia ottennero legale riconoscimento dal Regno d'Italia con decreto ministeriale del 5 maggio 1899 a Pietro Lanza Branciforte Galeotti, XI principe di Trabia (1868-1929), figlio di Giuseppe, X principe di Trabia (1833-1868). Detto Pietro, fu consigliere comunale di Palermo, deputato e senatore al parlamento nazionale tra le legislature XVIII e XXVIII. Fu padre di Giuseppe, principe di Scordia (1889-1927), più volte deputato, Ignazio (1890-1917) e Manfredi (1894-1918), questi ultimi tenenti del Regio Esercito nella Prima guerra mondiale.
Famiglia Moncada
Originari della Spagna, i Moncada si stabilirono in Sicilia nel XIII secolo e divennero una delle famiglie più influenti dell’isola, con vasti possedimenti terrieri (dall’Etna fino ad Augusta) e una grande ricchezza derivata soprattutto dal commercio del grano.
I Moncada arrivarono in Sicilia nel XIII secolo con il nobile di origini catalane Guglielmo Raimondo di Moncada, che sostenne il principe Federico III d’Aragona contro gli Angioini nella Guerra del Vespro, a favore dei ribelli siciliani.
Al termine della guerra, vinta dai ribelli siciliani, Federico III d’Aragona divenne Re di Trinacria e per ricompensare Guglielmo Raimondo di Moncada dei suoi servigi gli fece sposare la nobildonna Lucchina Alagona, figlia di Guglielmo.
Gli esponenti di questa famiglia nobiliare si dividono nei rami dei Moncada Principi di Paternò e Moncada Principi di Monforte, entrambi discendenti dall’antica linea dei conti di Adernò e di Caltanissetta ed ebbero un ruolo di rilievo nella storia dell’Isola.
Famiglia Alliata
Gli Alliata sono una famiglia della nobiltà siciliana di antiche origini pisane, baroni e principi di Villafranca, duchi di Salaparuta.
Quello dei Principi di Villafranca è il ramo siciliano primogenito che nel corso del tempo ha accumulato una grande ricchezza.
Il ramo pisano poi diramatosi in Sicilia trae origine da un capitano di nome Leone che difese Costantinopoli dall’attacco dei Barbari nel 1274.
Con il declino della repubblica di Pisa, nel corso del XIV secolo, Fillippo Alliata, si trasferì in Sicilia, dove dette origine al ramo siciliano. La famiglia si affermò velocemente in Sicilia, inizialmente come banchieri e mercanti a Palermo.
Alla metà del XV secolo a Palermo gli Alliata edificarono una cappella nella chiesa di San Francesco d'Assisi di Palermo. Alla fine del secolo si legarono alla monarchia spagnola acquisendo il feudo baronale di Villafranca: il titolo di principe di Villafranca fu concesso nel 1609 dal re Filippo III a Francesco Alliata
Tra i momenti cruciali della storia della famiglia Alliata c’è sicuramente la fondazione delle cantine di Casteldaccia, poi divenuta l’azienda vinicola Corvo Vini ad opera di Giuseppe Alliata di Villafranca, duca di Salaparuta, che aveva sposato Agata Valguarnera, principessa di Valguarnera.
Si trattò di una delle prime aziende vinicole in Sicilia ad esportare vino siciliano in Europa e in America, già nella metà del XIX secolo, con il marchio “Duca di Salaparuta”.
Topazia Alliata, pittrice allieva di Pippo Rizzo, madre di Dacia Maraini (nata dal suo matrimonio con Fosco Maraini nel 1946), successe al padre, il Principe Don Enrico Alliata di Villafranca, nella gestione dell'azienda vinicola delle cantine di Casteldaccia, fino alla vendita nel 1959.
Famiglia Ruffo
I Ruffo sono una delle famiglie nobiliari italiane più antiche e blasonate. Il ramo siciliano di questa famiglia i Ruffo della Scaletta, viene fatto risalire ad Antonio Ruffo, principe della Scaletta, figlio di Carlo Ruffo, duca di Bagnara e di Antonia Spatafora, appartenente ad una ricca e prestigiosa famiglia della nobiltà messinese.
Fu proprio la nobildonna l’artefice della fortuna del figlio, diventando per lui un’abile consigliera. Antonio crebbe a Messina, ma si recò pure a Napoli, presso il fratello maggiore abate Don Flavio che viveva in quella città, dove riuscì a coltivare i suoi interessi culturali e artistici.
Grazie all’impegno di Antonia Spadafora fu costruito al porto di Messina il Palazzo Ruffo, voluto dal Re Emanuele Filiberto di Savoia a partire dal 1622, con all’interno una delle più grandi collezioni d’arte italiane ed europee e dove si riuniva l’aristocrazia del tempo.
Nel Settecento con l'introduzione del catasto onciario e i primi tentativi di eversione della feudalità da parte di Carlo di Borbone, il patrimonio dei Ruffo subirà un forte ridimensionamento. Sul finire del secolo spiccherà tuttavia la figura di Fulco Giordano Antonio[37] (1773-1852), consigliere di Stato e ministro degli affari esteri del Regno delle Due Sicilie, che come ambasciatore presso la corte dì Spagna trattò il matrimonio di Maria Cristina di Borbone, figlia di Francesco I, con il re Ferdinando VII, che lo insignì dell'Ordine del Toson d'Oro, un ordine cavalleresco, e lo nominò duca di Santa Cristina elevandolo al rango ereditario di Grande di Spagna di prima classe; nel 1832 ebbe inoltre l'incarico di scortare a Napoli la principessa Maria Cristina di Savoia che andava sposa a Ferdinando II delle Due Sicilie venendo per questo decorato del collare della Santissima Annunziata.
Famiglia Stagno
Con radici che risalgono al periodo normanno, la famiglia Stagno, di origini messinesi, ha avuto membri influenti nella società siciliana, particolarmente nel campo della giustizia e della politica. Con l’avvento della Repubblica Italiana e seguendo il secondo comma dell’art. XIV della Costituzione la famiglia aggiunse al cognome il predicato d’Alcontres.
Le sue origini risalgono don Berengario Estañol, nobile spagnolo, consigliere del re Federico III di Sicilia, supremo governatore del ducato di Neopatria, Duca vicario del Ducato di Atene dal 1312 al 1317, e discendente dell’antica famiglia degli Estaing francesi, baroni e conti d’Estaing in Rouergue.
La famiglia annovera tra i suoi membri vescovi, ufficiali militari, senatori e deputati della Repubblica, ma anche rettori, banchieri e presidenti dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Famiglia Ventimiglia
Originaria del nord Italia, questa famiglia si trasferì in Sicilia dove acquisì grande potere e influenza, partecipando attivamente alla vita politica e militare dell’isola. Fondata nel X secolo in Liguria, si è successivamente diramata in Provenza, Spagna e in Sicilia.
Il ramo siciliano Ventimiglia del Bosco deriva dai Ventimiglia del Maro, in particolare da Raimondo, fratello minore di Enrico, il cui figlio Ottone detto del Bosco, arrivato a Trapani nel XIII secolo, si sposò con Giovanna Abbate, figlia di Gilberto – castellano di Malta per l’imperatore Federico II di Svevia intorno al 1241 – esponente del più potente clan nobiliare cittadino, divenendo così il cognato di Palmerio Abbate, protagonista dei Vespri Siciliani, intorno all’anno 1282.
Secondo altri studiosi il ramo siciliano deriverebbe da un certo Enrico Ventimiglia, che nel 1365 assunse il cognome Del Bosco o Lo Bosco per privilegio datogli dal re Federico III di Sicilia, poiché compì un’impresa in un bosco di Salemi contro i ribelli Chiaramontani. Tra le altre diramazioni ricordiamo i Ventimiglia di Belmonte, i Ventimiglia di Grammonte e di Messina.
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