Gangi ed il minotauro raffigurato nello stemma del paese
Dedalo una volta giunto in Sicilia, stanco delle angherie del loro sovrano, decisero di restarvi. Si stabilirono quindi sul monte da cui sgorgava l’antico fiume Engio e fondarono la città di Engyon, dalla quale sarebbe sorto il borgo di Gangi, e a ricordo delle loro origini scelsero come simbolo della città un Minotauro che si ristora, pacifico e mite, presso una fonte. Quest'immagine è ancora oggi presente nello stemma della città.
Dedalo una volta giunto in Sicilia, stanco delle angherie del loro sovrano, decisero di restarvi. Si stabilirono quindi sul monte da cui sgorgava l’antico fiume Engio e fondarono la città di Engyon, dalla quale sarebbe sorto il borgo di Gangi, e a ricordo delle loro origini scelsero come simbolo della città un Minotauro che si ristora, pacifico e mite, presso una fonte. Quest'immagine è ancora oggi presente nello stemma della città.
Francavilla di Sicilia, comune nel messinese, perchè si chiama così, tra storie e leggende
Le protagoniste sono una bella fanciulla e la sua ancella. Scopriamo uno di quei racconti: la leggenda della bella Angelina, il cui nome è legato al borgo di Francavilla di Sicilia, ci troviamo in un comune della città metropolitana di Messina. Il nome del comune, sarebbe un omaggio a una storia d’amore.
Le protagoniste sono una bella fanciulla e la sua ancella. Scopriamo uno di quei racconti: la leggenda della bella Angelina, il cui nome è legato al borgo di Francavilla di Sicilia, ci troviamo in un comune della città metropolitana di Messina. Il nome del comune, sarebbe un omaggio a una storia d’amore.
Nei monasteri siciliani le monache di clausura hanno dato vita ai dolci
Le suore di clausura oltre che alla preghiera e alla meditazione, si potevano dedicare all’arte del cucito ed alla preparazione dei dolci che conoscevano perché gli chef del mosù preparavano nella loro vita precedente, li donavano alle poche persone con cui interagivano, come vescovi in visita, medici o contabili, per ricambiare i favori ricevuti
Le suore di clausura oltre che alla preghiera e alla meditazione, si potevano dedicare all’arte del cucito ed alla preparazione dei dolci che conoscevano perché gli chef del mosù preparavano nella loro vita precedente, li donavano alle poche persone con cui interagivano, come vescovi in visita, medici o contabili, per ricambiare i favori ricevuti