A19 Uscita MULINELLO
La società e i luoghi delle miniere di zolfo
VALGUARNERA CAROPEPE, ENNA CALASCIBETTA, VILLAROSA
L’itinerario attraversa un territorio particolare, testimone silente di due secoli di ricchezza e povertà, del sogno del miracolo economico della Sicilia centro-orientale: lo zolfo - chiamato "oro giallo" - che ha segnato la vita della gente di questi luoghi. Un'area di 400 ettari, divenuta nel 1991 "Parco minerario Floristella-Grottacalda" che, insieme alle miniere di zolfo di Enna e Caltanissetta, reggendosi sul lavoro e sulla fatica di "sulfatari e carusi", ha reso la Sicilia primo esportatore mondiale di zolfo rappresentando, ma soltanto per pochi, una fonte di ricchezza. I segni di quegli anni e di quelle fatiche sono oggi leggibili nelle strutture dismesse che costituiscono un'importante area di archeologia industriale. Sono infatti ancora oggi visibili le discenderie, i forni Gill, i castelletti e gli edifici del XIX secolo, tra cui il palazzo Pennisi a Floristella. Tale museo all'aperto lo troviamo anche alla stazione di Villarosa trova posto sul treno adibito a museo delle ferrovie e dell'arte mineraria, originale testimonianza anch'esso di un passato ancora vivo, così come il paese-museo di Villapriolo.
AREE PROTETTE
Castello di Pietratagliata;
Riserva Naturale Orientata dei Boschi di Rossomanno: Parco Ronza, Pupi ballerini, Conventazzo;
Parco Minerario Floristella Grottacalda: Palazzo Pennisi, discenderie, calcheroni, forni Gill;
Riserva Naturale Lago di Pergusa e Selva Pergusina;
Necropoli di Realmese e di Malpasso;
Villapriolo, Lago Villarosa, stazione di Villarosa.
Dallo svincolo Mulinello ci si dirige verso Valguarnera Caropepe dove si giunge dopo circa 10 chilometri. Un tempo importante centro minerario fu fondata, nel 1600, dal principe Valguarnera. Interessante, al centro della cittadina, la chiesa Madre dedicata a San Cristoforo e tra le altre, la chiesa dell'Immacolata costruita nel 1590 come chiesa del convento dei Filippini.
A circa 10 chilometri da Valguarnera, sulla strada vicinale Tufo che conduce a Raddusa e Aidone, sorge il castello di Pietratagliata, da poco rinominato Gresti. La singolare posizione, su una cresta rocciosa che determina una sorta di sbarramento sulla valle del torrente Gresti, consentiva il controllo di un importante percorso e di un vasto territorio. L'attuale struttura del Castello, con la torre e il complesso di ambienti che hanno anche inglobato alcuni vani preesistenti scavati nella roccia, risale con molta probabilità al periodo arabo-normanno.
Tornati a Valguarnera e procedendo verso Piazza Armerina, è possibile raggiungere la Riserva Naturale Orientata dei Boschi di Rossomanno, Grottascura e Bellia, la cui visita può iniziare dal Parco Ronza, un' area attrezzata sulla SS117 caratterizzata dalla presenza di cinghiali, daini e istrici, dove ha sede una biblioteca ambientale e un erbario. Nell'area della Riserva sorgeva un centro dell'età del rame, raso al suolo nel 1394. Gli abitanti superstiti furono deportati nelle vicine città e ancora oggi ad Enna esistono quartieri dove si parla il dialetto di Rossomanno, detto "funnurisanu". Sulla montagna rimangono comunque diversi resti: l'acropoli di serra Casazze, diversi lembi di necropoli, una chiesetta tardo bizantina ed infine il conventazzo, utilizzato come eremo fino ad una cinquantina di anni fa. Nelle vicinanze è possibile ammirare le pietre incantate o pupi ballerini, pietre dalle strane forme che la fantasia popolare attribuisce ad un sortilegio ma che in realtà sono il frutto della geologia del luogo.
Tornando indietro, pochi chilometri prima di Valguarnera, un bivio sulla sinistra conduce al Parco Minerario Floristella Grottacalda. A Floristella si trova la sede del Parco, ricavata negli alloggi dei minatori, e l'ottocentesco palazzo Pennisi dal quale si ha un'ampia veduta del sito: al cui centro spiccano le fosse circolari dei calcheroni. Da palazzo Pennisi si notano anche i pozzi, le montagne di sterro di minerale e le vecchie costruzioni per alloggi e uffici.
Spostandosi fino alle discenderie, appare chiara la fatica che l'estrazione comportava per picconieri e "carusi". Nella vicina miniera di Grottacalda sono visibili i pozzi, le ciminiere, i forni e la ferrovia.Si procede dunque in direzione del lago di Pergusa attorno a cui si snoda l'autodromo, le cui rive furono teatro della mitica legenda del ratto di Proserpina. I riferimenti archeologici della leggenda sono ubicati su Cozzo Matrice, una collina nei presi del lago, su cui si trovano tracce di un insediamento dell'età del Rame, di una necropoli rupestre, di un muro di fortificazione e inoltre, sul pianoro si apre una grotta dentro la quale, secondo la tradizione, Plutone si addentrò stringendo a sè Proserpina in lacrime. Il lago di Pergusa, oggi Riserva Naturale Speciale, è luogo di sosta e di svernamento per gli uccelli che volano da e verso l'Africa. Un particolare fenomeno ne caratterizza le acque che periodicamente si tingono di rosso per la presenza di un piccolo gambero che per difendersi dai raggi del sole estivo si copre di un pigmento rosso che si trasferisce poi all'acqua e ai batteri che vivono in essa fino a trasformarne il colore. Circondato dai colli Erei, il lago è dominato dalla vicina Selva Pergusina, una grande pineta attrezzata che ospita, in appositi recinti, esemplari di istrici, daini, lama.
Enna: la storia dell'urbs inexpugnabilis
Le origini antichissime di Enna, che si raggiunge dall'A19 uscendo all'omonimo svincolo, sono immediatamente intuibili osservando le caratteristiche del sito su cui sorge. L'altezza della rocca, 931 metri, sulla quale la città è stata costruita, e la ricchezza di acque nel territorio circostante avallarono l'ipotesi, supportata dai ritrovamenti archeologici, di insediamenti preistorici sul monte. La civiltà greca giunse nel IV sec. a.C., dalla città costiera di Gela. Enna fu contesa tra le fazioni presenti sull'isola fino alla conquista dei Punici e poi dei Romani. In epoca romana la città ebbe un ruolo importantissimo nel sistema della viabilità interna della Sicilia, nonché nella produzione cerealicola. Durante questo periodo ebbe luogo la rivolta degli schiavi, che tenne lontani i romani per più di due anni dalla città. La prosperità raggiunta da Enna fu mantenuta anche dopo l'arrivo dei musulmani che insediarono il loro emirato nel 353 d.C. e vi trasferirono sia il comando militare che l'amministrazione.
Enna diviene inexpugnabilis e sarà identificata come la nuova capitale musulmana dell'Isola. Gli arabi opposero una strenua resistenza all'arrivo dei Normanni che nel 1087 riuscirono a ottenere la resa dell'Emiro. Una nuova fase di grande prosperità fu realizzata nella città ormai fortificata a est e a sud dai due manieri tutt'oggi esistenti. Nel nucleo più antico, l'assetto urbanistico cittadino risale al periodo arabo, caratterizzato da stretti e suggestivi vicoli. Di origine araba è anche l'equivoco sorto intorno al nome della città che deriva dall'antico Henna, che, nella trascrizione araba, divenne Qasr Yànnah e quindi Castrogiovanni. Castrogiovanni fu dominata dagli Spagnoli fino al XVII secolo.
Giunsero quindi i Borboni che nel 1860 furono cacciati dai garibaldini. Il XX secolo vede il ritorno dell'antico nome di Enna, quando la città diviene capoluogo di provincia.
Fra i capoluoghi siciliani Enna è quello che ha l'altitudine maggiore ed è proprio dal punto più alto della città che comincia il nostro percorso: il Castello di Lombardia, l'antica fortezza sicana che Ruggero II ripristinò nel 1130. Il piazzale antistante il castello, che dà l'accesso al centro storico della città, è caratterizzato dal monumento ai caduti realizzato da Ernesto Basile nel 1927. Di fronte si apre la via Roma, principale arteria della città. Percorrendola si incontra a sinistra la chiesa di San Francesco di Paola, costruita sul sito della preesistente chiesa di Santa Maria di Loreto all'inizio del Cinquecento; all'interno, una statua della Madonna del XVI secolo e il busto ligneo di San Francesco.
Proseguendo lungo la via Roma sul lato destro si intravedono le absidi del duomo, di fronte alle quali ha sede il Museo Alessi. Continuando si raggiunge la piazza dove prospetta il Duomo di origine trecentesca, ma la cui fabbrica odierna risale al rifacimento del secolo XVI .
Di fronte al Duomo, in piazza Mazzini, si erge il seicentesco palazzo Varisano che ospita il Museo Archeologico Regionale.
Continuando il percorso su via Roma si giunge alla piazza Colajanni dove si trovano il palazzo Pollicarini, testimonianza dello stile gotico-catalaneggiante, e la chiesa di Santa Chiara, oggi chiusa al culto. Proseguendo, sulla destra si apre la piazza Garibaldi dove ha sede la Prefettura.
Successivamente si incontra un altro slargo denominato piazza Coppola sulla quale svetta la barocca chiesa di San Giuseppe. Dalla piazza si può percorrere la via Candrilli per raggiungere la chiesa di Sant'Agostino e i quartieri medievali di San Giorgio, Cerasa e Valverde. La via Roma si allarga poi in un'altra piazza dove hanno sede il neoclassico palazzo del Municipio e il teatro Garibaldi. Più avanti sono le chiese di San Marco e di San Francesco d'Assisi. Quest'ultima costruita nel XIV secolo è stata rimaneggiata nel corso dei secoli successivi. La chiesa ha un'unica navata e ospita gli affreschi di Giovan Battista Bruno, una croce lignea dipinta e una tavola di Simone di Wobreck. La via Roma si dirama verso sud fino alla chiesa delle Anime Sante al cui interno il soffitto è affrescato da Guglielmo Borremans, e alla chiesa di San Tommaso il cui campanile è costituito da un'antica torre del sistema difensivo della città In fondo alla via Roma, attraversando un giardino pubblico si accede alla Torre di Federico II.
Lasciato il lago di Pergusa e continuando sulla SS561 in direzione di Enna
IL CASTELLO DI LOMBARDIA
Il nome deriva probabilmente da una colonia lombarda che in epoca normanna si stanziò nell'area prossima al castello.
Numerosi rimaneggiamenti in epoca sveva e chiaramontana hanno trasformato il maniero che conserva alcune torri e i tre cortili principali.
Attraverso le porte nella cortina muraria interna si accede ai cortili, divisi fra loro al fine di ottenere una difesa separata in caso di espugnazione di uno di essi. I cortili, di forma irregolare, si aprono in sequenza e il primo di essi è oggi adibito a teatro all'aperto. La torre Pisana, l'unica ad essere ancora integra, si trova fra il terzo e il primo cortile. E' articolata su due livelli collegati da una scala che conduce alla terrazza merlata soprastante.
TORRE DI FEDERICO II
Posizionata nel centro ideale della Sicilia, la torre ha un' importante caratteristica in quanto costruita secondo i dettami dell'architettura gotica europea.
Ha forma ottagonale ed è alta circa 27 metri. Le notizie sulla torre risalgono al 1350, ma la sua costruzione sembra essere precedente di almeno un secolo, infatti la datazione più probabile risulta essere l'epoca federiciana e cioè il tredicesimo secolo.
All'interno, i due livelli su cui è articolata la torre sono costituiti da ampie sale ottagonali illuminate da finestre e feritoie e coperte da volte ad ombrello costolonate.
La piccola scala a chiocciola conduce anche ad un terzo livello che in origine doveva essere una sala coperta, ma oggi si presenta come una terrazza.
IL DUOMO
La fondazione risale all'inizio del Trecento per volontà della regina Eleonora d'Aragona. La fabbrica odierna è frutto del rifacimento del secolo XVI che si rese necessario quando un incendio la distrusse in gran parte. L'imponente facciata, scandita da tre arcate, è sovrastata da un campanile seicentesco e, sul lato che prospetta su piazza Mazzini un bel portale cinquecentesco è ornato, nel timpano, da un bassorilievo raffigurante San Martino e il povero.
L'interno è a croce latina con soffitto a cassettone suddiviso in tre navate divise da arcate ogivali. Sulle absidi sono ancora visibili le volte costolonate risalenti al Trecento.
Si devia a destra per Calascibetta, posizionata sull'altura che fronteggia Enna. Le più antiche vestigia della città, ancora riconoscibili all'interno del centro abitato, sono la torre del castello ed il borgo medievale, fatti costruire da re Ruggero. All'interno del paese, costruito su un anfiteatro naturale, spicca la chiesa Madre che conserva al suo interno i ruderi di un castello.
L'origine della struttura è del 1340, ma è stata ampiamente modificata nel corso dei secoli. Di grande rilievo la navata centrale delimitata da colonne in pietra rossa locale, con le basi ornate da creature mostruose. Interessanti sono anche la chiesa del Carmine e il Convento dei Cappuccini.
Lasciata Calascibetta procedendo in direzione di Villapriolo, dopo circa 5 km si giunge in contrada Realmesi dove è possibile visitare la Necropoli. Il sito risale ai secoli VIII e VII a. C. e comprende circa trecento tombe a forno costituenti la tipica necropoli a grotticelle. Poco distante da Realmese si trova un'altra necropoli, quella di Malpasso, del 2000 a.C. , formata da cinque tombe a grotticella a più ambienti.
Otto chilometri separano Realmese da Villapriolo, un piccolo paese-museo, dove all'interno di alcune case sono state allestite ricostruzioni di ambienti dell'epoca dello zolfo.
Si procede dunque verso il piccolo centro di Villarosa organizzato intorno a una piazza ottagonale su cui si affacciano la settecentesca chiesa Madre dedicata a San Giacomo Maggiore e il palazzo Ducale.
Continuando lungo una strada panoramica in direzione dell'autostrada Pa-Ct si costeggia il lago Villarosa, e si giunge alla stazione di Villarosa dove ha sede il Treno Museo delle Ferrovie Siciliane e dell'Arte Mineraria. Sempre all'interno della stazione vi è il Cimelio delle Acque, una costruzione in pietra del 1876 adibita al rifornimento idrico delle locomotive a vapore.
L'edificio, caratterizzato da un'architettura adeguata all'uso, è munito di aperture e feritoie tali da consentire la fuoriuscita del fumo senza l'uso di cappe aspiranti; oggi ospita un piccolo museo. Da Villarosa è possibile rientrare sulla A19 PA-CT allo svincolo Ponte Cinque Archi.