Verso Le Colonie Albanesi
VERSO LE COLONIE ALBANESI
MEZZOJUSO, CEFALA’ DIANA, GODRANO, SANTA CRISTINA GELA, PIANA DEGLI ALBANESI
Quando alla fine del XV secolo la penisola balcanica fu invasa dai Turchi, numerosi gruppi di profughi albanesi cercarono rifugio nelle vicine coste dell'Italia meridionale. Fu così che in Sicilia sorsero nove colonie albanesi, cinque delle quali, Mezzojuso, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Palazzo Adriano, Contessa Entellina, in provincia di Palermo; Biancavilla, Bronte e San Michele di Ganzaria in provincia di Catania; nel XVI secolo, secondo alcuni storici, una colonia albanese si stanziò inoltre nel comune di Sant’Angelo Muxaro in provincia di Agrigento. L'itinerario, insieme a quello seguente, si propone di conoscere i cinque centri del
palermitano caratterizzati dalla convivenza degli arbereshe (gli albanesi) con la cultura, la lingua, gli usi e le tradizioni popolari della Sicilia; convivenza che nel corso dei secoli ha dato forma ad un patrimonio artistico e monumentale che fonde la cultura bizantina con la cultura barocca, e che ancora oggi si manifesta nella lingua, nei gesti, nei canti e nei profumi che caratterizzano i momenti delle cerimonie, delle feste e dei riti religiosi, così come nelle tradizioni popolari.
Uscendo allo svincolo di Villabate e immettendosi sulla SS121 PA-AG, dopo circa 23 chilometri si giunge al bivio per Mezzojuso (534 m), centro adagiato sul declivio orientale della Rocca Busambra. Antico luogo di sosta, poi villaggio arabo denominato Manzil Yusuf, venne ripopolato a metà del 1400 dai profughi albanesi. Nella piazza principale sorgono così le due chiese madri: la normanna chiesa dell'Annunziata di rito latino e la cinquecentesca chiesa di San Nicolò di rito greco, entrambe rimaneggiate in periodo barocco. Ai margini settentrionali del paese si trova invece la chiesa di Santa Maria delle Grazie (XVI secolo), anch'essa di rito greco, e l'annesso monastero basiliano dove ha sede una biblioteca che custodisce codici greci e cinquecentine. Il cenobio basiliano, che fece assurgere Mezzojuso ad Atene delle colonie albanesi in Sicilia, è oggi sede di un interessante laboratorio di restauro di libri antichi.
Lasciata Mezzojuso si precede in direzione di Cefalà Diana (563 m), centro edificato nel '700 su un declivio a ridosso del castello trecentesco di cui rimangono i muraglioni e l'alta torre quadrangolare merlata. Una via secondaria scende dal Castello all'impianto termale arabo noto come Bagni di Cefalà. Le due strutture insieme al sito di monte Chiarastella oggi sono parte della Riserva Naturale Orientata Bagni di Cefalà Diana e Chiarastella. I Bagni, raggiungibili in auto percorrendo la SS55-bis nel tratto che collega Cefalà a Bolognetta, a poco più di un chilometro dal paese, si trovano all'interno di un gruppo di edifici rurali a ridosso della strada.
L'edificio, a pianta rettangolare, è costituito da una grande sala, coperta da una volte a botte, nel cui pavimento si trovano tre vasche. Questa parte è separata dal fondo della sala, da una triplice arcata dietro cui si trova una vasca più piccola dove si raccoglievano le acque che sgorgavano dal terreno e venivano poi convogliate in vasche grandi.
Procedendo da Cefalà Diana, lungo la SP5, si attraversa il piccolo borgo di Godrano (693 m).
Interessante il Centro Studi "Godranopoli" che accoglie un museo etno-antropologico, una pinacoteca di arte contemporanea e una biblioteca di storia e cultura siciliana.
Continuando sulla SP5, dopo circa 9 chilometri si giunge al bivio Lupo e, costeggiando la riva meridionale del Lago dello Scanzano, si devia a sinistra in direzione di Ficuzza, borgo edificato intorno alla Palazzina reale di caccia di Ferdinando III di Borbone, costruita dal
Marvuglia nel 1803, e oggi all'interno della Riserva Naturale Orientata del Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra e Bosco del Cappelliere. La Riserva è caratterizzata dalla mole della Rocca Busambra che insieme alla Rocca Ramusa costituice una dorsale lunga
circa 16 km. A Ficuzza si può visitare il Centro Regionale per il Recupero della Fauna Selvatica, il primo "ospedale" per gli animali
creato in Sicilia. Nel tratto tra Godrano e Ficuzza è possibile incamminarsi su una strada sterrata per raggiungere, seguendo le indicazioni, il Pulpito del Re: si tratta di un grosso masso, alla cui sommità si può accedere tramite alcuni gradini intagliati nella pietra, sul quale il re Ferdinando III si appostava durante le lunghe battute di caccia.
Tornando indietro sulla SP5, si percorrono circa 14 km, in direzione di Santa Cristina Gela attraversando un territorio ricco di masserie, visibili dalla strada, edificate tra il 600 e l' 800 come centri delle attività agricole, strutturate intorno ad un cortile circondato da caseggiati e dalla casa padronale.
Costeggiando il Lago di Piana si giunge dunque a Santa Cristina Gela (674 m), la più piccola e l'ultima in ordine cronologico delle colonie albanesi siciliane, fondata nel 1691 dagli abitanti di Piana degli Albanesi.
Soltanto tre chilometri separano infatti Santa Cristina da Piana degli Albanesi (720 m), la prima delle colonie albanesi dell'isola. Sulla
piazza Vittorio Emanuele sorge la chiesa di Santa Maria Odigitria, eretta nel 1644 su progetto di P. Novelli, e la seicentesca fontana dei Tre Cannoli. Nei pressi si trova la chiesa di San Giorgio del 1495, la più antica del paese. Del 1590 è invece la chiesa Madre di rito greco dedicata a San Demetrio. Poco a monte dall'abitato, sul luogo dove si accamparono gli albanesi appena giunti, sorge la chiesa rurale di Santa Maria Odigitria edificata nel 1488.