Itinerari bizantini - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

Itinerari in Sicilia

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Gli Itinerari Culturali del Medioevo Siciliano

Gli Itinerari Culturali del Medioevo Siciliano rappresentano gli esiti di un Progetto finanziato a seguito della Delibera CIPE del 9 maggio 2003 destinato allo sviluppo nel campo della ricerca.
Relativamente all’utilizzo di tale fondo, il Segretariato Generale del MiBAC ha predisposto quindi proposte finalizzate alla realizzazione di un “Portale Nazionale Multilingue dell’offerta culturale, turistica e produttiva” (Delibera CIPE del 19 dicembre 2003) al quale afferiscono sia il progetto ”Itinerari Culturali del Medioevo Siciliano”, sia il progetto ”Itinerari Culturali del Medioevo Pugliese”.
Il progetto siciliano proposto dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) si è sviluppato in due fasi:
Attività di studio, ricognizione e catalogazione sul patrimonio culturale;
Diffusione dei risultati catalografici e di ricognizione ed è stato realizzato nell’ambito del Servizio per i Beni Storico Artistici, sotto la direzione della dott. Sandra Vasco Rocca.

www.iccd.beniculturali.it/medioevosiciliano/index.php?it/1/home

Arte Bizantina

Arte Bizantina, l'imperatore Costantino emana nel 313, l'editto di Milano, con il quale venne liberalizzato il culto del cristianesimo e nel 330, sposta la capitale dell'impero da Roma a Bisanzio, che, prese il nome di Costantinopoli. Alla morte di Costantino, l'impero iniziò quel processo di divisione, che avrebbe portato alla costituzione dell'impero romano d'Oriente, con capitale Costantinopoli, e dell'impero romano d'Occidente, con capitale Roma. L'impero romano d'occidente, a seguito delle invasioni barbariche scomparve nel 476 d. C. L'impero romano d'oriente, impero “bizantino”, sopravvisse, estinguendosi solo nel XVI secolo con la conquista da parte degli ottomani. L'arte bizantina, sorta a Costantinopoli a partire dal IV sec. d. C., si può dire durò fino al 1453. Dopo la scissione della chiesa d'oriente da quella d'occidente, rimase come il linguaggio figurativo della cristianità ortodossa, sopravvivendo pertanto presso le culture, soprattutto dell'Europa orientale, presso le quali la religione ortodossa è ancora presente.
Anche in Oriente lo scopo delle immagini sacre consisteva nell'educare i fedeli al senso religioso. Alcune differenze emersero tuttavia da subito: mentre in Occidente Cristo era rappresentato con immagini più simili alla realtà quotidiana (vedi l'immagine del Buon Pastore), in Oriente era rappresentato con regalità (vedi il Cristo Pantocratore).
Alla naturalezza dei gesti delle rappresentazioni figurative occidentali, in oriente si delinea una figurazione espressa con spiccata rigidezza dell'atteggiamento e fissità dello sguardo. Questo perché la cultura artistica bizantina fu permeata della religione cristiana vista come rivelazione, per cui l'arte, non doveva narrare ma rappresentare la manifestazione del divino. Per questo punti fondamentali della tecnica pittorica bizantina divennero: sfondi dorati che servivano a dare alle immagini sacre un valore assoluto astraendole da un contesto spaziale; la ieraticità dei volti ed espressioni, quindi, sempre più immutabili e fisse, nell'assenza di qualsiasi dichiarazione di emotività; l'assenza di tridimensionalità per cui le figure, proprio perché immateriali, non potevano mantenere uno spessore proprio delle cose terrene, ma apparire quasi come immagini proiettate, come apparizioni. Forme significative della pittura bizantina sono le famose icone della Madonna, di Cristo o di santi dipinte su tavole di legno. L'icona per la cultura orientale, ha una triplice dimensione, quella della conoscenza scientifica, della visione teologica e infine del valore artistico. Proprio questa eternità ed immutabilità vengono espresse in figure che non possono che risultare eternamente immutabili e solenni.
Altra tecnica tipica dell'arte bizantina è il mosaico. Per rendere il mondo spirituale ed inavvicinabile il mosaico con il suo scintillare ed i suoi giochi di luce, poteva creare quella atmosfera irreale voluta di assolutezza trascendente dei soggetti sacri. Nel 404 d.C. Ravenna diventa la capitale dell'impero d'occidente. Dal 493 al 526 Teodorico, re degli ostrogoti è Re d'Italia, e nel 535-553, le truppe di Giustiniano, imperatore d'Oriente conquistano l'Italia. Sotto il regno di Giustiniano l'arte bizantina si definisce e realizza dei capolavori.
In questo periodo si intensificano quei contatti tra Ravenna e Costantinopoli che porteranno alle notevoli espressioni artistiche dei mosaici ravennati. Gli interni delle chiese vengono impreziositi da mosaici. L'Imperatore Giustiniano appare in un mosaico del 532 d, C. ai lati del presbiterio della chiesa di San Vitale a Ravenna. Le figure sono prive di consistenza materiale,.la volta a crociera è occupata da una decorazione vegetale dalla quale spiccano quattro angeli che reggono un medaglione con l'agnello; nelle lunette, sono rappresentati i quattro evangelisti, con i rispettivi simboli, le storie di Mosè e i due quadri simbolici dell'offerta di Abele. Questa rappresentazione di Giustiniano è giustificabile dalla situazione storica- salito al trono d'oriente egli infatti stabilì una unione con la Chiesa tale da fare apparire la sua figura con un carattere quasi divino. Alla morte di Giustiniano i Longobardi occuparono gran parte dell'Italia nel 568.
Noto il periodo iconoclasta, compreso tra il 730 e l'843 che si basa sulla negazione alla rappresentazione in immagine del Divino. Il periodo iconoclasta provocò uno stacco tra l'arte della corte e quella popolare delle icone dipinte nei monasteri. È a questo periodo che si attesta la diaspora di artisti, che da Costantinopoli furono costretti a trasferirsi in Europa occidentale. L'incontro della cultura bizantina con quella occidentale indusse a reciproche influenze e da questo momento l'arte bizantina acquista l'interesse per la narrazione. È a questo periodo che si attesta la diaspora di artisti, che da Costantinopoli furono costretti a trasferirsi in Europa occidentale. Nell' 867, con l'avvento della dinastia macedone, si concluse il periodo iconoclasta.
Dal 867 al 1057 l'arte bizantina conobbe un secondo momento di splendore. Successivamente l'arte bizantina raggiunse alte qualità decorative: nei sec. XI e XII vediamo profondi echi dell'arte bizantina in Sicilia, nel Duomo di Cefalù, (1148,-65), e nella cappella Palatina e nella Martorana -1148- di Palermo. Anche il Duomo di Monreale (Pa) e la Basilica di San Marco di Venezia risentirono ovviamente di influssi bizantini nella realizzazione degli splendidi mosaici.


Architettura del periodo normanno e mosaici in Sicilia

In Sicilia il rapporto fra architettura del periodo normanno e mosaici non è mai stato semplice ed è, quasi sempre, il frutto di un compromesso. Nel seno delle varie situazioni in cui sfocia il rapporto tra architettura di tipo occidentale e decorazione di tipo orientale, nella cattedrale di Cefalù si verifica la totale indipendenza della struttura muraria dall'apparato musivo, certamente non previsto in fase di ideazione della fabbrica ruggeriana e completata solo durante una fase avanzata della sua costruzione. Pare certo tuttavia che esso risalga al 1145 quando Ruggero pensò di trasformare la cattedrale nel suo mausoleo chiamando maestri bizantini e di formazione cosmopolitana che si trovarono ad operare, come già detto, su un invaso spaziale d'ispirazione nordica, evidenziando in maniera spiccata il sincretismo culturale e ideologico di Ruggero negli anni 1145-48 volto da un lato verso Saint Denis e dall'altro verso Costantinopoli.
Dal punto di vista della datazione, le figure del quarto registro trovano riscontro nei santi sui piedritti degli archi della navata centrale della Cappella Palatina, riferibili agli anni di Guglielmo I (1154-‘66) mentre quelli dei registri superiori, di certo precedenti, utilizzano schemi in linea con l'evoluzione della pittura comnena negli anni 1150-'70.
Ed a questa fase, un poco più tardi si agganceranno i mosaici di Monreale, i quali ignorano lo stile formatosi negli anni di Guglielmo I guardando agli esiti delle decorazioni ruggeriane. È solo a Monreale che il rapporto mosaici-architettura sembra svolgersi attraverso una reale presa di coscienza del problema. La decorazione musiva monrealese, ormai ancorata entro la data di morte di Guglielmo n (1189), appare di carattere essenzialmente bizantino: responsabili della grandiosa opera non furono quindi mosaicisti siciliani, istruiti da maestri bizantini, ma maestranze bizantine, imbevute di cultura figurativa tardo comnena, volute dallo stesso Guglielmo II, in una ondata successiva a quella ruggeriana. Nella cattedrale monrealese tutta la figurazione ha un suo preciso logico svolgimento sia dal punto di vista stilistico che dogmatico, dal momento che rappresenta il più ampio e articolato programma iconografico, di concezione occidentale, realizzato in funzione della divulgazione della fede.
Il carattere essenzialmente sincretico della decorazione musiva di epoca normanna in Sicilia, che si evince dalla confluenza di valenze iconografiche occidentali e bizantine, risalta in particolar modo nella decorazione della Cappella Palatina di Palermo dove sussiste, peraltro, una differenza cronologica e, quindi, conseguenzialmente, di fattura tra i mosaici della cupola e del transetto e quelli delle navate. I primi, anteriori al 1143, sono riconducibili agli ateliers ruggeriani, gli altri sono, invece, databili tra il 1154 e il 1166, all’età, cioè, di Guglielmo I, quando nessuna delle peculiarità stilisti che monrealesi è ancora presagita. Le figurazioni di questi ultimi appaiono, quindi, più rigidi e dall'angolosità più marcata rispetto alla maggiore fluidità e ricchezza di quelli ruggeriani. Dal punto di vista iconografico, la decorazione assolve ad un preciso linguaggio morale e ad un appello dell’ortodossia. Più che con i mosaici dell’epoca di Guglielmo I, le lumeggiate monrealesi trovano invece un confronto più stretto con i mosaici della chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio. La decorazione musiva, coeva a quella più antica della Cappella Palatina, e quindi, espressione delle imprese pittoriche ruggeriane, è presumibilmente databile fra il 1143 ed il 1151.
Per quanto concerne il supporto dei mosaici d'età normanna, esso è costituito da una struttura muraria a conci ben squadrati, legati da sottili strati di malta che compongono una cortina omogenea, regolare e ben levigata. Al di sopra dello stesso venivano posti degli strati preparatori di malta, generalmente due, ma talvolta tre o uno solo. Lo spessore totale degli strati, comprensivo di quello del tessuto musivo, non superava mai i sette centimetri. n colore della malta e dello strato d'allettamento si presentava chiaro, talvolta bianco, come nei mosaici di Cefalù. Il primo strato presentava una superficie alquanto ruvida ottenuta mediante gli intacchi della cazzuola al momento della stesura. n secondo, o quello di allettamento, si caratterizzava per l'uso abbondante di paglia e l'impiego di chiodi. La paglia serviva a conferire tenacità alla malta, mentre i chiodi, se non dovuti a interventi di restauro, dovevano forse servire a garantire l'aderenza del supporto musivo alla muratura, anche se spesso risultavano nefasti per la conservazione del supporto. A Monreale, come nella Cappella Palatina e nel Duomo di Cefalù, esiste ovunque il disegno preparatorio e risulta aderente al verso dei brani staccati, delimitato con nitidezza con i colori rosso, rosso scuro, giallo ocra, giallo chiaro, grigio, nero. Secondo un metodo consolidato, ai fondi d'oro corrispondono nel disegno preparatorio stesure in rosso, colore che dona una maggiore vibrazione agli smalti con la foglia d'oro. Le impronte della tessera misurano cm 1.2 x l. 2 circa ed hanno un andamento regolare a file orizzontali. Il nero sottendeva al nero delle iscrizioni, il grigio presenta impronte che rimandano ad un tessuto di tessere piuttosto piccole, variegate e dall’ordito più o meno fitto, il giallo chiaro serviva da guida per le parti nude delle figure, l'ocra talvolta corrisponde pure a stesure di fondi aurei. Nel corso dei distacchi compiuti a Monreale è stata rinvenuta una sinopia rappresentante un libro ed una grande ala, disegnata direttamente sul paramento murario, dato quest'ultimo che ha permesso di approfondire la conoscenza delle tecniche di esecuzione nei cantieri bizantino-normanni.
Le stesure musive erano costituite da tessere di pasta vitrea, di paste vitree dorate e da tessere lapidee per le quali venivano usati calcari locali. Non si conosce, allo stato attuale, il luogo di produzione delle tessere di pasta vitrea, anche se un indizio, a favore di una continuità di tradizione, ci viene fornito da Masi Oddo, il primo dei restauratori dei mosaici monrealesi, che "il vetro lo cuoceva in Monreale". Il ritrovamento poi di frammenti di pizze vitree non utilizzate in cavità delle murature e in vani di finestra, poi murati, sembrerebbe affermare che le pizze erano tagliate in situ, anzi proprio sui ponteggi.


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