Milazzo porto approdo turistico
Se stai pensando di visitare Milazzo, sei nel posto giusto.
Questa affascinante cittadina, situata proprio sul mare, è il punto di partenza ideale per esplorare non solo le sue bellezze storiche, ma anche i caratteristici borghi e le località rurali che la circondano. Dalla tua posizione al porto, puoi facilmente organizzare escursioni indimenticabili, scoprendo angoli nascosti e paesaggi mozzafiato. Che tu sia un amante della storia, della natura o semplicemente della buona cucina siciliana, Augusta ha qualcosa da offrirti. Preparati a vivere un'avventura unica.
A poca distanza potrete passare dalla costa all'entroterra per visitare borghi, parchi naturali, Comuni che con le loro attrattive vi permetteranno di trascorrere una piacevole permanenza, permettendovi di scoprire un territorio sensazionale, perchè storia e tradizioni si fondono con il territorio.
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Da Milazzo si raggiunge la SS 113 e, percorrendo circa 3 km in direzione Palermo, si raggiunge Barcellona Pozzo di Gotto.
L'attuale insediamento è il risultato del conurbamento della città di Barcellona con la vecchia città demaniale di Pozzo di Gotto.
La cittadina, dall'interessante impianto urbano, ha il suo centro in via Garibaldi e piazza del Municipio dove si trovano i principali palazzi e chiese della cittadina.
Di significativo interesse è il Museo etnoantropologico Nello Cassata, www.parcojalari.com, www.museoepicentro.com .
Da Milazzo, è posta tra due golfi, quello di Milazzo a est e quello di Patti a ovest, in un luogo strategico della Sicilia nord-orientale riconosciuta come civis romana, Milazzo è oggi una meta turistica ed un ottimo punto di partenza per le Isole Eolie, il Parco dei Nebrodi, Tindari , si segue la SS 113 in direzione Messina.
Procedendo verso messina ed oltrepassato il torrente Mela sino al bivio per Pace del Mela che si raggiunge dopo 3 km. Nel piccolo centro è ancora presente un fitto nucleo di case rurali del XVIII secolo sorto intorno al convento dei Padri Benedettini.
Proseguendo sulla stessa strada si attraversa San Filippo del Mela, Il conte normanno Ruggero d'Altavilla vi fondò, in seguito ad un voto per una vittoria sugli Arabi un'abbazia, dedicandola a San Filippo d'Agira, e la affidò ai monaci basiliani, l'edificazione della Chiesa Madre fu iniziata dall'architetto Giovan Battista Vaccarini, abate di San Filippo dal 1758 al 1768, e venne portata a compimento verso la fine del medesimo secolo dall'Abate Domenico Gargallo, essa sorge sulle vestigia dell'Antica Abazia Basiliana, di cui oggi non rimane alcuna traccia.
Si procede per Santa Lucia del Mela, comune dalle origini normanne dagli interessanti monumenti, sul declivio del colle i Musulmani costruirono anche una moschea fortezza trasformata nell’alto Medioevo nella Chiesa di S. Nicola, è ad un’unica navata con bel soffitto ligneo. Presenta alcune tele di pregevole fattura, una statua lignea di “Santa Lucia” e al centro di un ricco altare, statua in marmo di “S. Nicola” di scuola gaginesca, come la Cattedrale, a tre navate divise da 12 colonne di granito, con cupola, il palazzo Vescovile, il Convento dei Cappuccini, sotto la chiesa troviamo la Cripta con i corpi mummificati dei notabili del tempo. In un lungo corridoio del convento sono esposti alcune tele che raffigurano guarigioni per intercessione dei santi ed il Castello, di origine araba, attuale sede del Seminario, la torre quadrangolare, pericolante, venne abbattuta per far posto alla costruzione di un Santuario dove, al centro di una maestosa cornice barocca, viene collocata nel 1674 la stupenda statua marmorea della Madonna della Neve di Antonello Gagini (1529), proveniente dalla chiesetta rurale di contrada S. Giuseppe, www.madonnadellaneve-diocesimessina.net .
Si ritorna sino alla SS 113 in direzione Messina, per risalire a destra per Condrò,
si prosegue sino a San Pier Niceto, l'antica San Pietro di Monforte, da dove si ridiscende sino alla SS 113 costeggiando sulla destra la fiumara Niceto.
Da Milazzo si segue la SS 113 in direzione Messina sino a Villafranca Tirrena.
Anticamente chiamata Bauso, Il Castello baronale del 1590 domina quest'antico feudo, legata al Castello, la nota vicenda di Pasquale Bruno, brigante difensore dei deboli e degli oppressi, che rubava ai ricchi per dare ai poveri, vissuto tra Bauso e Calvaruso tra la fine del Settecento e l’agosto del 1803, quando venne giustiziato a Palermo. Il suo nome e quello di Bauso divennero famosi grazie alla penna di Alessandro Dumas padre che, nel 1838, scrisse appunto il Pascal Bruno dopo aver avuto accennata la storia dall’amico Vincenzo Bellini a Parigi, e dopo essersi informato direttamente sul posto che visitò durante un suo viaggio lungo le coste della Sicilia. Una vicenda in cui s’intrecciano storia, leggenda e mito. Il castello di Bauso e il feudo annesso appartenevano, all’epoca dei fatti narrati da Dumas, alla famiglia Cottone, principi di Castelnuovo. La storia affonda le sue radici nel 1783, quando il 5 maggio di quell’anno tale Antonino Bruno (detto Zuzza), di Bauso, venne giustiziato in piazza Marina a Palermo, perché reo di aver attentato alla vita dell’allora principe di Castelnuovo (sembra tale Gaetano Cottone Morso).
Quest’ultimo aveva violentato la moglie di Bruno, applicando la spregevole pratica feudale dello Jus Primae Noctis, il diritto cioè da parte del feudatario di “possedere” la sposa novella di un suddito ancor prima del consorte.
Catturato e giustiziato, il teschio di Antonino Bruno fu chiuso in una gabbia di ferro e appeso alle mura del Castello di Bauso per lungo tem¬po. Successivamente, il figlio Pasquale Bruno provò a vendicare il padre.
Il Santuario 'Ecce Homo' , la nobile principessa Donna Eleonora Moncada, al cui casato era infeudato quasi tutto il territorio di Calvaruso, fece erigere sul poggio di S. Giovanni, sito di fronte al piccolo centro, una chiesa con annesso convento da affidare alla custodia dei Francescani Minori Riformati. Inizialmente dedicato alla Vergine Immacolata, l’edificio venne definitivamente consacrato al culto dell’Ecce Homo dopo la realizzazione, nel 1634, della statua lignea raffigurante il Cristo nella sua sofferenza terrena da parte di Giovan Francesco Pitorno, al secolo Frate Umile da Petralia. La leggenda vuole che il volto della scultura sia stato realizzato dagli angeli, non essendo stato capace, Frate Umile, di ultimare la statua nel laboratorio del castello Moncada.
“A Cabbarusu c’è u Signuri”, questa è una delle espressioni comuni che indicano la fede popolare che lega la gente del luogo al Santuario di Gesù Ecce Homo. www.santuarioeccehomo.it
Da Villafranca, abbandonata la SS 113, si risale il fianco della montagna per circa 6 km fino a Saponara, e che possiede una interessante CHIESA Madre settecentesca dedicata a San Nicolò. Il carnevale saponarese fra le feste di ispirazione esclusivamente laica ricordiamo la "Sfilata dell?orso e della corte Principesca" che si tiene, annualmente, il marted? grasso a conclusione dei festeggiamenti di Carnevale. Si tratta della rievocazione di un episodio che, secondo la tradizione locale, risalirebbe al XVIII secolo, ai tempi del principe Domenico Alliata di Giovanni, signore del "feudo" di Saponara. Narra dunque la leggenda che un orso gigantesco, improvvisamente, avrebbe assalito il paese devastando campagne, uccidendo animali e terrorizzando gli abitanti, il Principe avrebbe provveduto immediatamente inviando a caccia dell?orso le proprie guardie; esso, dopo la cattura, sarebbe stato condotto in catene come trofeo per le vie cittadine al seguito dell?intera corte principesca.
Si continua per Rometta o proseguendo per la suggestiva strada lungo la fiumara Saponara, ovvero ridiscendendo sino alla SS 113 per poi risalire la Strada dei Filari per circa 13 km, panoramica tra pareti rocciose e agrumeti. A Rometta, oltre ad alcune significative chiese, sono visibili i resti del Palatium federiciano, la Chiesa bizantina intitolata al Santissimo Salvatore, databile tra il VII ed il X secolo. La Chiesa si presenta con una pianta a croce greca inserita in un quadrilatero, sorge nella parte orientale, su uno sprone roccioso dal quale si domina l’abitato di San Cono, è possibile notare che originariamente la chiesa possedeva il caratteristico Narcete o atrio che copriva le tre porte d’entrata rivolte verso oriente, in direzione della Terra Santa, per molti decenni, la Chiesa fu erroneamente indicata nelle fonti letterarie con il nome del San Salvatore, errore dovuto all’architetto Camillo Autore che scambiò il sito di un altro edificio bizantino che sorgeva in altra zona di Rometta, la Chiesa è di Gesù e Maria, anticamente detta Santa Maria dei Cerei o della Candelora.
Si ridiscende per la costa ed al primo bivio si raggiunge a destra Venètico, noto per il quattrocentesco Castello, fu edificato verso la 2a metà del 1400 dagli Spadafora, già Principi di Maletto, la Chiesa Madre o Chiesa di San Nicolò, a Venetico Superiore, dedicata a San Nicola di Bari, risale ai primi anni del XVI secolo e si è arricchita di arredi e di opere d'arte in epoche successive. L'altare centrale è del 1792 ed espone un quadro risalente al 1625, detto Volto Santo, che secondo la tradizione è una copia fedele di un fazzoletto posto come sudario sul volto di Gesù dopo la sua morte.
Procedendo verso Roccavaldina dove si può ammirare uno splendido palazzo baronale fatto erigere dal Barone Pietro che lo commissionò molto probabilmente al famoso architetto fiorentino Camillo Camilliani , che nello stesso periodo aveva costruito presso la propria bottega di Palermo il monumento funebre di Maurizio Valdina , che si trova nel Duomo.
e visitare la farmacia dalla singolare collezione di vasi speziali.
Da Roccavaldina si ridiscende in direzione Scala.
Al primo bivio si risale a sinistra per Torregrotta e, attraversata la fiumara di Monforte e risalendone la sponda sinistra, si giunge a Monforte San Giorgio, sorge a 260 metri sul livello del mare sulle prime pendici dei monti Peloritani ed è un comune della Valle del Niceto, antico centro montano con la CHIESA Madre dal portale cinquecentesco, intitolata a San Giorgio. Tale edificio sacro si ricorda soprattutto per la sua suddivisione interna in tre navate e perche' raggruppa varie opere d'arte, a partire dalla tela raffigurante San Giorgio ed il drago, dal cinquecentesco gruppo marmoreo raffigurante l'Ultima Cena, dal cinquecentesco polittico raffigurante la Madonna col Bambino attribuito ad Antonello De Saliba e la cinquecentesca statua rappresentante la Madonna della Consolazione.
La frazione montana di Monforte trae il nome dai numerosi pellegrini che, a partire dal 1600, la raggiungevano in visita alla Chiesa di S. Maria di Crispino e all'annesso Convento al suo interno un opera dello scultore Antonello Gagini.
Si ridiscende sino alla SS 113 e si prosegue per Spadafora, dal cinquecentesco palazzo baronale. Da qui si ritorna a Milazzo per la SS 113.
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