Itinerario del Cristo Pantocrator, le chiese i mosaici
Itinerario del Cristo Pantocrator, le chiese i mosaici in Sicilia
Gli esempi migliori dell'arte siciliana del mosaico sono la Cappella Palatina di Ruggero II, la chiesa di Martorana a Palermo e le cattedrali di Cefalù e di Monreale.
La Cappella Palatina mostra chiaramente il mescolamento degli stili orientali ed occidentali. La cupola (1142-42) e l'estremità orientale della chiesa (1143-1154) sono state decorate con il tipico stile Bizantino dei mosaici: il Cristo Pantocratore, angeli, scene dalla vita di Cristo. Anche le iscrizioni sono scritte in greco. Le scene narrative della navata (dal Vecchio Testamento, vite dei Santi Pietro e Paolo) richiamano i mosaici dell'antica Basilica di Pietro e Paolo a Roma (iscrizioni latine, 1154-66).
Era infatti la cupola (o le più cupole) ad essere destinata, nella consuetudine icnografica costantinopolitana, a contenere la rappresentazione dei temi più sacri. L’assenza di cupole costrinse a ripiegare sul catino, il quale però, tanto a Cefalu che a Monreale, presenta una superficie assai più ampia di quella delle cupole tipiche dell’architettura bizantina dell’epoca con le quali i maestri mosaicisti erano soliti misurarsi. La necessità di riempire questo spazio insolitamente grande venne ovviata appunto con le due immense (ed inedite per dimensioni) raffigurazioni del Pantocratore. Va ricordato infine che gli Altavilla si fecero promotori anche di cicli musivi di carattere profano di cui la testimonianza di maggior rilievo giunta sino a noi si trova nella cosiddetta stanza di re Ruggero nel Palazzo dei Normanni a Palermo. Altri resti di decorazione profana si trovano nel Palazzo della Zisa, sempre a Palermo.
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Cefalù , itinerario del Cristo Pantocrator
Cefalù comune della Città Metropolitana di Palermo, 16 m s.m., patrono Trasfigurazione del Signore 6 agosto, inclusa nel Parco Regionale delle Madonie.Cefalù è considerata una delle più belle località balneari dell'Italia, non offre solo mare e una spiaggia per la tintarella. La città costiera, sulla costa nord-orientale della Sicilia, è famosa anche per la sua cattedrale normanna, il centro storico medievale, il museo archeologico e la cucina a base di pesce, una salita alla rocca per non perdersi il suggestivo panorama dall'alto dei suoi 280 metri
La Rocca, dalla sommità della rupe che domina l’abitato, da dove si apriva l’antica porta di Terra, accesso alla città per chi proveniva dall’entroterra. Sull’orlo dello strapiombo rimangono i resti, più volte rimaneggiati, della fortificazione di probabile epoca bizantina; più arretrato, il santuario preistorico detto tempio di Diana, costruzione megalitica del IX secolo a.C. sulla quale in epoca greca venne edificato un altro edificio, poi trasformato in chiesa bizantina.
Corso Ruggero dove prospetta la settecentesca chiesa di S. Maria della Catena, Piazza Duomo dominata dalla Cattedrale che si staglia contro la parete della Rocca, il Seminario e il Palazzo Vescovile, il palazzo Maria, probabile residenza regia, e il palazzo Piraino all’angolo sud con corso Ruggero, il palazzo del Municipio, ex monastero di S. Caterina del tutto trasformato.
La Cattedrale voluta da Ruggero II come voto per la grazia ricevuta di essere scampato a una tempesta approdando a Cefalù, la basilica venne costruita a partire dal 1131. L’edificio risulta ‘fuori scala’ rispetto al tessuto urbano circostante e le due torri gli conferiscono un aspetto affascinante e austero. L’abside, le pareti contigue e la volta sono un trionfo di mosaici antecedenti quelli del Duomo di Monreale. Nel catino absidale campeggia l’enorme mosaico del Cristo Pantocrator. Annesso alla Cattedrale, il chiostro (XII secolo) è stato in parte ricostruito in seguito all’incendio che lo distrusse nel XVI secolo.
Museo Mandralisca, creato nel 1934, il museo comunale situato alle spalle del Municipio prende il nome dal barone Enrico Pirajno di Mandralisca, scienziato ed erudito ottocentesco. Uomo dai molteplici interessi, il più famoso è il Ritratto d’ignoto, straordinaria opera di Antonello da Messina databile tra il 1465 e il 1476.
Lavatoio Medievale sul Fiume Cefalino, un corso d’acqua creato secondo la leggenda dalle lacrime di una ninfa, pentita di aver ucciso l’amante che l’aveva tradita.
Il Santuario Di Gibilmanna nell’omonima frazione e dedicato alla Santissima Vergine, si trova a circa 800 m s.l.m. sulle pendici occidentali del Pizzo Sant'Angelo, cima delle Madonie, sulla cui cima esisteva una chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo. Museo Fra Giammaria da Tusa https://www.santuariogibilmanna.org/
EARTH DAY a Cefalù ad aprile , in occasione della Giornata Mondiale della Terra il più grande evento ambientale internazionale in cui si celebra il "Pianeta Terra" e se ne promuove la salvaguardia. https://www.facebook.com/earthdaycefalu/
Camp@rt Festival a Cefalù ad agosto, al centro del progetto l’Arte sotto le sue molteplici forme. Camp@rtfestival è luogo di estemporanee di pittura, scultura, fotografia e video, che hanno l’obiettivo di coinvolgere chiunque abbia voglia di mettere in mostra la propria esperienza, col tentativo di stimolare il pubblico a sperimentare direttamente tali percorsi artistici. https://www.campartfestival.org/
La chiesa della Martorana, Palermo
La chiesa della Martorana, decorata intorno 1143, sembra ancor più bizantina anche se le parti più importanti sono state successivamente demolite. Il mosaico è molto simile a quello della Cappella Palatina con Cristo in trono al centro e quattro angeli. Le iscrizioni greche, i modelli decorativi, gli evangelisti sono eseguiti probabilmente dagli stessi maestri greci che hanno lavorato nella Cappella Palatina.
Il mosaico che raffigura Ruggero II di Sicilia, vestito in abiti imperiali bizantini, mentre riceve la corona dalle mani di Cristo, era originalmente nel nartece demolito insieme ad un altro pannello, il Theotokos con Georgios di Antiochia, il fondatore della chiesa.
Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, Palermo
Fondata dall’Ammiraglio Giorgio di Antiochia per riconoscenza alla Madonna che gli aveva fornito la sua protezione, la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio a Palermo, assai più nota forse con il nome della “Martorana”, fu definitivamente completata nel 1151 con l’edificazione dell’atrio, del portico e del campanile.
Eseguiti contemporaneamente alla parte più antica di quelli presbiteriali della Cappella Palatina, questi mosaici realizzano perfettamente l’effetto di una crescente luminosità che, dal soffuso chiarore dei paramenti marmorei, dilaga verso l’alto fino al culmine della cupola.
Qui, entro un disco dorato, s’impone un Cristo benedicente in trono rappresentato, insolitamente per le chiese greche, a figura intera, al cui cospetto s’inchinano in atto di adorazione quattro figure di Angeli. Pressochè coeva di quella della Palatina, questa rappresentazione appare ispirata ad uno schema più arcaico ma, come l’altra, si stacca dal fondo oro con precisa nitidezza in virtù della colorazione chiara che risplende fredda sulla superficie del fondo.
Nel tamburo ottagono sono raffigurate otto classicheggianti figure di profeti con la destra sollevata nel gesto tipico degli oratori ed in atto di mostrare con la mano sinistra i rotuli delle profezie: David, Isaia, Zaccaria , Mosè, Geremia, Elia, Eliseo e Daniele.
Nelle volte di fianco al tamburo si trovano allineate a due a due ed affrontate otto figure di apostoli: Pietro e Andrea, Giacomo e Paolo, Tommaso e Filippo, Simone e Bartolomeo. Il loro numero, con l’esclusione di Giacomo Maggiore e Mattia, si completa con il gruppo degli Evangelisti, come nella Cappella Palatina, nelle nicchie angolari di raccordo.
Nella volta ad occidente, l’una di fronte all’altra, si trovano la Natività di Cristo e la Dormizione della Vergine mentre sopra gli archi di sostegno della cupola trovano posto la Presentazione al Tempio e l'Annunciazione.
Nei sottarchi, allineati entro medaglioni, stanno Santi guerrieri e Santi Vescovi.
Nell’abside principale, prima che si procedesse all’ampliamento, veniva raffigurata la Madonna accompagnata dagli Arcangeli Gabriele e Michele i quali tuttavia rimangono nella corrispondente fascia del bema.
Legate alla Vergine sono le figure di San Gioacchino nell’abside e quella di Sant’Anna nel diaconico.
In una parete laterale, accanto alla finestra, sono rappresentati i Santi Ciro e Gregorio sormontati da un tondo con la raffigurazione di Sant’Ermolao.
I due riquadri votivi che sulla parete ovest del nartece raffigurano Giorgio di Antiochia ai piedi della Vergine e Cristo in atto di incoronare Ruggero II ornavano in origine la parete del portico distrutto nel 1558.
Nella prima scena l’anziano committente indossa un mantello a riquadri di chiara foggia bizantina mentre nell’altra il sovrano veste l'abito del basileus.
Del fascino che da sempre questi mosaici promanano, rimane la testimonianza di Ibn Giubair che confessò di essere rimasto stordito da tanta bellezza.
Cappella palatina - Palazzo Reale detto "Palazzo dei Normanni"
Incoronato re di Sicilia nel 1130, Ruggero volle che con grande celerità venisse realizzata la chiesa di palazzo, come di fatto avvenne dal momento che già due anni dopo essa era già stata ultimata e nel 1143, come attesta un’iscrizione del tamburo della cupola, anche la ricchissima decorazione musiva era stata completata. Non è difficile immaginare quanto arduo fosse il lavoro delle maestranze bizantine, costrette ad adattarsi all’architettura fatimita, caratterizzata da una concezione dello spazio ben diversa dalla loro. I risultati furono comunque straordinari, stante la riuscitissima fusione di elementi architettonici e decorativi. Il soffitto ligneo, alveolato e riccamente intagliato con stalattiti pendenti, è decorato con pitture a tempera tipicamente arabe. Al sommo della cupola si staglia il busto di Gesù Cristo Pantocrator benedicente, racchiuso in un cerchio dorato ed attorniato da quattro Arcangeli recanti il labaro ed il globo crociato e da quattro Angeli quasi inclinati, tutti raffigurati in un anello vasto quanto l’imbotte della cupola stessa. Ai margini del tamburo si incontrano otto figure di profeti mentre altri sei riempiono i tondi che decorano il campo sopra le arcate di sostegno della cupola. Nelle nicchie angolari sono i Quattro Evangelisti che si alternano con David, Salomone, Zaccaria e Battista, a rappresentazione della Chiesa nelle due fasi dell’aspettazione e della realizzazione, dunque dell’Antico e del Nuovo Testamento.
La parete meridionale del transetto è integralmente occupata dalla raffigurazione degli Episodi della vita di Gesù Cristo introdotti dalla Assunzione della Madonna e dalla Pentecoste, rappresentate sulle volte a botte di rinfianco laterale della cupola, in corrispondenza della protesis e del diaconicon, nonché dall’Annunciazione e dalla Presentazione al tempio. Sulla parete si individuano: Il Sogno di Giuseppe, la Fuga in Egitto, il Battesimo di Gesù, la Trasfigurazione di Gesù, la Resurrezione di Lazzaro, e l’Ingresso di Gesù a Gerusalemme. Sulla parete al di sopra dell’absidiola della protesis è raffigurata la Madonna Odigitria fronteggiata, sulla parete opposta, da tre sante della chiesa greca, notevolmente rimaneggiate.
Sulla parete antistante dinanzi a quella con gli Episodi della vita di Gesù Cristo si dispongono, allineati, i Dottori e i Santi della chiesa greca. Nei medaglioni degli intradossi delle arcate longitudinali si trovano Santi guerrieri e di sangue reale mentre in quelli dell’intradosso dell’arcata trionfale sono raffigurati Santi dotati della virtù della guarigione miracolosa.
Al 1840, ad opera di Rosario Riolo, risale la scena con San Giovanni nel deserto. Delle figurazioni dell’abside centrale rimangono il Gesù Cristo Pantocrator benedicente e poche tracce della sottostante fascia dato che le restanti risalgono al XIX secolo, frutto del lungo restauro operato dall’aretino Cardini. Nel catino della protesis l’originario San Pietro fu sostituito nel secolo XVI dalla figura di Sant’Andrea e anche il Gesù Cristo Pantocrator ed il San Paolo sono opera più recente, probabili sostituzioni di una Madonna orante che insolitamente manca nel complesso musivo.
Dei tre nuclei principali della decorazione della Cappella, il più avanzato è certamente quello absidale, successivo a quello di Cefalù; il più antico, aulico ed ornatissimo è quello della cupola; il gruppo intermedio, coevo alle decorazioni della Martorana, sembra preludere a diverse figurazioni di Cefalù.
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Cattedrale di Cefalù, area presbiteriale della chiesa cattedrale
L’interno della cattedrale di Cefalù è dominato da un ciclo musivo in stile bizantino di eccezionale qualità che riveste una superficie di oltre seimila metri quadrati.
Cronologicamente parlando, esso fu realizzato in tempi relativamente brevi: nel 1148 era già stata conclusa la zona del catino, compreso il grande Gesù Cristo Pantocrator, e quella del cilindro absidale; subito dopo vennero eseguite la volta e le sottostanti pareti a registri sovrapposti.
E’ opinione condivisa pressoché da tutti gli studiosi che i lavori iniziarono dall'alto per procedere poi verso il basso. Ne furono artefici probabilmente maestranze costantinopoliane per quanto talune evidenti analogie con i cicli musivi della Cappella Palatina e più tardi della cattedrale di Monreale abbiano lasciato aperta l’ipotesi che si sia trattato di un unico gruppo di artisti attivi nei tre diversi siti in un arco di tempo abbastanza circoscritto.
Dal punto di vista conservativo, i mosaici della cattedrale di Cefalù sono da ritenersi tra i meglio conservati della Sicilia, malgrado i non pochi interventi operati già dai primi del ‘500 e fino al ‘900.
Tra questi, una citazione particolare va riservata a Rosario Riolo che fu attivo anche nella Cappella Palatina e che qui si impegnò per oltre un decennio a partire dal 1857 rifacendo del tutto diverse figure ed interi brani e lasciando, sotto la finestra della fiancata sinistra, un’iscrizione a perenne memoria del suo intervento.
Secondo la tradizionale iconografia bizantina, le figure sono disposte come in una processione liturgica secondo un principio rigidamente gerarchico: nel catino dell’abside centrale domina l’immagine ieratica di Gesù Cristo Pantocrator, solenne e severo in atto benedicente.
Angeli ed Arcangeli riempiono la volta ed il registro più alto mentre i Profeti, che annunziarono l’avvento del Cristo, sono collocati nei registri più alti della della decorazione parietale.
Nelle tre fasce sottostanti si trovano: la Madonna orante, elegantemente drappeggiata, attorniata dagli Arcangeli Raffaele e Michele, Gabriele ed Uriele; nella seconda, ai lati della finestra centrale sono gli Apostoli Pietro e Paolo accompagnati dagli evangelisti Marco e Matteo, Giovanni e Luca; nella terza fascia trovano posto Filippo, Giacomo, Andrea, Simone, Bartolomeo e Tommaso simmetricamente disposti in gruppi di tre ai due lati della finestra della fascia più bassa.
I loro volti, rispetto ad altri mosaici più o meno coevi, presentano tratti più decisi dando luogo ad un effetto di maggiore appiattimento.
Sulle pareti del bema sono rappresentati Santi e Profeti che, all’altezza della partitura delle figure absidali, si dispongono su quattro registri.
Sulla parete sinistra, nella fascia più alta, racchiusa in un tondo si trova la figura a mezzo busto di Mechisedec fiancheggiata da quelle intere di Osea e Mosè; nella fascia immediatamente inferiore stanno Gioele, Amos ed Abdia; più sotto troviamo gli Arcidiaconi Pietro, Vincenzo, Lorenzo e Stefano; infine, in quella più bassa sono rappresentati i Santi Gregorio, Agostino, Silvestro e Dionigi.
Sulla parete destra si incontrano figurazioni simmetricamente distribuite nel modo seguente: nella fascia più alta la figura a mezzo busto di Abramo cui si accostano David e Salamone rappresentati a figura intera; nella fascia inferiore stanno i Santi Teodoro, Giorgio, Demetrio e Nestore e le figure dei Santi Nicola, Basilio, Giovanni Crisostomo e Gregorio.
Le decorazioni della volta a crociera del bema, nelle cui suddivisioni si trovano raffigurati Angeli e Serafini, presentano non pochi punti di contatto con i mosaici prebiteriali della Cappella Palatina dei quali sono da considerarsi sostanzialmente coevi e, pertanto, anch’esse risalenti all’età di Ruggero.
Le figure dell’abside e della volta sono accompagnate da iscrizioni in greco mentre quelle delle pareti sono in latino, eccezion fatta per quelle del registro più basso della parete destra che sono pure in greco.
La probabile partecipazione di maestranze locali sarebbe testimoniata dalle numerose scritte in latino del presbiterio.
Una certa tradizione vuole che nella realizzazione del volto di Gesù Cristo, l’ignoto artista si sia ispirato alle reali fattezze del sovrano.
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Gesù Cristo Pantocrator Cattedrale di Monreale
La cattedrale di Monreale ospita il più imponente ciclo musivo del XII secolo. Eccezion fatta per Santa Sofia a Costantinopoli, la decorazione è anche la più vasta, superando i seimila e quattrocento metri quadrati ripartiti in 130 grandi quadri ed in una infinità di figure isolate tale da coinvolgere sostanzialmente tutti gli interni. L’elemento in cui le immagini sono immerse è il fondo oro che spoglia lo spazio, la materia ed i corpi di ogni connotazione terrena accrescendo l’atmosfera di ieraticità in cui tutto è immerso. Severi canoni tradizionali regolano il programma iconografico, analogamente a quanto avviene nelle coeve rappresentazioni della Cappella palatina e della cattedrale di Cefalù. Al centro dell’arco di ingresso al presbiterio si incontra una figura femminile a mezzo busto con il capo velato e cinto da corona che rappresenta la Sapienza divina accompagnata dagli Arcangeli Michele e Gabriele adoranti la quale apre la serie dei quadri dove è rappresentata la storia della creazione e dei Patriarchi Noè, Abramo, Isacco e Giacobbe. Si tratta di quarantadue pannelli disposti su due livelli al di sotto di un fregio composto da 52 medaglioni che si inseguono per tutta la navata girando sotto la travatura. Partendo da destra, presso l’arco di ingresso al presbiterio, si individuano le seguenti rappresentazioni: creazione del caos, della luce, del firmamento con la divisione delle acque della terra da quelle del cielo, divisione della terra dal mare, creazione degli astri e dei pianeti, cui segue quella degli animali, dell’acqua e dell’aria. La fascia musiva quindi prosegue con la creazione dell’uomo, con il riposo del Creatore che viene raffigurato seduto su un globo e successivamente nell’atto di introdurre nel Paradiso terrestre Adamo che gli promette obbedienza. Segue l’immagine di Adamo che gode delle delizie paradisiache. Sulla porta maggiore si assiste alla creazione di Eva ed alla sua presentazione ad un Adamo che manifesta gioia e stupore insieme. Il ciclo prosegue poi sulla parete sinistra dove sono rappresentate in sequenza le seguenti scene: la tentazione, il peccato originale, il rimprovero divino, la cacciata, Adamo al lavoro con Eva piangente, Caino ed Abele offerenti, l’uccisione di Abele, la fuga di Caino e la sua morte per mano di Lamech che gli scaglia un dardo, l’annuncio a Noè del diluvio universale, la costruzione dell’arca con l’ingresso degli animali, il ritorno della colomba con un ramoscello di ulivo, il sacrificio di ringraziamento che avviene sotto un lucente arcobaleno, l’ebbrezza di Noè, la torre di Babilonia, Abramo che accoglie tre angeli e li serve riverente. Sulla porta maggiore gli angeli vanno contro Sodoma che viene incendiata mentre Loth fugge con le figlie e la moglie viene tramutata in statua di sale. Nel registro inferiore della parete sinistra la rappresentazione riguarda: l’ordine di Dio ad Abramo perché sacrifichi Isacco e l’intervento angelico che lo salva, il servo di Abramo che cerca la sposa per Isacco ed il suo ritorno con Rebecca. Segue poi la raffigurazione di Isacco che manda Esaù a caccia, l’inganno di Rebecca, Isacco che benedice Giacobbe, Rebecca che consiglia la fuga a Giacobbe, il suo sonno nel deserto con il sogno della scala che tocca il cielo, il ritorno di Giacobbe in Mesopotamia, la sua lotta con l’angelo che lo benedice così che viene ribattezzato Israele cioè “forte come un Dio”. Negli intradossi dei quattro archi del quadrato centrale del transetto si trovano 26 medaglioni raffiguranti personaggi dell’Antico Testamento mentre nell’arco trionfale, che fu interamente restaurato nel 1811, trovano posto Melchisedec, Enoc, Abramo, Giacobbe e Giuda. La vita di Cristo è l’oggetto della rappresentazione della vita di Cristo che avviene attraverso 18 pannelli a partire dall’annunzio a Zaccaria fino al battesimo nel Giordano. Questa la successione: l’annunzio dell’Arcangelo Gabriele a Zaccaria che, divenuto muto, esce gesticolando dal tempio; l’annunzio a Maria con la discesa dello Spirito Santo; la visita ad Elisabetta; il turbamento di Giuseppe; la nascita di Gesù che, in fasce, sta tra l’asino ed il bue alla presenza di Angeli adoranti; l’annunzio ai pastori; i Magi in cammino e la loro adorazione; Erode che ordina la strage degli innocenti; l’angelo che ordina la fuga in Egitto; la presentazione al tempio; la disputa con i dottori; le nozze di Cana; il battesimo nel Giordano con due Angeli e la discesa dello Spirito Santo in forma di colomba. Il racconto prosegue su entrambi i lati del transetto con le raffigurazioni di seguito elencate: sul lato destro trovano posto la triplice tentazione del demonio; la guarigione del paralitico e quella del cieco; l’incontro con la samaritana; la trasfigurazione sul Tabor; Lazzaro resuscitato col gesto degli astanti che si turano il naso; la preparazione del trionfo delle palme; l’ingresso a Gerusalemme; l’ultima cena; la lavanda dei piedi; il sonno degli Apostoli nel Getsemani; il bacio di Giuda e Gesù davanti a Pilato. Sul lato sinistro sono rappresentati: Gesù al Calvario; la morte; la deposizione; il trasporto del suo corpo; la resurrezione con la discesa al Limbo; l’indicazione alle donne dell’avvenuta resurrezione; l’apparizione alla Maddalena; la cena in Emmaus con i due apostoli che riferiscono della sua apparizione; Gesù che invita Tommaso a toccargli il costato; l’apparizione al lago di Tiberiade con la pesca miracolosa; l’ascensione al cielo; la discesa dello Spirito santo. Nelle due navate laterali sono rappresentati alcuni momenti della vita pubblica di Gesù. La narrazione è così disposta: nella navata laterale destra vi sono: la Cananea che implora la guarigione della figlia; Gesù che prima guarisce l’indemoniato, poi il lebbroso e quindi un uomo dalla mano arida; Gesù che cammina sulle acque; resuscita il figlio della vedova; guarisce una donna che perde sangue; ridona la vita al capo della Sinagoga; risana la suocera di Pietro ed infine moltiplica pani e pesci sfamando cinquemila persone. Nella navata laterale sinistra stanno altri miracoli: Cristo raddrizza una donna curva tra le proteste del capo della sinagoga; risana un idropico, guarisce dieci lebbrosi e ridona la vista a due ciechi. Seguono quindi la cacciata dei profanatori dal tempio; il perdono all’adultera che rischia la lapidazione; la guarigione di un paralitico calato giù dal tetto e di zoppi e ciechi; il perdono alla Maddalena; la guarigione del figlio paralitico del centurione. Nelle absidi laterali sono rappresentati fatti della vita degli apostoli, soprattutto di Pietro e Paolo, mentre nella controfacciata i temi sono quelli dell'agiografia di alcuni Santi. Il completamento, nonché l’apice di tutto il ciclo, coincide comunque con le immagini di Gesù Cristo Pantocrator benedicente e della Madonna, circondati da gerarchie angeliche e santi di ogni epoca, fino a Thomas Becket, canonizzato nel secoloXII. Cristo tiene aperto il libro dove, in lettere greche e latine, si legge: “Io sono la luce del mondo: chi mi segue non cammina nelle tenebre” mentre la mano destra è aperta in atto benedicente ed accanto a lui sta la scritta in greco: “Gesù Cristo, il Pantocratore”. Il sovrano, a sua volta, è rappresentato sopra la parete del trono regale e su quella del soglio arcivescovile: nel primo mosaico, in piedi e vestito della dalmatica, è raffigurato in atto di ricevere la corona da Cristo mentre due angeli recano lo scettro ed il globo cruciato; nel secondo egli si china ed offre il modello della chiesa alla Vergine. Le numerose squadre di mosaicisti, alcuni dei quali certamente locali, che per circa un ventennio si impegnarono nella monumentale opera decorativa, ebbero certamente presente il sistema iconografico della Palatina ma, potendo disporre di uno spazio ben più ampio, riuscirono a dare ai singoli episodi un carattere maggiormente narrativo, tale da riuscire a dar vita ad un dinamismo del tutto nuovo, come appare dai panneggi e dai gesti delle varie figure. La straordinaria cura dei dettagli, che spinse gli artisti ad utilizzare addirittura sei tessere per centimetro quadrato nella rappresentazione del volto del Pantocratore, unita alla ricerca dell’equilibrio nel rapporto figure-paesaggi, conferma il valore assoluto di questo ciclo musivo che il Bettini ebbe a definire “un immenso tappeto che si riversa sulle strutture”.
www.cattedraledimonreale.it
Duomo di Messina intitolato a Santa Maria Assunta
Duomo di Messina intitolato a S. Maria, sebbene di realizzazione molto recente si può ammirare nell' Abside maggiore, il mosaico del Cristo Pantocrator, (l'originale era del XIV secolo) sia per l'impostazione iconografica, sia per il cromatismo riporta allo stile bizantino mediato attraverso la lezione senese; bella e solenne la figura di Cristo in trono fra gli arcangeli Michele e Gabriele, in senso orario da destra: la figura della Vergine Maria, del Re Federico III di Sicilia, di suo figlio Re Pietro II di Sicilia, dell'arcivescovo Guidotto De Abbiate, e di San Giovanni Battista.
Il mosaico del "Pantocratore", bozzetto e progetto dell'artista Giulio Aristide Sartorio del 1930. Eseguito alla morte dell'autore dall'artista Plinio Missina è ispirato alla figura del "Salvator Mundi" dipinta da Antonello da Messina nel 1465 - 1475 ed oggi conservata alla National Gallery di Londra.
www.diocesimessina.it
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