Itinerario strada del vino Monreale e la sua Cattedrale - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

Itinerari in Sicilia

Se vuoi visitare la Sicilia e non sai da dove iniziare. Siamo qui per aiutarti. Scopri le migliori destinazioni in Sicilia e pianifica il tuo viaggio.
Che tu sia un appassionato di arte, di gastronomia o di natura, la Sicilia ha qualcosa da offrire a tutti. Esplora le strade, immergiti nelle acque cristalline o assapora i sapori autentici.
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Strada del vino Monreale, l'itinerario

Se stai pensando di scoprire il fascino della Sicilia, non puoi perderti l'itinerario della strada del vino a Monreale.
Qui, tra vigneti mozzafiato e cantine accoglienti, avrai l'opportunità di assaporare i migliori vini palermitani mentre ammiri la splendida Cattedrale, un vero gioiello della nostra storia. Prepara il palato per un'esperienza indimenticabile tra degustazioni e panorami da cartolina, il tutto immerso nella cultura e nella tradizione siciliana. Che aspetti? Metti in valigia la curiosità e vieni a esplorare con noi!
Scopriamo , scopriremo che si tratta di un località, famosa per le tonnare la produzione dl vino le riserve, la strada del Vino Monreale rende omaggio ai produttori che ne fanno parte.
La Strada del Vino Monreale, si estende alle spalle di Palermo, lungo un circuito che entra nel comune di Monreale, comprende in parte il comprensorio di Piana degli Albanesi e coinvolge per intero i comuni di Camporeale, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Santa Cristina di Gela, Corleone e Roccamena.
E’ un territoriolegato allo splendore architettonico della Cattedrale di Monreale, massimo esempio di architettura Normanna in Sicilia e per il patrimonio etnico e culturale rappresentato da Piana degli Albanesi.

La Strada del Monreale Doc, all’interno della provincia palermitana

La , all’interno della provincia palermitana, itinerari realizzabili che hanno un eccezionale legame con il territorio e con la storia, che ha lasciato in eredità grandi tracce del suo passato. Si pensi a Segesta e Selinunte, custodi di alcuni dei templi greci più belli al mondo. O alla bellissima Riserva dello Zingaro, in cui si aprono gli scenari di Scopello e San Vito Lo Capo. In questo connubio, si inseriscono numerose tradizioni enogastronomiche come il pesce, l’olio e ovviamente il sale, che qui viene prodotto nelle numerose saline.

Altro simbolo di Marsala sono le Saline, polo di attrazione per moltissimi turisti

La Strada del Vino Monreale Doc, si estende lungo un circuito che entra nel comune di Monreale, comprende in parte il comprensorio di Piana degli Albanesi e coinvolge per intero i comuni di Camporeale, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Santa Cristina Gela, Corleone e Roccamena.

Strada del Vino Monreale DOC
C/O Principe di Corleone - Pollara,
C.da Malvello - Monreale (PA)
Tel. 091 8463512 - Fax 091 8463197
info@principedicorleone.it

Alle spalle della città di Palermo, tra i comuni di:

Roccamena, itinerario del vino Monreale

Il centro si sviluppò intorno ad un nucleo "Le Quattro Case" da identificarsi, con le antiche abitazioni che sorgono a monte del nucleo urbano nel quartiere omonimo. Il primo registro parrocchiale risale al 1798, data a cui si fanno risalire, per tradizione, i natali di Roccamena.
Nel territorio posto su Monfe Maranfusa, si possono ammirare i ruderi di una fortezza, il castello di Calatrasi, poco più a valle, si può ammirare lo splendido ponte Calatasi detto "Ponte del Diavolo", risalente alla seconda metà del XII sec. d.C. e caratterizzato da una bellissima arcata a sesto acuto

Santa Cristina Gela, itinerario del vino Monreale

Santa Cristina Gela, fu fondata nel 1691 da 82 contadini abitanti di Piana degli Albanesi che, dovendo percorrere ogni giorno oltre dieci chilometri per raggiungere le terre, ottennero la concessione di stabilirsi nel feudo di Santa Cristina.
L'attuale chiesa Madre intitolata a Santa Cristina, fu eretta nel XVIII secolo in sostituzione di quella campestre esistente, divenuta ormai insufficiente, e venne chiamata la "Maggiore" per distinguerla dalla prima.

Costeggiando il Lago di Piana si giunge dunque a Santa Cristina Gela (674 m), la più piccola e l'ultima in ordine cronologico delle colonie albanesi siciliane, fondata nel 1691 dagli abitanti di Piana degli Albanesi.
Soltanto tre chilometri separano infatti Santa Cristina da Piana degli Albanesi (720 m), la prima delle colonie albanesi dell'isola. Sulla piazza Vittorio Emanuele sorge la chiesa di Santa Maria Odigitria, eretta nel 1644 su progetto di P. Novelli, e la seicentesca fontana dei Tre Cannoli. Nei pressi si trova la chiesa di San Giorgio del 1495, la più antica del paese. Del 1590 è invece la chiesa Madre di rito greco dedicata a San Demetrio. Poco a monte dall'abitato, sul luogo dove si accamparono gli albanesi appena giunti, sorge la chiesa rurale di Santa Maria Odigitria edificata nel 1488.
Da lì, percorrendo una strada sterrata è possibile addentrarsi nella Riserva Naturale Orientata delle Serre della Pizzuta, vasta area di grande interesse paesaggistico e naturalistico, caratterizzata da due grandi cavità, la grotta dello Zubbione e la grotta del Garrone. All'interno della Riserva si trovano le Neviere, strutture in pietra con mura circolari dove fino agli inizi del secolo scorso veniva conservata la neve per "fabbricare" il ghiaccio durante la stagione estiva. Della Riserva fa parte anche Portella delle Ginestre, dove ebbe luogo la strage dell' 1 maggio 1947 perpetrata dal bandito Giuliano.
Ci si può dunque dirigere verso Palermo dalla SS624 Palermo Sciacca o tornare sulla SS121 per continuare con l'itinerario successivo verso le altre colonie albanesi della provincia di Palermo: Palazzo Adriano e Contessa Entellina.

Corleone, itinerario del vino Monreale

Corleóne comune della Città metropolitana di Palermo, 542 m s.m., patrono san Leoluca 1° marzo
Corleone è immerso in uno scenario naturalistico di grande interesse, ed è infatti circondato dall'altopiano della Montagna Vecchia, dalle Gole del Drago lungo il fiume Frattina, e dalla Cascata delle due Rocche, formata dalle acque del fiume Corleone ai piedi del Castello Soprano caratterizzato dalla torre Saracena.
Nel 1862 Garibaldi radunò nel bosco della frazione Ficuzza i suoi volontari per la spedizione su Roma

LA CHIESA MADRE S. MARTINO VESCOVO
Dedicata a San Martino, risale -come prima edificazione- al 1382, ma è stata certamente costruita su una chiesa preesistente, ampliata nel XV secolo, con il completamento della cupola nel 1663 e decorata nel Settecento, anche se gli affreschi della navata centrale e gli stucchi del coro e del transetto sono stati eseguiti tra il 1840 e il 1913. L’interno è a tre navate e qui si ammirano, nella prima cappella a destra, la secentesca statua lignea di San Sebastiano, nella seconda il San Filippo d’Agira, cinquecentesco, in legno dorato, nella terza il bel gruppo scultoreo monumentale in legno intagliato e dorato della Madonna dell’Itria, opera attribuita al Ferraro e al Buttafuoco tra il 1599 e il 1600; nella quarta, la Madonna del Rosario e santi e i 15 Misteri, opera del XVI secolo. Agli altari del transetto si ammira la tela di Fra’ Felice da Sambuca raffigurante S. Leoluca – a sinistra - e S. Bernardo – a destra - del XVIII secolo, oltre alla statua in marmo della Madonna del Soccorso di chiara ispirazione gaginesca. Nella prima cappella a sinistra si ammira la formella in marmo del XVI secolo raffigurante il Battesimo di Gesù e una tavola attribuita a Tommaso de Vigilia (attivo dal 1480 al 1497) con la “Adorazione dei Pastori”. Nella seconda cappella a sinistra, la statua cinquecentesca in legno dorato di San Biagio, mentre sulla parete c’è il quadro di “Santa Rosalia in grotta” attribuito a Pietro Novelli o alla sua scuola. Ancora, le tele “San Giovanni Evangelista scrive l’Apocalisse” di Girolamo Rizzardi (1600), e “San Domenico in Soriano”, firmata da Girolamo Paladino nel 1624. La sacrestia ospita una piccola pinacoteca che consta di nove tele a tema religioso. Sono opere datate tra il Cinquecento e il Settecento, alcune delle quali provenienti da altre chiese, come la “Sacra Famiglia con i santi Elisabetta, Zaccaria e Giovannino” (Girolamo Paladino, XVI secolo) già nella Chiesa della Madonna delle Grazie; la “Adorazione dei Magi” e “La Presentazione di Gesù al Tempio” (ignoti, XVII secolo) dalla Chiesa di San Pietro; o come “L’Orazione nell’orto - Negazione di San Pietro”, opera settecentesca di ignoto proveniente dal SS. Salvatore.

CHIESA DI SANTA ROSALIA
Di origine settecentesca, custodisce la bellissima tela del Velasquez, “Visione di San Giovanni Evangelista nell’isola di Patmos” (olio su tela della seconda metà del XVIII secolo, cm 320x230, ubicazione originaria), la “Adorazione dei pastori” di Vito D’Anna (1758) e la “Natività con la Madonna, San Giuseppe e Santi”, olio su tela cm. 320x230 attribuita allo stesso, ubicazione originaria, la tela di ignoto “Madonna col Bambino, Sant’Anna e il beato Bernardo da Corleone intercedono per le anime del Purgatorio”, datata tra il XVII e il XVIII secolo, olio su tela cm. 300 x 100, qui nella sua ubicazione originaria; la “Maria Maddalena” attribuita a Gioacchino Martorana (olio su tela di forma ovale della seconda metà del XVIII secolo, sempre nella sua ubicazione originaria), e le due tele del 1798 di Isidoro Gallo raffiguranti “San Leoluca” e “San Gregorio”, entrambe cm. 190 x 120, entrambe nella sede originaria. Ancora un olio su tela, di ignoto ottocentesco, raffigura la “Madonna della Catena”. Notevole anche la tela “Morte di San Benedetto” di Pietro Novelli. Il tempio custodisce il Crocifisso della Catena, forse risalente al XIII secolo, oggetto di culto molto amato dai corleonesi.

MUSEO CIVICO COMPRENSORIALE “PIPPO RIZZO”
Il Museo Civico di Corleone, ubicato nel centro storico del paese. L’edificio, risalente alla meta del XIX secolo, presenta le caratteristiche architettoniche dell’edilizia alto borghese tipica di quell’epoca; gli ambienti interni presentano tutti una copertura a volta a cuscino, i decori sono realizzati con stucchi e dipinti e la pavimentazione è in maiolica.
Il museo è intitolato al pittore futurista corleonese Pippo Rizzo (1897 – 1964) che ottenne il suo primo grande successo nel 1926, alla Biennale di Venezia, con il quadro intitolato “I Lampi”. Diplomatosi all’accademia di Salerno aderì al Futurismo. In seguito si orientò verso un corposo realismo sui soggetti popolareschi siciliani. I suoi lavori sono apparsi alle Biennali Veneziane: nel 1926, Lampi e Futurismo e Fascismo; nel 1927 è presente alla Promotrice di Torino; nel 1928, Foot-ball; nel 1930, Anno VIII; Lavoro dei campi; La battitura del grano; Verso sera; Campagna; Donna con chitarra; Figura alla finestra; Autoritratto. Nel 1927 Fututrismo e Fascismo fu riesposto alla Quadriennale torinese.
Le otto sale del museo ospitano reperti di varia tipologia. Sono esposti anche alcuni cimeli garibaldini.
Via Orfanotrofio, 4 - tel/fax 091 8463918

MUSEO DEMO-ETNO-ANTROPOLOGICO
Nei pressi del prezioso Oratorio di Sant’Agostino, la parrocchia di San Leoluca, ha realizzato un museo demo-etno-antropologico, la cui parte centrale è costituita da due stanze arredate come era in uso fino alla prima metà del Novecento. Le stanze sono, ovviamente, le più importanti per una famiglia di contadini, ovvero la cucina e la camera da letto. Sono esposti anche numerosi utensili ed oggetti di lavoro utilizzati dai contadini nella vita quotidiana.
Parrocchia di San Leoluca – piazza Asilo - tel. 091 8461850

Palazzo reale di Ficuzza
Il palazzo domina il piccolo Borgo di Ficuzza, che si è formato con la sua costruzione.
Fu edificato nel 1803 per volere di Ferdinando IV di Borbone che, innamoratosi del bosco di Ficuzza, eletto sua personale riserva di caccia, chiamò all’opera l’architetto palermitano Venanzio Marvuglia (1724-1814). Questi progettò un palazzo sobrio ed elegante, nello stile classico del barocco di alcune residenze di campagna inglesi dello stesso periodo.
L’edificio, sovrastato dallo stemma dei Borboni, somiglia molto alla reggia di Caserta, ma al posto del bellissimo giardino campano, vanta alle sue spalle la grandiosa scenografia delle pareti calcaree della Rocca Busambra, con ai piedi il bosco di una delle riserve naturali più importanti dell’Isola. Il Palazzo, chiamato “Casina di caccia”, è stato restaurato di recente, restituendo alla sua bellezza il progetto architettonico del Marvuglia. Nell’edificio si trovano camere, saloni di rappresentanza, cappella privata, cantina, oltre a stalle e magazzini “d’ordinanza”. Nel 1820, alcuni detenuti fuggiti dalle carceri borboniche in occasione di una rivolta a Palermo, trovarono rifugio nel palazzo reale. Il bestiame della riserva reale fu ucciso e tutto quello che era trasportabile, mobili, arazzi, quadri, fu trafugato. Così, nel 1831 il palazzo reale è già poco più che una masseria.
La Casina di caccia, proprietà dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali, oggi è adibita a centro visitatori della Riserva Naturale di Ficuzza.

Carnevale Corleonese, con i suoi carri e minicarri, gruppi in maschera e sfilate di cavalieri per le vie della città. "U Riavulicchiu”, maschera che balla, saltella, tintinna, fugge e ritorna, solo o a branchi, è il padrone del carnevale corleonese. Carnevale inaspettatamente risorto, e con grande clamore, negli anni ’90.
Il diavolo è rosso, proprio come nelle favole, vestito di rosso e nero, con le corna, la coda, la frusta e centinaia di sonagli “ciancianeddi”.

Siccagno Fest" a Corleone (PA) il 16 e 17 settembre 2023. Manifestazione nata in collaborazione con la Consulta dell'Agricoltura, dedicata al prodotto di punta del territorio, un prodotto dalle proprietà uniche, interamente made in Corleone.  https://www.facebook.com/siccagnofest

San Cipirello, itinerario del vino Monreale

San Cipirello nel1838 una paurosa frana colpisce il paese di San Giuseppe Jato. Nello stesso anno verso il mese dì marzo l'Intendente di Palermo (come allora si chiamava il Prefetto), dopo aver disposto i necessari aiuti alla popolazione colpita dalla calamità, dispose che sì provvedesse a ricostruire la parte di paese distrutta, in contrada "San Cipirello"
oltre al turismo culturale e ambientale, San Cipirello punta molto alla valorizzazione dei suoi vigneti, che già da tempo costituiscono la produzione agricola più importante del paese.
ntorno al I secolo d.C, Jato venne distrutta probabilmente da un terremoto, rimasta disabitata, tornò a splendere con l'arrivo in Sicilia degli Arabi. Fu definitivamente distrutta da Federico II nel 1246 e i suoi abitanti deportati a Lucera, in Puglia. Numerosi ed interessanti reperti rinvenuti tu Morire Jato sono adesso sistemati nell'antiquarium comunale di San Cipirello

San Giuseppe Iato, strada del vino Monreale

San Giusèppe Jato comune della Città Metropolitana di Palermo, 467 m s.m., patrono Madonna della Provvidenza 13-16 agosto, assieme al comune di San Cipirello costituisce un curioso caso di doppia enclave comunale all'interno del comune di Monreale. Precedentemente aveva il nome di San Giuseppe de li Mortilli, dato che sorgeva nel feudo dei Mortilli.

Chiesa della Madonna della Provvidenza ubicata nel centro del paese è la chiesa santuario più importante, per i cittadini di San Giuseppe Jato, custodisce al suo interno la venerata effigie della Madonna della Provvidenza Patrona della cittadina.

Chiesa Madre Santissimo Redentore e San Nicolò di Bari, in stile richiamante quello neoclassico e conserva al suo interno pregevoli opere come una statua lignea di San Giuseppe di Girolamo Bagnasco,

Santuario dedicato alla Madonna della Provvidenza, edificato nel 1852 e situato nell'ex-feudo Dammusi, dove il 21 luglio 1784, secondo la tradizione, Onofrio Zorba dopo un'apparizione della Madonna in sogno rinvenne il quadro in ardesia della Madonna della Provvidenza. Qui ogni anno avviene un pellegrinaggio.

Santuario dedicato ai Santi Cosma e Damiano, molto antico e da poco oggetto di restauro conservativo, si trova sul monte Jato a 3 km dal paese. Si vuole sia stato fondato dai monaci basiliani che trasmisero il culto dei Santi Martiri, la tradizione popolare locale narra che qui si rifugiarono nella loro vita peregrina i santi Cosma e Damiano.

Numerose le masserie, simbolo di San Giuseppe Jato.

Parco Archeologico di Monte Iato, A circa 30 km da Palermo, sopra i centri abitati di San Cipirello e San Giuseppe Jato, si eleva il Monte Jato (m.852 s.l.m.), la visita all’area archeologica di Iaitas/Ietas/Giato/Jato passa attraverso l’Antiquarium di “Case d’Alia”.

il 19 marzo con la Festa di San Giuseppe e la scena dei virgineddi, per poi intraprendere un pellegrinaggio alla Madonna della Provvidenza il 21 luglio.

Camporeale e la strada del vino Monreale

Camporeale comune della Città Metropolitana di Palermo, 425 m s.m., patrono: Maria Santissima Assunta 15 agosto,
La chiesa madre costruita nel 1862-81, in stile neoclassico con tre navate . Affrescata con pitture nel 1954, e recentemente restaurata dopo i danni ricevuti dal terremoto del 1968.
Nel castello esisteva già una chiesa fatta costruire dai Gesuiti. Ma essendo insufficiente per l’accresciuto numero delle persone ed essendo pericolante, nel 1832 la chiesa fu trasferita in un locale più grande. La nuova chiesa fu dedicata a S. Antonio da Padova,
Chiesa Madonna dei Peccatori Sulla collina sovrastante il paese sorge un santuario dedicato alla Madonna dei Peccatori.

Il Palazzo del Principe è sito al centro del paese all’interno del baglio dei Gesuiti, noto oggi come Atrio principe.

"Il trittico di Camporeale": "Il contadino", "Refugium Peccatorum" e "Il falegname". Un percorso artistico e culturale composto da murales nelle vie del centro di Camporeale che tratta tre temi fortemente legati all'identità del paese: l'agricoltura, l'artigianato e la grande devozione dei camporealesi per la Madonna dei Peccatori. Visitando le tre opere è possibile leggere un vecchio canto popolare di amore dedicato a Camporeale: un canto di quelli che pochi vecchi ripetono a fior di labbra; pressoché dimenticato, parla d’affetto, di rispetto, di amore per il proprio paese riportato in un'opera letteraria di Pitrè e Salomone Marino:

"Specchiu di l'occhi mei ca luci tantu,
T'assiddiivu 'mmenzu di tri centu,
T'assiddiivu cu n'amuri tantu,
Allura chi ti vitti'un appi abbentu:
Nun vigghiu, 'un dormu, né manciu, né cantu,
Sempri è supra di tia lu 'nfuddimentu;
E lu me amuri è arrivatu a tantu,
Ca eu ti vinciu, ed autru perdi tempu.
Un itinerario turistico che, tramite le tre opere, porta il visitatore dentro i vicoli e le botteghe artigiane del paese.

Camporeale Days il ad ottobre la manifestazione dedicata alla promozione e valorizzazione delle risorse enogastronomiche, artistiche e artigianali del territorio camporealese e dell'Alto Belice. Wine, food e artigianato sono i protagonisti dell'evento.   https://camporealedays.it/

Monreale, itinerario del vino Monreale

Monreale comune della Città Metropolitana di Palermo, 310 m s.m., patrono San Castrenze 2 febbraio, è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Il duomo è intitolato a Santa Maria la Nuova: la facciata è fiancheggiata da due poderose torri campanarie quadrangolari ed è preceduta da un portico settecentesco a tre archi sorretti da colonne in stile dorico, sotto cui è il portale maggiore, chiuso da imposte bronzee (1186) attribuite a Bonanno Pisano; il portico rinascimentale (1547-69) di Gian Domenico e Fazio Gagini, sul fianco sinistro, racchiude un altro portale con battenti bronzei (1179), opera di Barisano da Trani; la parte della costruzione che sovrasta l'altare, detta “Santuario”, soprelevata e con tre absidi, domina l'intero edificio e si presenta all'esterno come uno dei più grandiosi esempi dell'architettura arabo-normanna.
L'interno è a pianta basilicale; nella parte superiore delle pareti corre uno stupendo e vastissimo ciclo di mosaici su fondo oro (1180-90) raffigurante fatti dell'Antico e del Nuovo Testamento e il Cristo Pantocratore. Qui è ospitato il Tesoro del Duomo che contiene reliquiari, arredi sacri e altri oggetti preziosi risalenti ai sec. dal XII al XVII.
Il chiostro è quanto rimane del convento benedettino: di forma quadrata, è tutto cinto da un portico ad archetti acuti sorretti da 228 colonnine binate con capitelli di grande rilievo artistico.
In città ha sede la Civica Galleria d'arte moderna “Giuseppe Sciortino”, dedicata ad opere di pittura e scultura moderna e contemporanea.
L'organo a canne della Cattedrale è stato costruito tra il 1957 e il 1967 dai Fratelli Ruffatti di Padova. Il progetto è stato ideato sotto l'episcopato dell’Arcivescovo Francesco Carpino; ha partecipato alla progettazione Mons. Antonino Orlando, all'epoca organista titolare. Il concerto inaugurale ebbe luogo il 24 aprile 1967 e venne eseguito da Fernando Germani.
Lo strumento si compone di 121 registri per poco più di 7.000 canne suddivise in tre corpi sonori.

La frazione San Martino delle Scale, si sviluppò un'abbazia benedettina, distrutta nel sec. IX dagli Arabi, riedificata nel Trecento, rimaneggiata più volte. Il complesso abbaziale è molto articolato, con numerosi cortili e chiostri, tra i quali si segnala quello di San Benedetto (1612) con una bella fontana. La chiesa, di fondazione cinquecentesca, è a navata unica e conserva numerosi dipinti di vari artisti, tra cui Filippo Paladino e Pietro Novelli, notevoli opere scultoree e un imponente coro ligneo intagliato, realizzato parte nel Cinquecento e parte nel Settecento.

L’Itinerarium Rosaliae, il cammino, percorribile, fra ambienti incontaminati di grande pregio e aree culturali molto suggestive dalle spiccate peculiarità culturali, interessa le Arcidiocesi di Palermo, di Monreale, di Agrigento e l’Eparchia Greco Albanese di Piana degli Albanesi

Grisì in Festa - Sagra dei Sapori siciliani a luglio a Grisì, frazione del comune di Monreale. A Grisì, paese caratteristico di verdi e dorati paesaggi agricoli, a pochi minuti da Partinico, Alcamo e dai centri del Golfo di Castellammare,una manifestazione in cui saranno protagonisti il gusto della tradizione culinaria siciliana dello Street Food, https://www.facebook.com/grisinfesta/

Monreale la storia di Monreale è lunga e ammantata di leggenda. Si narra infatti che Guglielmo I, re normanno di Sicilia, dopo una battuta di caccia si fosse addormentato sotto un carrubo. In sogno gli apparve la Madonna che gli indicò il luogo ove era nascosto un tesoro con cui egli avrebbe dovuto erigere la sua chiesa, chiamata appunto Santa Maria Nuova. L’abitato di Monreale sorge proprio accanto alla sua cattedrale
La cattedrale di Santa Maria Nuova è inserita nella lista dei siti patrimonio mondiale dell’umanità Unesco ed è considerata una delle più importanti chiese medioevali del mondo.

Il Castellaccio di Monreale o Castello di San Benedetto è l'unico esempio della Sicilia occidentale di monastero - fortezza militare. È situato su Monte Caputo, nei pressi di Monreale a 764 m di altitudine.
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