Alla Scoperta del Cristo Nero in Sicilia: Un Viaggio tra Storia e Mistero
Se stai pensando di visitare la Sicilia e sei curioso di scoprire il misterioso Cristo Nero, sei nel posto giusto.
Questo itinerario ti porterà attraverso luoghi affascinanti dove potrai ammirare questa straordinaria statua e conoscere la sua storia unica.
Scoprirai perché è nera e il significato profondo che ha per la cultura locale, un simbolo di speranza e di resistenza.
Pronto a immergerti in un'avventura che unisce arte, storia e spiritualità? Seguici e preparati a vivere un'esperienza indimenticabile.
Vuoi visitare la magnifica Sicilia, ti consigliamo di scoprire il Cristo nero in Sicilia.
E' è una tappa imperdibile per comprendere la storia e la cultura di questa meravigliosa isola. Scopri dove puoi ammirarlo e lasciati affascinare dalla sua maestosità e significato profondo.
Il cristo nero in Sicilia, il Crocifisso è uno dei motivi iconografici più diffusi nella storia dell’arte come la produzione di immagini del Cristo, l’arte assume, dunque, un importante significato che viene normato attraverso la codificazione di precise tematiche iconografiche.
Le confraternite, assieme alle realtà conventuali delle città ed ai privati, non fanno altro che alimentare la produzione di opere d’arte e si affidano per quanto attiene alla scultura lignea, ad artisti abili nell’arte dell’intaglio.
In particolare, tra Cinque e Seicento, la committenza pone attenzione ai maestri che in un certo senso erano riusciti a specializzarsi nella scultura del legno ed in determinati generi iconografici, come accade con frate Umile da Petralia Soprana – al secolo Giovan Francesco Pintorno – e i frati di Petralia Sottana Innocenzo e Benedetto nella fattura di Crocifissi.
In alcuni casi gli scultori, noti per le immagini del Cristo alla croce, vengono anche indicati con la qualifica di crucifissari, i quali attraverso l’ascolto dei testi religiosi avrebbero tratto i contenuti attraverso il quale lo scultore avrebbe tratto le immagini.
Le raffigurazioni del Crocifisso tra Quattro e Seicento rimandano al modello del Christus Patiens, introdotto tra il X e l’XI secolo come superamento dell’influenza bizantina che aveva fino a quel momento indotto gli artisti a rappresentare sulla croce il Cristo non morto ma vivo. A Caltanissetta, tale modello trova valida esemplificazione nella sacra effige quattrocentesca del Santissimo Crocifisso detto “Signore della Città
Nella formazione di un’opera d’arte sacra assume un ruolo determinante la committenza, che non va esclusivamente identificata con la sfera ecclesiastica ma anche con quella del notabilato locale che finanzia con risorse private gli interventi per decorare gli altari e le cappelle di cui intende acquisire il diritto di patronato.
La rappresentazione del Cristo nero potrebbe essere dovuta alla qualità del legno, alla rappresentazione del colore funebre, che rinvia alla forza della terra, alle energie alla forza della natura, alle energie ctoniche, all’apertura verso qualcosa di nuovo, nella Bibbia la tinta è legata al peccato, sacrificio, nel perseguire le proprie mete.
Forse una mattina, qualche scultore volle usare l’ebano, un legno nero pregiatissimo, duro e pesante, resistente alle intemperie e alle muffe, oggi viene impiegato per applicazioni di particolare impegno, dalla falegnameria fine e dai mobili di pregio, alle sculture.
Non saprei darvi o condurvi verso una risposta, sappiamo che ci sono, sono venerati e portati in processione e molti sono i devoti.
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Itinerario il Cristo nero i Comuni
Itinerario il Cristo nero i Comuni con le sculture lignee, le chiese dove si possono ammirare, questo non deve essere il solo motivo della visita, il territorio offre numerose opportunità al turista per trascorrere ore di relax tra piazze monumenti ed una gastronomia tipica da non perdere, cerchiamo destinazioni turistiche e attrattori di valenza culturale, ambientale, artistica, nei luoghi da visitare, pagine dedicate a tutti coloro che cercano mete fuori dai soliti schemi turistici.
Aragona - Chiesa di Santa Maria della Provvidenza ed il Cristo Nero, AG
Le prime fonti della presenza di una chiesa rurale dedicata alla Vergine della Provvidenza, già sono presenti negli Atti del notaio Pietro Chiarelli, in data 22 maggio 1626, il quale parla della Cappellania dell’omonima chiesa, sita sull’eminente collina detta Belvedere.
All’ingresso della chiesa vi è un soppalco sorretto da due colonne in gesso con stile ionico, al di sopra una cantoria, dove è possibile ammirare un gioiello d’arte organaria siciliana. Questo è un organo positivo a trasmissione meccanica (mantice), legato ad una tastiera. L’opera più importante, però, è senza dubbio, il particolare crocefisso ligneo deposto nella parte destra della chiesa. Il “Cristo nero” come viene denominato dal popolo aragonese è un’opera lignea di scultore ignoto. Esso diversamente dai migliaia di crocefissi riprodotti in tutte le chiese ha delle particolarità. Anzi tutto viene rappresentato un Cristo ancora vivo esalante gli ultimi respiri.
Il Cristo nero - Siculiana AG
La storia del Cristo nero di Siculiana è molto affascinante ed è legata a particolari festeggiamenti. Terminati i riti della Settimana Santa, a Siculiana, fervono i preparativi per la Festa di lu tri di Maju, dei tre Maggi, cioè la festa del Santissimo Crocifisso.
Si tratta di una manifestazione partecipate, che comincia il 29 aprile. Già alcuni giorni prima, i fedeli provenienti da diverse parti della provincia si recano presso l’antico santuario, facendo chilometri a piedi scalzi, per pregare il Cristo nero.
Il simulacro del Cristo nero di Siculiana è una scultura in leccio, smaltata di marrone scuro. Un Cristo, appena spirato, è poggiato di peso sulle ginocchia piegate. La scultura sarebbe stata realizzata non più tardi del 1600.
Il vescovo di Agrigento Francesco Rhini, con una Bolla del 27 febbraio 1682, eresse a titolo nella Chiesa Madre di Siculiana la Confraternita del SS. Crocifisso o dei 33. I confrati, in quel giorno, ricevettero in dono dalla Confraternita del SS. Sacramento, con l’obbligo di continuare a festeggiarlo ogni 3 maggio.
Caltanissetta - il Signore della Città il Cristo nero, CL
Conosciuto anche come Cristo Nero, è un crocifisso ligneo di autore ignoto, uno dei più antichi della Sicilia,oggetto di devozione popolare, di cui è santo patrono insieme all'Arcangelo Michele.
Databile tra il XIII e il XV secolo, è uno dei crocifissi più antichi della Sicilia.
Secondo la tradizione, fu rinvenuto nel XIV secolo da due fogliamara, raccoglitori di erbe selvatiche, all'interno di una grotta nei dintorni della città tra due ceri accesi, i cui fumi lo avevano annerito. Quando fu portato in città, ogni tentativo di sbiancarlo fu vano, poiché, una volta pulito, il crocifisso tornava scuro. Da questo deriva il nome popolare di Cristo Nero. Fu ritenuto miracoloso e prese ad essere considerato patrono della città.
Inizialmente fu custodito all'interno della chiesa di San Leonardo, successivamente venne traslato nella chiesa intitolata al Santissimo Crocifisso, che corrisponde all'attuale santuario del Signore della Città.
Fu l'unico santo protettore di Caltanissetta fino al 1625, anno in cui, a seguito dell'apparizione miracolosa dell'Arcangelo Michele al frate cappuccino Francesco Giarratana, che lo vide salvare la città dalla peste, fu scelto proprio San Michele come patrono della città.
Si tratta di una statuetta lignea scura, ha delle caratteristiche tipiche di un crocifisso in stile bizantino, vi sono tre chiodi invece che quattro, le gambe sono notevolmente piegate e la testa è reclinata sulla spalla destra.
Oggi la statua del Cristo è inchiodata su una croce lignea, dipinta in finto marmo verde e blu e disegni dorati, la stessa sulla quale era inchiodata nella seconda metà del XIX secolo, e che era stata sostituita da una nuova croce negli anni sessanta del Novecento.
La devozione al Signore della Città è antecedente al 1500, gli sono stati attribuiti miracoli e grazie ricevute, tutti raccolti in un libro custodito dai fogliamari, ma mai sottoposti a un processo da parte della Chiesa.
Viene portato in processione nel pomeriggio del Venerdì Santo, all'interno dei riti della Settimana Santa di Caltanissetta. La processione, definita "toccante" come manifestazione religiosa della città, è caratterizzata dalle lamentanze dei fogliamari e, a differenza degli altri riti della Settimana Santa, dall'assoluto silenzio che viene osservato dai devoti, i raccoglitori di verdure selvatiche, i poveri tra i poveri, durante la processione, i Fogliamari cantano le struggenti ladate, intonando in un antico dialetto la Passione di Cristo.
La lamentanza o ladata a seconda delle zone, è una antica forma di canto religioso polifonico, cantato durante i riti della Settimana Santa in Sicilia.
Questi cori sono cantati dai lamentatori delle confraternite (detti in siciliano lamentatura), sono rigorosamente voci maschili, sono eseguiti durante i riti del giovedì e la processione del Venerdì Santo ed anche altre manifestazioni liturgiche, a seconda delle zone.
Gela, la Chiesa del Carmine ed il Cristo nero, CL
La storia miracolosa del Crocifisso, è in stile bizantino, dipinto in nero ebano, adagiato su uno strato di bambagia, in un tabernacolo di legno con cornice dorata.
Nel 1602 si dice, cominciò a trasudare sangue e acqua per cinque giorni.
L’evento stupì tutti ed ebbe talmente tanto clamore che richiamò i religiosi e laici di tutta la Sicilia. Per accertarsi che l’evento accaduto fosse reale, si decise di appoggiare la statua su di un letto di cotone e chiuderlo in una stanza.
Dopo qualche giorno si vide che il cotone era inzuppato di sangue.
E’ per questo motivo che è tuttora ritenuto dalla popolazione gelese, un simulacro miracoloso e venne allora eletto patrono della città.
Oggi continua ad essere oggetto di venerazione ed è celebrato l’11 gennaio.
San Piero Patti - Cristo nero di scuola siciliana, ME
Nella chiesa di Santa Maria Assunta, la fondazione risale al Cinquecento e nel corso dei secoli parecchi restauri e aggiunte hanno ne hanno arricchito l'ambiente interno e l'architettura esterna.
Alla chiesa, sopraelevata rispetto al piano stradale, si accede tramite un'imponente scalinata a forbice in pietra, arricchita da un'artistica ringhiera e da un grande cancello in ghisa, il campanile, alto quasi trenta metri, è indipendente dal resto dell'edificio.
Nella navata destra, un crocifisso nero di scuola siciliana, risalente agli inizi del 1400, collocato in un altare a lato di quello di San Biagio. L'altare è in marmo policromo locale ad intagli.
Altofonte - Crocifisso Nero, PA
Il Crocifisso Nero, attualmente collocato presso la cappella dell’Addolorata nella chiesa Santa Maria di Altofonte .
Si tramanda che il Crocifisso Nero fosse inizialmente collocato presso la cappella del Baglio Romei, presso l’antica via d’accesso al paese.
Il colore nero spicca, ma per il parchitano ha il simbolo della salvezza, spirituale e storica.
Il Cristo che si fa carico dei peccati dell’uomo, per salvarlo da quelli, diventa nero
Secondo la tradizione per due volte dal Baglio Romei fu trasportato nella chiesa Madre e per due volte misteriosamente fu ritrovato, l’indomani, nell’antico sito; solo la terza volta portato in processione con onore e devozione da fedeli e autorità ecclesiastiche, il Crocifisso Nero non si mosse più.
In certi momenti storici i parchitani , vollero cambiare il colore del Crocifisso, fu tutto vano perchè quando passavano la pennellata di colore bianco, come d’incanto tornava di nuovo nero. Realistico nella rappresentazione, a grandezza reale, del corpo martoriato del Cristo.
Calatafimi - Festa del Santissimo Crocifisso, TP
La festa del Santissimo Crocifisso è una delle feste popolari più antiche d'Italia, si svolge nella città di Calatafimi ogni 5 o 7 anni, nei giorni che vanno dal 1º al 3 maggio.
È una festa religiosa in onore di Cristo Crocifisso, la cui devozione nella cittadina è collegata ad un antico crocifisso ligneo di autore ignoto, cui sono attribuite numerose guarigioni avvenute nel 1657. In tale anno il crocifisso, che si trovava nella sagrestia della chiesetta di Santa Caterina d'Alessandria, fu portato per la prima volta in processione con autorizzazione del vescovo di Mazara.
La popolazione calatafimese, divisa in ceti, sfila per tre giorni in processione lanciando confetti, cucciddati e fiori.
La festa del SS. Crocifisso viene celebrata solennemente sin dal 1657. Inizialmente i festeggiamenti si celebravano in giugno, furono poi spostati a settembre e poi agli inizi di maggio. Nella chiesa di S. Caterina, tra il 23 e il 25 giugno 1657,un crocifisso ligneo nero operò vari prodigi. Nel novembre 1657, due ricchi borghesi, donano quattro once e 35 tarì per l'altare e altre spese necessarie al culto come chiesto dalla Curia Vescovile di Mazara. Nell'arco di 100 anni il popolo ingrandisce la chiesa di Santa Caterina dedicandola al SS Crocifisso. Il 19 dicembre 1657 i giurati, chiedono al Vescovo il permesso di condurre in processione il SS. Crocifisso per poi deporlo nella nuova cappella. Da allora ad oggi tutto il popolo si è suddiviso e raggruppato in diversi ceti e ha sempre reso omaggio al Suo Protettore per aver dato l'abbondanza dei raccolti e la ricchezza nel lavoro benedetto da Dio. Il dono del pane dato a tutti in abbondanza nel corso dell'omaggio del SS. Crocifisso, inizialmente mirava nel far gioire anche i poveri nei giorni di festa. Quel pane oggi è diventato “lu Cucciddatu”. Il Crocifisso andò perduto il 25 settembre del 1887 quando, in occasione della festa della Madonna di Giubino, un incendio distrusse la cappella. Il Crocifisso fu subito sostituito e benedetto da Papa Leone XVII. Nel 1988,Padre Ingarra levò i marmi alla base della croce, perché si diceva che erano stati murati pezzetti del SS. Crocifisso bruciato,in effetti li trovò, prese il pezzetto più grande che c'era e lo sistemò in una reliquiario d'argento che viene portato in processione.
Il SS crocifisso nero a Caltabellotta
Il simulacro del SS.Crocifisso dei miracoli è una piccola immagine di legno nero, alto circa settanta centimetri e incastonato in una bellissima teca d'argento, sistemata su un supporto di legno.
La sua origine è molto antica. Pare sia della scuola orientale e bizantina e la sua fattura è databile, molto probabilmente, intorno all'anno 1300. Un tempo lo si venerava, con il titolo di Crocifisso di Valverde, nella chiesa madre, sul monte Gogalà. Il trasferimento della statua nella chiesa di Sant'Agostino, avvenne però, circa un secolo e mezzo fà.
Per intervennero le autorità ecclesiastiche e il Cristo "nero" venne trasportato in processione nella chiesa di Sant'Agostino e collocato al lato destro della statua di Maria SS. dei Miracoli. Fu allora che nacque la festa comune del SS.Crocifisso e di Maria SS.dei Miracoli.
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