Considerato il periodo più buio , della nostra storia, il Medio Evo, al contrario, fu e l’epoca in cui mise le radici il Rinascimento, epoca in cui iniziarono a germogliare nuove leggi .
Soprattutto tra il IX e il X secolo, infatti, grazie all’influenza culturale degli Arabi, qui in Sicilia viveva in “un crogiolo, se non proprio di religioni (che non si fusero affatto, ma c’era molta tolleranza tra ebrei, arabi e cristiani) di arte, di cultura, di lingue, di civiltà”.
Anni splendidi da un punto di vista culturale, tormentati da un punto di vista politico. E con i castelli, di conseguenza, giunsero le corti e attorno alle semplici case dei contadini, dei pastori e degli artigiani, ecco sorgere i palazzi dei nobili e dei signori.
Anche qui, la vita di corte rappresentò un gran balzo in avanti per le scienze, le arti e la cultura l’arrivo del feudo distrusse l’architettura economico-contadina importata dagli Arabi che aveva reso la Sicilia fulcro del mondo conosciuto.
Appuntamenti eroici che non hanno certo messo in ombra quelli con la fede e con la parte più intima della storia del luogo, quella che ha narrato nelle strade di Castelbuono l’origine del culto per Sant’Anna con la bella rappresentazione storica offerta dai tanti attori, figuranti e, ancora una volta, dal plotone d’onore dell’Ordine dei Cavalieri della Stella. Un Ordine la cui congregazione fu fondata nel XV secolo in quel di Messina per difendere la città dai pirati ma ben presto si trasformò in un ordine cavalleresco vero e proprio, tanto Giuseppe La Farina riporta che “quando alcuno de’ cavalieri o per morte o per cancellazione venia a mancare, chi appartenea a nobile parentado, ed, avendo venti anni, tenea cavalli ed armi, ed atto si trova va agli esercizi di buona cavalleria, potea a voti essere ammesso a far parte della congrega, pagando in pria la somma di onze trenta, con le quali si acquistava una rendita in nome della corporazione”.
Ben regolamentata era anche la vita di questi nobili cavalieri siciliani (“si eserciteranno i nostri cavalieri sul cavalcare, giostrare, torneare così a piè come a cavallo, e in giocare bene d’ogni sorta d’armi”), tanto per la vita pubblica che per quella privata (“quando alcun cavaliero de’ nostri prendesse moglie e volesse celebrare nozze pubbliche, essendo richiesto il principe dee intervenire e vi andrà in forma di congregazione, con quel numero di cavalieri, che a lui parerà per favorire lo cavaliere sposo. Così anco nella infermità o carcere de’ cavalieri sia pensiero suo di mandarlo a visitare”). Un ordine di splendenti cavalieri in armatura che resterà attivo sino alla fine del XVII secolo quando, per ordine del vicerè spagnolo, sarà costretto a sciogliersi per sempre…
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