Itinerarium Rosaliae o Cammino di Santa Rosalia - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

Itinerari in Sicilia

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Itinerarium Rosalie l'Officina Territoriale
Percorso culturale religioso naturalistico ed escursionistico, nell'entroterra siciliano.
Rosaliae collega i luoghi dell’eremitaggio di Santa Rosalia: l'Eremo di Santo Stefano Quisquina sui Monti Sicani in provincia di Agrigento e il Santuario di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino a Palermo.
Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina
Soc. Cooperativa Sociale "La Quercia Grande", gestione Eremo Santa Rosalia alla Quisquina
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Itinerarium Rosaliae o Cammino di Santa Rosalia, trekking

Se stai cercando un'avventura unica in Sicilia, l'Itinerarium Rosaliae è proprio quello che fa per te.
Questo trekking ti porterà a scoprire paesaggi mozzafiato mentre segui il sentiero che collega l'Eremo di Santo Stefano Quisquina al Santuario di Monte Pellegrino a Palermo.
È un percorso ricco di storia e spiritualità, perfetto per chi ama immergersi nella natura e nella cultura locale.
Prepara le scarpe da trekking, porta con te la curiosità e lasciati conquistare dalla bellezza di questo cammino.
Questo emozionante percorso a tappe ti condurrà lungo il cammino tra l'Eremo di Santo Stefano Quisquina e il Santuario di Monte Pellegrino a Palermo, permettendoti di immergerti nella storia e nella spiritualità di questa affascinante figura religiosa. Preparati a vivere un'esperienza unica e indimenticabile lungo le strade di Sicilia.
Itinerarium Rosaliae o Cammino di Santa Rosalia, trekking, un percorso che permette di riscoprire luoghi percorsi dalla Santa nel suo cammino verso la grotta, attraverso l'entroterra siciliano nelle ex province di Palermo ed Agrigento.
Il percorso immerso nella natura, tra esperienze di riflessione e silenzi meditativi, ripercorre la strada che la 'Santuzza' percorse quando lasciò la città di Palermo per rifugiarsi nella grotta della Quisquina e collega quindi, i due principali luoghi di Sicilia dove Santa Rosalia visse realmente: il Santuario di Monte Pellegrino e l’Eremo di Santo Stefano Quisquina.
L’Itinerarium Rosaliae vuole collegare proprio questi due luoghi attraverso un percorso di circa 180 km da affrontare come trekking e ci sono alcune associazioni che propongono questo itinerario o in mtb, come alternativa in moto visitando i paesi interessati dal cammino.
Si tratta di un cammino o un pellegrinaggio, che si pùò snodare su una rete di sentieri, regie trazzere, mulattiere e strade ferrate dismesse e che attraversa le province di Palermo e Agrigento, attraverso il Parco dei Monti Sicani e Riserve Naturali, mulattiere, sentieri sterrati o antiche strade secondarie attraversando aree di notevole interesse naturalistico, l’Alto Belice con i suggestivi borghi come Palazzo Adriano, Chiusa Scaflani, Piana degli Albanesi e Monreale.



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Rosalia Sinibaldi o Santa Rosalia

Rosalia Sinibaldi nacque nel 1130, presumibilmente a Palermo, dal conte Sinibaldo Sinibaldi, signore di Monte delle Rose e Quisquina, membro della famiglia dei Berardi, quanto alla sua nascita, è stato tramandato che nel 1128 il Re Ruggero II di Sicilia, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale con la moglie Elvira di Castiglia, vide apparirgli una figura che gli disse: «Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine». Per tale motivo, poco tempo dopo, quando nacque, la bambina fu chiamata Rosalia.

Un giorno il conte  Baldovino  salvò il re Ruggero da un animale selvaggio, il re allora volle ricambiarlo con un dono e Baldovino chiese in sposa Rosalia. Il giorno antecedente le nozze, Rosalia, mentre si specchiava, vide riflessa nello specchio l'effige di Gesù. La ragazza, il giorno seguente, declinando l'offerta preferì abbracciare la fede. A quindici anni abbandonò quindi il Palazzo Reale e si rifugiò a Palermo presso la Chiesa del Santissimo Salvatore, all'epoca monastero.


Nei pressi della grotta, successivamente, è stato costruito l'Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina, ogni anno, il martedì dopo Pasqua, gli stefanesi con i sacerdoti si recavano in pellegrinaggio alla Quisquina.

Il Santuario (445 m s.l.m.) fa un tutt’uno con la grotta dove, il 15 luglio 1624, sono state ritrovate le ossa di S. Rosalia.

La sua struttura, completata nel 1629, è del tutto particolare: nella prima parte c’è la  facciata del 1600 addossata alla roccia, entrando abbiamo un vestibolo finemente lavorato, subito dopo, abbiamo una cupola “aperta” sul cielo e, per finire, superata una sontuosa cancellata in ferro, entriamo nella grotta carsica che potremmo definire il “cuore” del Santuario.

Dopo aver scritto e consegnato una lettera in greco con una croce di legno alle monache, decise quindi di trovare rifugio presso una grotta situata nei possedimenti del padre, presso Santo Stefano Quisquina, dove visse per 12 anni, documentando la propria scelta di vita con un'epigrafe latina scritta all'ingresso della grotta. Successivamente la regina Sibilla consentì a Rosalia di far ritorno a Palermo e di occupare un'altra grotta, quella posta sul Monte Pellegrino, dove morirà dormendo, in pace e in solitudine, il 4 settembre 1170, all'età di 40 anni.



Monte Pellegrino, Palermo

Monreale e l'Itinerarium Rosaliae

Monreale comune della Città Metropolitana di Palermo, 310 m s.m., patrono San Castrenze 2 febbraio, è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Il duomo è intitolato a Santa Maria la Nuova: la facciata è fiancheggiata da due poderose torri campanarie quadrangolari ed è preceduta da un portico settecentesco a tre archi sorretti da colonne in stile dorico, sotto cui è il portale maggiore, chiuso da imposte bronzee (1186) attribuite a Bonanno Pisano; il portico rinascimentale (1547-69) di Gian Domenico e Fazio Gagini, sul fianco sinistro, racchiude un altro portale con battenti bronzei (1179), opera di Barisano da Trani; la parte della costruzione che sovrasta l'altare, detta “Santuario”, soprelevata e con tre absidi, domina l'intero edificio e si presenta all'esterno come uno dei più grandiosi esempi dell'architettura arabo-normanna.
L'interno è a pianta basilicale; nella parte superiore delle pareti corre uno stupendo e vastissimo ciclo di mosaici su fondo oro (1180-90) raffigurante fatti dell'Antico e del Nuovo Testamento e il Cristo Pantocratore. Qui è ospitato il Tesoro del Duomo che contiene reliquiari, arredi sacri e altri oggetti preziosi risalenti ai sec. dal XII al XVII.
Il chiostro è quanto rimane del convento benedettino: di forma quadrata, è tutto cinto da un portico ad archetti acuti sorretti da 228 colonnine binate con capitelli di grande rilievo artistico.
In città ha sede la Civica Galleria d'arte moderna “Giuseppe Sciortino”, dedicata ad opere di pittura e scultura moderna e contemporanea.
L'organo a canne della Cattedrale è stato costruito tra il 1957 e il 1967 dai Fratelli Ruffatti di Padova. Il progetto è stato ideato sotto l'episcopato dell’Arcivescovo Francesco Carpino; ha partecipato alla progettazione Mons. Antonino Orlando, all'epoca organista titolare. Il concerto inaugurale ebbe luogo il 24 aprile 1967 e venne eseguito da Fernando Germani.
Lo strumento si compone di 121 registri per poco più di 7.000 canne suddivise in tre corpi sonori.

La frazione San Martino delle Scale, si sviluppò un'abbazia benedettina, distrutta nel sec. IX dagli Arabi, riedificata nel Trecento, rimaneggiata più volte. Il complesso abbaziale è molto articolato, con numerosi cortili e chiostri, tra i quali si segnala quello di San Benedetto (1612) con una bella fontana. La chiesa, di fondazione cinquecentesca, è a navata unica e conserva numerosi dipinti di vari artisti, tra cui Filippo Paladino e Pietro Novelli, notevoli opere scultoree e un imponente coro ligneo intagliato, realizzato parte nel Cinquecento e parte nel Settecento.

L’Itinerarium Rosaliae, il cammino, percorribile, fra ambienti incontaminati di grande pregio e aree culturali molto suggestive dalle spiccate peculiarità culturali, interessa le Arcidiocesi di Palermo, di Monreale, di Agrigento e l’Eparchia Greco Albanese di Piana degli Albanesi https://www.clicksicilia.com/itinerarisicilia/itinerarium-rosaliae.php

Grisì in Festa - Sagra dei Sapori siciliani a luglio a Grisì, frazione del comune di Monreale. A Grisì, paese caratteristico di verdi e dorati paesaggi agricoli, a pochi minuti da Partinico, Alcamo e dai centri del Golfo di Castellammare,una manifestazione in cui saranno protagonisti il gusto della tradizione culinaria siciliana dello Street Food, https://www.facebook.com/grisinfesta/

Altofonte, itinerarium Rosaliae


Il centro e' ricordato per esser stato residenza e centro di caccia del Re Normanno Ruggero. Successivamente, il Palazzo Reale fu trasformato in monastero cicercense col nome di S.Maria d'Altofonte.

La seicentesca Chiesa Madre dedicata a S. Maria e S. Anna,

La Cappella del Palazzo Reale, di San Michele arcangelo.

il Crocifisso Nero, attualmente collocato presso la cappella dell’Addolorata nella chiesa Santa Maria di Altofonte .
Il colore nero spicca, ma per il parchitano ha il simbolo della salvezza, spirituale e storica, dai pericoli terreni quali pestilenza, carestie, terremoti ed invasioni islamiche.

Piana degli Albanesi, itinerarium Rosaliae

Piana degli Albanesi, Hora o Piana degli Albanersi, itinerarium Rosaliae
Piana degli Albanesi, Hora o Piana degli Albanersi, l'originario nome della città, fondata il 30 agosto 1488 fu la prima delle città albanesi in Sicilia, alle falde della Pizzuta, dove sorge la chiesa della Madonna dell'Odigitria, gli albanesi edificarono il primo impianto della città articolato per ospitare circa 1500 abitanti, con un assetto urbano adatto a una popolazione strutturata secondo l'organizzazione sociale greco albanese. Sorsero così i quartieri San Vito, San Giorgio, San Demetrio, e il quartiere detto Piazza Pubblica.

CATTEDRALE DI S. DEMETRIO - RITO GRECO
Intitolata a San Demetrio Megalomartire, è stata edificata nel 1498, poi rimaneggiata, e affrescata da Pietro Novelli nella prima metà del XVII secolo, come si ammira in particolar modo all’abside mediana. La pianta è a croce greca, con tre navate e con absidi chiuse da iconostasi. Sulla volta, il Padre Eterno benedicente tra arcangeli e cherubini; sotto, gli Apostoli, il Cristo Risorto e i Quattro Padri della Chiesa Greca. Insieme con la bella icona cinquecentesca della Vergine con il Bambino, realizzata con la tecnica della tempera ad uovo tipica della scuola senese, si ammirano il bellissimo gruppo in legno policromo ottocentesco raffigurante S. Demetrio di Tessalonica e S. Nestore, di Girolamo Bagnasco e bottega; la Madonna di Trapani, in marmo alabastrino, realizzata da scuola tosco-lombarda tra il XV e il XVI secolo; a destra, alla fine della navata, la statua di Santo Spiridione, realizzata da Nicolò Bagnasco come quella di San Giuseppe all’altare di destra. Nella facciata, i due mosaici di scuola monrealese (1960).

CHIESA DI SAN GIORGIO MEGALOMARTIRE
È la più antica di Piana degli Albanesi (originaria del 1495). La volta è interamente affrescata dal Crestadoro (1759) che dipinge San Giorgio in Gloria, mentre all’inizio della parete di destra troviamo un bel mosaico del Battista realizzato nel 1984. Sempre a destra, sopra la porta laterale, ecco il San Filippo Neri dipinto da Giuseppe Patania. All’abside occidentale c’è dipinto con la tecnica del falso mosaico il Cristo Pantocratore. A sinistra, la nicchia con la statua in legno di San Giorgio che trafigge il drago di Nicolò Bagnasco, opera tra le più riprodotte nella cesellatura dei brezi, le fibbie degli abiti tradizionali femminili. In fondo, l’affresco che raffigura Sant’Antonio Abate, da molti attribuito ai Novelli, padre e figlio.

CHIESA DI SAN NICOLA
Edificata alla fine del XVI secolo, nell’ambone di sinistra vi si custodiscono icone del Seicento e del Settecento provenienti dalla palermitana Chiesa di San Nicola. Ad una navata, si mette in luce anche per le icone settecentesche realizzate da Ioannichios (ai tre registri dell’iconostasi), monaco dell’abbazia di Mezzojuso, il più famoso artista di icone dell’Italia meridionale secentesca. A lui si deve la cosiddetta “scuola siculo-cretese”, riconoscibile per la lavorazione del fondo in argento a mecca. Iniziando da destra, ecco le icone riproducenti San Giuseppe di Manusakis (opera del 1973), San Partenio, Sant’Atanasio, Sant’Eleuterio e Santa Barbara. A sinistra, Santa Caterina, San Giovanni Crisostomo e Sant’Antonio. La chiesa custodisce anche un bel tabernacolo ligneo del XVIII secolo e una statua in legno dorato raffigurante l’Immacolata (XVII secolo).

CHIESA DELLA MADONNA ODIGITRIA
Costruita nel XVIII secolo, è l’unica testimonianza dell’opera di Pietro Novelli come architetto: le tre navate sono suddivise da quattro colonne che sorreggono la grande cupola ottagonale che, contrariamente a quanto succede nelle chiese barocche, risulta più vicina all’ingesso che all’altare maggiore. Qui si ammira, incassato in una statua secentesca, il quadro della Vergine Odigitria che la tradizione dice essere stato portato fin qui dai primi coloni albanesi. Alle navate laterali si susseguono quattro altari barocchi a marmi policromi e, tra i dipinti, quello raffigurante l’Arcangelo Michele (1700) e una crocifissione in legno ritagliato e dipinto.

Ficuzza, itnerarium Rosaliae


Il borgo di Ficuzza, all'ombra dell'imponente Palazzo Reale, dimora di Re Ferdinando IV di Borbone. Grande appassionato di caccia realizzò in questo luogo una riserva venatoria per  ospitarlo durante le sue frequenti battute di caccia, il palazzo ha linee neoclassiche, con una pianta rettangolare è sovrastato da un gruppo scultoreo raffigurante il dio Pan e la dea Diana con al centro il blasone borbonico. Da vedere anche il 'Pulpito del Re', è sicuramente il meno nobile dei ricordi lasciati dai Borbone in questa splendida riserva naturale

Corleone, itinerarium Rosaliae

Corleóne comune della Città metropolitana di Palermo, 542 m s.m., patrono San Leoluca 1° marzo

Corleone veniva definita «la città regia dalle cento chiese». La visita non può che cominciare dalla medievale chiesa Madre, dedicata a San Martino, ricostruita una prima volta intorno al 1382. Al suo interno, le opere notevoli sono una scultura marmorea raffigurante la Madonna del Soccorso di scuola gaginiana; numerose tele di fra Felice da Sambuca fra cui una grande tela raffigurante San Leoluca che protegge la sua città; un coro ligneo del XVI secolo, opera del Valsi.

Restaurata di recente è la chiesa del Carmine assieme ai suoi affreschi settecenteschi: pregevole è la pala raffigurante la Madonna, attribuita al De Vigilia (1492).
Da vistare c'è pure la chiesa di Santa Rosalia, dove si conserva una tela raffigurante S. Giovanni del Velasco, e un'altra raffigurante la Natività, di V. D'Anna, entrambe del XVIII secolo, oltreché il crocifisso della Catena, venerato da tutti i Corleonesi.

Del 1547 è il Convento dei Domenicani, costruito pochi armi dopo insieme alla Chiesa di S.Domenico.
La chiesa di S. Ludovico pare sia stata costruita nel XIV secolo, vi si conserva una statua in legno del Santo. Nel 1612, accanto alla chiesa fu costruito un orfanotrofio, oggi destinato dal comune a locali per attività culturali.

E' del 1300 la chiesa di S. Agostino, mentre l'attiguo Convento risale al 1600.
Il 7 luglio 1866 la chiesa fu ceduta al comune e il convento soppresso e adibito a scuola. Vi sono conservate: una grande tela con scenografia agostiniana del XVII secolo di autore ignoto; una tela di Giuseppe Ribera, che rappresenta il martirio di S. Bartolomeo; un dipinto del Martirio dei SS. Innocenti del 1626 di autore ignoto; un dipinto del XVII secolo di Narcisio Guidonio, che rappresenta S. Liberata; un dipinto del XVIII secolo, che rappresenta l'Immacolata di autore ignoto; una statua in legno della Vergine del Soccorso del XVII secolo e un Crocifisso del XVIII secolo, entrambi di autori ignoti.

Trecentesca è la chiesa della Candelora nel quartiere S Giuliano. Mentre risale al 1500 la chiesa di Porto Salvo.
La chiesa di S.Pietro risale al 1300 ed è sicuramente una delle più antiche di Corleone. Sorge nell'omonimo quartiere, anch'esso fra i più antichi del paese, dopo quello socialmente più elitario. IL campanile, è un parallelepipedo di calcarenite di Corleone, un tempo(forse ) il minareto della moschea araba. La chiesa dei cappuccini sorse, annessa all'omonimo convento, a metà del 1600. Il Convento possedette una buona biblioteca, che successivamente fu annessa a quella comunale. Dichiarata inagibile dopo il terremoto del '68, le tante opere d'arte in essa contenute furono trasferite presso il palazzo Abatellis di Palermo, presso la chiesa di Santa Maria di Gesù e presso la chiesa madre.

Il monastero del SS. Salvatore venne costruito insieme alla Chiesa nel XIII secolo entrambi furono riedificati nel XVIII secolo e contengono all'interno un'acquasantiera duecentesca, l'altare maggiore in marmo rosso con capitelli romanici del 1618. Un affresco del 1735, che raffigura il trionfo di S. Benedetto con santi benedettini e carmelitani al cospetto della SS. frinita, opera di Filippo Randazzo, copre per intero la volta del tempio. La chiesa di San Marco fu costruita nel 1343 e riedificata nel 1770. Nel 1991 un colpo di vento ne ha fatto crollare i muri laterali, insieme alle chiese e ai conventi, si possono ancora visitare alcuni complessi architettonici realizzali da privali ad uso di abitazioni, tra cui palazzo Provenzano, (già Palazzo Sarzana, n.d.r.) sede del museo civico.

Accanto a palazzo Provenzano si trova il grande complesso architettonico dell'ex ospedale dei Bianchi, un edificio attualmente inagibile perché in precarie condizioni statiche. Al suo interno il bellissimo scalone cinquecentesco in marmo rosso di contrada "Scalilli", l'altare in marmo della cappella del Santo Spirito, il pregevole pavimento in ceramica, raffigurante il transito di S. Giuseppe.

Borgo Schirò è un piccolo borgo oggi disabitato che sorge su un’altura del Corleonese.
Fu edificato durante il regime fascista ed il suo nome è legato a quello di un giovane bersagliere di etnia albanese, Giacomo Schirò

Da non perdere il bosco di Ficuzza, dominato dal massiccio di Rocca Busambra. Insieme alla palazzina di Re fordinando di Borbone, costruita sul finire del '700, su progetto dell'architetto Venanzio Marvuglia.
D'interesse naturalistico sono invece la sorgente del Drago e la cascata delle due rocce.

Proseguendo, lungo la SS 118, è d'obbligo una tappa a "tagliavia", nell'oasi di silenzio dell'ottocentesco santuario della Madonna del Rosario, all'interno del quale si conservano affreschi e tele, ancora qualche chilometro e si possono visitare le «Gole del Drago», di straordinaria bellezza.

Bisacquino - Itinerarium Rosalie

Bisacquino comune della Città Metropolitana di Palermo, 744 m s.m., patrono Santissimo Crocifisso 3 maggio,
la chiesa madre dedicata a San Giovanni Battista (sec. XVIII) custodisce un quadro raffigurante l'Assunta di P. Martorana e alcune pregevoli opere barocche,
il santuario della Madonna del Balzo 1679 e il complesso conventuale di Santa Maria del Bosco, rifatto nel 1593, la chiesa ha navata unica con pianta a croce latina; il monastero conserva due grandi chiostri.

Carnevale di Bisacquino. Stand espositivi prodotti dolciari, Sfilata Carri Allegorici e gruppi in maschera, serate danzanti. La figura caratteristica del carnevale bisacquinese è "U ZUPPIDDU", figura contadina con pantaloni alla zuava, camicia, gilet, coppola e bastone ricurvo, con in una mano un uovo e nell'altra un grillo.   https://www.facebook.com/carnevale.bisacquinese

Sagra della Cipolla e dell'Olio a Bisacquino, degustazioni di prodotti tipici locali, Fiera mercato con esposizione di artigianato e spettacoli  https://www.facebook.com/proloco.bisacquino/

Il Museo dell'Orologio di Bisacquino custodisce una grande varietà e quantità di orologi, di meccanismi e di invenzioni, la memoria del lavoro di Paolo Scibetta, considerato l’ultimo artigiano del tempo

Chiusa Sclafani - Itinerarium Rosalie

Chiusa Sclafani comune della Città Metropolitana di Palermo, 658 m s.m., patrono San Nicola di Bari 6 dicembre.
Il collegio di San Leonardo è una costruzione completata nel 1677: comprende anche un chiostro e una chiesa, l'ottocentesco Palazzo Bonfiglio,
Chiesa Madre intitolata a San Nicolò di Bari. La Chiesa è il frutto di varie fasi di costruzione: l'edificazione originaria risale al XIV secolo mentre tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800,
la Chiesa intitolata a Santa Caterina contenente, tra l'altro, il cinquecentesco trittico raffigurante la Madonna col Bambino e Santi.
il complesso della Badia delle Benedettine - dal bel portale barocco e comprendente anche l'ex Chiesa della Santissima Annunziata ed il seicentesco complesso dei Padri Olivetani.

Sagra della Ciliegie di Chiusa Sclafani a giugno, stand di prodotti tipici locali,
Sagra delle Pesche ad  agosto

Palazzo Adriano, itinerarium Rosaliae

Palazzo Adriano comune della Città Metropolitana di Palermo, 696 m s.m., patrono San Nicola di Bari 6 dicembre
Palazzo Adriano è il centro è caratterizzato dalla Piazza Umberto I sulla quale, come a Piana degli Albanesi e a Mezzojuso, si fronteggiano la chiesa di rito greco-albanese e la chiesa di rito latino.
La piazza, palcoscenico dei tradizionali riti pasquali, è stata nel 1988 set del film di Giuseppe Tornatore "Nuovo cinema Paradiso", le cui foto sono esposte in una mostra permanente presso il museo civico.

Chiesa di Santa Maria Assunta a Palazzo Adriano
Costruita alla fine del XV secolo e ampliata nel XVIII, custodisce al suo interno un’icona con l’Assunta del 1766 di Carlo Marsigli. Il tempio, noto agli studiosi di storia arbëreshë per la presenza al suo interno delle prime lapidi in lingua originaria, custodisce alcune opere d’arte inserite nel Museo Diffuso di arti figurative nell’Alto Belice Corleonese che sono il Sant’Antonio Abate in legno policromo del Cinquecento, l’Immacolata, anch’essa in legno policromo, e il bel fercolo del Santissimo Crocifisso in legno intagliato e dorato, opera del 1639 di Benedetto Marabitti. L’esterno è caratterizzato da una scalinata laterale costruita al tempo del re Ferdinando IV: serviva a permettergli l’accesso in chiesa scendendo da cavallo il più vicino possibile all’ingresso.

Chiesa di S. Maria del Lume, di rito latino, costruita sull'antica chiesa di San Sebastiano su progetto dell'architetto Ferrigno; gli altari sono adorni di preziose pitture di grande valore artistico della scuola di Pietro Novelli.

La chiesa della Madonna del Carmelo con l'interno ad unica navata e l'esterno adornato da un maestoso portale con colonne dai capitelli corinzi. Il nucleo più antico è sul colle S. Nicola dove si trovano i ruderi dell'antico Castello del secolo XIV . Nei primi decenni del XIX secolo il castello fu adibito a residenza reale durante i rapporti che Ferdinando IV intrattenne coi palazzesi. Gli ultimi ad utilizzare la struttura furono i Borboni. Il castello è sede del Museo Civico Real Casina, con una sezione dedicata alla cultura Arbereshe.

Sagra della CUCCIA-GRURE" devozione e tradizione il 1° di agosto, ricordando le antiche origini albanesi a Palazzo Adriano (Palermo) comunità di origine Arberëshe della Sicilia. Museo Real Casina, Mostra di Parati, Oggetti, sacri e Ricami in Oro della tradizione  Arberësh.
Nella notte precedente la 1° domenica di agosto si suole salire sulla Montagna delle Rose (m. 1454 s.l.m.) e all’alba, volti ad oriente si suole cantare il nostalgico canto albanese “O e Bakura Moré” che ricorda l’antica patria d’origine: l’Albania. La sera nella Piazza Umberto I, viene distribuita la “Cuccia” alimento a base di fave, ceci, grano tutto condito con vino cotto, come giorno d’inizio della quaresima orientale della festa della Madonna Assunta e come ricordo dell’arrivo degli Albanesi a Palazzo Adriano. Degustazione di prodotti locali.

Prizzi, itinerarium Rosaliae

Prizzi comune della Città Metropolitana di Palermo, 966 m s.m., situato nell'alta valle del fiume Sosio. Fondato in epoca normanna, i cistercensi vi fondarono i monasteri di San Michele e di San Cristoforo. La chiesa madre risale al 1561; nella chiesa di Sant'Antonio Abate sono un gruppo raffigurante la Madonna col Bambino e un'acquasantiera, ambedue cinquecenteschi.
Del castello medievale alcuni resti

La Domenica di Pasqua a Prizzi

La Domenica di Pasqua a Prizzi, si svolge il Ballo dei Diavoli (U Ballu di Diavuli), una festa a metà tra il profano e il sacro.
La festa inizia quando la Morte e i Diavoli prendono possesso della città.che saranno i protagonisti del famoso Ballo dei Diavoli che si svolge in diversi quartieri del paese.
La tradizione prevede due momenti: uno religioso, che è quello dell’incontro fra la Madonna e il Cristo Risorto, a simboleggiare la rinascita di Gesù, e un momento pagano, che è quello del ballo dei diavoli che cercano di impedire “u contru”
La Morte, vestita di giallo, con una maschera e con in mano una balestra, va in giro per la città alla ricerca di anime da portare all’inferno. Quando sono catturate, le vittime della Morte sono chiuse in una casa e possono liberarsi solamente pagando un obolo.
I Diavoli indossano una tuta rossa e una grande maschera. Insieme alla Morte, trascorrono il pomeriggio facendo scherzi ai passanti e rinchiudendo le persone.
Il culmine della manifestazione avviene quando la Morte e i Diavoli tentano di impedire l’incontro delle statue della Madonna e del Cristo Risorto nella piazza principale di Prizzi.
Al terzo tentativo arrivano gli Angeli che colpiscono e uccidono le forze del male, mentre le campane suonano in segno di festa.
A quel punto la Madonna perde il suo mantello nero e si mostra con il suo vestito celeste, simboleggiando così il trionfo del bene sul male.
I Diavoli si arrendono e compiono un rito di purificazione dal peccato con il pigliar’a paci, inchinandosi per tre volte dinanzi alle statue della Madonna e di Cristo Risorto.

A Prizzi, esiste un'antica tradizione, ricorrere alla Madonna del Carmelo per far cessare le pioggie...
Dopo un inverno con abbondanti piogge c'è chi ha pensato di rispolverare un’antica usanza, recarsi in pellegrinaggio alla chiesa del Carmine, poco distante dal paese, per prendere la Madonna del Carmelo e portarla in paese, affinchè per sua intercessione metta fine alla pioggia. Si ricorreva alla Madonna del Carmelo sia per porre fine alla pioggia, accompagnata da S. Eliseo che reca in mano una spada per poter tagliare le nubi, o per invocare la pioggia, accompagnata in questo caso da S. Elia che reca in mano una brocca, simbolo dell’acqua che si desidera.
La Chiesa Maria SS. Carmelo fu fondata dai Bonelli nell’1150 e riadattata nel 1582 dai Carmelitani sull’antica chiesetta di S. Angelo. Sorge fuori dell’abitato e accanto ad essa si trova il cimitero comunale. La Chiesa si presenta a croce latina. Sull’altare maggiore è posto il simulacro di Maria SS. Del Carmelo ed ai lati quelli di S. Elia e S. Eliseo.

La Fiera di Prizzi, il 14 settembre, fiera con il completo assortimento di oggetti di casa, strumenti da lavoro.
Nei giorni della manifestazione si svolge la  Mostra Capi Selezionati Razze Bovini, presso il Foro Boario di Prizzi sito in C.da Zachia. La manifestazione è organizzatta dall'Associazione Prizzese Agro-Zootecnica e patrocinata dal Comune di Prizzi. Le Aziende Zootecniche presenti all’esposizione presenteranno i loro allevamenti di bovini iscritti nei libri genealogici o nei registri di razza presso gli stand espositivi. https://www.facebook.com/prolocohippanaprizzi/

Santo Stefano Quisquina, itinerarium Rosaliae


è situato nell'entroterra agrigentino, ubicato ad un'altezza di 732 m s.l.m. È circondato dai monti Sicani
La settecentesca Chiesa Madre, ad abbellire la chiesa furono i fratelli Manno pittori di notevole fama e commissionate preziose statue lignee dorate ed un crocifisso intagliato. In occasione dell'elevazione a Santuario la chiesa ha aggiunto  numerose opere d'arte già presenti alcune più recenti di fattura stefanese.
L'eremo di Santa Rosalia alla Quisquina è una costruzione lungo le pendici del monte Quisquina nel territorio di Santo Stefano Quisquina, comune italiano della provincia di Agrigento, in Sicilia.

L'eremo è stato costruito nelle vicinanze della grotta in cui si rifugiò per gran parte della sua vita santa Rosalia, la vergine palermitana, l'eremo comprende, oltre alla "grotta", la chiesa, la cripta e gli ambienti conventuali come le celle, la cucina ed il refettorio.

In una grotta mimetizzata della vegetazione difficilmente accessibile, la giovanissima Rosalia, fuggendo la vita mondana ed in cerca di solitudine, di pace e soprattutto di Dio, trovò dimora per ben dodici anni

Eremo di Santa Rosalia

È situato a mille metri di altezza nel cuore dei Monti Sicani, nella riserva naturale di Monte Cammarata, al confine tra la provincia di Palermo e quella di Agrigento e dista circa quattro chilometri da Santo Stefano di Quisquina, un paese di cinquemila abitanti famoso per i formaggi pecorini, l’abbondanza di acqua ricca di minerali e il gran numero di edifici religiosi. Dal 2000 è gestito dalla Pro Loco di Santo Stefano che ha allestito al suo interno un museo di cultura agro-pastorale e di vita eremitica.
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