I Futuristi esaltarono la civiltà della macchina, la velocità
Questo era il Futurismo nazionale, quello guidato da Marinetti. In Sicilia il movimento futurista costruì le sue immagini influenzato dai vivaci colori mediterranei, diede vita ad un proprio contributo all’interno della grande avanguardia.
E' l'artista Pippo Rizzo, il caposcuola del Futurismo siciliano, che nel 1927 organizzò la prima mostra futurista siciliana.
Su un acceso cielo, reso da un blu intenso, e su una vitale campagna da un violento color oro, si staglia un tradizionale e colorato carretto siciliano. Una mostra si è tenuta in Sicilia, risale al 2005 a Taormina, "Futurismo in Sicilia. 1914-1935", curata da Anna Maria Ruta, ospitata fino al 16 ottobre nella Chiesa del Carmine.
Un altro importante lavoro di ricerca, a Villa Zito, promotrice della mostra 2018, di Pippo Rizzo e di due altre figure straordinarie, Vittorio Corona e il cugino di quest'ultimo, l'artista musicista ricercatore Giovanni Varvaro.
L’idea di questo movimento culturale fu del poeta Filippo Tommaso Marinetti che con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo inizialmente in vari giornali italiani, e poi anche sul quotidiano Le Figaro nel 1909, ne espose i principi base.
Il futurismo pittorico siciliano ebbe tra i suoi principali esponenti Pippo Rizzo, Vittorio Corona e Giovanni Varvaro.
Pippo Rizzo, nato a Corleone in provincia di Palermo, allievo di Ettore De Maria Bergler, conobbe il futurismo in un suo viaggio a Roma.
Le sue opere sono esposte attualmente alla Galleria d’Arte Moderna Sant’Anna di Palermo www.gampalermo.it
Il futurismo in Sicilia lo troviamo anche attraverso le opere e le idee di Giovanni Gerbino.
Nel 1931, con Fortunato Depero, firmava il famoso “Numero Unico Futurista Campari”, vero e proprio manifesto dell’arte pubblicitaria che rappresentò il primo tentativo, peraltro riuscito, di creazioni poetico-visuali . Concorde la critica del tempo nel definire “le pagine concettualmente più interessanti del Manifesto quelle composte con il poeta siciliano Gerbino”, che si rivelò modernissimo manipolatore del linguaggio verbale e straordinario poeta pubblicitario per il quale “un prodotto industriale o commerciale deve essere esaltato con lo stesso stato d’animo con cui si esaltano gli occhi di una donna”. E' di Gerbino è anche il primo Manifesto futurista della poesia pubblicitaria dove afferma che “per poesia non deve intendersi una filastrocca di parole gettate giù obbligatoriamente, per cantare con voce lugubre le qualità di un prodotto industriale o commerciale vergognandosi infine di assumerne la paternità com’è d’uso, con evidente malafede, in certi rimaioli passatisti, ma vera e propria poesia nel senso più alto della parola”.
Un movimento artistico-culturale, demonizzato, in quanto giudicato pre e neo fascista, ma che, da questo movimento, aveva ben poco, sotto il profilo politico.
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Archivio storico futuristi siciliani a cura di Salvatore Carbone
Diomedea nasce a Palermo nel 2000, il fondatore e direttore artistico Salvatore Carbone, caratterizza da subito la politica della galleria.
Da un lato la ricerca storica sui protagonisti dell’avanguardia Futurista Siciliana (Pippo Rizzo, Vittorio Corona, Giulio D’Anna e Giovanni Varvaro), creando l’archivio storico dei pittori futuristi siciliani e dall’altro la valorizzazione di giovani artisti contemporanei e grandi esposizioni di artisti del 900 italiano ed internazionale.
In questi anni la Diomedea si prodigata in una approfondita ricerca storica sul territorio siciliano sull’avanguardia Futurista, realizzando numerose edizioni di cataloghi e monografie e numerose pubblicazioni su quotidiani, mensili e settimanali, tutto questo per promuovere e far conoscere il Futurismo Siciliano.
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