L'altopiano Ibleo è raggiungibile dalla A19 uscendo allo svincolo Catania sud e proseguendo sulla SS114 fino alla deviazione per Lentini.
Prima di raggiungere il paese è possibile visitare il Biviere di Lentini.
Ritornando sulla SS194 si raggiunge Lentini, teatro di conquista fra le diverse fazioni greche presenti in Sicilia, alternò periodi di grande prosperità con altri di estrema decadenza. Sin dal medioevo, con cadenza secolare, fu distrutta da diversi terremoti, ma fu dopo l'ultimo sisma del 1693 che la città assunse l'aspetto barocco che la caratterizza, come altri numerosi centri del Val di Noto.
Il centro è dominato dalla barocca chiesa Madre, ricostruita nel XVIII secolo, che custodisce una rara icona bizantina, raffigurante la Madonna Odigitria. Di grande interesse sono anche il settecentesco palazzo Scammacca, sede del Municipio, la chiesa di San Luca e quella della SS. Trinità e San Marziano. In piazza Liceo si trova il Museo Archeologico che custodisce antichi reperti del territorio.
I resti del castello di età sveva sono ancora visibilisul colle detto il Castellaccio.
Nella vallata sottostante si estende il Parco archeologico di Leontinoi. Situato fra due colli, oggi mostra i resti di una cinta muraria dal particolare impianto costruttivo, una necropoli ellenistica e i resti di alcuni templi.
Il vicino centro di Carlentini fu costruito per ospitare gli abitanti di Lentini in seguito al terremoto del 1542. La nuova città rimase deserta fino alla fine del Seicento quando, in seguito alla distruzione di alcuni centri vicini causata dal sisma del 1693, venne ripopolata. All'interno della griglia di isolati che ne denuncia la pianificazione costruttiva, spicca la Matrice barocca .
Il vicino centro di Carlentini fu costruito per ospitare gli abitanti di Lentini in seguito al terremoto del 1542. La nuova città rimase deserta fino alla fine del Seicento quando, in seguito alla distruzione di alcuni centri vicini causata dal sisma del 1693, venne ripopolata. All'interno della griglia di isolati che ne denuncia la pianificazione costruttiva, spicca la Matrice barocca .
Ritornando sulla SS194 si prosegue verso Francofonte salendo verso i monti Iblei dirigendosi dunque verso la parte interna dell' Altopiano. A Francofonte il primo nucleo dell'antico borgo medievale si sviluppò nel XIV secolo attorno al castello dei Chiaramonte e successivamente si espanse con un notevole incremento demografico basato sulla produzione e sul commercio degli agrumi.
Oggi del castello non resta che un'ala sulla quale è stato costruito, nel XVIII secolo, il palazzo del marchese Gravina, la restante parte è stata distrutta dal terremoto del 1693, come del resto, è andata perduta anche la chiesa Madre che fu ricostruita dopo il sisma, e al suo interno custodisce pregevoli opere d'arte.
Circa 12 chilometri separano Francofonte dal comune di Vizzini dove comincia il circuito attorno al monte Lauro, un vulcano sottomarino ormai spento che rappresenta la cima più alta degli Iblei.
Vizzini, teatro delle indimenticabili vicende delle novelle e dei romanzi di Giovanni Verga, nativo del luogo, è il primo dei centri dell'altopiano caratterizzati dalla particolare morfologia del territorio ibleo; difatti, i ripidi versanti sulla cui cima svetta il comune sono costellati da numerosissime grotte, scavate in epoca preistorica nella roccia particolarmente friabile.
Nonostante sia stato distrutto dai terremoti del 1542 e del 1693 il comune è ricchissimo di testimonianze architettoniche di grande pregio: il castello del XIII secolo, la barocca chiesa Madre, quella di San Sebastiano, il palazzo della famiglia Verga e il palazzo del Municipio al cui interno si trovava anche il teatro comunale.
Particolare interesse riveste la scala Lucio Marineo che costeggia il palazzo comunale, le cui alzate sono decorate da formelle di ceramica con motivi decorativi arricchiti da particolari dell'architettura e della storia del paese. Vicino la chiesa di San Giovanni Battista si trova la chiesa della Madonna del Pericolo. A Vizzini ha anche sede il Museo "Immaginario Verghiano", e il Parco letterario "Giovanni Verga".
CHIESA DELLA MADONNA DEL PERICOLO
A Vizzini, la chiesa, dedicata a sant'Elena, è stata costruita su una grotta in cui fu ritrovato un dipinto del XV secolo raffigurante la Madonna. Il territorio, a causa della sua formazione gessosa è ricco di ingrottamenti all'interno dei quali si svolgevano i riti cristiani prima che venisse emanato l'editto di Costantino. La grotta della chiesa del Pericolo ha sicuramente avuto questa funzione e, sembra che all'interno vi abbia celebrato la Messa San Gregorio Magno. Oggi la chiesa è meta di pellegrinaggi legati alla devozione alla Madonna del Pericolo effigiata nel dipinto ritrovato nella grotta.
Proseguendo intorno al monte Lauro si raggiunge, dopo circa 17 km, Monterosso Almo (691m).
Di origine normanna, il paese trae la sua denominazione da Iahalmo, antico nome della città e dal conte Rosso che, nel XIV secolo, vi costruì un castello, oggi non più esistente. Il piccolo comune, arrampicato su una collina, possiede alcune chiese di grande fascino, la Matrice dal prospetto in forme neogotiche e la chiesa di San Giovanni Battista, patrono del comune, del XVI secolo, con prospetto neoclassico che si trova appena fuori dal paese.
Proseguendo in direzione di Giarratana, si incontra un interessante osservatorio astronomico.
Giunti a Giarratana. Il centro sorge su una collina dei Monti Iblei . Nei suoi dintorni sono state scoperte delle stazioni preistoriche come quella di Scalona, del secondo millennio a.C. . L'antica origine è quindi accertata, come lo è la fondazione di un centro greco nella zona, chiamato Casmene, che, dopo essere stato abbandonato, venne rifondato più a valle col nome di Terravecchia.
Successivamente, in seguito alle dominazioni delle grandi famiglie feudali il comune fu distrutto completamente dal terremoto del 1693 e ricostruito su un sito più sicuro.
Fra i monumenti più interessanti, all'interno del comune troviamo:
la Chiesa Madre, con la facciata neoclassica e l'interno a tre navate con transetto; la barocca chiesa di San Bartolomeo, iniziata nei primi del '700, e la chiesa di Sant'Antonio Abate.
Particolare attenzione merita anche il Museo a cielo aperto.
Imboccando la statale per Ragusa, poco dopo il cimitero, un sentiero conduce in contrada Calaforno, dove è possibile sostare presso un'area attrezzata caratterizzata da numerose piccole cascate e alberi di alto fusto.
Fuori dal paese, in direzione Ragusa, a circa 10 km si può raggiungere la diga Santa Rosalia, realizzata, per finalità irrigue, con lo sbarramento del fiume Irminio. Tale diga fu in origine molto contestato per via dell'impatto ambientale; ma oggi, perfettamente inserita nel contesto paesaggistico, è diventata meta di turisti e di stormi di uccelli migratori.
I dintorni di Giarratana offrono diverse possibilità di visita del territorio. Dirigendosi verso Palazzolo Acreide, deviando a sinistra, si imbocca una strada che, dopo aver attraversato il monte Erbesso, conduce in cima al monte Casale dove si trova il sito dell'antica Casmene.
A sud di Giarratana, in contrada Orto Mosaico, è stata recentemente scoperta una villa romana.
Proseguendo in direzione di Buscemi, percorrendo l'itinerario intorno al vulcano, si possono osservare, le pendici del Monte Lauro ricoperte dalla "gariga", una fitta boscaglia mediterranea costituita da arbusti di rosmarino, timo e palma nana. La ruralità del luogo ricco di masserie, pascoli e la fitta trama dei muretti a secco, rappresentano i segni distintivi degli Iblei.
Percorsi circa 14 km si raggiunge Buscemi (761m), ricostruito in seguito al terremoto del 1693 a nord del vecchio abitato di origine araba dove, in epoca normanna, fu costruito il castello, ormai in rovina.
L'abitato attuale, caratterizzato dalla maglia viaria regolare, è sede di un interessante itinerario etnoantropologico, una sorta di museo itinerante, arricchito dalle architetture di pregio presenti nel comune, fra le quali: l'incompiuta chiesa di Sant'Antonio da Padova, la chiesa Madre, la chiesa di San Giacomo a pianta ellittica, e, appena fuori dal paese, i ruderi del castello e il santuario della Madonna del Bosco.
Lungo il percorso si può effettuare una deviazione verso la chiesa rupestre di San Pietro che si trova a circa 4 km fuori dall'abitato.
L'ultimo comune che visiteremo è Buccheri, che dista circa 12 km da Buscemi. Questo tratto di strada attraversa la zona più vicina alla sommità del vulcano caratterizzata da isolati rifugi di pastori, rada vegetazione e il tipico paesaggio lunare.
Buccheri si sviluppò nell'alto Medioevo, sul colle Tereo, intorno al castello del quale oggi rimangono pochi ruderi. All'interno del comune spiccano la chiesa Madre e la settecentesca chiesa di Santa Maria Maddalena che custodisce una statua della Maddalena di Gagini; la fontana dei quattro canali, imponente scultura in pietra lavica e infine la scenografica chiesa di Sant'Antonio.
Dalla via Umberto, guardando sulla collina di fronte, è possibile vedere una delle neviere, costruzioni in uso fino ai primi del Novecento, realizzate a forma di cupola con la tecnica dei muri a secco al fine di conservare la neve per utilizzarla nella stagione calda. Le neviere furono abbandonate quando nacquero le prime fabbriche di ghiaccio.
Prima di concludere l'itinerario e fare rientro a Lentini, si può raggiungere la chiesa di Sant'Andrea percorrendo la SP 5 in direzione di Catania, attraversando un percorso rurale particolarmente suggestivo.
Dopo circa 7 km, si imbocca sulla destra, una strada che conduce alla chiesa di Sant'Andrea, esempio di architettura religiosa del XIII secolo con annesso un monastero del quale rimangono alcune rovine.
Si fa dunque rientro a Lentini e da lì si riprende l'autostrada A19.