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Le tonnare e la pesca del tonno
Anche questa pagina è dedicata ad un aspetto legato alla cultura Siciliana, le tonnare hanno rappresentato un patrimonio di grande rilevanza non dal punto di vista turistico quanto dal punto di vista lavorativo, anche se oggi si potrebbe ancora trarre giovamento ristrutturando queste tonnare per il turista, considerando che le stesse erano costruite in zone accessibili e di grande valenza paesaggistica. Nella tonnara si custodivano le barche e le reti le ancore , oltre gli attrezzi da lavoro denominata malfaragio, oltre a case, magazzini, il baglio , la loggia per appendere i tonni ed una piccola chiesa .
La tonnara non è altri che un metodo di pesca del tonno, tramite un insieme di reti, il tonno incappa nella prima grande camera della rete, non ritorna indietro, ma cerca di superare l'ostacolo, smarrendosi nelle camere vicine, per poi essere guidato dall'uomo fino alla camera della morte. Questo tipo di pesca è quasi scomparso a causa della diminuzione della popolazione dei tonni ed a causa dell'inquinamento del mare, ma soprattutto a causa della pesca di tipo pesca industriale che intercetta i banchi di tonni prima che arrivino alle zone costiere.
La tonnara è un sito, la cui costruzione in mare implica una trappola per il pesce, un lavoro che richiede mesi di preparazione in un luogo ben determinato con delle strutture a terra, locali adeguati alle aspettative ed alla lavorazione e trasformazione del pescato. Possiamo cosi distinguere due distinte zone quella a mare realizzata con le reti sotto la guida di un Rais e quella a terra lo stabilimento, per la trasformazione del tonno. La difficoltà della pesca è dettata dalle caratteristiche morfologiche del sito, l'impianto delle reti che di norma viene rappresentata come un parallelepipedo, le reti di cui è formata l'isola che è divisa in camere e porte formate da reti che guidano il passaggio dei tonni fino alla camera della morte, per la mattanza.
Oggi le strutture sono abbandonate mentre potrebbero essere riutilizzate e recuperate per fini turistici, tenendo in considerazione che c'è stato un periodo in cui le tonnare erano poco più di 50 , Qualcuna oggigiorno è stata trasformata in complesso turistico ma sarebbe auspicabile una maggiore attenzione alle tonnare per dare nuovo slancio all'asfittica economia locale, anziché lasciare all'incuria del tempo e dei vandali questi siti, che oltre a depredare altro territorio per nuovi complessi, si potrebbe materializzare l'idea di trasformarle in complessi ricettivi, piccoli approdi turistici. Un no alle tonnare museo, salvo l'idea di creare una zona museo per raccontare le fasi e la vita della tonnara, con riferimento all'ittica , la realizzazione di acquari, centri congressuali sull'ittica ed il mare centri sub, centri velici, insomma utilizzare la tonnara come volano di altre attività attinenti il mare e la sua cultura, il tutto senza snaturare gli spazi esterni, affidandosi a progetti scelti ad esempio da chi di architettura la comprende e può fornire validi suggerimenti per evitare scelte dettate da persone poco qualificate nella valorizzazione di siti con una storia alle spalle .
Un altro aspetto che non deve essere considerato marginale é il sale che era rimasto il principale elemento per la conservazione del tonno, fino a quando non sono stati i bagli della vite e del vino a gravitare nelle tonnare. Dalle botteghe di quei bagli provenivano mastri barillari che stagionalmente si prestavano alle tonnare. Quando, nel 1868, il sale fu scalzato dall'olio e da tini e barili si passò a scatolette, le tonnare stabilirono un nuovo avvicendamento economico con un'altra categoria di bagli, quelli in cui si praticava la molitura delle olive.
Il sodalizio tonno-sale era destinato a durare ancora a lungo, almeno fino allo scorcio del XIX secolo. Da quel momento, infatti, al sale si è affiancato, fino a quando a sostituirlo quasi del tutto arriva l'olio d'oliva.
Tonnare, bagli, tonni, olio, legno altro non sono che termini che raccontano una complementarietà tecnica legata alla creazione delle barche alla conservazione del pesce, un' analogia socioeconomica tra mare e campagna , le fatiche che accomunano gli uomini alla pesca del tonno al lavoro nei campi, caratteristiche dettate non sono solo dalla stagionalità o dalla periodicità ma anche dalla stretta dipendenza che c'è tra pescatori e contadini, spesso lavoratori ,manovalanza, ora nell'una ora nell'altra impresa.
Al passaggio dal sale all'olio, si abbandona il legno a favore del metallo, scomparendo, così, un segmento dell'indotto della tonnara: i mastri barillari. A questi ultimi in particolare veniva affidata la costruzione dei tini, in cui veniva salato il tonno, e dei barili. Questi artigiani erano soliti trasferirsi, anche per lunghi periodi di tempo, dalla loro bottega direttamente nelle tonnare, dove eseguivano i lavori richiesti dal rais di terra. Al loro spostamento fisico si accompagnava un vero e sapere immateriale di conoscenza artigianale che dall'indotto del comparto vite e vino si trasferisce a quello del comparto ittico, dai bagli enologici, alle tonnare, al sale con due fili che conducono il sostentamento e la fatica, dell'uomo.
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