I Monti Iblei sono un altopiano montuoso, localizzato nella parte sud-orientale della Sicilia
Le gole degli Iblei vengono definite anche canyon, localmente sono note come le caratteristiche «cave» degli Iblei; tra queste la più notevole è quella denominata Cavagrande del Cassibile, definita come «il più bel canyon dell'intero tavolato degli Iblei».
Il territorio ibleo ricco di testimonianze archeologiche risalenti all'età preistorica, Pantalica ne è un esempio, il sito archeologico con le sue 5 000 tombe rappresenta la necropoli rupestre più grande d'Europa, entrata a far parte dei patrimoni mondiali dell'umanità.
Nel territorio sono presenti siti e strutture che meritano di essere conosciuti ed apprezzati, quei luoghi dalla frequentazione eremitica, siano questi romitori ipogei, cenobi o chiese rupestri, che sono presenti un po’ dovunque. Sono luoghi spesso non facilmente accessibili, tuttavia sempre suggestivi e gratificanti. Parliamo d'un giacitoio o di un altarino in pietra, una basilica catacombale paleocristiana o di una chiesa bizantina interamente scavate nel tufo e sovente impreziosite da un’iconografia.
luoghi remoti e isolati per dedicarsi alla contemplazione, alla meditazione ed alla preghiera. In principio ambienti naturali, come le grotte o gli anfratti della montagna, sia pure protetti e migliorati con semplici opere murarie, per arrivare poi in epoca medievale a strutture più articolate e complesse, come ad esempio, le chiese rupestri.
MONTI IBLEI
GROTTA DI SAN NICOLA (Chiesa rupestre – V-VI secolo) Località: Buccheri (SR)
Della grotta di San Nicola, la chiesa rupestre nei pressi di Buccheri, si sa davvero poco: niente che faccia luce sulle sue origini, che identifichi colui che la edificò scavando ed allargando l’apertura di quel costone calcareo con un semplice scalpello. Da quanto si può evincere, la chiesa era costituita da due ambienti: in uno, quello di sinistra, veniva professato il culto, mentre nell’altro di destra, un’abside semicircolare con sedili accoglieva i ministri. Oltre ad un’iconografia di San Nicola (da qui la sua intitolazione), delle altre decorazioni pittoriche presenti sulle pareti e sulle nicchie rimangono solo le tracce di un puttino con le braccia aperte, di alcune figure maschili con barba e mitra in testa e della Vergine Maria.
EREMO DI FRA’ GIUSEPPE DA BUSCEMI (Romitorio rupestre – XX secolo) Località: Buscemi (SR)
L’eremo di Fra’ Giuseppe, poco distante dall’abitato, costituito da due grotte contigue di piccole dimensioni, dai primi anni del ‘900 è stato la dimora abituale di un frate eremita originario di Buscemi. Nato nel 1891 da una famiglia contadina, ancora in giovane età decise di abbandonare la casa paterna, ripudiando la vita materiale ed ogni genere di comfort, per seguire pedissequamente le regole e la dottrina francescane. Cominciò così a vivere isolato, occupando varie grotte dei monti Iblei finché non si stabilì nella grotta vicino al paese natale. Qui visse, lontano dal mondo civilizzato, incurante dell’igiene, indossando sempre lo stesso saio e trascorrendo il tempo a scolpire e trasformare le rocce affioranti in sculture o bassorilievi d’ispirazione sacra, fino alla morte nel 1975.
GROTTA DI SAN PIETRO (Chiesa rupestre – V-VII secolo) Località: Buscemi (SR)
La grotta di San Pietro, in posizione piuttosto isolata tra il fosso di Santa Rosalia e quello di San Giorgio, è la chiesa rupestre scavata in un dosso roccioso della cava presente a sud della periferia di Buscemi. Il complesso rupestre, per quanto a partire dal 1192 venga attestato come parte integrante del monastero benedettino di Santo Spirito, ha origini più antiche con frequentazioni bizantine tra il V ed il VII secolo, com’è ravvisabile dalla conformazione e ripartizione degli ambienti interni di indubbia ispirazione siriaco-palestinese. La chiesa, costituita da un grande invaso rettangolare, propone un’abside orientata ad est particolarmente elaborata che accoglie un altare centrale ed una cattedra ricavati nella roccia, ed altri due ambienti ipogei sepolcrali con fosse ed arcosoli di probabile origine paleocristiana. Sulle pareti epigrafi e croci greche sono accompagnate dalle labili tracce degli affreschi che un tempo le adornavano.
GROTTA DI SANTA MARIA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Sant’Alfano, Canicattini Bagni (SR)
Quella di Santa Maria, situata all’inizio del vallone di Cavadonna dov’è presente anche una necropoli, è una chiesetta rupestre di epoca bizantina. La grotta presenta l’accesso delimitato da un muretto artificiale atto a sostenere e consolidare la preesistente, vetusta infrastruttura lignea adottata per separare gli ambienti liturgici della chiesa.
ORATORIO DEI CUGNI DI CASSARO (Cappella rupestre – IX-XI secolo)
Località: Canicattini Bagni (SR)
Si tratta del piccolo oratorio rupestre, ricavato da un ipogeo funerario della preesistente necropoli, formato da un unico ambiente a pianta quadrangolare con absidiola di fondo e dromos scoperto.
ORATORIO DI CUGNO MOLA (Cappella rupestre – IX-XI secolo)
Località: Cugni di Cassibile (SR)
L’altura piramidale di Cugno Mola di fronte alla necropoli di Cassibile, un tempo sede di un fortilizio siracusano (Guerra del Peloponneso, Tucidide), ha di recente portato alla luce un oratorio rupestre piuttosto danneggiato dai crolli. L’area cultuale è riconoscibile per la presenza di un abside rettangolare nelle cui prossimità si trova una grande vasca o fonte battesimale, mentre alle pareti sono incise numerose croci latine o greche potenziate. I vicini resti di alcuni ambienti abitativi accompagnati da una cisterna per l’acqua inducono ad ipotizzare la presenza di monaci o eremiti.
GROTTA DEI SANTI (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Alia, Licodia Eubea (CT)
Il complesso rupestre denominato “grotta dei Santi”, che si trova nel versante meridionale dell’omonimo colle nei pressi del fiume Amerillo, già preesistente come area cimiteriale, a partire dall’XI secolo diviene la sede di un gruppo cenobitico che lo trasforma in un polo d’attrazione cultuale per le popolazioni rurali del territorio. Il sito è composto da più terrazzamenti, in ciascuno dei quali insistono uno o più gruppi di ambienti ipogei che, per quanto rimaneggiati, conservano ancora i segni della primitiva destinazione cimiteriale (sarcofagi, arcosoli, ecc.) e sono collegati tra loro da corridoi e porte interne. Tra questi una grotta, di forma rettangolare, si distingue per la diversa struttura interna: la volta piana, un’abside sul lato ad est e, soprattutto, la presenza di pannelli pittorici con la rappresentazione della Staurosis, ovvero il Crocefisso nimbato affiancato dalla Madonna, san Giovanni e da Longino nell’atto di trafiggerne il costato, e di altri più piccoli con figure di santi all’interno di una nicchia. In ogni caso, il luogo di culto verrà abbandonato nel Quattrocento, allorquando la tradizione orientale e post-classica del monachesimo cenobitico verrà assorbita da quella culturalmente più europea, come la normanna.
GROTTA DI SANT’AGRIPPINA (Santuario rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Mineo (CT)
La grotta di Sant’Agrippina, scadendo il ruolo del duecentesco castello rupestre che occupava il grande sito, verso la fine del Cinquecento si riappropria dell’originaria vocazione cultuale (era il primitivo luogo di sepoltura della Santa martire) assumendo il ruolo di santuario. La trasformazione avviene grazie: alla costruzione di una rampa di scale esterna lungo il fianco della rupe, così da permettere ai fedeli di superare il notevole dislivello tra il fondovalle e l’accesso della grotta; all’adattamento del salone a navata della chiesa con un altare ligneo; al subentro di alcuni eremiti stanziali per la sua custodia.
MOSCHEA DI CARATABIA (Moschea rupestre – IX-X secolo)
Località: Contrada Nunziata, Mineo (CT)
La moschea rupestre di Caratabia, scavata in uno sperone di roccia lungo il percorso tra Mineo e Militello in Val di Catania, è già attestata in documenti del XV secolo quando verrà adattata a romitorio della Nunziata accogliendo un gruppo di frati eremiti che ne risistemeranno l’architettura della facciata. Per il resto, nonostante i numerosi graffiti cristiani, l’articolazione dell’impianto interno con la qibla ed il mirhab tradisce l’originaria e musulmana cultualità del sito.
CHIESA DELLA BARRIERA (Chiesa rupestre – XV-XVI secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Quella della Barriera, rinvenuta nel ’96 poco oltre l’ingresso del Fortilizio, nella parte meridionale della Cava d’Ispica, è una delle tante chiese rupestri tardo-medievali presenti nell’area e, ancorché di modeste dimensioni, consta di un’aula e di una absidiola con altare.
CHIESA DELLA CANDELORA (Chiesa rupestre)
Località: Modica (RG)
Con la denominazione di Santa Maria della Purificazione o della Candelora è stato di recente identificato il complesso rupestre costituito da grandi e numerosi ambienti disposti su due diversi livelli, di cui quello inferiore è all’altezza del greto del torrente Janni. E’ assai probabile che uno di questi ambienti fosse adibito a luogo di culto di sant’Orsola, protettrice dei conciatori che, numerosi, operavano nella zona.
CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE (Chiesa semirupestre)
Località: Modica (RG)
La chiesa semirupestre della Madonna delle Grazie, che malgrado le manipolazioni cui è stata assoggettata a partire dai primi anni venti del ‘900 lascia prefigurare l’originario impianto planimetrico, è allocata sul declivio della collina di Monserrato che dà sul torrente Liberale. Comprendeva infatti un ampio ambiente ipogeo a pianta quadrangolare, con altare a nicchia nella parete di fondo, davanti alla quale era sistemato un banco di legno, senza alcuna traccia di affreschi o decorazioni alle pareti.
CHIESA DI SAN GAETANO (Chiesa rupestre – XVI secolo)
Località: Modica (RG)
La chiesa di San Gaetano, all’interno di una cavità piuttosto ampia che si apre sotto le rupi di Scala Ricotta, di fronte al convento dei Carmelitani, si presenta ad aula unica con abside rettangolare ed una piccola sagrestia ricavata a sinistra dell’ingresso. L’assenza di decorazioni interne e l’intitolazione al Santo di Thiene, vissuto tra il 1480 ed il 1547, induce a ritenere che sia stata edificata nel XVI secolo.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE ‘U TIMPUNI (Chiesa rupestre – XV-XVI secolo)
Località: Modica (RG)
Quantunque attestata in documenti ufficiali del XVII e XVIII secolo, le origini della chiesa rupestre di San Giuseppe ‘u Timpuni, posta lungo il sentiero che s’inerpica nel lato settentrionale della collina dell’Itria, vanno fatti sicuramente risalire di qualche secolo. All’interno infatti sono sufficientemente riconoscibili almeno due strati di decorazione: uno più antico, di datazione incerta, con fascia rossa e filettatura nera; l’altro più recente, con triangoli a zig-zag lungo la parte alta della nicchia presbiteriale e verosimilmente analogo all’arco di trionfo di Santa Venera.
CHIESA DI SAN NICOLÒ INFERIORE (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Modica (RG)
Scoperta per caso sul finire degli anni Ottanta, quasi nascosta in una delle vie più caratteristiche del centro storico, quella di San Nicolò Inferiore è sicuramente la più antica chiesa di Modica. Composta da un unico ambiente di circa 45 mq., si avvale di un’abside completamente rivestita di icone in stile tardo-bizantino (databili tra il XII ed il XVI secolo), dove in posizione centrale troneggia un magnifico Cristo pantocratore racchiuso in una grande mandorla ed affiancato da due coppie di angeli. Sul lato destro un catino scavato nella roccia serviva per officiare il battesimo con il rito orientale e recenti lavori di scavo hanno inoltre portato alla luce, a livello del pavimento, una serie di cripte e tombe terragne. Insomma, la chiesetta di San Nicolò è indubbiamente un esempio eloquente e meglio conservato di quell’architettura rupestre di stampo bizantino presente nell’isola.
CHIESA DI SAN SEBASTIANO (Ruderi di chiesa rupestre)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Quella di San Sebastiano si trova nel vallone che si apre a sud della Cava d’Ispica e, per certi versi, può assimilarsi alla chiesa di Santa Maria La Cava. Per il resto, purtroppo, l’avancorpo in muratura è andato distrutto quando fu costruito lo stradone della Barriera (fine ’800) e la parte posteriore absidata è stata trasformata in fornace per la calce.
CHIESA DI SANTA MARIA LA CAVA (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Scendendo nel fondovalle della Cava d’Ispica (Parco della Forza) ci si imbatte nella chiesa rupestre di Santa Maria La Cava, costituita dalla zona absidale dell’omonima chiesa distrutta dal terremoto del 1693 all’interno della quale sono ancora visibili le tracce di affreschi di datazione incerta.
CHIESA DI SANTA VENERA (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Modica (RG)
Nonostante sia attestata agli inizi del XIV secolo, la chiesa rupestre di Santa Venera, nel rione storico di Porta d’Anselmo, è destinata a subire diversi rifacimenti nel corso del XVII secolo a causa di un probabile distacco della roccia della ripida scarpata nella quale è scavata. In seguito al crollo vennero ricostruite in muratura le pareti meridionale ed occidentale, pur tuttavia conservando l’orientale e la settentrionale intagliate nella roccia con gli affreschi originari della Santa e della Mater Domini. La chiesa seicentesca presenta una pianta rettangolare, con abside quadrangolare rivolta ad est, mentre un arco a tutto sesto in muratura distingue l’aula dalla zona presbiteriale compresa nella vecchia cavità, per illuminare la quale, nella parete che sovrasta l’arco, venne aperta una finestra in asse con l’ingresso. Un ambiente attiguo, già parte integrante dell’originario aggrottamento e tutt’ora presente, veniva probabilmente utilizzato come alloggio-sagrestia o, comunque, come vano di servizio della chiesa con evidente funzione repositoria per la presenza di nicchie sulla parete di fondo.
CHIESA DI SANT’ANNA VECCHIA (Ruderi di chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
La chiesa rupestre di Sant’Anna Vecchia, che si trova nella parte finale della Cava d’Ispica (vallone Barriera), ha una forma rozzamente rettangolare, con volta piatta ed alta un paio di metri. Per il resto, la parete d’ingresso è crollata, nell’abside ci sono dei residui pressoché illeggibili di pitture (conteneva l’affresco della Santa) ed una nicchia quadrata con i resti di un altare in muratura. In particolare sono da evidenziare il gradino-banchina (alto 25 cm.) ricavato nella roccia delle pareti laterali dell’aula e riservato ai fedeli, ed un triplice sedile di foggia semicircolare lungo l’abside per i presbiteri.
CHIESA DI SANT’ISIDORO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Grotticelle-Cava d’Ispica , Modica (RG)
Il complesso ipogeo di Sant’Isidoro si apre lungo la balza rocciosa del versante destro della Cava d’Ispica, nell’area delle case Galfo ed è costituito da tre ambienti intercomunicanti. Quello di destra, in parte crollato dopo il terremoto del ‘90, presenta una pianta quadrangolare come quello centrale, più piccolo, con prospetto franato e successivamente tampognato con un muretto a secco, che introduce all’ambiente di sinistra destinato a chiesa. Abbastanza largo e profondo consta di una conca absidale ricavata nella parete di fondo con al centro, in corrispondenza dell’altare, un’ampia nicchia forse destinata ad accogliere un’icona lignea. Le pareti ed il soffitto di questo ambiente risultano più volte intonacate, sebbene non si rinvengano tracce di affreschi; mentre al centro del soffitto sono piantati tre anelli, probabili reggilumi. Da non trascurare il piano roccioso al disopra del complesso che presenta l’incisione di canali di scolo o di scorrimento delle acque piovane.
GROTTA DEI SANTI (Chiesa rupestre – IV-VI secolo)
Località: Contrada Marchesa-Cava d’Ispica, Modica (RG)
La chiesa rupestre allocata a monte dell’abitato, nel complesso grottale del Cuozzo (Cava d’Ispica), deve la denominazione “grotta dei Santi” alle numerose (ben 33) figure di santi dipinte al suo interno. Profonda una ventina di metri, consta di un tramezzo con porta e finestrella che ha funzione d’iconostasi separando l’aula dal presbiterio. Il piano di calpestio è caratterizzato da una dozzina di fosse concave, scavate probabilmente per sistemarvi delle giare (grano, olio e vino) e ricoperte da pedane lignee. Le pareti interne sono impreziosite da una nutrita teoria di immagini sacre: 14 in quella sinistra, 7 in quella di fondo e 12 in quella di destra, che, nonostante siano state in gran parte danneggiate dall’ignoranza di “vandali contemporanei”, fanno di questa chiesetta uno dei documenti più significativi del-l’arte pittorica bizantina in Sicilia. Tutte le figure si sviluppano in senso verticale, a mezzo busto, su fondo blu, coronate da nimbo giallo-oro e, talvolta, incorniciate da bande colorate. Tra i santi della parete di sinistra si possono riconoscere Giorgio e Teodoro, una Madonna con Bambino (theotókos), Pacomio il Grande (padre del cenobitismo egiziano), Basilio il Grande (padre del monachesimo orientale), Antonio Abate, Biagio e Giovanni Prodromos (precursore e vescovo martire di Sebaste in Armenia). Nell’iconostasi gli affreschi più antichi con Nicola, la Madonna in trono (regina o basilissa), il Cristo pantocratore, Pietro e Ciriaca. Nella parete di destra, infine, Eutimio il Grande (monaco eremita armeno), una Madonna con Bambino (eleousa o glykophilousa), Lucia, Giacomo, Filippo, Caterina d’Alessandria, Agostino. Fermo restando che la chiesa consta degli elementi tradizionali del rito greco (iconostasi, altare al centro del presbiterio, orientamento est-ovest, didascalie greche) tale da collocarsi in piena età bizantina (V-VI secolo), le caratteristiche formali dell’iconografia (schematismo sacro, rappresentazione frontale su fondo monocromo, colori, lettere) sono invece una vivida espressione del periodo protobizantino.
GROTTA DELLA SPEZIERIA (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Poggio Salnitro-Cava d’Ispica, Modica (RG)
La cosiddetta “grotta della Spezieria”, per i tanti minuscoli loculi disposti su più file nelle pareti d’un ambiente comunicante con una decina di fosse terragne che la fanno assomigliare ad una farmacia, si trova ad ovest dell’abitato, in contrada Poggio Salnitro (Cava d’Ispica), nel contesto di una trentina di escavazioni che sfruttano preesistenti ipogei paleocristiani. Per quanto l’aula principale sia andata in gran parte distrutta è probabile che fosse suddivisa in tre piccole navate asimmetriche mediante pilastri. Una rozza iconostasi la separa dal presbiterio rialzato e chiuso ad est da tre absidi anch’esse asimmetriche, una delle quali (quella di destra) conteneva la cattedra per il celebrante. Al di là delle decorazioni scomparse quasi del tutto, lungo le pareti corre un sedile, nel pavimento si ritrova un moncone del piedistallo del primitivo altare e nel soffitto è ricavata una cupolina a guisa di ciborio. Verosimilmente a quella di San Pancrazio si tratta di una grande chiesa officiata da una comunità di monaci o presbiteri, com’è desumibile dalla cattedra e dai sedili a loro riservati.
GROTTA DI SAN NICOLA O DELLA MADONNA (Chiesa rupestre – IV-VI secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Situata a nord del complesso del Cuozzo (Cava d’Ispica) ed utilizzata come luogo di culto appannaggio di una settantina di grotte/abitazioni della zona, la chiesa rupestre della Madonna o di San Nicola è composta da una piccola aula rettangolare con ingresso laterale e da un’edicola asimmetrica, probabilmente un’abside con l’altare affiancato da una nicchia semicircolare, con funzione di custodia per un’icona o per reliquie e suppellettili sacre. Alle pareti si notano i resti di cinque dei quindici originari pannelli decorativi dove, oltre alla Madonna ed a San Nicola, sono stati recentemente riconosciuti l’Annunziata e l’angelo Gabriele. La figura di San Nicola, dai tratti austeri del volto, con ampia e spaziosa fronte, capelli e barba bianca e taglio obliquo della bocca, è tipica dell’iconografia bizantina comune all’Oriente greco e slavo. La Madonna, che reclina il capo dolcemente verso il Bambino, secondo l’atteggiamento delle icone bizantine detto glykophilousa (madre del dolce/tenero amore) è rappresentata frontalmente, con l’aureola, il volto ovale, una stella sul capo ed il corpo avvolto da un manto marrone. Proprio la sobrietà delle vesti, l’uso del nimbo e la stessa rozzezza dello stile la fanno risalire all’alto-medioevo ma si tratta in ogni caso del più recente dei tre strati sovrapposti, di cui il più antico va necessariamente collocato nel periodo bizantino premusulmano.
GROTTA DI SANTA MARIA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
La grotta o chiesa di Santa Maria, che si trova a nord del complesso del Cuozzo, nel gruppo più cospicuo delle cosiddette “grotte cadute”, caratterizzate appunto dal prospetto crollato, disposte su un’alta parete rocciosa a più filari e comunicanti tramite un tunnel interno, manca anch’essa del prospetto, crollato per una profondità di ca. 2-3 metri. Quale parte integrante del gruppo, che probabilmente sfruttava ambienti paleocristiani con un fronte di ca. 20 metri e articolati su due piani, la chiesetta occupa il lato ad est. Al piano terra, dove l’atrio è collegato da due anguste scale a chiocciola all’aula del piano superiore irrimediabilmente crollato, rimane il nartece e un vasto ambiente separato da un templon litico con funzioni di presbiterio, del quale resta la finestrella di sinistra. Negli affreschi palinsesti a due strati del nartece, oltre al pannello che probabilmente rappresentava il volto della Vergine Panaria, cui il santuario era consacrato, sono stati riconosciuti santa Margherita di Antiochia, leggendaria vergine martire dei primi secoli ed una delle sante più venerate nell’antichità sia in Oriente che in Occidente, e la Crocifissione, con il Cristo in croce al centro, la Madonna a destra e san Giovanni a sinistra. Per quanto l’iconografia appartenga al tardo medioevo (XIV-XV sec.), è verosimile supporre che la chiesa risalga invece al periodo paleobizantino, come provano i diversi strati degli affreschi che testimoniano la continuità del culto, dall’originario rito greco al latino, e le modifiche iconografiche e pittoriche del periodo normanno.
GROTTA DI SANT’ILARIONE (Romitorio rupestre – IV secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Si trova in alto sul costone sinistro della Cava d’Ispica, in una zona detta appunto “scalauruni o di sant’Ilarione”, ed è la grotta abitata dal Santo dal 363 al 365. Ancora oggi vi si accede mediante gli antichi gradini incisi nella roccia, e accanto vi sono le grotte dove dimorarono i suoi discepoli, Gazano ed Esichio. Secondo la tradizione, il suo esempio fu infatti seguito da molti altri eremiti che, dopo di lui ed in particolare nel periodo bizantino, vissero in laure o asceteri scavati nelle pareti rocciose della Cava d’Ispica o ricavati da preesistenti siti catacombali, con annesso sacello per il culto.
ORATORIO DI LINTANA (Oratorio rupestre – IV-V secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Le grotte di Lintana, nel complesso grottale del Cuozzo (Cava d’Ispica), occupano una spaccatura della parete rocciosa alta un’ottantina di metri. Nella fattispecie, si tratta di un “ddieri” a più livelli e con un enorme numero di celle disposte ad alveare e collegate tra loro da scalette intagliate nella roccia. Al piano inferiore, circondato da celle particolarmente anguste, si distingue un ambiente più grande con probabili funzioni di oratorio, com’è giustificato dalla presenza di un affresco con la raffigurazione di sant’Ilarione.
SACELLI DI MONSERRATO (Oratori rupestri)
Località: Modica (RG)
I tre sacelli di Monserrato si trovano nell’omonima collina, a breve distanza l’uno dall’altro, lungo il sentiero che dal santuario della Madonna delle Grazie conduce alla sommità, a Santa Maria di Monserrato. Nell’ordine, l’ipogeo più alto, sia pure irrimediabilmente rovinato da crolli e da una latomia oltre che parzialmente interrato, presenta nella parete di fondo un pannello palinsesto con al centro una pregevole Madonna con Bambino; quello di mezzo, alquanto malandato e tampognato con un muretto di sostegno, lascia intravvedere in una delle pareti ancora integre i frammenti di un grande pannello pittorico forse con un Santo vescovo; anche per il terzo, infine, nonostante la buona conservazione della struttura, rimangono solo le tracce del pannello pittorico che occupava la parete di fondo.
ANTICO ROMITORIO DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Complesso eremitico – XVIII secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR)
L’antico eremo con le caratteristiche cellette venne fatto edificare agli inizi del ‘700 da alcuni frati, obbedienti alle regole di san Corrado Confalonieri, per custodire e curare da vicino il complesso basilicale. La loro vita esemplare finì presto per attrarre non solo i sacerdoti ma la stessa gente di Palazzolo dando così inizio alle visite del luogo per venerare i santi martiri ed assaggiare l’acqua “miracolosa” del pozzo. Purtroppo l’incuria ed il degrado hanno di recente provocato il crollo di una delle pareti portanti dell’antica struttura.
BASILICA IPOGEA DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Chiesa rupestre – IV secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR)
All’interno del complesso monumentale paleocristiano di Santa Lucia di Mendola si trova la cavità naturale in cui, secondo la tradizione, trovarono rifugio i santi martiri Lucia e Geminiano incalzati dalle milizie romane e dove, miracolosamente, sgorgò la sorgente d’acqua che ancora oggi alimenta il sacro pozzo. L’accesso è agevolato da una scala intagliata nella roccia e fiancheggiata da numerose sepolture ad arcosolio monosomo disposte lungo le pareti. La basilica si trova a 25 metri di profondità, ha la forma di una “T” ed è composta da un grande ambiente rettangolare con soffitto piano e ripartito in due da un’iconostasi sagomata nella roccia con tre aperture ad arco a tutto sesto. Nel soffitto alcuni anelloni di pietra lasciano desumere la funzione sospensoria di lucerne; mentre nella parete di sud-est è ricavata un’abside e in un’altra di destra una porticina conduce ad un modesto vano, forse un diakonikon.
BASILICA RUPESTRE DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR)
La basilica rupestre venne scavata in un costone roccioso proprio per offrire degna sepoltura alle spoglie mortali dei due santi Lucia e Geminiano. Priva dell’originaria copertura lignea, presenta un presbiterio rialzato rispetto al livello della navata e chiuso da un’abside semicircolare al cui centro si trovava l’altare. Sulla sinistra, tre arcate su pilastri alquanto corrosi dividono la navata centrale da una più piccola e secondaria sul fondo della quale trova posto un ambiente atto a contenere un serbatoio per il recupero dell’acqua di stillicidio. Da qui due canalette convogliavano l’acqua: l’una, in una vasca battesimale scavata al centro della navata principale; l’altra, lungo la parete esterna della navatella. Sul lato destro dell’abside, tramite un cunicolo, si accede a due vani contigui: il primo reca le tracce di probabili affreschi ed il secondo lo scavo di alcuni arcosoli.
CELLE DEL CROCEFISSO (Romitorio rupestre – XIV secolo)
Località: Noto (SR)
Le cosiddette “celle del Crocefisso” sono alcune cavità rupestri poste al disotto della diruta chiesa del Santissimo Crocefisso (all’interno del parco archeologico di Noto) adibite a dimora eremitica dal beato Guglielmo Buccheri nella prima metà del Trecento, fin quando non le abbandonerà per trasferirsi a Scicli che, dopo la sua morte, lo eleggerà Santo Patrono. La tradizione vuole che per qualche tempo le abbia abitate anche san Corrado Confalonieri.
CHIESA DEI DDIERI DI BAULY (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Contrada Bauly, Noto (SR)
Premettendo che con il toponimo “ddieri” s’intendono delle abitazioni a più livelli ricavate nella roccia calcarea, quelli di Bauly o Baulì, dal nome dell’antico feudo, sono un agglomerato rupestre costituito da tre nuclei: il grande, il piccolo e quello dell’eremita. Realizzati in epoca bizantina, tra il IV ed il V secolo, per ospitare probabilmente delle grosse comunità cenobitiche basiliane, in particolare il ddieri grande, con oltre venti diversi ambienti abitativi disposti su tre piani, è sicuramente il polo cultuale della comunità. Il primo ambiente è palesemente occupato da una chiesa bizantina provvista di acquasantiera e della tipica iconostasi per separare l’officiante dai fedeli, con i resti di un rudimentale sedile nel retro. Per quanto non ve ne sia traccia, le pareti lisce ed appiattite lasciano dedurre che la chiesa era interamente affrescata. Infine, in questo “ddiere” come negli altri, è presente un apposito romitorio, quasi sempre con una balconata che si affacciava sul dirupo, dove gli anacoreti si raccoglievano in preghiera.
CHIESA DELLA MADONNA DELLA SCALA (Ruderi di oratorio rupestre)
Località: Noto (SR)
Nei pressi della omonima Fonte, una scala (ora chiusa al pubblico) conduce al luogo dove un tempo veniva venerata la Madonna della Scala. I resti della chiesa semirupestre si possono ancora rinvenire accanto all’imboccatura dell’inghiottitoio originato dalla vicina cava Piraro. Di fatto si tratta di un oratorio rupestre formato da una modesta cavità nella roccia davanti alla quale un masso fungeva da altare.
CHIESA DI SAN GIOVANNI (Chiesa rupestre – IV-VII secolo)
Località: Contrada Stafenna, Noto (SR)
Si tratta della chiesa rupestre dedicata (forse) a San Giovanni che si trova in contrada Stafenna, dove in epoca altomedievale insisteva un agglomerato bizantino che, come la nostra, sfruttava gran parte degli ipogei catacombali di una vasta necropoli.
CHIESA DI SAN GIULIANO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Noto (SR)
La chiesa rupestre tardo-medievale di San Giuliano, nella cava di San Calogero, si compone di due ambienti principali, chiesa e sagrestia, e di un terzo adiacente probabilmente adibito a dimora dell’officiante. L’interno è caratterizzato dalla presenza di due altari: uno principale, sovrastato da una grande nicchia rettangolare e l’altro, secondario, disposto lateralmente dalla parte della sagrestia e ricavato dalla roccia, con tracce di decorazioni. Gli affreschi più leggibili riguardano la stretta parete a destra dell’ingresso, con un Santo barbuto e nimbato (probabilmente san Giuliano o san Nicola), mentre un’altra parete interna, intonacata e quasi sicuramente interessata da affreschi, è purtroppo ricoperta da una spessa fuliggine nera a causa dell’utilizzo improprio della grotta come riparo o rifugio di pastori nel corso dei secoli.
EREMO DI SAN CORRADO FUORI LE MURA (Romitorio rupestre – XIV secolo)
Località: Noto (SR)
L’eremo o grotta di San Corrado, situato nella cava dei Pizzoni, al disotto dell’omonimo Santuario fuori le mura di Noto, è la grotta dove Corrado Confalonieri ha vissuto in penitenza fino alla morte sopraggiunta nel 1351, all’età di 61 anni. Secondo la tradizione, Corrado si sarebbe spento in ginocchio mantenendo quella posizione anche dopo il trapasso, come plasticamente rappresentato da una statua marmorea presente all’interno.
GROTTA DEI SANTI DI CASTELLUCCIO (Oratorio rupestre – VIII-XIII secolo)
Località: Contrada Castelluccio, Noto (SR)
La grotta dei Santi di Castelluccio, il villaggio rupestre con necropoli paleocristiana poco fuori Noto, rappresenta senza dubbio una delle più significative testimonianze dell’imponente presenza monastica basiliana che interessò la Sicilia del primo medioevo. L’oratorio è caratterizzato da un unico ambiente ipogeo ripartito da un grosso cippo centrale e da pareti interamente affrescate con un’iconografia pittorica che, stilisticamente, va dall’epoca bizantina a quella normanno-sveva. Purtroppo questi straordinari dipinti, che già palesano un mediocre stato di conservazione, rischiano di scomparire del tutto, non solo per il becero vandalismo degli ultimi decenni ma soprattutto per l’inarrestabile azione erosiva degli agenti atmosferici e dell’umidità della roccia calcarea. Tra i dipinti meglio conservati figurano le Madonne, una santa Lucia martire ed una Crocefissione.
GROTTA DELLA MADONNA O DEI SANTI DI PETRACCA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Petracca, Noto (SR)
Conosciuta come grotta della Madonna o dei Santi di Petracca è in realtà l’antico ipogeo catacombale poi trasformato in oratorio rupestre. L’ambiente interno, cui si accede con difficoltà perché ostruito da massi, conserva ancora i resti di due rudimentali altari in pietra, di cui uno coperto da una sorta di baldacchino sostenuto da quattro pilastri, e le tracce degli affreschi che ricoprivano parzialmente le pareti, come il pannello ancora leggibile raffigurante la Madonna con Bambino.
GROTTA DI SAN CORRADO (Romitorio rupestre – XIV secolo)
Località: Noto (SR)
Quella di San Corrado si trova tra le pareti rocciose della valle dell’Anapo assieme ad altre grotte già utilizzate in epoca bizantina come abitazioni. La tradizione vuole che in questa grotta, verso la metà del XIV secolo, trovò rifugio temporaneo l’eremita Corrado Confalonieri. In seguito alla sua beatificazione i fedeli la ingrandiranno trasformandola in un santuario rupestre con l’aggiunta di un altare.
GROTTA DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Cappella rupestre – V secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR)
Si tratta di un piccolo ambiente ipogeo, assolutamente distinto dalle altre due basiliche, caratterizzato dalle pareti ricoperte da sacre pitture che, per quanto non adatto allo svolgimento di funzioni religiose, si è inclini a ritenere che possa trattarsi di una cappella.
MONASTERO DI SAN MARCO (Cenobio semirupestre – XII secolo)
Località: Contrada Manghisi, Noto (SR)
Il monastero di San Marco, primo esempio di architettura semirupestre nel siracusano, viene edificato in epoca bizantina per ospitare una comunità eremitica che seguiva le regole di sant’Antonio Abate. La chiesa era in parte racchiusa all’interno di un’ampia grotta naturale dove erano scavate le absidi delle tre navate dell’edificio sacro. Alla fine delle quali si possono ancora rinvenire i resti degli altari e le tracce di affreschi pressoché illeggibili a causa del degrado e dell’uso improprio del sito (addirittura, come ovile fortificato) dopo il devastante terremoto del 1693. Ma la chiesa di San Marco si contraddistingue anche per la presenza del battistero, riconoscibile nella piccola cappella rettangolare con volta a botte, collegata alla chiesa da un atrio comune, dalla cui abside incisa nella roccia sgorgava l’acqua. Le altre cavità che contornavano quella principale con la chiesa erano invece adibite a romitorio per i monaci.
PARCO DEGLI EREMITI (Romitori rupestri – IV secolo)
Località: Noto (SR)
Con la denominazione “Parco degli Eremiti” viene identificato il piccolo appezzamento attorno al santuario di San Calogero e, in qualche modo, istituito dallo stesso santo eremita. Si tratta di un vero e proprio giardino naturale dove il verde fa da contrasto con la nuda roccia della cava e la quiete è interrotta soltanto dal fresco rumore di un torrente che l’attraversa. All’interno trovano posto alcune grotte per lo più utilizzate dagli eremiti sia come ricovero per gli armenti da loro allevati che come luogo di preghiera. Il parco nel corso dei secoli è stato infatti eletto a dimora ideale da numerosi beati e venerabili eremiti, l’ultimo dei quali, fra’ Antonio Taggiasco, si è spento nel 1983.
CHIESA DI BIBBINELLO (Chiesa rupestre – VIII secolo)
Località: Contrada Bibbinello, Palazzolo Acreide (SR)
La chiesa di Bibbinello, che in quanto a estensione (oltre 80 mq) è la seconda chiesa rupestre della Sicilia sud-orientale, si trova nell’omonima cava-contrada dell’antica Akrai. L’ingresso, preceduto da un rozzo nartece, introduce all’ampia area presbiteriale distinta, tramite un’iconostasi di poco sopraelevata, dal templum dove era collocata la cattedra dell’officiante; mentre al centro della parete frontale si sviluppa l’ampia abside con un piccolo sedile. Su un lato del presbiterio si trova una piccola fossa rettangolare, probabilmente il fonte battesimale. La presenza di intonaco nella parete dell’abside lascia desumere che un tempo sia stata interamente affrescata. La chiesa risalente al periodo bizantino, allorquando svolgeva la funzione di oratorio per gli eremiti che abitavano nelle numerose grotte della cava, è stata per lungo tempo utilizzata come stalla ed oggi versa in stato di totale abbandono.
CHIESA DI SAN CAMELIO (Ruderi di chiesa rupestre – V-IX secolo)
Località: Contrada Camelio, Palazzolo Acreide (SR)
Le rovine della chiesa rupestre di San Camelio, nella zona di cava Cardinale al confine tra i comuni di Palazzolo Acreide e Noto, sono un’importante testimonianza di trasformazione di un’antica tomba sicula a luogo cultuale paleocristiano. All’interno si possono ancora ammirare i resti di altari, incisioni ed affreschi rupestri di fattura bizantina.
CHIESA DI SAN GERMINIANO (Ruderi di oratorio rupestre – V-X secolo)
Località: Palazzolo Acreide (SR)
Della chiesa di San Germiniano, i cui resti si trovano nella zona sud-occidentale dell’antico insediamento acrense, si sa che ha esercitato un importante ruolo come oratorio rupestre dall’età paleocristiana fino all’epoca della dominazione araba.
CHIESA DI SANTO LIO (Oratorio rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Santolio, Palazzolo Acreide (SR)
Con la denominazione odierna di chiesa di Santo Lio suole identificarsi l’oratorio rupestre bizantino che ospitò a lungo l’eremita e sant’uomo Lio: da qui il toponimo “Santolio” con cui da sempre è nota la cava e, più in generale, la contrada dove si trova la grotta.
GROTTA DEI SANTI DI PIANETTE (Chiesa rupestre – VI-VII secolo)
Località: Contrada Pianette, Palazzolo Acreide (SR)
La grotta dei Santi di Pianette è sicuramente uno dei più interessanti siti sacri rupestri del territorio acrense e, come per l’omonima di Castelluccio, deve la sua denominazione alla presenza delle numerose immagini di santi che la decorano. L’ipogeo, scavato tra il VI ed il VII secolo, a pianta pressoché quadrangolare, ha le pareti interamente intonacate che, intorno al XII-XIII secolo, sono state ricoperte da pregevoli affreschi oggi in pessimo stato di conservazione. I dipinti, all’interno di grandi riquadri rettangolari, propongono la rappresentazione iconografica di santi, come Giovanni Battista, Paolo, Nicola, Bartolomeo ma anche della Mater Domini e della Madonna odigitria. Dalla tipologia di decorazione, dai colori adoperati (blu, rosso e giallo ocra) e stesi a pennello nonché dall’impostazione spaziale delle figure si evince che sono stati realizzati da un esperto ed abile artista di scuola duecentesca.
EREMO DI SAN FOCÀ (Chiesa e romitorio – IV secolo)
Località: Contrada Piano dell’Aguglia, Priolo Gargallo (SR)
La chiesa di San Focà si erge, desolata e abbandonata, nelle vicinanze del mare, in una zona chiamata volgarmente “piano dell’Aguglia”. Lo stile inconfondibile dell’originario impianto (sviluppo a “T” delle tre navate con una sola abside semianulare e volte a botte), ora massicciamente inglobato nel nuovo edificio conventuale, la collocano agli inizi del IV secolo. La costruzione della chiesa, e di una adiacente laura per ospitare gli eremiti, in onore del santo martire, si deve al beato Germano vescovo di Siracusa. A seguito del terremoto del 1693 l’edificio venne per lo più distrutto (eccetto il romitorio, miracolosamente risparmiato) e solo agli inizi dell’800 si è riusciti in qualche modo a ricostruirlo così come lo vediamo oggi.
ORATORIO DEL CASTELLUCCIO (Oratorio rupestre – XI-XIV secolo)
Località: Contrada Castelluccio, Priolo Gargallo (SR)
L’oratorio del Castelluccio occupa la cavità che si apre a mezza costa d’un altipiano dove in epoca basso-medievale era presente un castrum bizantino a difesa della valle dell’Anapo ed a protezione del borgo rupestre sui monti Climiti. La struttura, quasi interamente scavata nella roccia, consta di un ingresso ad arco e di una pianta interna vagamente troncoconica con il soffitto irregolarmente piano. Una banchina o sedile corre lungo i lati e fino all’area presbiteriale, priva di abside ma sulla quale è collocato un enorme masso squadrato con gradino a guisa di seggio. L’unico pannello affrescato della cappella interessa il lato sinistro e rappresenta un santo che però, l’erosione della roccia ed i continui colpi di scalpello, hanno reso irriconoscibile.
GROTTA DI SANT’ELIA (Chiesa rupestre – XI-XIV secolo)
Località: Contrada Celone, Ragusa (RG)
La grotta di Sant’Elia è situata nella cava Borticchio-Scassali, lungo la sterratina che dall’altopiano di contrada Celone conduce alla cava di San Leonardo. La chiesa rupestre si avvale di un ambiente a pianta quadrata con in fondo un’ampia e profonda abside, dove al centro è collocato un altare sovrastato da una nicchia. Il piano di calpestio è rozzamente lastricato mentre le pareti, per lo più ricoperte da intonaco, mostrano qui e là delle parti scrostate con segni, simboli e caratteri riconducibili a nomi di santi. Degli affreschi che originariamente dovevano ricoprirle rimangono alcune tracce nella zona absidale: a destra dell’altare, la sagoma di un corpo seguita dalla figura di un bambino con le braccia alzate; sul soffitto, un globo sormontato da una croce bianca; sulla parete, invece, ancora in buono stato di conservazione, un pannello con scene iconografiche di san Giovanni nel deserto assieme al profeta Elia. Proprio il culto tipicamente bizantino per questo santo induce ad ipotizzare la datazione della chiesa tra l’XI ed il XIV secolo.
GROTTA DI SAN LIO O LEONE (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Nunziata Vecchia, Ragusa (RG)
La grotta di San Lio o Leone (vescovo di Catania) si trova nella parte occidentale di Ragusa, proprio in cima alla Cava di San Leonardo, dove insisteva un piccolo agglomerato rupestre di epoca tardo-antica, ed è affiancata dai resti di una chiesetta rurale in muratura del XIV secolo. La chiesa rupestre è formata da due ambienti: il primo, quadrato, destinato ad aula; ed il secondo, più piccolo (probabilmente, un antico ipogeo funerario), a presbiterio. Nell’aula sono presenti le tracce delle cornici di pannelli pittorici oltre ad alcune iscrizioni in greco incise nelle pareti.
GROTTA DI SAN PAOLO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Ragusa (RG)
La grotta di San Paolo si apre nell’omonimo vallone nei pressi della lunga cava intagliata sull’altopiano ibleo a sud di Ragusa e al confine con il territorio di Santa Croce Kamarina, caratterizzata dalla presenza di numerosi ipogei funerari tardo-antichi. Nella cavità naturale, che non è molto larga e si restringe verso il fondo, sono state ricavate due nicchie, di cui una absidata, con sedili ed una piccola fossa per la raccolta dell’acqua che sgorga da una sorgente interna. L’uso cultuale della grotta e la sua denominazione si devono proprio all’associazione dell’acqua con San Paolo.
GROTTA DI SANTA DOMENICA (Chiesa rupestre – XII-XIV secolo)
Località: Ragusa (RG)
La grotta di Santa Domenica, scoperta casualmente nel 1995, originariamente si apriva nei pressi della Porta dei Saccari, punto di confluenza della viabilità proveniente dal fondovalle. Successivamente nel XVI secolo venne inglobata nella proprietà del convento di Santa Maria di Gesù e (addirittura) trasformata in una grande cisterna. La primitiva chiesa rupestre constava di due ambienti scavati nella roccia, affiancati e comunicanti tramite un varco, uno dei quali conteneva l’altare e l’incavo absidale. Le pareti erano interessate da una nutrita teoria di affreschi palinsesti di buona fattura con rappresentazioni per lo più di santi, come la stessa Domenica, Leonardo, Cristoforo, altri non identificabili e la Deésis che, grazie ad un provvidenziale restauro conservativo, possiamo nuovamente apprezzare.
GROTTA DI SANTA SOFIA (Chiesa rupestre – XV secolo)
Località: Ragusa (RG)
La grotta di Santa Sofia è scavata nello sperone roccioso che domina la cava Puzzo, nei pressi dell’antica Porta Modica. La chiesa rupestre, risalente al XV secolo, è di forma rettangolare e reca sulle pareti tracce di affreschi.
BASILICA IPOGEA PALEOCRISTIANA (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Rosolini (SR)
Quella che all’origine è stata una chiesa rupestre paleocristiana, poi inglobata nella costruzione del Castello dei Platamone, si trova scavata nel tratto della balza rocciosa dove tra il 1485 ed il 1712 si è poi sviluppato l’impianto urbanistico dell’antica Rosolini. L’attuale configurazione, che ripropone appunto lo schema della chiesa basilicale a tre navate, fa ritenere che gli abitanti del luogo l’abbiano edificata nell’alto-medioevo utilizzando alcuni dei preesistenti ipogei catacombali cristiani. L’ampia navata centrale che si conclude con una bella e larga abside comunicante con una tomba a baldacchino, da una parte e dall’altra, le otto campate di archi a tutto sesto che poggiano su robusti pilastri con altre tombe ad arcosolio, ne caratterizzano la singolare e suggestiva struttura architettonica.
CHIESA DI CAVA GRANDE (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Contrada Cansisina, Rosolini (SR)
La chiesa rupestre di Cava Grande, situata in un’area archeologica di particolare interesse, per la conformazione degli spazi liturgici interni, va sicuramente fatta risalire al XIV secolo. Di fatto è caratterizzata da una sorta di nartece, una particolare collocazione dell’abside orientata ad ovest ed un modesto ambiente di servizio ricavato a sinistra dell’ingresso.
CONVENTO E SACELLO DI SANT’ALESSANDRA (Cenobio ed oratorio rupestri – IV-V secolo)
Località: Contrada Grotticelli-Cava d’Ispica, Rosolini (SR)
Il complesso, la cui denominazione è dovuta alle evidenti tracce di architettura conventuale (monasterion) oltre ad un sacello dedicato al culto della Santa con pareti originariamente decorate, si trova in un’area della Cava d’Ispica che insiste sul territorio di Rosolini e consta di ben cinque diversi livelli sovrapposti di grotte, collegati tra di loro da scalette scavate nella roccia. Si possono chiaramente distinguere: il piano rialzato, probabile luogo di riunione della comunità cenobitica, formato da un grande ambiente di forma irregolare con una nicchia nel lato sinistro e due cellette di fronte; il primo piano, articolantesi lungo un corridoio esterno sul quale si aprono alcune cellette di varia forma; ed il secondo piano disposto attorno ad un camerone centrale che, nel lato destro, presenta tre cavità rotonde e poteva verosimilmente servire da oratorio. A breve distanza si trova un altro ambiente con due vani comunicanti, di cui uno caratterizzato da una larga buca (fonte battesimale) nel pavimento in cui si raccoglie dell’acqua, fatta poi defluire all’esterno tramite una canaletta scavata nella roccia. Si tratta, appunto, di un antico battistero rupestre di età tardo-romana o paleocristiana annesso ad un convento poi divenuto laura di monaci basiliani.
EREMO DI CROCE SANTA (Chiese e romitori rupestri – IV secolo)
Località: Cava d’Ispica, Rosolini (SR)
Suggestivamente incastonato nella roccia calcarea della sponda sinistra dell’omonima cava, il complesso eremitico rupestre deve presumibilmente a sua originaria costruzione a sant’Ilarione, ma nel corso dei secoli è stato abitato da numerosi eremiti com’è attestato dai resti delle quattro chiese scavate nella roccia in tempi diversi o in seguito ai crolli provocati dai tanti terremoti che hanno colpito la zona. Della prima chiesa, insediata in un’area funeraria nell’alto-medioevo, dopo il terremoto del 786 rimane la sola parete absidale con un subsellium semicircolare interrotto al centro da una cattedra. Della seconda chiesa, interamente crollata a causa del terremoto del 1167, la sussistenza di un moncone di pilastro raccordato da due archetti lascia prefigurare un impianto a croce con quattro pilastri centrali. La terza chiesa, realizzata nella forma architettonica attuale a partire dal 1533, consta di una facciata in muratura ed un’unica navata interna abbellita da una lunga teoria di affreschi bizantini. Nella parete di destra sono ancora leggibili le figure san Teodoro e santo Stefano, mentre delle altre figure probabilmente di sant’Ilarione, della Vergine con Bambino e del Cristo pantocratore rimangono purtroppo delle flebili tracce. Infine, la quarta chiesa edificata, sempre a navata unica absidata, all’interno della cosiddetta “grotta del Bove” per la leggenda cui è legata e per il rinvenimento di una croce lignea poi traslata (1728) nella chiesa del Santissimo Crocifisso di Rosolini. L’eremo, che all’inizio del Settecento risultava ancora abitato da tre eremiti, viene però dismesso nel 1792 e da lì in avanti abbandonato a sé stesso.
GROTTA DELL’ICONA (Oratorio rupestre – V secolo)
Località: Contrada Pirainito, Rosolini (SR)
Si tratta di un antico ipogeo della necropoli paleocristiana di Pirainito, in una zona chiamata “Mulino Grotte”, inizialmente utilizzato come sepolcreto e poi adattato a chiesetta od oratorio rupestre, che prende il nome dalla presenza di un’icona un tempo affrescata con un’effigie sacra di cui oggi rimangono solo alcuni lembi. Mentre l’ingresso presenta tracce di un ampio vestibolo con nicchie, all’interno, quasi del tutto interrato, da un parte si distinguono varie lunette laterali ed incassi per lucernai, e da quella opposta si apre invece un ambiente al centro del quale si trovava una struttura circoscritta da quattro colonne (ancorché ne rimane solo una) che poteva essere una tomba a baldacchino oppure un tegurium battesimale simile a quelli rinvenuti in altre strutture rupestri dell’area. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
CHIESA DEL CALVARIO (Chiesa semirupestre – XVIII secolo)
Località: Scicli (RG)
Quella del Calvario, una delle più antiche chiese di Scicli, situata lungo il sentiero che conduce al convento di Santa Maria della Croce, è interamente scavata nella roccia dell’omonimo monte. L’attuale chiesa, la cui facciata è sormontata da un esile campanile a vela, presenta un’architettura interna piuttosto regolare con aula rettangolare, volta a botte e, nella parete di fondo, un presbiterio rialzato con paliotto d’altare sovrastato da una nicchia scavata nella roccia. Per il resto due grotte, una piccola con diverse nicchie ed una più grande utilizzata come sagrestia, completano la struttura religiosa. Degni di nota: l’altorilievo in stucco di gesso raffigurante la Pietà, sul paliotto; un dipinto del Cristo morto, nell’incavo della nicchia d’altare; un sepolcro scolpito in pietra, all’interno della sagrestia.
CHIESA DELLO SPIRITO SANTO (Chiesa semirupestre – XVIII secolo)
Località: Scicli (RG)
La chiesa dello Spirito Santo si trova sul colle San Matteo, assai vicina all’area del- l’antica Scicli con i resti di numerosi ipogei sepolcrali di epoca tardo-antica. Edificata agli inizi del ‘700, occupa ed ingloba la cripta rupestre con tracce di affreschi cui, prima che il costone roccioso in cui è scavata subisse un rovinoso crollo, si accedeva attraverso un cunicolo gradinato ricavato tra l’abside e la parete di fondo. I resti di decorazione pittorica più cospicui, in corrispondenza di un subsellium, appartengono ad uno dei quattro strati di affreschi e contemplano frammenti di una Madonna con il capo reclinato e di un probabile beato Guglielmo. Per il resto la planimetria e la semplicità architettonica interne richiamano le caratteristiche delle chiese rupestri del XIII e XIV secolo. Anche la chiesa di oggi, pur conservando ancora integri la facciata ed i muri perimetrali, si presenta gravemente danneggiata.
CHIESA DI SAN PIETRO (Chiesa semirupestre – XII-XV secolo)
Località: Scicli (RG)
La chiesa di San Pietro che, situata alle pendici occidentali del colle di San Matteo, per quanto attestata da antichi documenti della fine del XV secolo, è stata sicuramente realizzata qualche secolo prima accorpando parte della preesistente chiesa rupestre, oggi versa in uno stato di conservazione assai precario. Ad un’avanzata erosione della facciata esterna e ad un inarrestabile sgretolamento del campanile, si accompagnano infatti i rifiuti accumulati nel tempo, non solo lungo l’intera navata della chiesa ma anche nell’ambiente ipogeo che si apre dietro l’altare maggiore, peraltro già utilizzato come rifugio antiaereo nel corso dell’ultima guerra mondiale. Purtuttavia, proprio in quest’ultimo, in corrispondenza di un piedritto che poggia sulla roccia, sono ancora leggibili i pochi personaggi, raffigurati a fresco in un pannello di modeste dimensioni, d’una rappresentazione canonicamente eucaristica.
CHIESA DI SANTA LUCIA (Chiesa semirupestre – XVII secolo)
Località: Scicli (RG)
Originariamente fondata in una grotta nei pressi dell’antica Porta dello Steri e, dopo qualche tempo, trasferita in un’altra poco lontana, con l’antistante costruzione di un prospetto con campanile, la chiesa rupestre di Santa Lucia custodisce ancora oggi un dipinto ed una statua della vergine martire siracusana.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CATENA (Chiesa semirupestre – VIII-IX secolo)
Località: Scicli (RG)
L’originaria chiesa di Santa Maria della Catena è stata scavata alle falde del colle di San Matteo, nell’area dell’antica Scicli dove in epoca paleocristiana si realizzarono i primi santuari all’interno di cavità rupestri. Più avanti, all’inizio del XIII secolo, verrà traslocata in un’altra grotta vicina, ed è la stessa che possiamo ammirare ancora oggi. La chiesa, dalle linee di gusto tardo-antico, custodisce al suo interno una preziosa statua della Madonna (opera d’ignoto del 1100) ed un’acquasantiera d’epoca bizantina.
CHIESA DI SANTA MARIA DI PIEDIGROTTA (Chiesa rupestre – XVII secolo)
Località: Scicli (RG)
La chiesa rupestre di Santa Maria di Piedigrotta, scavata nella roccia alle pendici del colle della Croce dove si trova la cava di San Bartolomeo, presenta un’aula unica di forma rettangolare, un soffitto piano e, in fondo, l’area presbiteriale con altare addossato alla parete rocciosa, delimitato da due colonnine in pietra tenera e sormontato da una profonda nicchia absidale in cui è custodita una pregevole Pietà, opera marmorea sciclitana del Cinquecento.
GROTTA DI GIOVANNI MORIFET (Romitorio rupestre – XVI secolo)
Località: Scicli (RG)
Scoperta solo nel 2000, durante i lavori di restauro del convento di Santa Maria di Monte Sion, meglio noto come ex convento della Croce, la grotta di Giovanni Morifet è proprio quella in cui il frate eremita francese si sarebbe fatto “murare vivo”. L’ipogeo, cui si accede mediante una stretta botola, è scavato nella roccia a dieci metri di profondità rispetto al piano di calpestio del convento ed è composto da due diversi vani/ambienti: nel primo, che si affaccia a strapiombo sulla vallata di San Bartolomeo con una apertura piuttosto informe, si conservano ancora le evidenti tracce di un affresco raffigurante (forse) la Pietà; nel secondo si possono invece rinvenire solo i frammenti lacunosi ed illeggibili di altri due affreschi. La grotta, insomma, riporta alla ribalta quei modelli di “carcerati o reclusi volontari, in celle o grotte ai margini dei centri abitati” propinati dalla Chiesa di Roma nella prima metà del Cinquecento.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO (Chiesa semirupestre – XI-XII secolo)
Località: Sortino (SR)
Quella di Santa Maria del Soccorso, ancorata com’è alla base d’una rupe, se da una parte è l’unica chiesa dell’antica Sortino scampata miracolosamente ai terremoti ed all’incuria dei tempi, dall’altra non è riuscita ad evitare le barbare incursioni dei vandali che l’hanno più volte saccheggiata. Analogamente ad altre chiese del tempo, all’aspetto semplice e povero della facciata, provvista di un rosone in pietra (poi estirpato), si contrapponeva un interno riccamente abbellito con decorazioni ed affreschi.
CHIESETTA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA (Cappella ed oratorio rupestre – XVIII secolo)
Località: Sortino (SR)
Si tratta di una piccola edicola votiva realizzata nel ‘700, e dedicata a San Francesco di Paola, accanto alla cavità (originario oratorio rupestre) che si apre nella parete rocciosa.
CHIESA MADRE DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA (Ruderi di chiesa semirupestre – X-XI secolo)
Località: Sortino (SR)
Quel che rimane di questa grande chiesa, quasi tutta in muratura ma con oratori e nicchia del battistero ricavati in grotte tutt’oggi ben conservati e visitabili, sono un tratto del basamento di un muro portante a secco ed il perimetro del campanile intagliato nella roccia.
EREMO DI SANTA SOFIA “ARRASSU” (Ruderi di chiesa e romitorio sem,irupestri – XVII secolo)
Località: Sortino (SR)
Per quanto la costruzione della chiesa di Santa Sofia Arrassu, che assieme al romitorio domina tutt’oggi il paesaggio dell’antica Sortino, risalga al 1729, le sue origini sono più remote e tali da confondersi tra mito e realtà storica. La leggenda vuole infatti che la santa nell’anno 203, in fuga dal padre Costanzo, prefetto di Costantinopoli, sia approdata a Siracusa per riparare poi in una grotta dell’alta valle dell’Anapo (successivamente inglobata nella chiesa), facendola così divenire uno dei primi oratori cristiani dell’isola.
GROTTA DEI SANTI GIACOMO E SOFIA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR)
La grotta dei Santi Giacomo e Sofia, ricavata in uno sperone di roccia al disopra del giardino del Ruggio, è l’oratorio rupestre sopravvissuto all’omonima chiesa in muratura che un tempo la chiudeva. Per quanto la sistemazione interna sia stata stravolta dalla creazione di una cisterna, risultano ancora ben visibili il tetto spiovente a “gruccia”, l’altare squadrato e gli scalini che conducevano alla loggia campanaria.
GROTTA DEL CROCEFISSO (Oratorio rupestre – VII-VIII secolo)
Località: Pantalica, Sortino (SR)
La grotta del Crocefisso, all’interno della necropoli rupestre di Pantalica, è situata lungo il sentiero che conduce alla valle dell’Anapo. L’oratorio, seppure franato nella parte anteriore, conserva nelle pareti interne le tracce degli affreschi che un tempo le ricoprivano. E’ di un certo interesse la raffigurazione sacra, piuttosto rovinata e frammentaria, presente nella parete di fondo: una testa nimbata e finemente decorata, probabilmente di san Nicola, stilisticamente collocabile in un’epoca più tarda (XIV secolo).
GROTTA DI MARIA SANTISSIMA DELLA GRAZIA (Ruderi di chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR)
Anche nel caso della grotta di Maria Santissima della Grazia, si tratta della parte absidale scavata nella roccia dell’antica chiesa rupestre ormai scomparsa o fagocitata dalla realizzazione della strada provinciale Sortino-Fiumara-Mandredonne. Nella parte alta, sopra l’altare, sono ancora evidenti le tracce di un pannello affrescato sulla viva roccia.
GROTTA DI SAN LEONARDO (Ruderi di chiesa rupestre – VIII secolo)
Località: Sortino (SR)
Anche la grotta di San Leonardo, scavata nella rupe tufacea al di sotto del castello dell’antica Sortino, faceva parte di una chiesa in muratura poi distrutta dal sisma del 1542. L’oratorio all’interno presenta due nicchie, una grande ed una piccola, probabili absidi ed un soffitto con cupola centrale e profilo a “gruccia”, assai simile a quello del vicino San Micidiario.
GROTTA DI SAN MICIDIARIO (Oratorio rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Pantalica, Sortino (SR)
L’oratorio rupestre di San Micidiario, situato nell’area della necropoli rupestre di Pantalica nei pressi dell’ingresso di Filiporto, un villaggio con oltre 150 abitazioni, è sicuramente un esempio significativo dell’architettura bizantina altomedievale. Realizzata ampliando una delle numerose grotte funerarie preesistenti, la chiesetta a pianta rettangolare è suddivisa da un’iconostasi in due distinte sezioni: la prima per l’officiante e l’altra per i fedeli. Per il resto, il soffitto è alquanto spiovente e nella parete oltre l’iconostasi sono ricavati un’abside e due nicchie laterali, un tempo interamente ricoperti di affreschi che oggi versano in pessime condizioni. Pur tuttavia è ancora possibile riconoscere un Cristo pantocratore affiancato da un paio di angeli e da un Santo anonimo.
GROTTA DI SAN NICOLICCHIO (Oratorio rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Pantalica, Sortino (SR)
Quella di San Nicolicchio, situata nella parte meridionale della necropoli rupestre di Pantalica, è una piccola chiesa rupestre che, per quanto rozzamente scavata/scolpita, riesce però a conservare ancora in buono stato non solo gli affreschi dei santi ma addirittura le dediche dei fedeli in lingua greca. L’ambiente è angusto, il soffitto basso, l’absidiola è provvista di un modesto altare con nicchie laterali e, a dispetto del rito ortodosso praticato, non presenta una netta separazione tra la sezione dell’officiante e quella per i fedeli.
GROTTA DI SAN ROCCO E SANTA MARIA DELLA CATENA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR)
La piccola grotta di San Rocco e di Santa Maria della Catena, situata ai confini del-l’antica Sortino, alla base dell’altissimo sperone roccioso che affiora vicino alla sorgente del torrente Guccione, presenta la tipica conformazione a “gruccia” con un altare ben squadrato. L’intitolazione alla Madonna si deve al fatto che, ancora fino agli anni Sessanta, le donne di Sortino erano solite andare a lavare i panni presso la sorgente: un luogo anticamente chiamato, appunto, “a funtana da’ bedda Matri da’ Catina”.
GROTTA DI SANT’AGATA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR)
La grotta, che anticamente costituiva l’oratorio rupestre interno, era parte integrante di una chiesa in muratura, distrutta dal terremoto del 1542, prima e poi, definitivamente crollata nel 1693, situata a ridosso del castello dell’antica Sortino. La struttura dell’ipogeo consta di due diversi ambienti, secondo lo schema cultuale greco-bizantino e, nella zona presbiteriale, è interessata da nicchie rettangolari e da un altare scolpiti nella roccia.
GROTTA DI MARIA SANTISSIMA DEL PERICOLO (Cappella rupestre – IV-VI secolo)
Località: Vizzini (CT)
Si tratta della semplice grotta in cui i primi cristiani si rifugiavano dalle persecuzioni e che, nel corso del V secolo, il primo vescovo di Siracusa fece abbellire con affreschi da vari artisti locali. L’attuale dedicazione alla Madonna del Pericolo risale al 1850 ed è legata ad un’antica tradizione, secondo la quale una donna gravemente accoltellata dal marito perché ritenuta adultera venne prodigiosamente salvata/graziata. Va da sé che, nel corso dei secoli, il piccolo santuario è divenuto meta di pellegrinaggi da tutta l’isola.
Grotta di Santa Margherita (Cappella rupestre – IV-V secolo) - Chiaramonte Gulfi
Grotta di Santa Margherita (Cappella rupestre – IV-V secolo) - Chiaramonte Gulfi
Grotta di Santa Margherita (Cappella rupestre – IV-V secolo) - Chiaramonte Gulfi
Località: Chiaramonte Gulfi (RG)
La grotta di Santa Margherita, secondo la tradizione popolare, è il luogo dove la Santa si sarebbe soffermata per qualche tempo allo scopo di liberare la zona di Gulfi da un pericoloso serpente che ne infestava i campi. Ed ecco perché gli abitanti in segno di riconoscenza avrebbero deciso di raffigurarne l’immagine all’interno della grotta. In realtà, si tratta di un luogo di culto d’epoca paleocristiana; mentre gli affreschi, notevolmente deteriorati ma ancora presenti sulle pareti, risalgono con una buona approssimazione al XIV-XV secolo.
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