Santuari Ragusa, se hai un interesse religioso o artistico - Santuari ed Eremi in Sicilia

Santuari ed Eremi in Sicilia

Benvenuti nella pagina dedicata ai Santuari ed Eremi in Sicilia. Qui scoprirete tesori tra edifici sacri e Chiese, viaggerete tra sacralità e storia.  
La Sicilia è ricca di luoghi di culto che raccontano secoli di devozione e spiritualità. Dalle maestose cattedrali alle piccole cappelle isolate tra le montagne, ogni santuario ed eremo ha la propria storia
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I Santuari a Ragusa

I Santuari a Ragusa, che tu abbia un interesse religioso o artistico, il Santuario è un luogo sacro, ha valore religioso e culturale, sono legati ad un individuo che è considerato importante o santo da parte delle persone.
Dopo il suo passaggio, il luogo diviene conosciuto come luogo dove quell'uomo o donna hanno soggiornato o vi sono dei resti che ricordano il suo essere santo.
La parola ha raggiunto importanza e significato dal punto di vista storico.
Perciò il santuario si presenta come uno spazio sacro al pari di tutti gli altri luoghi di culto, ma indissolubilmente legato alla propria posizione, sede di una determinata manifestazione del sacro.
Con questo, a differenza da altri luoghi di culto, il santuario è connesso al fenomeno religioso del pellegrinaggio.
Troverai i contatti e le indicazioni per visitare il santuario, le strutture nelle vicinanze dove poter mangiare o dormire in modo da organizzare al meglio il tuo soggiorno.

Santuario Madonna del Carmine Ragusa

L’antico complesso religioso, formato da chiesa e convento, fu dedicato a “Santa Maria degli Ammalati” e risale al XVI secolo come suggerisce la data incisa in una delle campane, 1574.
Il sito, pur essendo sopravvissuto al terremoto del 1693 senza aver riportato gravi danni, venne poi ricostruito nel 1726. Dal 1632 il complesso fu affidato alla Provincia Carmelitana dell’Antica Osservanza di Sant’Alberto poi soppresso.
Dichiarata Santuario cittadino nel 1953, era diventata un centro molto fervoroso di vita cristiana, sempre molto affollata e ricca di associazioni. Per cui sorse l’idea di ricostruire più grande e possibilmente più bello il Santuario. Dopo aver ottenuto altri locali dal Comune, nel 1956 fu demolita l’antica chiesa settecentesca e si iniziarono i lavori per la nuova.
Il convento e l’antico campanile conservano la loro originaria fisionomia settecentesca.
Dell'antica Chiesa rimangono il simulacro della Madonna del Carmine del '700, sull'altare maggiore, e l'abitino o scapolare. Nel Santuario è conservata inoltre la statua di S. Spiridione vescovo.

Santuario dell’Immacolata, Comiso

Edificata nella prima metà del 1300 la chiesa è oggi monumento nazionale.
Il corpo è strutturato ad una sola navata con copertura a capriate scoperte. Negli anni successivi e precisamente nel 1478 fu affiancato alla struttura della chiesa il convento dei frati minori caratterizzato da un grazioso chiostro all’interno di un porticato in stile quattrocentesco.
All’interno troviamo il monumento del celebre Conte Rosso, Baldassare II, composto da un sarcofago con sulla sommità la statua del defunto come immerso in sogno. Una formella quadrangolare raffigurante la Madonna con il Bambino sormonta il sarcofago. Troviamo inoltre qui collocate, il monumento funebre di Baldassarre I, una tela raffigurante la Madonna Immacolata, una tela raffigurante San Placido, Santa Tecla e San Donato.

Còmiso comune del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, 209 m s.m.,
patrono san Biagio seconda domenica di luglio,
ricostruito in forme barocche dopo il terremoto del 1693, chiesa medievale di San Francesco o dell'Immacolata, arricchita nel sec. XV da un chiostro e, nel 1517, dalla cappella Naselli ospita un notevole mausoleo in marmo, dei sec. XV-XVI, attribuito ad Antonello Gagini,
il castello dei Naselli, con mastio angolare, di origine tardogotica più volte rimaneggiato,
chiesa madre di Santa Maria delle Stelle, del sec. XV ma in gran parte rifatta dopo il terremoto,
in stile barocco la chiesa della Santissima Annunziata con un bel campanile, la chiesa di San Biagio, di origine romanica,

Santuario Madonna del Carmelo, Ispica

Il complesso originario andò distrutto dal terremoto del 1693 e fu ricostruito, grazie ai fondi del marchese Andrea Statella, durante il Settecento. Doveva essere uno dei pochi luoghi del colle Calandra ad essere costruito quando ancora l’antica Spaccaforno si trovava nel fortilizio della Cava. La chiesa ha una facciata semplice ad ordine unico delimitato da paraste, al culmine del quale vi è il campanile.
Al centro della facciata vi è il portale, decorato con alcuni bassorilievi tardo rinascimentali, probabilmente recuperati dall’edificio precedente. Le fonti affermano infatti che il luogo di culto venne fondato nel 1534 e dedicato a Santa Caterina di Alessandria; solo successivamente venne dedicato alla Madonna del Carmelo.
Questi bassorilievi, integrati con altri due realizzati nel Novecento, raffigurano i padri carmelitani sant’Alberto di Gerusalemme, sant’Angelo, Sant’Alberto degli Abati e il Venerabile Statella.
Chiave di volta del portale centrale è un puttino che regge la data 1632 e, poco più in alto, vi sono altri due puttini che reggono lo stemma della famiglia Statella, divenuto stemma della città di Ispica, anche questi antecedenti al terremoto. Il timpano spezzato del portale centrale incornicia la parte bassa del finestrone che è sovrastato da una nicchia con colonne tortili nella quale si conserva la statua della Madonna del Carmelo, patrona civitatis dal 1875.
All’interno la chiesa è a navata unica e sulle pareti laterali vi sono otto cappelle, quattro per ogni lato. Le cappelle sono decorate con colonne tortili e stucco e conservano diversi dipinti del XVIII secolo tra i quali il Transito di San Giuseppe, la Madonna del Carmine tra Santi carmelitani, Maria tra i Santi Agostino e Antonio, Maria tra Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Agnese.
Sul lato destro della navata vi è il mausoleo del Venerabile Statella, datato 1758. Esponente della famiglia dei marchesi Statella, il Venerabile Andrea (1678-1728) fu promotore della riforma carmelitana siracusana. Il monumento funebre, realizzato probabilmente da uno scultore della famiglia Gianforma, rappresenta un drappo sorretto da due putti, un ovale con un’iscrizione in latino e due stemmi: quello dell’ordine carmelitano e quello della famiglia Statella.
Sempre sul lato destro, a ridosso dell’altare, vi è un pulpito ligneo poligonale, uno dei pochi elementi precedenti al terremoto, sul quale vi sono raffigurati i santi Angelo, Alberto, Elia e Telesforo.
L’altare principale della chiesa, con una struttura concava con colonne corinzie, ospita la statua lignea della Madonna del Carmelo, realizzata nel 1860 dallo scultore palermitano Bagnasco. La statua raffigura la Vergine che tiene in braccio il bambino e le chiavi della città. Entrambi portano una corona e le insegne mariane. Il simulacro viene portato in processione il 16 luglio o la domenica successiva in occasione dei festeggiamenti per la patrona organizzati dalla Confraternita della Madonna del Carmine. Oltre alla tradizionale processione, nella notte del 16 luglio si svolge la marcia cittadina guidata dal Sindaco. La marcia parte dal santuario, prosegue per i tornanti della strada Barriera, raggiungendo l’ingresso della città per rendere omaggio alla statua lì presente. La mattina del 16 luglio, invece, vi è la consacrazione dei bambini e delle bambine vestiti con il tradizionale abitino carmelitano e la benedizione degli ex voto.

Il convento ha una facciata molto semplice su due livelli. Il portale centrale è incorniciato da un bugnato liscio mentre l’unico balconcino della facciata conserva delle decorazioni tardobarocche nelle mensole con i mascheroni che sorreggono il balcone.
Dal portale centrale si accede ad un cortile porticato, rimasto incompleto per la parte superiore, al centro del quale vi è un pozzo. Su questo cortile si aprono diversi ambienti tra i quali il grande salone del convento, coperto con volte a crociera. Ai piani superiori, vi sono le celle dei monaci.
Con la soppressione degli ordini religiosi e l’allontanamento dei monaci carmelitani a fine Ottocento, il convento è stato utilizzato in modi diversi: ufficio registro del Comune, sede dell’esercito fascista, ospedale e scuola. Oggi ospita le suore domenicane del Sacro Cuore.
Fu proprio durante il periodo nel quale il convento era sede dell’Ufficio Registro a fine Ottocento, che lo scrittore Luigi Capuana, in qualità di sindaco del Comune di Mineo, venne a Spaccaforno per riscuotere i canoni dei terreni della Marza di proprietà del comune di Mineo. Fu ispirato dai locali del convento e decise di ambientare qui le vicende di Patrizio e Eugenia con il suo romanzo Profumo.

Ìspica comune del Libero consorzio Comunale di Ragusa, 170 m s.m.,
patrono Madonna del Carmine 17 luglio,
chiesa di Santa Maria Maggiore, la chiesa madre dedicata a San Bartolomeo,
quella dell'Annunziata, palazzo Bruno di Belmonte, sede municipale, è uno dei più notevoli edifici liberty della Sicilia, progettato e realizzato dall'architetto Ernesto Basile,
nei pressi si trova la suggestiva Cava d'Ispica, vallata scavata nella roccia calcarea, che si estende per circa 13 km tra Ispica e Modica

Santuario Madonna delle Grazie Chiaramonte Gulfi

Troviamo questo santuario immerso in una pineta alle pendici del Monte Arcibessi, sorge a due chilometri dal suggestivo borgo di Chiaramonte Gulfi.
Dal livello della chiesa è infatti possibile godere di una meravigliosa vista sull’Etna. La fondazione di questo santuario si lega mirabilmente con la leggenda che narra delle suppliche della popolazione locale alla Madonna che rese immune il paese dalla terribile peste del 1576. All’interno si colloca la statua in marmo della Santa Vergine.

La grotta dedicata alla Natività, collocata a sinistra dell’altare maggiore del Santuario, sarebbe secondo gli storici locali, l’unico altare della primitiva chiesetta paleocristiana. La Chiesa fu riedificata su quella paleocristiana. L’antico tempio era già intitolato alla Madonna, come si può desumere dalla sua originaria titolazione (S. Maria La Vetere) che la distingue dal Duomo (S. Maria La Nova) che sorge nel centro storico di Chiaramonte. L’attuale aspetto, salvo pochi rimaneggiamenti, è frutto dell’intervento tra il 1730 e il 1740. Furono aperte due grandi porte sul prospetto e sul lato est, riccamente decorate di sculture ad intaglio; fu ampliata la Chiesa in lunghezza ed in altezza; fu aggiunto l’elegante campanile e fu decorato l’interno della navata, il cui culmine è la monumentale Tribuna in pietra e legno, destinata a contenere al suo interno l’antica e venerata effigie in marmo della Madonna di Gulfi.

La tradizione e il culto verso Maria SS. di Gulfi
Sottratta misteriosamente alla distruzione insieme a quella del SS. Salvatore, sarebbe giunta miracolosamente sulla spiaggia fra Scoglitti e Santa Croce Camerina. La contesa tra i fedeli delle città vicine, per il possesso delle due statue, sarebbe stata risolta ponendo le statue su due carri trainati da buoi. La tradizione vuole che il primo, con la statua della Madonna si sarebbe fermato a Gulfi presso l’antica grotta-chiesetta, mentre l’altro con la statua del SS. Salvatore, si sarebbe fermato più in alto»

La festa patronale di Maria SS. di Gulfi
Ogni anno, Maria SS. di Gulfi, Regina e Patrona della città viene festeggiata con un solenne Novenario preceduto dal trasporto processionale della statua dal Santuario alla Chiesa Madre (la Domenica successiva alla Pasqua) e concluso col ritorno al Santuario (il Mercoledì dopo la terza Domenica di Pasqua).

Tra il 1550 e il 1590 fu costruito a ridosso della Chiesa un corpo laterale destinato al convento dei Padri Cappuccini del quale le tracce, nell’annessa struttura, sono ancora notevoli. Dopo alcune fasi di ristrutturazione è stata creata l‘Oasi Maria Santissima di Gulfi, destinata ad ospitare gruppi di persone, pellegrinaggi, ritiri spirituali, campi scuola e conferenze.
Chiaramónte Gulfi comune del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, 668 m s.m.,
patrono San Vito 15 giugno,
chiesa di San Giovanni Battista, chiesa madre di Santa Maria la Nova ha forme gotiche, chiesa del Salvatore e la cappella del Rosario, nella chiesa di San Filippo, sono opere di scuolagaginesca,
settecentesco palazzo Montesano,

Santuario Maria Santissima di Gulfi, Chiaramonte Gulfi

Il Santuario è situato ai piedi di Chiaramonte Gulfi e la sua origine viene fatta risalire tra i secoli IV e VI d. C.
Nella chiesa è custodita e si venera la grande immagine della Madonna col Bambino, secondo la leggenda approdata miracolosamente in una cassa sulla spiaggia fra Scoglitti e Santa Croce Camerina dopo essere sfuggita alle persecuzioni iconoclaste a Costantinopoli. Insieme ad essa arrivò anche un simulacro del Salvatore e gli abitanti della zona, che si contendevano le due statue, risolsero la controversia mettendole su due carri trainati da buoi, lasciando così agli animali la scelta del sito a cui dovessero appartenere le immagini sacre. Il carro che trasportava l’effige della Vergine si fermò nei pressi di Gulfi, dove fu eretto il Santuario.
La chiesa nella sua forma attuale presenta campanile e facciata settecenteschi.
A questo periodo risalgono, oltre l’erezione del campanile, l’ampliamento della navata unica della chiesa e la realizzazione della maestosa tribuna in legno e pietra, opera dell’artista Benedetto Cultraro, che custodisce la sacra effige della Madonna con Bambino, mentre le tele lungo la navata, dipinte con le storie del Santuario, la Deposizione e i Santi, risalgono al XIX secolo.
Oggi la parte più antica sopravvissuta dell’edificio è la piccola Grotta della Natività, una nicchia di pietra a sinistra dell’altare nella quale è stato posto un presepe in legno e cartapesta realizzato nel XIX secolo. Ogni anno, durante la domenica in Albis (prima domenica dopo Pasqua) i cittadini portano in spalla la statua della Vergine dal Santuario alla Chiesa Madre del paese; questa processione viene effettuata in velocità, quasi di corsa, e vede numerosissimi portatori sollevare l’enorme statua della Vergine e issarla, aiutati e sospinti dai fedeli, su per la china che dal Santuario va verso Chiaramonte. I chiaramontani e i devoti della Madonna di Gulfi hanno votato numerosi il Santuario al censimento per valorizzarlo e farlo conoscere.
Chiaramónte Gulfi comune del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, 668 m s.m.,
patrono San Vito 15 giugno,
chiesa di San Giovanni Battista, chiesa madre di Santa Maria la Nova ha forme gotiche, chiesa del Salvatore e la cappella del Rosario, nella chiesa di San Filippo, sono opere di scuolagaginesca,
settecentesco palazzo Montesano,

Santuario Madonna delle Grazie, Modica

La decisione di edificare il Santuario della Madonna delle Grazie nasce in seguito ad un evento di eccezionale valenza religiosa. Una tavoletta di ardesia raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino, ritrovata in questo luogo il 4 maggio 1615, bruciò incessantemente per tre giorni, dentro un cespuglio di rovi, senza consumarsi. Si gridò al miracolo, ed il popolo volle che ivi fosse innalzata una chiesa. I lavori furono affidati all'architetto siracusano Vincenzo Mirabella.
La miracolosa tavola d’ardesia è inserita in una cornice dorata posta nel monumentale altare piramidale.
Risalgono ai primi del Seicento il portale laterale, ricco di decorazioni di stile tardo rinascimentale, soprattutto nell’area sottostante il timpano spezzato. Sempre della stessa epoca dovrebbe essere anche la torre campanaria alla sinistra del colonnato sul prospetto principale. La Madonna delle Grazie fu proclamata Patrona Principale di Modica con Decreto Vescovile del 3 agosto 1627.

La Chiesa ha una pianta a croce latina con tre navate, separate da archi, sormontati da architravi e sorretti da pilastri. La navata centrale ha una copertura con colta a botte, intervallata da vele cuspidate in cui sono ricavate le finestre che illuminano l'interno,  mentre le navate laterali sono suddivise in quattro campate per lato con copertura a vele.
L'abside, molto profonda, racchiude il monumentale altare piramidale, rivestito con lastre di marmo policromo e sormontato da un frontone triangolare spezzato. In una cornice dorata è inserita la miracolosa tavola d'ardesia con l'immagine della Madonna col Bambino (foto in alto), di autore ignoto, ritrovata nel 1615 e riferibile sicuramente al XVII secolo.

La festa in onore della Madonna delle Grazie a Modica è molto sentita dai fedeli. Il suo inizio è previsto ogni anno il 30 aprile, quando la statua della Madonna viene spostata nell'ala destra del transetto e, durante il mese mariano, si susseguono iniziative di vario tipo.
La particolarità di questa festa è racchiusa tutta alla terza domenica di maggio quando, a partire dalle primissime luci dell'alba, i "scausi", cioè i devoti, molti dei quali a piedi nudi, iniziano un pellegrinaggio ininterrotto che si conclude solo a notte fonda, al rientro della processione. Particolari e intensi sono anche i fuochi pirotecnici che concludono la festa al termine della processione.
Mòdica comune del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, 296 m s.m.,
patrono San Giorgio 23 aprile e san Pietro Apostolo 29 giugno,
a Modica Bassa chiesa del Carmine che conserva tra l'altro un celebre gruppo marmoreo, l'Annunciazione, di Antonello Gagini, la chiesa di Santa Maria del Gesù dal portale gotico-catalano,
chiesa di Santa Maria di Betlem, la cappella del Sacramento o Cabrera
l'ottocentesco palazzo De Leva conserva nel suo piccolo giardino un pregevole portale gotico, chiesa di San Pietro,
a Modica Alta, il duomo di San Giorgio, ricostruito nel 1738, ha una maestosa facciata, con il corpo centrale sopraelevato, di forma convessa e ospitante il campanile, prototipo di numerose altre chiese barocche della zona. All'interno, sull'altare maggiore, si possono ammirare una grande polittico di dieci pannelli con Episodi del Vangelo e della vita di San Giorgio, di Bernardino Niger e la meridiana pavimentale,
chiesa di San Giovanni Evangelista, con imponente facciata ottocentesca preceduta da una scenografica scalinata, ex convento dei Mercedari la Biblioteca Comunale, il Museo Civico “F. L. Belgioioso” e il Museo Ibleo delle Arti e delle Tradizioni Popolari, una sala inoltre è dedicata alla religiosità popolare,
è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, insieme ad altre città del Val di Noto, la mattina di Pasqua si svolge il rito della cosiddetta “Madonna Vasa Vasa,
nei dintorni si estende l'alta Cava d'Ispica, vallata scavata nel terreno calcareo, che si estende per circa 13 km tra Modica e Ispica.

Santuario Madonna di Portosalvo, Pozzallo

Nella facciata originale si può ancora osservare l’antico timpano triangolare a decorazione floreale. All’interno di particolare rilevanza l’antica fonte battesimale scolpita dalle abili mani di Stefano Calabrese, risalente al 1770 e sull’altare maggiore il simulacro ligneo dell’Addolorata ad opera dello scultore Angiolini di Napoli.
Nel 1950 la struttura della chiesa fu soggetta a lavori di ampliamento che implementarono due corridoi laterali alla navata centrale ed il suggestivo campanile.
La chiesa sorge su una piazzetta nel primo tratto della via Rapisardi, accanto alla spiaggia e alla torre Cabrera.
Sono presenti due facciate: quella originaria, in stile classico, e quella in stile moderno.
La chiesa è divisa in tre navate. Nelle navate laterali sono presenti numerosi dipinti, la statua più importante è quella dell'Addolorata, opera in legno dello scultore Angioini, donata alla città dal commerciante campano Vincenzo Falanca nel 1822, dopo essere sopravvissuto ad un naufragio. Altre opere di interesse sono l'altare maggiore, di Antonino Assenza, e il fonte battesimale, datato 1770, di Stefano Calabrese.

Santuario Madonna delle Milizie, Scicli

Nel 1736 la Sacra Congregazione dei Riti decise che la festa di Maria Santissima delle Milizie, un tempo festa mobile, dovesse essere celebrata il Sabato prima della Domenica di Passione. Secondo una tradizione, quindici giorni prima della Pasqua del 1091 si sarebbe svolto, sulla marina di Scicli, uno scontro tra Ruggero il Normanno e l'Emiro Belcàne, miracolosamente risolto in favore dei Cristiani per l'intervento della Vergine.
Il complesso è posto nella contrada Giammarito, a due chilometri da Donnalucata, su un lieve pendio collinare in un luogo panoramico.
La tradizione e vari testi dei secoli XVII e XVIII ricordano in quel luogo un’ipotetica battaglia avvenuta nel 1091 tra Normanni e Saraceni, vinta dai primi per il provvidenziale intervento della Vergine apparsa, secondo alcuni, in cielo su una nube, secondo altri su un cavallo bianco.

La chiesa è costituita da un vano rettangolare con abside quadrata coperta da una cupola emisferica e con un androne rettangolare. Delle precedenti strutture rimasero il campanile, situato nell’angolo sinistro del nartece, di datazione incerta e la cappella absidale. Nella ricostruzione al posto degli undici altari della chiesa del Seicento, se ne realizzarono otto.
Nella cappella posta frontalmente al portale d’ingresso fu situata la scultura in pietra della Madonna dei Miracoli.
L’altare maggiore fu rivestito nel 1798 con marmi policromi realizzati dallo scultore don Giovanni Marino di Catania.
Le parti dell’eremo che si snodano partendo dal lato corto della chiesa sono riferibili al Settecento, quando iniziarono i lavori per la realizzazione di alcune camere per gli eremiti e i forestieri.
Durante il Settecento e l’Ottocento fu frequentato come luogo di pellegrinaggio ed annualmente una processione portava i fedeli della città all’eremo.
Con la legge di soppressione dei beni ecclesiastici gli eremiti vennero cacciati e l’eremo cadde in un abbandono completo. Nel 1892 fu acquistato dai Frati Minori e si cominciarono i restauri riportando alcune tele, tra le quali quella del Pascucci.
Nel corso degli anni il complesso ha subito una serie di trasformazioni e nel 1915 fu comprato dall’amministrazione dell’opera pia Pietro Di Lorenzo Busacca per farne un tubercolasario, subito dopo fu rivenduto a lotti a parecchi privati.
Per quanto riguarda invece la chiesa, di proprietà della curia, rimase abbandonata. Solo di recente il parroco di Donnalucata si è preoccupato della sua salvaguardia.

Il momento più atteso è la rappresentazione della moresca, il sabato, in cui vengono ricostruiti i luoghi della battaglia e dove attori in costume d'epoca, ripercorrono i momenti salienti fino all'intervento della Vergine Santa che libera la città dall'assedio straniero. La Festa delle Milizie è nota in tutto il mondo per essere l'unica manifestazione in cui si commemora la discesa della Vergine a cavallo, che, armata di spada, salvò gli sciclitani dalle incursioni saracene. La leggenda narra che la vittoria dei cristiani avvenne grazie all'apparizione della Madonna guerriera, evento che determinò la decisione di Ruggero di far costruire una chiesa in onore della Madonna delle Milizie.
L'evento è ricordato dagli sciclitani con la rievocazione dalla battaglia con due gruppi che simboleggiano i cristiani e i saraceni pronti a darsi battaglia su un grande palco in piazza Italia. La festa è arricchita da una grande fiera, dalla processione della statua della Madonna e dal pellegrinaggio fino al Convento delle Milizie dove, pare, apparve la Madonna in aiuto dei normanni.
Durante i giorni della festa si svolgono manifestazioni collaterali come la Sagra delle Teste di Turco, dolce tipico sciclitano

Santuario Maria Santissima della Pietà, Scicli

La fondazione di un culto mariano nel sito della cava di Santa Maria La Nova è di datazione antichissima e incerta, probabilmente di età bizantina. L'edificio  ha attraversato vicende costruttive particolarmente complesse e travagliate e numerose ricostruzioni rese possibili grazie alla costante floridezza economica legata alle rendite e ai lasciti di cui poteva vantarsi la sua Confraternita che da sempre regge le sorti della chiesa.
L'edificio ci mostra una veste neoclassica, leggibile più chiaramente all'interno che all'esterno per via dell'uso razionale delle paraste che seguono regole armoniche che sembrano mutuate dagli edifici termali romani. L'interno è frutto dell'ultima grande ricostruzione (preceduta dalla ricostruzione seicentesca e da quella settecentesca post sisma 1693), si presenta come una spaziosa aula voltata alla quale fanno capo tre cappelle cupolate per lato; queste sono comunicanti e costituiscono in una visione assiale delle navate laterali. Il profondo coro quadrangolare di Giuseppe Venanzio Marvuglia conclude la grande aula dalla quale è separato dal consueto arco trionfale.
Qui si trova anche la statua del Cristo Risorto, “U Gioia”. L’interno è articolato con una lunga navata centrale rettangolare e una grande cappella dove si trova l’altare maggiore con una pala di Sebastiano Conca intitolata “La natività della Vergine”, poi altre cappelle laterali che rendono lo spazio interno equilibrato ma imponente allo stesso tempo.
L'intero complesso è incredibilmente denso di sculture, pitture e reliquie di grande interesse per antichità e pregio. Annesso all'edificio ecclesiale il cosiddetto giardino di San Guglielmo con l'omonima Chiesetta e il tronco del cipresso che la tradizione vuole piantato dal santo.

Sulla strada, invece, l’ingresso ad una antica scalinata interna la “Cento Scale” che metteva in comunicazione la città in alto con il torrente nella vallata, per l’approvigionamento idrico.

Santuario Maria SS. Addolorata, Monterosso Almo

La Chiesa di Sant’Antonio Abate, conosciuta anche come Santuario di Maria Santissima Addolorata o Santuario Diocesano dell’Addolorata, è un piccolo edificio religioso situato nel comune di Monterosso Almo.

Come per la maggior parte degli edifici storici della Sicilia orientale, più in particolare del Val di Noto, la storia della Chiesa di Sant’Antonio Abate a Monterosso Almo è divisa in due parti separate dal sisma del 1693. Prima del terremoto e dopo il sisma la Chiesa di Sant’Antonio Abate venne ricostruita totalmente poiché andata distrutta, riedificandola nel nuovo centro urbano, lo stesso in cui si trova oggi. La riedificazione dell’edificio è stata accompagnata dall’operato di importanti artisti dell’epoca, che ne hanno impreziosito gli interni con strepitose opere d’arte.

La facciata della Chiesa di Sant’Antonio Abate a Monterosso Almo è molto semplice, in cui spicca l’unico portale d’ingresso, ove figurano degli altorilievi che ne conferiscono maggiore prestigio, oltre ad essere accerchiato da due colonne, intersecate nelle mura, a cui fanno capo dei capitelli corinzi. All’unico ordine della facciata è posto, sulla sua cima, una struttura campanulare in cui sono presenti tre piccole campane. Gli interni della Chiesa di Sant’Antonio Abate sono decisamente più scenografici, con un’unica navata che è arricchita da dipinti fastosi e di particolare pregio, con stucchi e affreschi presenti anche sulla volta.

Sant’Antonio Abate è il Santo Protettore degli animali, nella storia popolare, la figura di Sant’Antonio Abate è spesso accompagnata con quella di un maialino, poiché, anticamente, il grasso di maiale veniva utilizzato per alleviare i bruciori di un virus, l’herpes zoster, all’epoca conosciuto come ignis sacer (fuoco sacro) e oggi meglio noto come Fuoco di Sant’Antonio, proprio per il folklore legato a queste usanze.

La Festa della Patrona Principale la Vergine Addolorata, la terza domenica di settembre a Monterosso Almo Le celebrazioni in onore alla Santa Patrona a Monterosso Almo (Ragusa) sono quattro: il martedì di Pasqua, la Domenica in Albis, la quarta domenica dopo Pasqua e la terza domenica di settembre. Quella che richiama un maggior numero di persone è quella della terza domenica di settembre.

Nove giorni prima solennemente nel Santuario vengono celebrati particolari riti in preparazione alla festa. Il giorno di festa inizia alle sei del mattino, annunciato dal suono festoso di tutte le campane e dallo sparo assordante dei mortaretti, seguirà la prima Santa Messa a cui partecipano moltissimi fedeli, giunti in pellegrinaggio al Santuario, molti a piedi scalzi, dai paesi vicini. Seguono l’uscita della Madonna Addolorata e lo spettacolare lancio di “nzaiarieddi” di colore celeste. La banda musicale percorre le vie cittadine e inizia la solenne processione dei numerosissimi fedeli che compiono “U votu” scalzi, col cero in mano, del Venerato Simulacro della Patrona col suo maestoso percolo in legno lavorato, coperto da foglie in oro zecchino con putti in legno.

La statua risale al XV – XVI secolo, mentre il Fercolo è del 1782. Dopo aver compiuto il giro del paese, accompagnato dalla massa dei fedeli che osannavano la Madonna al grido di ”viva a Beddamatri”, il Simulacro rientra nella Chiesa Madre. Verso le ore 16 ha inizio la tradizionale “cena“, la vendita all’asta dei doni, dei prodotti locali: “pagnuccata“, torrone, cannoli, formaggi, conigli e altri prodotti locali offerti dai fedeli. Verso le ore 20 la seconda processione: stendardo, luminarie e banda musicale fanno da cornice alla genuina fede del popolo verso la sua Patrona. Al rientro il fantasmagorico giuoco pirotecnico conclude il giorno della festa, il Simulacro rientra nel suo Santuario.
Domenica in Albis. In questa solennità così antica, il Simulacro della Patrona viene portato a spalla, sopra “u baiardo“, dal Santuario del 1300 di Maria SS Addolorata, in piazza Sant’Antonio nel centro abitato, nel luogo dove sorgeva l’antica chiesa di Sant’Antonio detto u Viecchiu che lo custodiva prima del terremoto del 1693. Evento sismico di terribile violenza che distrusse gran parte della val di Noto, a Monterosso Almo rase al suolo gran parte dell’abitato e la chiesa che allora sorgeva in quel luogo, ma lasciò illeso il Simulacro dell’Addolorata che, per questo motivo viene portato su questo luogo ricco di memorie, dove viene impartita la benedizione ai campi e a tutto il popolo.

Santuario Madonna della Salute, Vittoria

Di recentissima costruzione , seconda metà degli anni ’90 il Santuario è cresciuto attorno ad un gruppo di antichi fabbricati che ospitavano una cappella dedicata alla Madonna della Salute è nota come “matri di Ddiu ra saluti “.
Si pensa che le più antiche notizie risalgono nel 1768 quando già esisteva un oratorio o cappella dedicata al Sacro Cuore di Maria della Salute in contrada Gisara .

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