La via dell’acqua o Via fabaria
La via dell’acqua o Via fabaria è pronta ad aprire al pubblico la Fabaria, un tragitto di 300 chilometri che attraversa cinque province
La Fabaria, la via dell’acqua e della lava, è un tragitto di 300 chilometri, che attraversa cinque province Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e Catania e 20 comuni, dalle spiagge del Mediterraneo fino alle pendici della “Muntagna”, l’Etna, che domina il paesaggio per 250 chilometri.
Le origini risalgono all’Anno Domini 1105, quando l’isola era ormai da una ventina d’anni normanna e nel centro di Bizini, l’odierna Vizzini, in provincia di Catania, inizia il suo percorso e si va lungo la via francigena Fabaria. Si parla d'un territorio ricco d’acqua, il toponimo “favara”, dall’arabo fawar, fonte, sorgente, pozza d’acqua.
Il cammino, dunque, basato come tutte le vie francigene siciliane su un intricato sistema di percorsi, da Agrigento si dirige a Oriente.
Le distese di campi portano il viandante a Niscemi (CL), quindi nella provincia catanese, a Caltagirone, terra di San Giacomo e delle famose ceramiche, per poi superare Grammichele, Mineo e Militello, giungere alla bizantina Leontini e finalmente a Catania. Da segnalare la magnifica variante verso i Monti Iblei e le barocche Ibla e Modica (SR). La via principale, invece, segue il Simeto, lungo il versante ovest dell’Etna, nel catanese. I castelli normanni di Paternò, Santa Maria di Licodia, Adrano e Bronte testimoniano un controllo del territorio capillare, costellato da testimonianze architettoniche di valore come l’abbazia di Santa Maria di Maniace, con il suo pregiato portale altomedievale, destinazione finale del tragitto.
Si deve all’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia il recupero di questa via, con la pubblicazione di una guida per Terre di Mezzo editore.
«La via Fabaria è un viaggio che conduce in un territorio ricco di sapori e tradizioni di un Oriente qui sentito più vicino», racconta Irene Marraffa, la creatrice del cammino insieme a Davide Comunale e Salvatore Balsamo. «Quando l’abbiamo percorsa per la prima volta l’abbiamo denominata “la bellezza violata”, per sottolineare come il suo incredibile splendore sia stato abusato da opere umane invasive, come il polo petrolchimico di Gela, il Muos di Niscemi, la base aerea di Sigonella.
«Ma per fortuna il territorio sta facendo molto per restituire ciò che l’uomo ha sottratto ai paesaggi. Per esempio, Gela ospita anche il più grande museo archeologico di Sicilia dopo Siracusa e Palermo. Una parte fondamentale di questo lavoro nasce dalla consapevolezza degli abitanti, che si sono organizzati anche in comitati di accoglienza per supportare il Cammino: verificano i percorsi, ci aiutano con le ricognizioni, organizzano eventi per far conoscere l’itinerario. Sono loro il motore della rinascita».
Da archeologo, Davide Comunale suggerisce di percorrere l’itinerario in due moduli da sette giorni ciascuno: «Il primo tratto è sul solco di antichi tracciati del periodo romano e di quello bizantino, il secondo segmento ricalca invece trazzere alto-medievali che collegavano la costa meridionale con i feudi dell’interno». Dall’alto si può ammirare un magnifico tracciato: «Lasciata Agrigento con la Valle dei templi, si raggiunge la costa in direzione di Punta Bianca, da cui parte il sentiero fino al castello di Palma di Montechiaro, la città del Gattopardo. La pietra arenaria del convento delle Benedettine ci riporta ai colori dell’entroterra contadino fino a Licata, piccolo borgo marinaro, tra fiumi e castelli».
Così prosegue ancora Comunale: «Seguono due tappe lungo la costa, fino al castello di Falconara e alla Torre di Manfria, per un emozionante percorso sulla battigia fino a Gela. L’antica colonia greca, rifondata da Federico II di Svevia, appare oggi come una città in cambiamento, tra desiderio di riscatto e bellezza violata da industrie e noncuranza».
Il percorso continua risalendo la piana di Gela, in direzione di Niscemi (CL), «tra campi di carciofi e nidi di cicogne». Lasciata la costa si arriva nel Catanese, a Caltagirone, patria delle ceramiche di Sicilia, e Grammichele, città dalla pianta esagonale, fondata dopo il terremoto del 1693, che diede vita al barocco siciliano. Seguono le rocche di Mineo e Militello e da lì si comincia a vedere la pietra lavica come colore preponderante: «L’Etna è sempre più vicino e, sulla riva sinistra del Simeto, l’antica Lentini segna un limite dal quale il viandante dovrà usare il treno per raggiungere Catania, la seconda città di Sicilia».
Subito dopo, un nuovo ambiente attende i passi del viaggiatore che, seguendo il fiume, costeggia il vulcano a ovest toccando le roccaforti di Paternò, Biancavilla e Adrano (CT). «Qui la via si affianca ai sentieri di San Nicolò Politi e all’omonimo trekking che ci porta sui costoni lavici fino a Bronte, nel Parco regionale dell’Etna. Un ultimo sforzo guida il pellegrino fino a Santa Maria di Maniace, l’abbazia bizantino-normanna che chiude il percorso alle porte della vicina Randazzo. Terra di castelli e chiese, di boschi e bellezza».
Minèo comune della Città Metropolitana di Catania, 511 m s.m., patrono Santa Agrippina seconda e quarta domenica di agosto,
le chiese principali si presentano nella ricostruzione tardobarocca successiva al terremoto del 1693.
La Chiesa di Santa Maria Maggiore a Mineo sorge sulla sommità di uno dei due colli della città, all'interno della chiesa sono custodite opere di notevole pregio artistico: un fonte battesimale in pietra del '500, una statua in
alabastro della Regina degli Angeli donata dal conte Ruggero nel 1072, un lavabo in marmo del '500 opera del Mazzola,
la Chiesa di Santa Agrippina, Patrona della città di Mineo, è caratterizzata da snelle linee architettoniche, magnifici stucchi, marmi e affreschi, vanta origini antichissime. Fu consacrata
il 19 giugno del 312 e sorge sui ruderi del privato oratorio che, secondo la tradizione, Santa Eupresia fece costruire nel 263 sul luogo attiguo alla casa dove ricevette i resti mortali della Vergine e Martire Agrippina, trasportata miracolosamente da Roma a Mineo.
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Mineo si erge maestosa a meta’ del colle su cui sorge la chiesa di S.Maria Maggiore. La facciata, in stile barocco, è suddivisa in tre ordini architettonici
Castello di Serravalle, la costruzione del castello risale al '200, alla struttura originaria nel corso del XIX secolo sono state aggiunte altre opere. Punto d’osservazione’ che guarda a 360 gradi sulla Valle dei Margi e dell’Etna, regalando una vista unica. https://castelloserravalle.com/
Ruderi della torre maestra del Castello Ducezio, antico castello che si trova nella parte alta della città. Divenne famoso per le nozze che vi si celebrarono nel 1361. Qui si sposarono infatti Costanza d'Aragona e Federico III
Villa Camuti: Casa di villeggiatura estiva dei Tamburino, costruita a metà Ottocento su progetto dell'architetto Belfiore. L'edificio a due piani è ben conservato: si accede al piano superiore con una bella scala che inizia con due rampe e quindi prosegue con un'unica aprendosi in una lunga balconata che avvolge tutti e quattro i lati della casa, permettendo di ammirare il panorama a 360º. Sorge nel pianoro dell'altipiano Camuti sul fondo rustico appartenuto un tempo al poeta dialettale Paolo Maura che vi soleva radunare annualmente i poeti di tutta l'isola per "cimentarsi in versi".
Castello rupestre della Grotta di Sant'Agrippina: Il complesso rupestre della Lamia, oggi noto come la grotta di Santa Agrippina, per il suo impiego come santuario campestre della santa patrona di Mineo, presenta i caratteristici accorgimenti di un sito fortificato.
Sono di Mineo lo scrittore scomparso Luigi Capuana ed il contemporaneo Giuseppe Bonaviri. Una cittadina quindi dalle forti tradizioni storiche e culturali, che conserva nel suo pregevole centro storico alcuni importanti edifici civili ed ecclesiastici.
Festa patronale di Santa Agrippina Vergine e Martire a Mineo, le ultime due domeniche di agosto: la prima domenica di mattina e la seconda, l’ottava, di sera, con la processione del fercolo di S. Agrippina per le vie principali del paese. La domenica mattina sfilata con cavalli e carretti, omaggio del grano alla patrona. La sera uscita e al termine fuochi piro musicali.
Mineo Medievale, viene organizzata una grande festa medievale che esalta le antiche origini di questo borgo