Le viti autoctone siciliane - Bere e mangiare in Sicilia

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Le viti autoctone siciliane, scopri le varietà autoctone

La Sicilia è un vero e proprio tesoro di vitigni autoctoni, ognuno con la sua storia e le sue peculiarità.
Qui, le viti crescono sotto il sole caldo dell'isola, dando vita a vini straordinari che raccontano il territorio. Dalla Grillo al Nero d'Avola, passando per il Catarratto e il Frappato, ogni varietà ha un carattere unico, riflettendo la ricchezza del suolo e del clima.
Scoprire queste viti significa immergersi in un viaggio sensoriale, dove forma e colore del grappolo si intrecciano con il gusto dei vini che nascono da esse. Pronti a esplorare il mondo delle viti autoctone siciliane?
Le viti autoctone siciliane, secondo la Classificazione del patrimonio viticolo siciliano, effettuata dai Servizi allo sviluppo dell’Assessorato agricoltura e foreste della Regione Siciliana, nell’ambito del progetto multidisciplinare “Valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani”, sono suddivisi in tre categorie, in funzione della diffusione e dell’interesse che rivestono in Regione.

Ma quale è il significato di vitigno autoctono, se non una particolare varietà di vite utilizzata per la produzione di vino, coltivato e diffuso nella stessa zona storica di origine del vitigno stesso.
In altre parole, stiamo parlando di un vitigno non trapiantato da altre aree.
Ogni vitigno autoctono presenta una sua caratteristica e distintiva forma e colore del grappolo, del chicco e delle foglie; tutti questi elementi regalano al vino prodotto caratteristiche organolettiche ben definite.
Questo concetto ha a che fare con il mondo dell’agricoltura e fa riferimento, nello specifico al fatto che ogni coltura agraria si esprime in funzione dell’idoneità dell’ambiente che la ospita. L’insieme di tutti questi elementi caratterizzanti un territorio, definiscono la vocazionalità. Dunque la vocazionalità di un determinato territorio rispetto a uno specifico vitigno si esprimerà al meglio con alcuni suoi caratteri e peculiarità. Il vitigno autoctono incarna questo principio.

Quando si parla di vitigno autoctono, si fa riferimento non al vitigno propriamente originario di quel territorio, ma a quel vitigno che ne diventa parte integrante a seguito di una lunga, permanenza in loco.  Questa lunga permanenza ha permesso di definire alcuni vitigni come autoctoni e di considerandoli antichi quanto il territorio stesso.

I vitigni autoctoni vengono definiti anche indigeni, proprio in virtù di questo principio e un vino derivante da un vitigno autoctono a volte viene anche definito vino autoctono.

Il concetto di autoctono è radicalmente opposto a quello di alloctono.
Un vitigno si definisce alloctono quando è diffuso in territori diversi da quello di origine, conservando le sue caratteristiche peculiari.

Vitigni autoctoni di interesse regionale

Catarratto, Frappato, Grecanico, Grillo, Inzolia o Ansonica, Nerello mascalese, Nero d’Avola,.

Vitigni autoctoni di interesse locale

Albanello, Alicante o Grénache, Carricante, Corinto, Damaschino, Malvasia di Lipari, Minnella bianca, Moscato bianco, Moscato d’Alessandria o Zibibbo, Nerello cappuccio, Nocera, Perricone.

I vitigni autoctoni siciliani di Luigi Savarino

Scopri le Viti Siciliane, un viaggio tra storia e gusto, i sette vitigni autoctoni di interesse regionale siciliano

In Sicilia, il mondo delle viti autoctone è un vero e proprio tesoro da scoprire.
Ogni vitigno racconta una storia unica, riflettendo la tradizione e il clima dell'isola. Ogni varietà ha le sue peculiarità, dal colore intenso dei grappoli alle note aromatiche che sprigiona nel vino.
Se sei un appassionato di enoturismo, non puoi perderti l'opportunità di visitare le cantine vinicole siciliane e assaporare questi vini straordinari, frutto di un territorio ricco di cultura e passione. Preparati a lasciarti conquistare dalla bellezza delle viti autoctone siciliane.

Cataratto bianco comune, vitigno autoctono siciliano

Vitigno storico della Sicilia dove si coltiva da tempi immemorabili. Detto dal volgo “Catarrattuvrancu”, viene descritto da Cupani (1696) e Sestini (1760). Il Pastena (1970) indica quattro catarrati coltivati in Sicilia. Largamente diffuso in tutta l’Isola, la sua coltivazione è particolarmente concentrata nelle province di Trapani e di Palermo

Pianta mediamente vigorosa, foglia da media a medio-grande, di forma da pentagonale ad orbicolare, con 3-5 lobi; grappolo medio, conico o piramidale, più o meno allungato, compatto, generalmente alato, acini medi, sferoidali, buccia di colore verde-giallo. Maturazione media.

Le uve del Catarratto entrano nella composizione di moltissimi vini bianchi siciliani. Il vino è di colore giallo paglierino tendente al dorato, profilo aromatico con lievi sentori fruttati e note floreali, al gusto si caratterizza per l’importante alcolicità e la buona struttura, sapore neutro, mediamente acido e tendenzialmente morbido. DOC

Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Erice, Etna, Monreale, Salaparuta, Sambuca di Sicilia, S. Margherita di Belice.

Zone di diffusione tutta la Sicilia tranne la provincia di Enna.

Frappato, vitigno autoctono siciliano


Origini incerte, viene descritto da Sestini (1760) nelle sue memorie sui vini di Vittoria, luogo in cui ancora oggi è coltivato. Presente soprattutto nella provincia di Ragusa e di Siracusa generalmente in consociazione con il Nero d’Avola, risulta poco diffuso nelle altre province siciliane.

Pianta mediamente vigorosa, foglia grande, grappolo da medio a grande, cilindrico o piramidale, alato, compatto, acini medi, sferoidali o ellissoidali, buccia pruinosa, spessa e coriacea, di colore blu-violaceo.

Le uve vinificate in purezza danno un ottimo vino di colore rosso rubino poco carico e brillante, elevati sentori vinosi, fruttati e floreali, mediamente corposo, tannino equilibrato, al gusto fresco e morbido, molto armonico. DOCG

Cerasuolo di Vittoria.

DOC

Eloro, Erice, Vittoria.

Zone di diffusione

Province di Ragusa, Siracusa e Catania.

Grecanico dorato, vitigno autoctono siciliano

Non si conoscono le origini di questo vitigno coltivato in Sicilia da diversi secoli. Presumibilmente è la stessa uva che Cupani (1696) descrive come uva siciliana detta “Grecani”.

L’area storica di diffusione ricade nelle province di Trapani e di Agrigento, ceppi sparsi si trovano in molti vigneti siciliani.

Pianta vigorosa, foglia media, pentalobata, pentagonale; grappolo medio, conico o cilindro-conico, più o meno allungato, con una o due ali, mediamente spargolo, acini medi da sferoidali a leggermente appiattiti, buccia poco pruinosa

di colore giallo dorato. Maturazione media.
Vino fine di colore giallo dorato, discretamente alcolico, di odore e sapore neutro, fresco e armonico. DOC

Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Erice, Menfi, Monreale, S. Margherita di Belice, Sciacca.

Zone di diffusione

Province di Agrigento, Trapani e Palermo.

Grillo, vitigno autoctono siciliano

Probabilmente importato dalla Puglia, si hanno notizie certe sulla sua coltivazione in Sicilia dalla fine del 1800. Il Grillo è principalmente diffuso nel territorio di Trapani dove costituisce il vitigno base per produrre i migliori vini DOC Marsala. E’ presente anche nella n provincia di Agrigento e limitatamente in provincia di Palermo e Siracusa.

Pianta vigorosa, foglia da media a grande, pentalobata, di forma orbicolare o pentagonale; grappolo conico, generalmente alato, mediamente spargolo, acini medio-grandi, sferoidali, buccia spessa, leggermente pruinosa di colore verde-giallo con sfumature rosa aranciate sulla parti esposte. Maturazione media.

Concorre alla costituzione dei migliori vini DOC Marsala. Con le sue uve si producono ottimi vini bianchi pronti o adatti all’affinamento. Il suo vino ha colore giallo paglierino carico, buon corredo aromatico, con sentori erbacei, floreali e note agrumate, al sapore è sapido, dotato di buon acidità e di una equilibrata morbidezza, ottima struttura gustativa.

Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Erice, Mamertino di Milazzo, Marsala, Menfi, Monreale, Salaparuta, Sambuca di Sicilia, S. Margherita di Belice.

Zone di diffusione

Province di Agrigento, Trapani e Palermo.

Insolia o Ansonica Inzolia, vitigno autoctono siciliano

E’ uno dei vitigni che da più tempo dimora in Sicilia. Citato da Plinio con il nome di Irziola, detto dal volgo “Inzolia vranca” per distinguerlo dalla “Inzolia nigra”, viene descrtto anche da Cupani (1696) e da Sestini (1760).Largamente diffuso in tutta l’Isola, concorre alla costituzione di moltissimi vini bianchi, spesso in uvaggio con il Catarratto. Localmente le uve vengono utilizzate anche per il consumo fresco.

Pianta mediamente vigorosa, foglia medio-grande, pentalobata o eptalobata,pentagonale; grappolo medio-grande, piramidale o conico, alato, da spargolo a medio, acini ellissoidali con ombelico evidente, buccia spessa e pruinosa di colore giallo dorato o ambrato, polpa croccante, dolce e semiaromatica. Maturazione media.

Vinificata in purezza da un vino fine di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, profumi caratteristici del vitigno, al gusto ha sapore neutro, abbastanza sapido, buona dotazione alcolica, equilibrata acidità e morbidezza.


Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Erice, Mamertino, Marsala, Menfi, Monreale, Riesi, Sambuca di Sicilia, S. Margherita di Belice, Salaparuta, Sciacca, Vittoria.

Zone di diffusione

Tutta la Sicilia tranne la provincia di Enna.

Nerello , vitigno autoctono siciliano

Appartiene allo storico gruppo dei vitigni “Nigrelli” descritti da Sestini (1760) nelle sue memorie sui vini della Contea di Mascali. Allevato tradizionalmente ad alberello, è il vitigno più diffuso nell’areale etneo dove si coltiva da tempo immemorabile. Presumibilmente ha legami con gli antichi vini dell’Etna celebrati da Omero e dagli storici latini.

Pianta mediamente vigorosa, presenta una elevata variabilità intravarietale, foglia medio-grande, intera o trilobata, di forma pentagonale o cuneiforme; grappolo medio, spesso alato, più o meno compatto, acini medio-piccoli, sferoidali o ellissoidali corti, buccia spessa e consistente di colore blu-violacea. Maturazione tardiva.


Il vino è elegante e di grande personalità, tendenzialmente tannico, di colore rosso rubino con riflessi granati, l’ottima struttura e il buon corredo aromatico lo rendono adatto all’invecchiamento.

Etna, Faro, Contea di Sclafani, Marsala, Riesi, Sambuca di Sicilia.

Zone di diffusione

Province di Catania, Messina, Agrigento e Enna.

Nero d'Avola, vitigno autoctono siciliano

Citato da Cupani (1696), l’origine è ancora incerta. E’ legato agli antichi vini che andavano con il nome di “Calabresi di Augusta” e “Vini di Vittoria”. Il nome Calabrese deriva presumibilmente da due antiche parole siciliane “Calea”-“Aulisi”, uva di Avola, legate al luogo di originaria selezione. Il re dei vitigni siciliani è coltivato con successo in tutti gli areali viticoli dell’Isola, dove trova la sua massima espressione qualitativa.

Pianta vigorosa, foglia medio-grande, intera o trilobata, di forma cuneiforme pentagonale; grappolo da medio a grande, cilindrico o cilindro-conico, alato, mediamente compatto, acini medi da troncovoidi ad ovoidi, buccia pruinosa di colore blu-nero. Maturazione media.

I vini si distinguono in base alle zone di coltivazione della vite, sono ricchi di personalità, di colore rosso rubino carico, elevato corredo aromatico con note fruttate, floreali e speziate, ottima struttura gustativa, tannici, corposi, equilibrata acidità e morbidezza, armonici nel complesso.

Cerasuolo di Vittoria DOCG, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Eloro, Erice, Mamertino, Marsala, Menfi, Monreale, Riesi, Salaparuta, Sambuca di Sicilia,

Margherita di Belice, Sciacca, Vittoria.
Zone di diffusione

Tutta la Sicilia.

I dodici vitigni autoctoni di interesse locale siciliano:

Albanello, vitigno autoctono siciliano

Citato nel 1700 per le qualità del vino omonimo costituisce uno dei vitigni storici coltivati in provincia di Siracusa. La coltivazione è limitata alla provincia di Siracusa, dove si è andata notevolmente riducendo a pochissimi esemplari, ceppi sparsi sono presenti anche nei vigneti ragusani.

Pianta di media vigoria, foglia medio-grande, grappolo medio, cilindro-conico, leggermente spargolo, talvolta alato, acini medi, sferoidali o ovoidali, con ombelico evidente, buccia mediamente pruinosa, spessa e consistente, di colore giallo chiaro tendente al verdolino, dorata nella parte esposta al sole, polpa molto dolce. Maturazione media.

Generalmente viene vinificato insieme ad altre uve. Il vino è particolarmente fine,di colore giallo paglierino carico, dotato di ricco corredo aromatico e buona struttura gustativa.

Zone di diffusione

Provincia di Siracusa

Alicante, vitigno autoctono siciliano


Chiamato anche “Granaccio”, probabilmente è stato introdotto in Sicilia dai francesi e dai britannici nel XVIII secolo. La sua coltivazione è limitata ad alcuni Comuni in provincia di Catania e di Messina. Nei vigneti dell’Etna si trovano ancora antichi ceppi franchi di piede.

Pianta mediamente vigorosa, foglia media, grappolo medio, cilindro-conico, serrato, talvolta alato, acini medi sferoidali, buccia consistente, pruinosa, di colore blu-scuro tendente al violaceo. Maturazione tardiva.

Si produce un ottimo vino di colore rosso porpora, con sentori vinosi e fruttati, dal gusto fine, poco corposo, equilibrato e armonico, preferibilmente da pronto consumo.

Zone di diffusione

Province di Catania e Messina.

Carricante, vitigno autoctono siciliano a bacca bianca

Vitigno storico dell’areale etneo dove viene coltivato da tempo immemorabile. Descritto da Sestini (1760) nelle sue memorie sui vini di Mascali, deve il suo nome all’abbondante produzione che è in grado di dare.

Pianta mediamente vigorosa, foglia media, cuneiforme, pentalobata; grappolo medio, semplice o alato, di forma cilindrica o cilindro-conica, mediamente spargolo tendente al compatto, acini medi, ellittici corti, sferoidali, buccia consistente di colore giallo-verdolino, dorato nella faccia esposta al sole. Maturazione tardiva.


Vino particolarmente fine, di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, dotato di un buon corredo aromatico con sentori erbacei, fragranti e floreali, buona struttura gustativa, caldo, sapido caratterizzato da un elevata acidità fissa che lo rende particolarmente adatto all’affinamento in legno e alla conservazione nel tempo.

DOC

Etna bianco e Etna bianco superiore.

Zone di diffusione

Provincia di Catania

Corinto nero, vitigno autoctono siciliano a bacca rossa


Originario della Grecia è presente in molte zone viticole d’ Europa, in particolare in Grecia ed in Turchia. In Sicilia è coltivato nelle Isole Eolie, soprattutto nell’Isola di Salina. Viene menzionato da Gallo (1595) come Uva Marina nera e descritto da Molon (1906) come Passerina nera. Il Cupani (1696) nel suo Horthuscatholicus e nel PhanphytonSiculum descrive tre varietà di Corinto chiamate volgarmente Tuccarino, Tuccarineddu o Niuridduzzo e Tuccarinocù cocci. Lo stesso Cupani parla del Corinto appassito al sole indicandolo come Passulina del nostro Regno.

Pianta poco vigorosa, foglia media, cuneiforme, trilobata; grappolo piccolo, corto mediamente compatto, a volte spargolo, cilindrico, alato, acino piccolo o molto piccolo, sferoidale, a sviluppo partenocarpico, buccia pruinosa di colore violetto. Maturazione medio-precoce.

Le uve, che solitamente vengono fatte appassire sui graticci al sole, entrano per il 5-8% nella composizione del vino DOC Malvasia delle Lipari. Vinificato in purezza da un vino di colore rubino scarico, profumo intenso leggermente aromatico, dal sapore mediamente corposo, tendenzialmente morbido.

DOC

Malvasia delle Lipari

Zone di diffusione

Damaschino , vitigno autoctono siciliano a bacca bianca


Citato da Mendola (1885), si ipotizza sia giunto in Sicilia durante la dominazione araba, in particolare nel territorio di Trapani. Venne utilizzato prevalentemente per la ricostituzione post-fillosserica dei vigneti nel Marsalese.La sua coltivazione è limitata alle province di Trapani e di Agrigento.

Pianta molto vigorosa, foglia grande, pentalobata, pentagonale; grappolo grande, piramidale, alato, da medio a spargolo, acini medio-grandi, sferoidali con buccia debolmente pruinosa, di colore giallo-verde con sfumature rosa-arancio nella parte più esposta al sole. Maturazione media.

Generalmente le sue uve vengono vinificate insieme ad altri vitigni. Il vino è fine, di pronto consumo, giallo paglierino, profumo lieve e gradevole, sapore neutro, abbastanza armonico. Si presta poco all’invecchiamento.

DOC

Alcamo, Delia Nivolelli, Marsala.

Zone di diffusione

Province di Agrigento e Trapani

Malvasia di Lipari, vitigno autoctono siciliano a bacca bianca

Appartiene al grande gruppo delle ‘Malvasie’ coltivate in Italia.

Presumibilmente introdotta dai colonizzatori greci nel VI secolo a.c.,viene menzionata da numerosi autori latini. Cupani (1696) la descrive col nome di “Malvagia”, detta dal volgo “Marvascia”. Nonostante il nome, il Malvasia di Lipari, è coltivato soprattutto nell’isola di Salina, poco coltivato nelle altre isole dell’Eolie, è presente anche in alcuni vigneti del Messinese e del Catanese.

Pianta mediamente vigorosa, foglia medio-piccola, cuneiforme, pentalobata; grappolo medio, da cilindrico a cilindro-conico, allungato, alato, spargolo, acini medio-piccoli, da rotondi ad ellittico-corti, buccia sottile di colore giallo-dorato, polpa dolce, sapore aromatico. Maturazione media.

Tradizionalmente vinificato per produrre il famoso vino DOC Malvasia delle Lipari passito. Le uve raccolte a maturazione avanzata, prima di essere vinificate vengono fatte appassire sui graticci. Il vino è aromatico, con intensi sentori erbacei, floreali, note di miele e di albicocche secche, al sapore è dolce, caldo, aromatico, dotato di un’equilibrata acidità e armonia gustativa.

Malvasia delle Lipari.

Zone di diffusione

Provincia di Messina

Minnella bianca , vitigno autoctono siciliano a bacca bianca


Descritta da Sestini (1760), viene coltivata da secoli esclusivamente nel territorio etneo, dove è ancora presente con ceppi sparsi nelle vigne di Nerello Mascalese e di Carricante. Il suo nome deriva da “Minna”, mammella, per la forma degli acini. In passato le uve venivano utilizzate per dare più morbidezza ai vini etnei tipicamente ricchi in acidità e tannino.

Pianta scarsamente vigorosa, foglia media, grappolo medio, piramidale – conico, acini piccoli o medi, ellittici, buccia sottile di colore giallo dorato con sfumature verdoline. Maturazione media.

Generalmente le uve entrano negli uvaggi dei vini padronali etnei. Vinificato in purezza il vino è di colore giallo paglierino con lieve profilo aromatico, sapore tendenzialmente morbido, poco fresco.

Zone di diffusione

Provincia di Catania

Zibibbo Moscato d’Alessandria o Zibibbo, vitigno autoctono siciliano a bacca bianca


Appartiene al grande gruppo dei ‘Moscati’ chiamati dagli antichi “VitisApianae” perchè dolci e preferite dalle api. Coltivato in Sicilia presumibilmente dai tempi dei fenici, questo vitigno veniva utilizzato soprattutto come uva da mensa fresca o appassita, da qui il nome di derivazione araba “Zibibbo”, usato in Sicilia per indicare le uve da conservare appassite.

Pianta mediamente vigorosa, foglia media, forma da pentagonale ad orbicolare, con 3-5 lobi; grappolo cilindro-conico o cilindrico, alato, da spargolo a compatto, acini grossi, di forma obovoide, croccanti, di colore giallo verdolino tendente al dorato, sapore spiccatamente aromatico. Maturazione media.

Vinificato tradizionalmente per produrre vini dolci aromatici tra cui gli importani vini DOC Moscato e Moscato Passito di Pantelleria. Quest’ultimo di colore giallo dorato carico, presenta inebrianti sentori di albicocche, fiori, miele, al sapore è dolce, corposo, caldo, sapido, dotato di equilibrata acidità e morbidezza, piacevolmente armonico. Viene utilizzato anche per produrre vini aromatici secchi.

DOC

Erice , Moscato e Passito di Pantelleria

Zone di diffusione

Provincia di Trapani

Moscato bianco, vitigno autoctono siciliano a bacca bianca

Appartiene al grande gruppo dei ‘Moscati’ chiamati dagli antichi “VitisApianae” perchè dolci e preferite dalle api. Cupani (1657-1710) riferisce del “Muscateddu Vrancu” come sinonimo della VitisApinae citata da Plinio. E’ coltivato in provincia di Siracusa da tempi molto antichi. Si ipotizza sia legato all’antico “VinumBalintium” prodotto con le uve “Moscadello dolce” e celebrato da Plinio, Fazello e altri storici latini.

Pianta di media vigoria, foglia media, trilobata, pentagonale; grappolo medio, cilindrico, cilindro-conico o conico, mediamente compatto, acini medi, sferoidali, buccia consistente di colore giallo, sapore intensamente

Viene vinificato per produrre il Moscato di Siracusa e il Moscato di Noto. Vinificato al naturale si ottiene un bel vino dorato chiaro, dal gradevole aroma di moscato.

Moscato di Noto e Moscato di Siracusa

Zone di diffusione

Province di Siracusa e Ragusa

Nerello cappuccio, vitigno autoctono siciliano a bacca rossa


Il suo nome richiama il portamento della chioma che come un mantello sottrae i grappoli alla vista. E’ un vitigno molto antico coltivato in consociazione con altri vitigni prevalentemente in provincia di Catania e di Messina

Pianta mediamente vigorosa, foglia medio-grande, cuneiforme, intera o trilbata; grappolo medio, di forma cilindrica o conica, compatto, acino sferoidale, buccia pruinosa, consistente, di colore blu-nero. Maturazione medio-tardiva.
Il vino è fine di colore rosso rubino, profumo vinoso e fruttato, buona struttura gustativa, da preferire come vino di pronto consumo. Vinificato con il Nerello mascalese produce vini di lunga durata e concorre nella produzione dei vini DOC Etna Rosso e Etna rosato.

Etna, Faro

Zone di diffusione

Province di Catania, Messina, Agrigento e Enna

Nocera, vitigno autoctono siciliano a bacca rossa


Vitigno molto affine ai Nerelli coltivato tradizionalmente nell’areale messinese da tempi molto antichi. Si ipotizza sia legato agli storici vini “Mamertinum” e ai vini di “Zancle” celebrati dagli antichi latini. Nei vigneti in provincia di Messina si possono trovare ceppi molto antichi. Piante sparse sono presenti anche nei vigneti in provincia di Catania, Siracusa e Ragusa.

Pianta di media vigoria, foglia media, intera o trilobata, da cuneiforme a pentagonale; grappolo medio, cilindro-conico, semplice o alato, generalmente medio o spargolo, acini medi, ellissoidali corti, buccia consistente di colore nero-bluastro. Maturazione media.

Il vino ottenuto dalle uve in purezza è di colore rosso rubino carico con riflessi porpora, con buon corredo aromatico, corposo, ricco di acidità fissa, alcol e tannino.

Faro, Mamertino

Zone di diffusione

Province di Messina, Catania e Siracusa

Perricone , vitigno autoctono siciliano a bacca rossa


Vitigno tipico della Sicilia occidentale dove si coltiva da tempo immemorabile. Coltivato in misura limitata nelle province di Palermo e di Trapani; è presente anche in provincia di Agrigento e di Messina.

Pianta vigorosa, foglia media, da cuneiforme a pentagonale, trilobata o pentalobata; grappolo cilindrico o piramidale, semplice o alato, mediamente compatto, acini medi, sferoidali, buccia pruinosa, spessa e coriacea di colore blu scuro tendente al nero. Maturazione media del vino. Vinificato in purezza da un vino rosso rubino più o meno carico, odore vinoso, mediamente corposo, abbastanza tannico, armonico nel complesso, di pronto consumo.

Contea di Sclafani, Delia Nivolelli, Eloro, Erice, Faro, Monreale

Zone di diffusione

Province di Agrigento, Palermo e Trapani
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