Corleone, le manifestazioni, feste, sagre ed eventi - Feste e Sagre in Sicilia

Feste e sagre in Sicilia

Benvenuti su "Feste e Sagre in Sicilia", la vostra guida per scoprire le tradizioni popolari dell'isola. Troverete una vasta selezione di feste, sagre, eventi che animano la
Sicilia durante tutto l'anno. Antiche usanze, celebrazioni moderne, in un viaggio attraverso le coinvolgenti manifestazioni della cultura siciliana.


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Corleone, le manifestazioni, feste, sagre ed eventi

Corleone manifestazioni, feste, sagre ed eventi

Corleone feste, sagre ed eventi, per chi ama scoprire il territorio, le manifestazioni tradizionali, sono legate ai prodotti della terra, alla cultura ed alla musica popolare, alla fede ai lavori artigianali, un appuntamento folcloristico stimolante, soprattutto se si tratta di manifestazioni legate alle stagioni dell’agricoltura, ai prodotti tipici, alle radici più caratteristiche della cultura contadina, rievocazioni storiche che si tengono annualmente, dedicate alla valorizzazione e conservazione, delle tradizioni.

Ogni Comune ogni Paese ha le proprie specialità, eventi popolari legati alla religiosità, celebrazioni hanno l'apice nella processione in onore del beato con la partecipazione dei dei fedeli, si avrà la possibilità di conoscere le prelibatezze del paese, i suoi prodotti tipici offerti in degustazioni, l'artigianato locale, conoscere la cucina locale, si potrà approfittare per una visita in una cantina vinicola, godere delle bellezze naturali, le mostre.
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Festa di San Leoluca a Corleone 01 marzo 

Festa di San Leoluca a Corleone a Corleone
La figura di Leoluca, venerata dai corleonesi quale protettore contro i terremoti, nato tra l'815 e l'816, cioè alla vigilia della conquista musulmana dell'Isola, non è stata ancora delineata nei suoi caratteri peculiari. "La leggenda ricorda che fosse giovinetto e di agiata condizione, sapendo - cosa allora non comune - leggere e scrivere. Era però un pastore, che guidava le sue pecorelle. Per un certo periodo di tempo vagò per i boschi calabri, credendo partito migliore - vivere da eremita, ma poi, per consiglio altrui, si ricredette e cercò un convento, che lo ricoverasse". Don Giovanni Coletto (1881 - 1953) parla anche di una sua formazione presso i Basiliani di S. Filippo di Agira, di una visita alla tomba di S. Pietro a Roma, dì un soggiorno presso i Basiliani di Mola, ove fu Abate del convento e poi a Monteleone Calabro (oggi Vibo Valentia) ove morì, centenario, intorno al 915 - 918. In epoca normanna i corleonesi riscoprirono il loro illustre figlio e ne fecero compilare la leggenda, attinta alle memorie rimaste in terra di Calabria, premettendo al nome monacale Luca quello di battesimo Leone. Il Santo viene festeggiato solennemente giorno 1 marzo, con una processione lungo le vie cittadine e l'accensione di grandi e piccoli falò, realizzati da parte dei ragazzi utilizzando rami, legna e paglia.
Un'altra festa del tutto particolare, detta Cursa di Santu Luca, si celebra l'ultima domenica di maggio, a ricordo della leggenda che vuole la città di Corleone risparmiata dalle ire borboniche nei fatti rivoluzionari del 1860. Durante la festa si si svolge la corsa del santo accompagnato da Sant'Antonio. Le due statue affiancate vengono portate fino alle porte del paese e poi in processione ritornano al punto di partenza dove i due santi si salutano con l'inchinata.
La sera del 1° marzo Corleone si infiamma con le luminiane, grandi e piccoli falò, che si accendono al passaggio del simulacro del santo patrono per le vie della città. Questo per ricordare un miracolo operato dal santo: "...Era ancora novizio, quando il Signore volle manifestare i suoi segni per mezzo del giovane Leone. Dovendo rifornirsi di legna il convento, Leone si era recato in compagnia di alcuni frati nel bosco vicino. Mentre ognuno preparava la sua fascina, il giovane novizio, pieno di entusiasmo e spirito di carità, fidando nella sua prestanza e robustezza, affastellò tanta legna che, al momento di caricarsela sulle spalle, risultò superiore alle sue forze. Subito divise la legna in due parti, pensando di portarne prima un fascio e poi ritornare a prendere l'altro. Ma, partito dal bosco con il suo carico, i compagni meravigliati videro che l'altro fascio si muoveva da solo sospeso al suo fianco...."

Pasqua a Corleone 02 / 05 aprile

Pasqua a Corleone a Corleone
I Riti del Venerdì Santo a Corleone (Palermo). Il Mistero della Passione e della Morte di Cristo nelle chiese e le Processioni dal XV secolo. La manifestazione è realizzata in collaborazione con il comitato "Venerdì Santo a Corleone", formato dai rappresentanti di tutte le Confraternite che vi partecipano. Un rito di secolare memoria che si perpetua con i suoi suoni di troccole, di tamburi, di "maschi"

Il Venerdì Santo
Alcuni colpi di mortaretto accolgono il corpo del Cristo all’uscita dalla Chiesa. Il simulacro del Cristo, adagiato su un lenzuolo bianco, viene condotto verso il luogo della crocifissione dai sacerdoti. Alla mesta processione partecipano i numerosi membri delle confraternite ‘Bianche’, Il loro nome deriva dal colore del cosiddetto “cammìsu”, il lungo camice di lino indossato dai “fratelli”, che hanno il capo coperto da un cappuccio la cui estremità superiore è pieghettata a ventaglio. Il diverso colore della mantella distingue le confraternite. Il cappuccio nasconde l’identità di chi lo indossa, ma questo non avviene per mascherarne l'identità, ha un significato profondo: l'anonimato del volto equivale all'annullamento della persona e della differenza di classe sociale: esso indica che tutti i Confratelli sono uguali tra loro e sono tutti figli di Dio. Durante i Riti della Settimana Santa o in certe Celebrazioni penitenziali non é fuori luogo, camminare a piedi scalzi, oppure calare il cappuccio sul volto.
La processione viene guidata dalla ‘Grande Croce’ due fanali, che la affiancano, simboleggiano la luce divina che si inoltra nelle vie del mondo lungo la strada che porta al Calvario. In origine prendevano parte alla processione nove confraternite, oggi solo quattro. Quella di “Maria SS. del Carmelo”, che si distingue per il colore marrone dell’abitino che indossano ed anch’essi portano una croce da cui pende una lunga benda bianca, le altre sono quelle dei “Santi Elena e Costantino”, dei “Santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo” e quella dei “Bianchi dell’Ospedale”

Il corteo giunge alla sommità del colle dove è issata la Croce. Due sacerdoti salgono sulle scale appoggiate alla croce. Cristo viene issato lentamente e inchiodato. I fedeli, che numerosi assiepano e circondano il colle, assistono commossi. E intonano tristi canti. Colpi di tamburo si odono, mentre lunghe ombre già incombono sul paese. Si appressa l’ora delle Deposizione. La ‘Grande Croce’ nera guida il corteo delle confraternite che salgono al Calvario: ‘Madonna del Carmelo’, ‘Santi Elena e Costantino’, San Giuseppe D’Arimatea e Nicodemo’, dei Bianchi. La statua, posta sul lenzuolo bianco, viene portata a valle questa volta dai confrati percorrendo al contrario l’itinerario fatto di giorno. Il passo, lento, segue le cadenze della musica. I fedeli seguono commossi. Al suono della banda si sovrappone ora il caratteristico rumore della ‘troccola’ che detta i tempi per l’uscita del simulacro dell’Addolorata dal suo Tempio. Lo sparo di una potente ‘maschiata’ suggella il toccante momento, a testimoniare e rappresentare l’immenso dolore della Madre per la morte del Figlio.
Il Cristo Deposto viene adagiato nella navata della vicina piccola Chiesa di San Nicolò. Fuori, i fedeli attendono l’uscita dalla chiesa della semplice ‘vara’ con il Cristo Morto, adorna di fiori e sormontata da una palma.Tutto è pronto per la lunga processione. E’ già sera quando, lentamente, il corteo si avvia dallo slargo.La processione è aperta dai devoti, che si dispongono su due file e recano in mano i ceri accesi... Alcuni confrati precedono la vara del Cristo Morto. Altri la portano a spalla, facendo ondeggiare la palma che la sovrasta.

Le Serve di Maria e i confrati dell’Addolorata con le lampade accese precedono la disadorna statua dell’Addolorata, portata a spalla. La processione si conclude quando è già passata la mezzanotte. Il simulacro del Cristo rientra nella Chiesa di San Nicolò. Qualche minuto dopo, sullo slargo sopraggiunge il simulacro dell’Addolorata, che viene accolto dallo sparo di mortaretti che vengono fatti brillare sotto la Rocca Sottana, la cui parete viene illuminata a giorno creando un suggestivo effetto scenico. Ora anche il simulacro dell’Addolorata può rientrare nella chiesa da dove era uscito. La lunga giornata si conclude con un’ultima toccante scena: nella Chiesa di San Nicolò i confrati si dispongono a cerchio attorno al Cristo Morto. Inizia il rito del ‘bacia piedi’. E’ il popolo dei devoti a genuflettersi per primo. Poi, è la volta dei confrati ‘bianchi’. Sul paese non si odono più i rimbombi dei mortaretti e il silenzio del lutto regnerà sovrano fino alla mezzanotte del sabato, quando le campane e la solenne messa annunceranno che Cristo è risorto. Nel giorno di Pasqua, il giorno della vita, l’incoronazione del simulacro della Vergine e la benedizione dei Fiori suggelleranno la gioia per la Resurrezione e concluderanno i riti della Settimana Santa.

Giovedì Santo
Processione del Cristo dalla Chiesa di San Nicolò alla Cappella dell'Ex Ospedale dei Bianchi
Visita agli Altari della Reposizione

Venerdì Santo
Salita al Calvario per la Crocifissione
Deposizione della Croce e Processione con il Cristo morto e l'Addolorata per le vie cittadine

Domenica di Pasqua
Incoronazione dell'Addolorata - Santuario Maria SS. Addolorata
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